STUDI – Imprese nell’Età del chilowatt-oro. Caro-bollette di 23,9 miliardi € per MPI. La crisi energetica al centro del 17° Rapporto

In occasione dell’Assemblea di Confartigianato di ieri, 22 novembre, nella quale dopo la relazione del Presidente Marco Granelli è seguito l’intervento del Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, è stato predisposto il 17° Rapporto annuale ‘Imprese nell’Età del chilowatt-oro’, con la presentazione di Vincenzo Mamoli e una introduzione di Giulio Sapelli. Qui il comunicato stampa sul Rapporto dell’Ufficio Studi e qui i Key data.

Al centro dell’analisi i temi legati alla crisi energetica in corso, con una disamina delle tendenze dei prezzi delle commodities, delle ricadute sui costi delle micro e piccole imprese e una analisi del mercato del gas. Ad ottobre il tasso di inflazione energetica su base annua balza al 71,7%, superando il 45,0% di settembre e collocandosi ben 30,2 punti percentuali sopra il 41,5% dell'Eurozona, che colloca l’Italia al 2°posto in Ue a 27, dietro solo ai Paesi Bassi (+99,7%). Il forte aumento dei prezzi dell’energia sui mercati internazionali, associato al rafforzamento del dollaro sui mercati valutari, ha dilatato ‘la fuga di PIL’ mediante il canale del commercio estero: a settembre la bolletta energetica arriva a 104,0 miliardi di euro, toccando il massimo del 5,4% del PIL, con un peggioramento di 2,4 punti dopo l’invasione dell’Ucraina e di 3,5 punti nell’arco di dodici mesi.

La ricaduta della corsa dei prezzi dell’energia sui bilanci di imprese e famiglie è di entità straordinaria. Nel Rapporto si stima che nel 2022 il costo dell’elettricità per le MPI aumenta di 18,0 miliardi di euro rispetto all’anno precedente mentre il costo del gas aumenta di 5,9 miliardi di euro. Nel complesso, il caro-bollette per le micro e piccole imprese vale 23,9 miliardi di euro, un incremento che pesa per il 6,1% del valore aggiunto creato dalle imprese fino a 49 addetti, costituendo un pesante impulso recessivo per il paese leader europeo per la presenza di micro e piccole imprese.

Nell’articolo dell’Ufficio Studi su QE-Quotidiano energia una disamina degli items energetici del Rapporto: l’analisi dei comparti più esposti al caro-energia, il decoupling tra prezzi della benzina e quello del gasolio e i nodi delle politiche energetiche venuti al pettine nel corso della crisi.

Il Rapporto, inoltre, esamina le tendenze della congiuntura, del commercio estero e del quadro macroeconomico, mettendo in luce i caratteri di resilienza, tra pandemia e guerra in Ucraina, dell’economia italiana - caratterizzata da una maggiore presenza di micro e piccole imprese - tra cui di distingue il ruolo trainante dell’edilizia nella ripresa post Covid-19. L'economia italiana, con il 62,8% degli addetti in micro e piccole imprese, 14,3 punti sopra la media Ue, ha visto la produzione manifatturiera recuperare completamente (+0,7%) nel 2022 i livelli pre pandemia, a fronte del ritardo di Francia e Germania. Nelle costruzioni l’Italia è il paese driver in Europa della ripresa, caratterizzata da un robusto aumento degli investimenti, molto più accentuato rispetto ai maggiori paesi Ue.

Il lavoro propone una analisi sull’economia delle aree costiere su quella della montagna, per entrambe le quali l’Italia si colloca al 1° posto in Ue, con un’alta vocazione dei territori alla micro e piccole imprese e all’artigianato.

Inoltre, nel Rapporto sono proposte le tendenze del mercato del lavoro e di quello del credito, oltre ad un esame di alcuni dei cambiamenti in essere che interessano le imprese sul fronte della globalizzazione, delle transizione digitale ed energetica. Sul recupero dell’occupazione, a settembre 2022, pesa il calo di 173mila indipendenti  (-3,3%) rispetto febbraio 2020, pre-pandemia a fronte del recupero di 246 mila dipendenti (+1,4%) per complessivi +73mila occupati (+0,3%). In salita la quota di imprese manifatturiere che hanno difficoltà di accesso al credito.

Nel capitolo conclusivo sono esaminate le opzioni di politica economica in campo in questa turbolenta crisi energetica, amplificata dalla guerra in Ucraina: la stretta monetaria, i vincoli della politica di bilancio tra elevati livelli di pressione fiscale, spesa e debito pubblico che si associano a una bassa qualità dei servizi della Pubblica amministrazione (Pa): lo spread fiscale tra Italia ed Eurozona è salito e pari all’1,9% del PIL, mentre l’Italia è al 4° posto Italia in Ue per spesa pubblica/PIL (54,1% vs. 49,8% Ue) ma scende al 24° posto per qualità servizi pubblici (37% li giudica positivamente vs. 52% Ue) e scivola al 26° per fiducia verso Pa (31% vs. 50% Ue). All’opposto, l’Italia sale al 1° posto per peso sul PIL dei debiti commerciali della Pa.

In apertura il Rapporto propone la scheda con i numeri chiave delle piccole imprese e dell’artigianato italiano e alla fine, dopo i riferimenti e le fonti dati, sono elencati i Rapporti annuali, i 22 report periodici di approfondimento pubblicati dallo scoppio della pandemia e i key data dell’Ufficio Studi e degli Osservatori in rete, corredati dall’elenco delle pubblicazioni dell’Ufficio Studi degli ultimi dodici mesi.

Il Rapporto, di cui riportiamo l’indice, insieme ai key data sono disponibili nella sezione ‘Studi e Ricerche’.

 

IMPRESE NELL’ETÀ DEL CHILOWATT-ORO – 17° Rapporto annuale

PRESENTAZIONE di Vincenzo Mamoli - INTRODUZIONE di Giulio Sapelli
IMPRESE NELL’ETÀ DEL CHILOWATT-ORO. Le tendenze della congiuntura d’autunno - Ripresa dell’economia e punti di forza delle piccole imprese - Piccole imprese, artigianato e leadership europea dell’economia del mare e della montagna - Commercio estero, tra ‘gioie’ dell’export di MPI e ‘dolori’ della bolletta energetica - La locomotiva dell’edilizia - Prezzi di guerra e piccole imprese a rischio - Il peso dell’iperinflazione energetica - Gas economy - Il lavoro, tra crisi degli indipendenti, il traino delle piccole imprese e i ritardi strutturali - Le tendenze del mercato del credito e gli effetti del caro tassi - Non solo energia: le emergenze acqua, cibo e lavoro
IMPRESE IN TRANSIZIONE. La turbo-globalizzazione è entrata in quarantena? - Piccole imprese sulla nuvola - I segnali della produttività - Economia circolare ad alta vocazione di micro e piccola impresa - Dieci paradossi e dilemmi della transizione energetica
LE SFIDE PER LE POLITICHE ECONOMICHE. La politica monetaria deflazionistica -  Il difficile percorso della politica di bilancio - Il nodo della pressione fiscale - Il vincolo del debito pubblico - Qualità dei servizi, spesa pubblica e pressione fiscale - Investimenti pubblici per ridurre i rischi del climate change

 
Inflazione energetica nei paesi dell'Eurozona
Ottobre 2022. Variazione % tendenziale. Indice armonizzato dei prezzi HICP: beni energetici. Malta: non disponibile - Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Eurostat

 
Dinamica tendenziale e su pre-crisi di produzione ed investimenti per Manifattura e Costruzioni nei principali paesi Ue
Var. %. Produzione, indice corretto per effetti calendario, Investimenti a prezzi costanti corretti per calendario e destagionalizzati - Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Eurostat


ASSEMBLEA 2022 - Il premier Giorgia Meloni all'Assemblea di Confartigianato

Si svolge oggi, a Roma, presso l’Auditorium Conciliazione, l’Assemblea nazionale di Confartigianato, alla presenza dei delegati del Sistema Confederale, dei vertici del Governo, dei rappresentanti del Parlamento e degli esponenti delle forze economiche e sociali.

Il Presidente Marco Granelli illustrerà le aspettative e le proposte dell’artigianato e delle piccole imprese per ricostruire il futuro. Alla relazione del leader di Confartigianato seguirà l’intervento del Presidente del Consiglio Giorgia Meloni.

L'evento sarà trasmesso in diretta streaming su questa pagina a partire dalle ore 10:30

 


STUDI – Segnali di rallentamento e peso dell’inflazione energetica sulle politiche economiche. L’analisi di Confartigianato su IlSussidiario.net

Nel quadro macroeconomico rivisto nella Nota di aggiornamento al DEF 2022 varata dal Governo lo scorso 4 novembre la crescita del PIL nel 2022 arriva al 3,7%, migliorando sia il +3,3% previsto dal Governo a fine settembre che il +3,2% indicato dal Fondo monetario internazionale lo scorso 11 ottobre, mentre nel 2023 la crescita tendenziale, a legislazione vigente, si ferma al +0,3%.

L’analisi della resilienza dell’economia italiana nel corso del 2022, del rallentamento nell’ultima parte dell’anno e e delle scelte di politica economica condizionate da inflazione a caro energia è proposta nell’articolo Numeri della crisi/ I segnali di rallentamento che arrivano dal mondo delle imprese  a firma di Enrico Quintavalle, pubblicato oggi su IlSussidiario.net.

L’economia italiana ha mostrato una marcata resilienza nel corso dei primi mesi di guerra. Nell'arco tra il primo e il terzo trimestre del 2022 il PIL in Italia sale dell’1,6%, ampiamente superiore al +0,9% dell'Ue, al +0,7% della Francia e al +0,4% della Germania.

Una forte segnale di reazione arriva anche dal mercato del lavoro: tra febbraio e settembre 2022, gli occupati sono saliti di 146mila unità, grazie all’apporto di 145mila dipendenti in più, trainati dalla componente a tempo indeterminato che cresce di 210mila unità mentre la componente a tempo determinato diminuisce di 65mila unità e gli indipendenti risultano stabili.

Purtroppo, dopo la straordinaria crescita dei primi tre trimestri, si apre una stagione fredda, per il clima e per l’economia. Nel sentiero delineato nella Nota di aggiornamento, si delinea nell’ultimo trimestre dell’anno un calo del PIL di circa sei-sette decimi di punto. Nel caso di una interruzione delle forniture di energia da parte della Russia, nel 2023 si registrerebbe calo del PIL di circa l’1,5% del PIL.

Il primo segnale recessivo arriva dall’accelerazione dei prezzi: ad ottobre l’inflazione in Italia sale al 12,8%, superando di 2,1 punti il +10,7% della media dell'Eurozona, mentre il tasso di inflazione energetica balza al 73,9%, rispetto al 45,0% di settembre, collocandosi trentadue punti sopra al +41,9% dell'Eurozona.

Il prezzo dell'energia elettrica in Italia ad ottobre sale del 199,1% rispetto un anno prima, mentre quello del gas segna un aumento del 99,5% (un dato che potrebbe essere limato dopo il calo del 12,9% ad ottobre della spesa del gas in tutela pubblicato da Arera il 3 novembre).

Nella seconda metà dell’anno si intensificano i segnali di rallentamento dell’attività delle imprese, che mutano lo scenario economico con grande rapidità. Ad ottobre l’indice di fiducia delle imprese diminuisce per il quarto mese consecutivo, raggiungendo il valore più basso da aprile 2021. La bufera abbattutasi sui prezzi dell’energia si sintetizza in un aumento della bolletta energetica, in soli dodici mesi, di 3,2 punti di PIL. La produzione manifatturiera tiene su base annua (+1,1% nei primi nove mesi del 2022), ma segna ‘crescita zero’ nel trimestre luglio-settembre 2022 rispetto al precedente; in calo i settori energy intensive di gomma, materie plastiche e altri prodotti della lavorazione di minerali non metalliferi (-2,7%), legno, della carta e stampa (-2,9%), metallurgia e prodotti in metallo (-3,3%), raffinazione (-5,4%) e chimica (-7,0%). Si diffondono i casi di lockdown energetico: nei primi nove mesi dell’anno i consumi di gas delle imprese manifatturiere scendono del 12% su base annua. Nei comparti manifatturieri con una più elevata intensità energetica – vetro, cemento, ceramica, carta, metallurgia, chimica, tessile, gomma e plastica e alimentari -  operano 100 mila imprese con 1 milione 146mila addetti. Nel trimestre giugno-agosto 2022 la produzione nelle costruzioni scende del 3,6%, mentre nel periodo luglio-settembre 2022 il volume delle vendite al dettaglio diminuisce dello 0,5 rispetto il trimestre precedente. Nei primi otto mesi del 2022 il volume delle esportazioni sale di un limitato 1,0%, mentre quello delle importazioni sale del 3,2%. Al buon andamento del mercato del lavoro contribuiscono le micro e piccole imprese che, negli ultimi dodici mesi, a giugno 2022, determinano il 71% delle posizioni lavorative (assunzioni al netto delle cessazioni), pur in un contesto in cui ad ottobre è di difficile reperimento il 52,0% delle assunzioni di operai specializzati, 7,8 punti in più di un anno prima. Più incerto il profilo della domanda nei prossimi mesi: le previsioni di assunzioni delle imprese tra ottobre e dicembre 2022 sono in flessione del 10,4% rispetto allo stesso periodo del 2021.

La demografia d’impresa, dopo quasi due anni di crescita, da giugno 2022 registra un tasso di variazione negativo dello stock di imprese iscritte, con una progressiva accentuazione fino al -0,8% di settembre 2022.

Sulla finanza d’impresa gravano gli effetti della stretta monetaria. A fronte di un tasso d’inflazione arrivato alla doppia cifra, lo scorso 27 ottobre il Consiglio direttivo della Banca centrale europea (BCE) ha definito un rialzo di 75 punti base dei tassi di interesse ufficiali, dopo un incremento di 50 punti a luglio e di 75 punti a settembre: nel complesso 200 punti base in più nell’arco di 98 giorni. E non è finita: la BCE “prevede di aumentare ulteriormente i tassi di interesse per assicurare il ritorno tempestivo dell’inflazione all’obiettivo del 2% a medio termine”. Negli Stati Uniti la Fed, con sei rialzi tra marzo e novembre, ha fatto salire i tassi di 375 punti base in 231 giorni.

Sale la domanda di credito, a costi crescenti, determinata dei pagamenti delle forniture di materie prime e delle bollette di elettricità e gas. La marcata risalita dei tassi sui mutui, già in essere da inizio 2022, rallenta il settore immobiliare e quello delle costruzioni, comparti che hanno integralmente sostenuto la ripresa post-pandemia. È in forte ascesa la percentuale netta di imprese che riportano difficoltà di accesso al credito, che si colloca sui precedenti massimi del 2015, mentre, secondo l'Osservatorio rischio imprese di Cerved, il 16,1% delle imprese presenta un grado di rischio finanziario elevato, con una ridotta capacità di far fronte agli impegni, anche a breve termine. Sulla finanza aziendale pesa il termine del periodo di preammortamento a due anni dall’attivazione dei prestiti garantiti, per i quali rimane ancora ampio lo stock in essere, valutato al 30 giugno 2022 pari al 9,5% del PIL.

L’impatto dei costi dell’energia sta condizionando le scelte di politica fiscale. L’intervento fiscale espansivo delineato dalla Nota di aggiornamento è di oltre 9 miliardi di euro per quest'anno e a circa 21 miliardi nel 2023. Questi 30 miliardi di euro – se destinati interamente a contrastare il caro energia come preannunciato – si sommano agli interventi già adottati per 5,5 miliardi sul 2021 e per 57,6 miliardi per il 2022, portando a circa 93 miliardi di euro le risorse impegnate nell'arco di 22 mesi per contrastare lo shock energetico. Come ha delineato in audizione l’Ufficio parlamentare di bilancio vi è il “rischio di dover disporre interventi aggiuntivi contro il caro energia, dal momento che le misure inserite nella manovra riguarderebbero solo i primi tre-quattro mesi del 2023”. L'intervento espansivo della manovra fornisce nel 2023 un impulso alla crescita di 0,3 punti di PIL - differenza tra il tasso di crescita programmatico (+0,6%) e quello tendenziale (+0,3%) – mantenendo in una zona di sicurezza il sentiero di riduzione del rapporto tra debito e PIL, che dopo la discesa di 4,6 punti quest'anno, vede un calo di 1,1 punti nel 2023, di 2,3 punti nel 2024 e di 1,1 punti nel 2025.


AMBIENTE - Confartigianato Imprese Sostenibili a Ecomondo, la fiera per la transizione ecologica

Confartigianato Imprese Sostenibili tra i protagonisti della 25° edizione di Ecomondo – The Green Technology Expo, il più importante appuntamento dedicato alle energie rinnovabili e all’economia circolare. Dall’8 all’11 novembre tutti i più importanti stakeholder della sostenibilità si sono trovati presso il quartiere fieristico di Rimini di Italian Exhibition Group: quattro aree tematiche suddivise in gestione e valorizzazione dei rifiuti, bioeconomia circolare e bioenergie, gestione delle risorse idriche e riqualificazione e bonifica di siti contaminati, industriali dismessi e a rischio idrogeologico. Ad aggiungersi ai quattro filoni principali uno, che tra tutti spicca, quello della sostenibilità sulla produzione e lo smaltimento tessile. Confartigianato Imprese Sostenibili ha aderito e partecipato per il secondo anno all’osservatorio tessile, un hub realizzato per mettere in evidenza attività ed imprese virtuose nella filiera del tessile. Confartigianato Imprese, infatti, è tra i soggetti che più si interrogano sulla sostenibilità dei processi e della produzione nella filiera del tessile, in particolare nella definizione di uno schema di decreto End of Waste per gli scarti tessili post-consumo. "L’impegno, afferma l'ingegnere Daniele Gizzi – responsabile nazionale ambiente ed economia circolare di Confartigianato – si deve concentrare sul cambiamento di paradigma nella valutazione dello scarto: non vanno considerati rifiuti ma gestiti come sottoprodotti da reimmettere nel circuito della produzione".

Per approfondire il tema, su cui la confederazione lavora attivamente già da tempo, è stato organizzato da Confartigianato il convegno “Responsabilità estesa del produttore: cosa comporta per le MPMI del Tessile”. A questo incontro hanno preso parte il Direttore delle politiche Economiche di Confartigianato Bruno Panieri, il Responsabile nazionale ambiente ed economia circolare Daniele Gizzi, il presidente nazionale Confartigianato Tessili Moreno Vignolini e ospiti di rilievo tra cui il professore del politecnico di milano Giovanni Maria Conti del dipartimento di Design, e il Consigliere di Amministrazione del COBAT Tessile Michele Priori.

Durante il talk è stato affrontato il delicato tema della responsabilità estesa del produttore, che impone al produttore, o comunque all’importatore del bene, di occuparsi del prodotto immesso al consumo dalla sua nascita al fine vita, e deve farsi carico dei costi dall’inizio alla fine di questo percorso.

Questa responsabilità può però rivelarsi anche un’opportunità. Il produttore può infatti cercare di riappropriarsi del valore economico del bene giunto a fine vita per riutilizzarlo, per reimmetterlo nella propria filiera. Stiamo già assistendo a un’evoluzione importante del sistema produttivo e commerciale, a una concezione completamente diversa: non più rifiuto, ma un bene rifiuto che si può trasformare in un prodotto da riutilizzare, magari in un altro mercato, ma comunque un prodotto che potrebbe non avere mai fine.

Confartigianato Imprese, aderendo in fase di fondazione a Cobat Tessile, sta accompagnando le proprie imprese associate in questa nuova direzione.

 

 


TG@ FLASH – La settimana di Confartigianato in tre minuti

Il TG@ Flash di Confartigianato per scoprire, in appena tre minuti, tutte le notizie della settimana sul nostro Sistema, sull’artigianato e sulla micro e piccola impresa italiana.Leggere di più


STUDI – Il dragone addormentato: crescita Cina ai minimi dal 1990. Made in Italy in valore tiene in Veneto (+3,5%), Lombardia (+1,7%) e Piemonte (+1,5%)

Le previsioni del Fondo monetario internazionale di ottobre cifrano la crescita della Cina al 3,2%, in linea con quella dell’Italia. Escludendo l’anno della pandemia (+2,2%), per trovare  una crescita dell’economia cinese di questo basso livello bisogna tornare al 1990 (+3,9%). Nelle previsioni del Fmi, la crescita cinese rimane contenuta anche nel successivo triennio: +4,4% nel 2023, +4,5% nel 2024 e +4,6% nel 2025. Un maggior dinamismo tra le economie emergenti manifatturiere si riscontra per l’ India (+6,6% nel 2022, +6,1% nel 2023, +6,8% nel 2024 e nel 2025).

La frenata dell’economia cinese, già evidente in primavera, si è accentuata per le conseguenze dei severi e prolungati lockdown in importanti centri manifatturieri, l’andamento sfavorevole del settore immobiliare e gli effetti del razionamento dell’energia elettrica in alcune province causato dall’eccesso di domanda elettrica conseguente ad ondate di caldo e siccità.

La rilevazione del Central Plan Bureau (CPB), istituto di ricerca indipendente olandese, evidenzia una ripresa durante l’estate della produzione cinese rispetto ai minimi di marzo 2022, ma il recupero dell’attività produttiva non si è ancora tradotto in una stabile crescita della domanda di importazioni.

Una nostra recente analisi sulle tendenze dell’export in volume sui principali mercati del made in Italy nei primi sette mesi del 2022 registra i cali più accentuati per Cina (-12,9%) e Russia (-31,6%).

L'Italia, lo ricordiamo, è il quarto paese dell’Ue per export verso la Cina, dietro a Germania, Francia e Paesi bassi. Secondo gli ultimi dati disponibili, a settembre 2022 il valore delle esportazioni italiane verso la Cina aumenta dell’11,9% su base annua, dinamica più che dimezzata rispetto al +26,9% delle vendite del made in Italy nei paesi extra Ue e segnando un rallentamento rispetto al +18,5% di luglio e al +17,4% di agosto. Nel complesso dei primi nove mesi del 2022 la crescita dell’export in Cina scende a +3,7%, decisamente contenuta rispetto al +20,4% delle vendite extra Ue.

In chiave settoriale, la debole crescita nominale delle esportazioni è sostenuta dai prodotti chimici (+37,2%), mezzi di trasporto (+18,1%) moda (+17,4%), mentre scendono le vendite di macchinari e apparecchi (-15,3%) e prodotti alimentari, bevande (-24,2%).

Sui territori, nel primo semestre del 2022, a fonte di un calo medio tendenziale del 2% dell’export manifatturiero verso la Cina, tra le maggiori cinque regioni, in cui si concentra l’84,1% dell’export sul mercato cinese, si registra un maggiore dinamismo in Veneto con un aumento del +3,5%, seguito dalla Lombardia con +1,7% e Piemonte con +1,5%. Si tratta di variazioni nominali contenute, che non danno uno spunto positivo in termini di volumi: va considerato, infatti, che nel primo semestre del 2022 i prezzi all’esportazione sui mercati extra Eurozona sono mediamente saliti del 10,7% su base annua. Tra le altre maggiori regioni, segna un calo contenuto l’Emilia-Romagna con -0,9% mentre la flessione si amplia per la Toscana, arrivando a -20,2%.

Tra le prime dieci province per valore esportato si registra una crescita a doppia cifra per Modena con +47,3%, Firenze  con +30,4%, Vicenza con +20,8%, Roma con +14,3% e Milano con +11,8%; in territorio negativo Bologna  con -0,3%, Bergamo  con -2,9%, Monza e della Brianza  con -5,0%, Varese  con -9,6% e Torino  con -15,3%. Tra le altre dieci maggiori province si osserva un forte aumento per Novara con +187,3%, seguito da Vercelli con +18,5%, Lecco con +15,8%, Piacenza  con +3,2% e Genova con +2,2. In flessione, più contenuta, Padova con -4,3%, mentre il calo è a doppia cifra per Treviso  con -14,9%, Reggio nell’Emilia con -19,3% Brescia  con -26,7%  e Parma  con -39,6%.

 
Tasso di crescita dell’economia cinese
1980-2025, var. % annua del PIL a prezzi costanti - Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Fmi

 
Volumi import della Cina
Gennaio 2019-agosto 2022, indice 2015=100 e media mobile 3 mesi, dati destag. - Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Cpb

 
Dinamica valore export manifatturiero in Cina: prime 5 regioni e prime 10 province
I semestre 2022, var. %  tendenziale - Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Istat