23 Aprile 2012, h. 00:00

La crescita caotica dei ””Compro oro”” preoccupa gli orafi

L’effetto combinato della crisi e del prezzo dell’oro lievitato di quasi il 70% in un solo anno, sta inducendo un numero crescente di italiani a trasformare i gioielli di famiglia in denaro contante. Anelli, orecchini, collane e orologi sempre più spesso escono di casa, non per essere sfoggiati, ma con destinazione i ‘Compro oro’ che hanno preso piede anche nei più piccoli centri urbani. A destare preoccupazione, non è soltanto l’impoverimento di fasce sempre più ampie di popolazione, che per far fronte alle spese quotidiane, decidono di vendere i gioielli preziosi, ma anche la rapidità con cui è esploso il fenomeno dei ‘Compro oro’, il cui numero è cresciuto da circa 8.000 agli attuali 25.000 in dodici mesi, con un giro d’affari stimato in circa 10 miliardi di euro. Le dimensione del business (parliamo di circa una tonnellata al giorno di gioielli usati), unito alla mancanza di precisi paletti normativi, hanno reso permeabile il settore alle infiltrazioni della criminalità organizzata. Una proposta di legge, presentata lo scorso anno, rilanciata in questi giorni a Montecitorio dal primo firmatario, l’onorevole Donella Mattesini, intende rimettere le cose a posto, prevedendo la creazione di un albo degli operatori presso le Camere di Commercio, un borsino dell’oro usato e affidando la vigilanza sul comparto alla Banca d’Italia. In più, è prevista una completa e assoluta tracciabilità dei materiali acquistati e rivenduti. <i>«Siamo veramente grati all’onorevole Mattesini </i>– sottolinea il Presidente di Confartigianato orafi, Luciano Bigazzi – <i>di aver fatto questa proposta di legge che può veramente regolamentare un settore che ne ha bisogno perché a rischio di infiltrazioni mafiose e criminali. Un settore delicato che deve garantire anche gli acquirenti, coloro che vanno ai ‘Compro oro’ a vendere i propri gioielli che sono in genere famiglie e cittadini bisognosi».</i> La proliferazione dei ‘Compro oro’ ha provocato un danno non secondario agli orafi, prosciugando l’importante canale di approvvigionamento di materia prima rappresentato dall’oro cosiddetto ‘usato’ che oggi, anziché rivivere in nuovi gioielli, viene fuso in lingotti e avviato sul mercato internazionale. <i>«Se incanalato e regolamentato come appunto la proposta di legge vorrebbe fare </i>– spiega il Presidente degli orafi aderenti a Confartigianato –<i> l’oro usato potrebbe essere immesso sul mercato e non sparire in mille rivoli, o addirittura andare in Svizzera come si vede in questi ultimi periodi. Ci poteva essere, in questo caso, una disponibilità di materia prima maggiore rispetto a quella attuale».</i>

rss