A rischio la qualifica di restauratore di beni culturali
Sono ben 35 le proposte emendative presentate nei giorni scorsi da PDL, Lega e PD al testo di legge per il riconoscimento della qualifica di restauratore di beni d'interesse artistico e culturale, attualmente in discussione nella VII commissione del Senato. Il testo licenziato dal Comitato Ristretto era stato predisposto tenendo conto delle diverse proposte di legge presentate, un testo su cui fino poco tempo fa sembrava esserci ampia convergenza bipartisan, anche perché era molto equilibrato e basato su un impianto analitico che si muove tra attività formativa ed esperienza lavorativa. Tale equilibrio permetteva a oltre 13.000 restauratori che avevano con capacità operato da oltre 10 anni, di veder riconosciuta la loro professionalità e di poter così continuare la propria attività. Oggi, per le 35 proposte emendative, si rischia di fare parecchi passi indietro. Lo denuncia Confartigianato Restauro che sottolinea come alcuni emendamenti, se accolti, stravolgerebbero il senso del provvedimento vanificando il lavoro di anni di associazioni, sindacati e parlamentari sfociato in un testo condiviso. A oggi, per acquisire la qualifica professionale di ‘restauratore’ o ‘collaboratore restauratore di beni culturali’ occorre diplomarsi presso una delle scuole di alta formazione riconosciute oppure dimostrare, tramite documenti e certificazioni, di aver lavorato nel settore per almeno 8 anni, fino al 2001. Fino al 2001, ma siamo nel 2012 e tutto ciò che si è fatto in più di un decennio viene cancellato, dimenticando che qui lavori i restauratori li hanno svolti su assegnazione delle Sovrintendenze che per quei lavori hanno poi certificato il buon esito. Il testo del provvedimento del Comitato Ristretto sui cui tutti finora erano d'accordo, allarga la forbice temporale per la presentazione della documentazione e per l’acquisizione dei titoli formativi al 2014, ricomprendendo così anche tutti i restauratori che hanno incominciato a operare nel nuovo millennio. A sorpresa, un emendamento rimette tutto in discussione proponendo di riportare il termine al 2001. La motivazione ufficiale è di evitare una pericolosa sanatoria, anche se la modifica sembra piuttosto non voler riconoscere il lavoro svolto per conto delle Sovrintendenze a tutto vantaggio di quei pochissimi restauratori diplomati presso una delle scuole riconosciute dal ministero. Ma non finisce qui, la scure si abbatte anche sulla figura del ‘collaboratore restauratore di beni culturali’ che viene cancellata da un emendamento. E mentre riprende la discussione in Commissione cultura sul testo di legge e sugli emendamenti, arriva l’invito di Confartigianato Restauro a non introdurre modifiche peggiorative a un testo che riesce a tenere insieme doveri e diritti di tutti gli operatori del settore.
RINNOVABILI - Revisione degli incentivi per le rinnovabili. Conseguenze negative per le piccole e medie imprese della filiera
I decreti presentati la scorsa settimana dai Ministeri dell’Ambiente e dello Sviluppo Economico di revisione degli incentivi per il fotovoltaico e per le altre Fonti rinnovabili preoccupano fortemente le PMI che operano nel settore.Leggere di più
SISTRI - Rete Imprese Italia: “Differimento misura insufficiente, sopprimere contributo”
Rete Imprese Italia prende atto dell'annuncio di differimento, da parte del Ministero dell'Ambiente, del pagamento del contributo SISTRI al 30 novembre 2012. Leggere di più
La crescita caotica dei ''''Compro oro'''' preoccupa gli orafi
L’effetto combinato della crisi e del prezzo dell’oro lievitato di quasi il 70% in un solo anno, sta inducendo un numero crescente di italiani a trasformare i gioielli di famiglia in denaro contante. Anelli, orecchini, collane e orologi sempre più spesso escono di casa, non per essere sfoggiati, ma con destinazione i ‘Compro oro’ che hanno preso piede anche nei più piccoli centri urbani. A destare preoccupazione, non è soltanto l’impoverimento di fasce sempre più ampie di popolazione, che per far fronte alle spese quotidiane, decidono di vendere i gioielli preziosi, ma anche la rapidità con cui è esploso il fenomeno dei ‘Compro oro’, il cui numero è cresciuto da circa 8.000 agli attuali 25.000 in dodici mesi, con un giro d’affari stimato in circa 10 miliardi di euro. Le dimensione del business (parliamo di circa una tonnellata al giorno di gioielli usati), unito alla mancanza di precisi paletti normativi, hanno reso permeabile il settore alle infiltrazioni della criminalità organizzata. Una proposta di legge, presentata lo scorso anno, rilanciata in questi giorni a Montecitorio dal primo firmatario, l’onorevole Donella Mattesini, intende rimettere le cose a posto, prevedendo la creazione di un albo degli operatori presso le Camere di Commercio, un borsino dell’oro usato e affidando la vigilanza sul comparto alla Banca d’Italia. In più, è prevista una completa e assoluta tracciabilità dei materiali acquistati e rivenduti. <i>«Siamo veramente grati all’onorevole Mattesini </i>– sottolinea il Presidente di Confartigianato orafi, Luciano Bigazzi - <i>di aver fatto questa proposta di legge che può veramente regolamentare un settore che ne ha bisogno perché a rischio di infiltrazioni mafiose e criminali. Un settore delicato che deve garantire anche gli acquirenti, coloro che vanno ai ‘Compro oro’ a vendere i propri gioielli che sono in genere famiglie e cittadini bisognosi».</i> La proliferazione dei ‘Compro oro’ ha provocato un danno non secondario agli orafi, prosciugando l’importante canale di approvvigionamento di materia prima rappresentato dall’oro cosiddetto ‘usato’ che oggi, anziché rivivere in nuovi gioielli, viene fuso in lingotti e avviato sul mercato internazionale. <i>«Se incanalato e regolamentato come appunto la proposta di legge vorrebbe fare </i>– spiega il Presidente degli orafi aderenti a Confartigianato –<i> l'oro usato potrebbe essere immesso sul mercato e non sparire in mille rivoli, o addirittura andare in Svizzera come si vede in questi ultimi periodi. Ci poteva essere, in questo caso, una disponibilità di materia prima maggiore rispetto a quella attuale».</i>
Crediti delle imprese: il Governo studia soluzioni
Ridare ossigeno alle piccole imprese soffocate dai ritardi di pagamento e dalle restrizioni creditizie. E’ l’obiettivo del Governo che il 19 aprile ha convocato i vertici delle organizzazioni imprenditoriali e delle banche per trovare soluzioni all’emergenza dei crediti insoluti. Le ipotesi indicate dal Ministro dello sviluppo economico Corrado Passera prevedono un parziale sblocco di 20-30 miliardi messi a disposizione dalle banche per cominciare ad aggredire la mole di oltre 70 miliardi di debiti maturati dagli enti pubblici nei confronti delle imprese. Ma Confartigianato e Rete Imprese Italia hanno espresso forti perplessità su come questi soldi potranno essere realmente e immediatamente incassati dagli imprenditori. All’incontro del 19 aprile ha partecipato il Presidente di Confartigianato Giorgio Guerrini che non ha usato mezzi termini per mettere in chiaro le esigenze delle imprese e ha bocciato la proposta della cessione del credito 'pro solvendo', cioè quella in cui la banca anticipa il denaro all'impresa che però rimane garante del debito contratto dalla pubblica Amministrazione. ‘Abbiamo chiesto con forza – sottolinea Guerrini - quella che per noi è la strada maestra, vale a dire la compensazione dei crediti vantati dalle imprese nei confronti della Pubblica amministrazione con i debiti delle imprese verso il Fisco. Se questo non sarà possibile, non accetteremo alcuna scorciatoia che penalizzi le imprese con aumento di burocrazia e di costi. Vogliamo invece che il debitore pubblica amministrazione sia obbligato a far fronte a suoi doveri. Tra i due soggetti in campo, Pubblica amministrazione che crea il problema e impresa che lo deve risolvere, non ci deve essere un mediatore, cioè la banca, che specula su questo problema’. Di fronte alla netta posizione di Confartigianato, il Ministro Passera ha messo sul piatto un'altra soluzione, la certificazione formale dei propri debiti da parte dello Stato. Su questa ipotesi, Governo, banche ed imprese torneranno ad incontrarsi nei prossimi giorni. Con la speranza di riuscire a mettere nero su bianco un accordo che, finalmente, offra risposte chiare, rapide e concrete a chi attende da mesi o addirittura da anni di essere pagato dalla pubblica Amministrazione.
I piani del Governo per le riforme del fisco e del mercato del lavoro
Il Governo ha accettato l'invito dei giovani imprenditori di Confartigianato a confrontarsi sui temi caldi dell'attualità politica italiana. Su tutti, la riforma del mercato del lavoro e la delega fiscale affidata all’esecutivo tecnico di Mario Monti. Tanti i temi trattati, dai debiti della pubblica amministrazione verso le imprese, una fattura non pagata che supera gli 80 miliardi di euro, all’improponibile debito pubblico del nostro Paese. Problemi che hanno messo un freno alla crescita economica italiana. “Il nostro è un debito forzoso, che deriva da comportamenti ormai inaccettabili e diffusissimi, sia nei rapporti tra privati, parlo di riscossione del credito, sia nel rapporto tra la pubblica amministrazione ed i privati, soprattutto le piccole medie imprese”, ha detto senza mezzi termini il Ministro allo Sviluppo economico, alle infrastrutture e ai trasporti, Corrado Passera, giunto a Firenze a Consiglio dei ministri appena concluso. Se ne sono detti convinti anche Massimo Bordignon e Luca Antonini, i due economisti che hanno definito “la mancata crescita come la madre di tutti i problemi economici del Paese”. Intervenire sul fisco, quindi, può servire per rilanciare la competitività delle nostre imprese rispetto ai mercati esteri. Una soluzione efficace, utilizzata nel 2006 dalla Germania, che ha dato nuovo slancio all'economia tedesca. Le intenzioni del Governo vanno proprio in questa direzione, semplificare il sistema fiscale per rilanciare le imprese italiane. “Il fisco non deve essere visto soltanto come il cattivo esattore, ma anche come colui che aiuta il contribuente a pagare il giusto - ha sottolineato Gianfranco Polillo, sottosegretario all’Economia e alle finanze - se riusciamo a stabilire questo rapporto di fiducia, vi può essere una notevole semplificazione degli adempimenti fiscali”. In quest'ottica, la delega affidata al Governo dovrebbe razionalizzare le risorse, spostare la tassazione dal lavoro ai patrimoni, smascherando evasione ed elusione e rimettendo in circolo le risorse recuperate. “Noi accumuliamo risorse che saranno date dalla lotta all'evasione. Sulla base delle risorse che avremo realizzato, queste non andranno a riduzione del deficit, perché il controllo del deficit lo stiamo facendo con altri strumenti, tutto quello che realizziamo, lo riverseremo ai contribuenti”, ha continuato il sottosegretario Polillo. Interventi a lungo raggio, che devono riportare sulla giusta rotta un sistema fiscale minato da problemi strutturali e dalle recenti iniziative adottate in questo momento d'emergenza. Alcune ad effetto immediato, altre, invece, destinate a comparire nell'immediato futuro. Come la nuova IMU, che rischia di trasformarsi in un vero e proprio salasso per le imprese. “L’IMU, nella versione che è stata adottata dal governo Monti per far fronte a questa situazione d’emergenza, scarica ulteriore pressione fiscale sulle imprese - ha detto il Segretario generale di Confartigianato Imprese, Cesare Fumagalli - gli immobili produttivi saranno aggravati da un IMU che potrebbe facilmente arrivare ai 9 miliardi complessivi di raccolta, rispetto ai 4,5 a cui era ferma l’ICI del 2011. Si capisce facilmente che un'ulteriore pressione fiscale sulle imprese di 4,5 miliardi di euro, in questo momento, rischia di essere in grado non di fare sviluppo ma di far tracollare molte aziende”. E mentre a Firenze, i giovani imprenditori si confrontavano sul lavoro con il vicepresidente vicario di Confartigianato, Giorgio Merletti, e con il segretario aggiunto della CISL, Giorgio Santini, a Roma il Governo discuteva il testo di riforma del mercato del lavoro. “Capitolo apprendistato, questa è una cosa che anche nella riforma valorizziamo, ed è comunque qualcosa di utile. Ma in termini di formazione in quanti posti girando per l'Italia e parlando col vostro mondo viene fuori che non c'è abbastanza disponibilità di formazione per il tipo di competenze e di talenti di cui avete bisogno”, ha concluso il Ministro Passera.