Italia e Slovenia, accordo per lo sviluppo dell’artigianato

Le piccole e medie imprese artigiane di Italia e Slovenia hanno firmato un Protocollo di cooperazione per il proprio sviluppo. A cominciare da una più stringente intesa economica nelle regioni di quel confine sparito, con tutte le pratiche burocratiche annesse, lo scorso 21 dicembre, giorno in cui la Slovenia ha fatto il suo ingresso ufficiale nella cosiddetta area di Schengen, lo spazio economico senza frontiere dell’Unione Europea. Liberate dai vincoli di frontiera, dunque, le imprese artigiane dei due Paesi si trovano di fronte una grande opportunità di crescita e sviluppo, un’occasione che hanno deciso di cogliere insieme, unendo le forze per chiedere ai rispettivi Governi di completare quelle infrastrutture necessarie per l’espansione economica dell’area, i 280 chilometri di confine, ormai geografico, che divide l’Italia dalla Slovenia. Con la firma da parte dei rispettivi Presidenti, Giorgio Guerrini e Miroslav Klun, Confartigianato e la Camera slovena dell’artigianato intendono ottimizzare un rapporto tra due paesi che già interagiscono fra loro in maniera significativa, come dimostrano i numeri. Nel 2006, infatti, la bilancia commerciale italiana ha chiuso il conto con la Slovenia in attivo per oltre un miliardo di euro, di cui circa il 10% prodotto esclusivamente dal Friuli Venezia Giulia. A tirare l’export italiano sono stati i macchinari ed i mezzi di trasporto, seguiti dai prodotti chimici e dai combustibili. Due paesi che già dialogavano, e bene, ma che con la firma del Protocollo di cooperazione hanno deciso di risolvere alcune criticità emerse in anni di collaborazione. E’ lo stesso Guerrini a dichiararlo: “La prima intenzione di questo accordo - ha esordito il numero uno di Confartigianato - è la ferma volontà, nostra e degli artigiani sloveni, di collaborare con le autorità competenti per la prevenzione del lavoro nero. In più, con questa collaborazione vorremmo si creassero diverse aree produttive per l’artigianato e la piccola e media impresa, senza tralasciare la promozione di una normativa tecnica più favorevole a queste realtà imprenditoriali”, ha poi concluso Guerrini.


Nell’artigianato c’è posto per 162.000 dipendenti. Ma 71.000 sono introvabili. Confartigianato lancia l’emergenza manodopera per parrucchieri, idraulici, addetti alla robotica, falegnami, sarti, fornai

Nell’artigianato le opportunità di lavoro non mancano: tanto che, nel 2007, il fabbisogno occupazionale delle aziende è di 162.550 persone.Leggere di più


COMUNICATO STAMPA - RIFIUTI

S.O.S. Manodopera - Nell'artigianato c'è posto per 162.000 dipendenti. Ma 71.000 sono introvabili. Confartigianato lancia l'emergenza manodopera per parrucchieri, idraulici, addetti alla robotica, falegnami, sarti, fornai


Emergenza rifiuti, la Campania rischia di bruciare 3,8 miliardi di euro di fatturato

Da qualche giorno, ormai, la notizia che riempie i quotidiani italiani e stranieri è sempre la stessa: l’emergenza rifiuti in Campania. Ma anche radio, telegiornali e periodici, tutti a denunciare le tonnellate di immondizia che riempiono le strade delle città. Con le discariche chiuse e i cittadini in rivolta. C’è chi ne ha denunciato i rischi sanitari, gravi e già incisivi, chi le modalità di smaltimento dei rifiuti e chi, in seguito alle diverse decisioni dei propri Governatori regionali, critica od approva la decisione di accogliere, e smaltire, parte dell’immondizia campana in eccesso. Ma c’è un aspetto, una conseguenza che né le istituzioni né i mezzi di comunicazione hanno posto all’attenzione: i risvolti economici negativi per le imprese campane. Lo ha fatto Confartigianato con un rapporto dell’Ufficio Studi e una denuncia che non ammette repliche, ma soltanto attenzione: “L'emergenza rifiuti rischia di provocare ingenti danni anche agli artigiani e alle piccole imprese, in particolare a quelle che operano nel settore alimentare e alle aziende dell’indotto del sistema turistico”. Così esordisce Giorgio Guerrini, Presidente nazionale di Confartigianato, che poi aggiunge: “L’impatto sulle 10.789 imprese alimentari attive in Campania è quantificabile in una possibile diminuzione del fatturato pari a 3,8 miliardi e in una riduzione delle esportazioni pari a 438 milioni. Inoltre - continua Guerrini - sono a rischio oltre 15.000 posti di lavoro. In particolare, per quanto riguarda gli effetti sulle imprese artigiane e sulle imprese fino a 20 addetti, il 96,6% del totale delle aziende del settore, la perdita di fatturato potrebbe essere superiore al miliardo di euro, con una diminuzione di 56 milioni delle esportazioni e 9.300 posti di lavoro a rischio”. Dati alla mano, il prossimo futuro della piccola imprenditoria campana va pianificato con grande attenzione. Infatti, oltre ai danni diretti provocati dai rifiuti ammassati per le strade, il rischio è che il danno d’immagine provocato dall’emergenza rifiuti “inquini” anche altri settori produttivi, come il manifatturiero, ma anche “quello di vedere propagate anche a tutto il Mezzogiorno le conseguenze dell’emergenza”, come avverte Guerrini. A questo punto, alle istituzioni spetta il duro compito di riorganizzare l’intero ciclo di trattamento dei rifiuti campani, considerato che dal 1997 al 2005 la situazione è andata sempre peggiorando, fino all’inqualificabile situazione di questi giorni. Ciò è accaduto nonostante gli investimenti fatti negli ultimi anni. E’ Antonio Campese, presidente di Confartigianato Campania, ad interpretare i numeri dei rifiuti in Campania. “Tra il 1997 e il 2005 l’emergenza rifiuti in Campania è costata 865 milioni. Ma la nostra Regione - conclude Campese - è anche la più cara d’Italia per quanto riguarda le tariffe: una famiglia di quattro persone spende infatti 244 euro all’anno, il 24% in più rispetto alla media nazionale”. Un’emergenza, dunque, che rischia di assumere tratti ancor gravi, per la salute dei cittadini e le prospettive delle piccole e medie imprese campane.


Siglato il contratto del comparto tessile artigiano

Chiuso dopo 72 ore di trattative no-stop il contratto collettivo nazionale di lavoro del settore tessile-abbigliamento-calzature-pelletteria-pellicceria-giocattoli. L’intesa, che riguarda complessivamente circa 300.000 lavoratori dipendenti, è stata sottoscritta il 10 gennaio a tarda sera da Confartigianato Moda insieme alle altre Organizzazioni dell’artigianato (Cna Federmoda, Casartigiani e Claai) e dai Sindacati di categoria (Femca-Cisl, Filtrea-Cgil, Uilta-Uil). Il contratto prevede un aumento medio mensile a regime (riferito al terzo livello, operaio qualificato) di 100 euro che saranno corrisposti ai lavoratori in due rate di pari importo, una il 1° febbraio 2008, l’altra il 1° gennaio 2009. Con la scadenza della prima rata - che le imprese artigiane dovranno versare tra meno di un mese - cesseranno di essere corrisposte le eventuali somme elargite ai dipendenti a titolo di anticipazioni contrattuali. Oltre a tale aumento l’intesa prevede l’erogazione di una somma una tantum di 400 euro lordi, a copertura del periodo di assenza del contratto, scaduto 37 mesi fa, il primo gennaio 2005. L’importo sarà corrisposto in due rate uguali con le mensilità di aprile 2008 e maggio 2009. Anche in questo caso dalla cifra potranno essere detratte eventuali somme erogate a titolo di anticipazioni contrattuali. Previsto dal nuovo contratto anche il riconoscimento del trattamento di integrazione in caso di maternità, ma solo per il periodo di cinque mesi di astensione obbligatoria dal lavoro. Come già avvenuto per i contratti dei settori Legno, Lapidei, Comunicazione, rinnovati nel corso dell’autunno, anche in quello dei lavoratori del sistema artigiano della moda è stata introdotta la disciplina dell’apprendistato professionalizzante, con le retribuzioni che crescono in modo graduale con l’anzianità di servizio dell’apprendista. Una novità di grande importanza sottolineata da Stefano Acerbi, Presidente di Confartigianato Moda. “Si conferma positivamente l’impegno già assunto con i recenti rinnovi contrattuali dell’artigianato, per valorizzare il nuovo modello di artigianato professionalizzante, istituto qualificante e peculiare dell’artigianato, sia per la durata della formazione sia per le nuove prestazioni garantite all’apprendista. Nell’accordo – prosegue Acerbi – le parti si danno atto che l’apprendistato nell’artigianato ha tradizionalmente rappresentato uno strumento unico e speciale di trasmissione delle competenze, di rilevanza strategica per garantire buona e stabile occupazione”. Secondo uno studio compiuto nel 2006 da Confartigianato su un campione di 1.600 aziende, le piccole e medie imprese del comparto artigiano sono quelle che assorbono il maggior numero di apprendisti: 225.104, il 39,7 del totale. Confermato anche il ruolo di strada maestra verso l’assunzione a tempo indeterminato: il 71,4% degli imprenditori intervistati, terminato il periodo di apprendistato ha proposto l’assunzione degli apprendisti. Inoltre, secondo gli imprenditori l’apprendistato rappresenta una forma contrattuale di grande importanza per l’ingresso dei giovani in azienda: circa la metà degli intervistati ritiene infatti che l’apprendistato è un vantaggio per la propria azienda e il 47,7% degli imprenditori si dedica personalmente all’attività di formazione degli apprendisti. Nonostante l’importanza dell’apprendistato, che ogni anno garantisce la formazione di 560.000 giovani e che - come confermano i dati - rappresenta il canale privilegiato per l’accesso dei giovani al mondo del lavoro, la stagione dei rinnovi contrattuali si è aperta a fine settembre con un’iniziativa di segno negativo per l’istituto messa a segno dal Ministro del lavoro Damiano. Dopo l’aumento dei contributi a carico delle aziende, introdotto dalla legge Finanziaria 2007, il Ministro, in risposta a un interpello, ha varato d’ufficio il salario minimo per gli apprendisti, quantificato per legge scavalcando l’indispensabile contrattazione collettiva. Un atto duramente contestato da Confartigianato che lo considera sospeso come una mannaia sui rinnovi contrattuali conclusi e su quelli in atto, che conferma la linea ‘aggressiva’ che da tempo cerca di depotenziare lo strumento “rendendolo talmente costoso da scoraggiarne l’utilizzo da parte delle aziende”, come ha ricordato il Presidente di Confartigianato Giorgio Guerrini.


Firmato il rinnovo del contratto nazionale di lavoro per i dipendenti delle imprese artigiane del settore tessile-abbigliamento-calzature Stefano Acerbi (Confartigianato Moda): “Confermato impegno per disciplinare il nuovo modello di apprendistato professionalizzante

Le Organizzazioni di categoria dell’artigianato (Confartigianato Moda, Cna Federmoda, Casartigiani e Claai) ed i Sindacati di categoria (Femca-Cisl, Filtea-Cgil, Uilta-Uil) hanno siglato l’accordo per il rinnovo del contratto collettivo nazionale di Leggere di più