BENESSERE - Nel settore dell'estetica importante sinergia tra Ministero della Salute e Associazioni di categoria
Si è svolto questa mattina l’incontro tra il Ministero della Salute e le delegazioni di Confartigianato Estetisti, CNA e APEO in merito alla Prassi di riferimento UNI relativa alla definizione del profilo dello “Specialista in Estetica Oncologica”.
L’attività di estetica negli ultimi anni sta registrando una crescita notevole di domanda di servizi dedicati a soggetti in condizioni di fragilità, generalmente sottoposti a cure sanitarie tra le quali, appunto, quelle oncologiche. È evidente come l’esecuzione di trattamenti su questi soggetti necessitino di attenzioni e conoscenze specifiche tali da garantire al cliente una qualità del servizio che tenga conto della sua particolare condizione. Da qui, la necessità di pervenire ad una normazione tecnica in grado di offrire un quadro regolatorio di riferimento, che preveda adeguati standard formativi.
In tal senso la prassi, sviluppata in collaborazione con AIOM (Associazione Italiana di Oncologia Medica), definisce i requisiti di conoscenze e abilità dello Specialista in Estetica Oncologica il quale opera al servizio di persone sottoposte a terapie oncologiche al fine di migliorarne la qualità della vita.
Lo Specialista in Estetica Oncologica è un professionista del settore del benessere che opera secondo i requisiti e i limiti previsti dalla legge n. 1 del 1990, e che potrà pertanto effettuare esclusivamente i trattamenti estetici previsti dalla normativa di settore.
Nell’ottica della più ampia diffusione di questa rilevante iniziativa, le Organizzazioni hanno evidenziato la necessità di condividerne contenuti e finalità con il Ministero della Salute e hanno, altresì, colto l’occasione per evidenziare che le imprese e gli operatori del settore manifestano da tempo l’esigenza di un contesto normativo aggiornato che consenta loro di offrire risposte adeguate al proprio mercato di riferimento.
“La prassi è stata definita in modo da garantire un’efficace integrazione di competenze, ruoli e responsabilità delle parti coinvolte e in assoluta sintonia con le disposizioni vigenti” ha dichiarato Stefania Baiolini, Presidente Confartigianato Estetisti “riteniamo pertanto possa rappresentare un importante punto di riferimento per gli operatori del settore e una garanzia fondamentale per i cittadini”. Affermazione condivisa in pieno dal Ministero della Salute, che ha accolto molto positivamente la prassi di riferimento e si è reso disponibile a supportare la richiesta delle associazioni di un riconoscimento normativo del profilo dello Specialista in estetica Oncologica (SEO).
“L’incontro” secondo la presidente CNA Estetiste Perlita Vallasciani, “è stato, inoltre, molto proficuo anche rispetto alla possibilità di una più stretta collaborazione tra associazioni e Ministero della Salute su tutti i temi cari alla categoria e di fondamentale importanza per lo sviluppo del settore, a partire da quello dell’estetica sociale”.
Grande soddisfazione è stata pertanto espressa delle Associazioni per la disponibilità dichiarata dal Ministero ad istituire un tavolo di lavoro congiunto per affrontare le questioni legate ad una maggiore qualificazione della professionalità di un settore che negli ultimi anni ha vissuto continue innovazioni dovute all’introduzione di nuovi servizi e all’utilizzo di attrezzature e tecnologie sempre più sofisticate.
Con molto favore è stata, infine, accolta la proposta di lavorare in sinergia ad una campagna di sensibilizzazione e comunicazione sul tema della legalità, riconoscendo che le attività irregolari nei comparti della cura alla persona mettono a repentaglio la salute dei clienti e gettano discredito sulle imprese che operano nel rispetto della legge.
“Il contrasto all’abusivismo" hanno concluso le due Presidenti, “è quanto mai necessario per fornire a cittadini e imprese un segnale tangibile della vicinanza delle istituzioni”.
STUDI – Imprese tra incertezza, aumento dei tassi e crisi energetica. Il trend del mercato del credito alle MPI nel report Confartigianato
Con lo scoppio della guerra in Ucraina è salita l’incertezza delle imprese, con ricadute sulla domanda di investimenti, di lavoro e sui consumi delle famiglie. A novembre 2022 le micro e piccole imprese manifatturiere registrano un indice di incertezza di 8,7 punti superiore al livello di febbraio di quest’anno, e ben 11,7 punti superiore alla media. L’analisi di uno dei fattori determinanti la propensione ad investire e della domanda di credito è contenuta nel report ‘Finanza d’impresa, tra crisi energetica e stretta monetaria’ che l’Ufficio Studi ha presentato stamane all’evento “Credito alle imprese, fiducia nel Paese” organizzato da Confartigianato, in collaborazione con Intesa Sanpaolo. Qui per scaricarlo. L’evento sul canale YouTube di Confartigianato.
Il report esamina i fattori che influiscono sulla domanda di prestiti, tra la ripresa del 2022 e la crisi energetica che ha raggiunto il suo apice nella scorsa estate, con un pesante ribaltamento sui prezzi al consumo, che segnano tassi di crescita senza precedenti nella storia dell’euro. Ad ottobre 2022 l’inflazione dell’Eurozona supera la barriera psicologica della doppia cifra, pari al 10,6% (era 9,9% a settembre), con l'Italia che registra un tasso superiore di 2 punti percentuali e pari al 12,6% (era 9,4% a settembre) e la Germania a 11,6% (già a settembre arrivava al 10,9%) mentre il tasso si ferma al 7,1% in Francia (era 6,2% a settembre).
Con l’obiettivo di riportare la stabilità dei prezzi, la risposta di politica monetaria della Banca centrale europea è stata vigorosa, con un aumento dei tassi ufficiali di ben 200 punti nell’arco di soli 98 giorni, con ricadute sul costo del credito alle imprese. Per le micro e piccole imprese (MPI), nell’ipotesi controfattuale di un costo del credito che rifletta l’andamento dei tassi ufficiali, si determinerebbe un impatto di 2,6 miliardi di euro sugli oneri finanziari delle MPI.
La stretta monetaria è diffusa tra le maggiori economie, con 68 aumenti dei tassi di policy negli ultimi dodici mesi nelle economia del G20, a fronte di 11 riduzioni. Nell’Eurozona la Bce prevede di aumentare ulteriormente i tassi di interesse per assicurare il ritorno tempestivo dell’inflazione all’obiettivo del 2% a medio termine, un orientamento che sarà verificato con le prossime riunioni del Consiglio Bce per gli interventi di politica monetaria programmati per il prossimo 15 dicembre, il 2 febbraio 2023 e il 16 marzo 2023.
Per l’economia italiana si delinea una pericolosa sincronizzazione pro-ciclica tra una politica fiscale “prudente” e la vigorosa stretta monetaria in corso. Secondo il Governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco, nell’intervento alla Giornata Mondiale del Risparmio dello scorso 31 ottobre, “non va comunque sottovalutato il pericolo che il deterioramento delle prospettive economiche si riveli peggiore del previsto, rendendo sproporzionato un passo eccessivamente rapido nella normalizzazione dei tassi ufficiali. Si tratta di un rischio di cui il Consiglio dovrà tenere conto nei prossimi mesi, al pari di quello di lasciare che l’inflazione resti eccessivamente alta per troppo tempo.”
L’aumento dei tassi di interesse amplifica gli effetti negativi sul valore aggiunto delle imprese causato del rincaro dei costi energetici, con una maggiore domanda di credito nei settori energy intensive. A settembre 2022 i prestiti alle imprese salgono del 2,2%, con una forte accentuazione nel comparto della fornitura di energia elettrica e gas dove si registra un aumento del 30,8% e si osserva una crescita a doppia cifra (+12,7%) anche per acqua e rifiuti con il comparto di energia e public utilities che complessivamente vede i prestiti aumentare del 25,4%. Per il manifatturiero, comprensivo di estrattivi, la crescita è dell'1,5% con un più marcato dinamismo dei prestiti nei settori più energivori, che nel complesso registrano un aumento del 5,5% - con una accentuazione per gomma e plastica (+11,0%) e raffinazione del petrolio, prodotti chimici e farmaceutici (+6,9%) - mentre i restanti settori manifatturieri segnano una flessione del 3,7%; nel resto dell’economia, i prestiti salgono del 2,5% nei servizi mentre sono in calo del 5,3% nelle costruzioni.
Indice dell'incertezza delle imprese manifatturiere sull'andamento futuro dei propri affari: totale imprese e MPI
Maggio 2021-novembre 2022. Saldo % imprese (difficile da prevedere + abbastanza difficile/2 - abbastanza facile/2 - facile - Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Istat
Cambiamento nel ciclo di politica monetaria nelle economie del G20
Anni 2008-2022 (ultimi dodici mesi ad agosto). Numero di incrementi e tagli ai tassi di policy - Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Fondo Monetario Internazionale e Ocse
Tasso di interesse alle imprese* sulle consistenze e tasso ufficiale di rifinanziamento BCE dal 2005
Gennaio 2005-novembre 2022. Tasso %. Società non finanziarie - Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Banca d'Italia e Banca Centrale Europea
STUDI – Lavoro, crisi indipendenti, -173 mila rispetto pre pandemia. Nel 2022 trainano le MPI: 70,1% posti lavoro
L’esame degli ultimi dati mensili sul mercato del lavoro delineano un trend incerto, come evidenziato nel 17° Rapporto annuale ‘Imprese nell’Età del chilowatt-oro’ pubblicato questa settimana in occasione dell’Assemblea di Confartigianato. Qui il comunicato stampa sul Rapporto dell’Ufficio Studi e qui i Key data.
A settembre 2022 l’occupazione cresce dello 0,2% rispetto ad agosto dopo due cali congiunturali consecutivi, registrando un apporto positivo dello 0,3% da parte dei dipendenti a cui si contrappone un calo speculare degli indipendenti; la crescita del lavoro dipendente è sostenuta dalla crescita dello 0,5% degli occupati a carattere permanente, mentre segnano calo dello 0,6% gli occupati a termine. Si stanno delineando gli effetti dell’incertezza generata dal proseguimento della guerra e dagli effetti della crescita dei prezzi. Nel prossimo inverno si delinea un andamento più critico del mercato del lavoro, con la previsione di entrate delle imprese del trimestre novembre 2022-gennaio 2023 rilevata da Unioncamere-Anpal in flessione del 19,5% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, con una marcata accentuazione (-28,3%) nella manifattura, dove domina l’incertezza legata all’evoluzione dei costi energetici.
Una diffusione dei lockdown energetici e un aumento delle cessazioni di attività causate dagli insostenibili costi dell’energia aggraverebbe la crisi del lavoro autonomo innescata dalla pandemia. Nell’arco dei trentuno mesi che vanno da febbraio 2020 a settembre 2022 l’occupazione indipendente segna un calo di 173mila unità (-3,3%) a fronte dell’incremento di 246mila occupati dipendenti (+1,4%), a cui hanno contribuito l’aumento di 102mila dipendenti temporanei (+3,5%) e quello di 144mila dipendenti permanenti (+1,0%).
I dati trimestrali pubblicati dall’Istat consentono alcuni approfondimenti sulle tendenze del lavoro indipendente. Nella media dell’ultimo anno (terzo trimestre 2021-secondo trimestre 2022) l’occupazione indipendente registra un calo del 5,7% rispetto al 2019, anno precedente allo scoppio della pandemia. In chiave di genere l’occupazione indipendente maschile è scesa del 5,6%, mentre quella femminile ha ceduto del 5,9%. Nel dettaglio per posizione si registra una tenuta (+0,9%) per i profili presenti nelle realtà più strutturate costituiti da imprenditori, professionisti con dipendenti e lavoratori indipendenti con dipendenti, mentre registrano un forte calo (-8,0%) gli altri indipendenti, rappresentati da liberi professionisti e lavoratori in proprio senza dipendenti, coadiuvanti familiari e collaboratori.Da segnalare che nell’ultimo anno l’occupazione indipendente femminile registra un risultato positivo.
Le micro e piccole imprese sono protagoniste della crescita della domanda di lavoro dipendente. Nell’arco dell’anno terminante nel secondo trimestre del 2022 le posizioni lavorative, cioè il saldo tra attivazioni e cessazioni comprensive delle trasformazioni, crescono in tutte le classi dimensionali d’impresa e il maggiore aumento in termini assoluti si riscontra nelle microimprese (+277mila) che rappresentano il 40,6% delle posizioni totali. Allargando lo sguardo alle MPI si osserva che determinano il 71,0% delle posizioni lavorative, ben 21,8 punti percentuali in più rispetto alla quota di 49,2% che tali imprese hanno sul totale dei dipendenti; la quota sale al 72,1% per domanda di lavoro più stabile, rappresentata dalle posizioni a tempo indeterminato.
L’analisi dei dati di attivazioni e cessazioni di rapporti di lavoro dipendente di imprese private evidenzia che, dopo una primavera in positivo, nei mesi estivi si addensano segnali di rallentamento del mercato dal lavoro, con il saldo occupazionale - la variazione netta delle posizioni lavorative differenza tra assunzioni e cessazioni – che nei primi sette mesi del 2022 che scende del 5,7%, con un calo marcato (-37,4%) a luglio.
Qui il comunicato stampa sul Rapporto dell’Ufficio Studi e qui i Key data.
Dinamica degli occupati tra pandemia, ripresa e guerra in Ucraina
Dati destagionalizzati, in migliaia di unità per posizione professionale e carattere occupazione - Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Istat
Flussi e stock delle posizioni lavorative per tipologia di contratto e classe dimensionale
Flussi (posizioni=assunzioni-cessazioni) nell’anno III trim. 2021-II trim. 2022 e stock 2020 in imprese private non agricole - Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Istat, Inps, Inail e Min. del Lavoro e delle Politiche Sociali