L’ANAP al fianco della ricerca contro l’Alzheimer

Sarà presentata ufficialmente durante la “Festa Nazionale del Socio”, prevista dal 13 al 27 settembre ad Orosei (NU), l’intesa tra ANAP Confartigianato, ANCOS e l’Università La Sapienza di Roma per incentivare la ricerca nel campo delle malattie dell’invecchiamento, ed in particolar modo del Morbo di Alzheimer. Un impegno serio ed importante da parte dell’ANAP e dell’ANCOS nella lotta ad una delle peggiori malattie disabilitanti che colpiscono ed affliggono la terza età. Non un semplice accordo, ma un vero e proprio contributo alla ricerca medica con il finanziamento da parte dell’ANAP e dell’ANCOS di tre Dottorati di Ricerca della durata di tre anni, più tutta una serie di iniziative volte a diffondere sul territorio ANAP, ed ovviamente ai suoi associati, una corretta e massiccia campagna informativa predittiva. L’Alzheimer non può essere curato, ma se diagnosticato allo stato iniziale, o addirittura predetto, se ne può rallentare e controllare il processo disabilitativo, sostenendo il malato sotto l’aspetto sanitario, psicologico ed umano. Se il finanziamento delle tre borse di studio, peraltro già in essere, rappresenta il primo passo della collaborazione tra l’ANAP, l’ANCOS ed il Dipartimento di Scienze dell’Invecchiamento, la diffusione tra i soci ANAP di un questionario predittivo sull’Alzheimer ne rappresenta il secondo e, probabilmente più significativo, passaggio. I documenti raccolti, con i primi 2.000 che saranno consegnati già in occasione della Festa del Socio, verranno poi esaminati dal Dipartimento di Scienze dell’Invecchiamento, che valuterà la sensibilità dei soci compilatori all’insorgere dell’Alzheimer. Nel caso in cui dovesse essere riscontrata una positività poi, l’ANAP, d’accordo con il Dipartimento, indicherà un medico geriatra che possa seguire e valutare il caso specifico. In più, i tre enti, l’ANAP, l’ANCOS ed il Dipartimento di Scienze dell’Invecchiamento dell’Università “La Sapienza”, daranno vita ad una serie di incontri, conferenze ed iniziative volte a sensibilizzare l’opinione pubblica e non solo sulle problematiche sanitarie e sull’assistenza degli anziani. Anche e soprattutto oggi, considerato l’attuale andamento demografico del Paese. Attività che ANAP Confartigianato svolge ormai da tempo grazie al Progetto Salute, struttura che trarrà un’importante accelerazione da quest’ultimo accordo firmato con La Sapienza, un’occasione davvero unica per sostenere la ricerca e per predire il possibile insorgere di patologie legate all’anzianità.


Buone notizie per gli artigiani: si lavora un anno in più

“Non ci sono le condizioni per sottoscrivere il Protocollo sul welfare”. Questa in estrema sintesi la posizione indicata dal Presidente di Confartigianato Guerrini, che rimanda l’accordo ‘inemendabile’ su lavoro e previdenza, del Ministro Damiano, a ulteriori valutazioni. “L’accordo – prosegue Guerrini – contiene aspetti interessanti sui capitoli riguardanti gli ammortizzatori sociali, la competitività, i giovani. Ma il nostro giudizio è decisamente negativo per le misure riguardanti le previdenza che, oltre a contenere inaccettabili discriminazioni tra lavoratori autonomi e lavoratori dipendenti, comporteranno un forte innalzamento della spesa pubblica”. La riforma della previdenza è senza dubbio il tema più avversato dell’intero protocollo, anche perché comporterà nel prossimo decennio una spesa aggiuntiva di dieci miliardi di euro. Risorse che andranno trovate all’interno del sistema previdenziale: al primo posto con la razionalizzazione degli Enti Previdenziali, che da sola dovrebbe portare al risparmio di 3.5 miliardi di euro. Su questo punto il protocollo non sembra particolarmente ottimista. Già prevista una rete di sicurezza, se risparmi e ottimizzazioni non fossero sufficienti a raggiungere l’obiettivo. In tal caso – nel 2011 - scatterebbe una clausola di salvaguardia, praticamente una mannaia, che porterebbe all’aumento dello 0.09% della contribuzione per tutta la galassia del lavoro dipendente ed autonomo. Le stime complessive rendono il quadro ancora più fosco: secondo i calcoli nel prossimo decennio la spesa previdenziale crescerà di circa 29 miliardi di euro. Denaro interamente assorbito dalle pensioni, che non sarà così impiegato per sostenere le politiche attive del lavoro, lo sviluppo e la competitività economica del Paese. Ecco nel dettaglio cosa prevede il Protocollo del welfare in tema di pensioni. Dal 2008 i lavoratori con 58 anni di età (contro i 60 previsti dallo scalone Maroni) e con 35 anni di contributi potranno andare in pensione. Dal luglio 2009 scattano le quote: si potrà andare in pensione se la somma tra età anagrafica e contributi raggiunge quota 95. Ma gli anni di età dovranno essere almeno 59. Nel 2011 sale ancora di un anno l’età minima per lasciare il lavoro: il rapporto arriva e 96. Nel 2013, invece, bisognerà aver compiuto almeno 61 anni e raggiungere quota 97. Il Protocollo prevede anche l’innalzamento delle pensioni ‘basse’. Gli interventi saranno suddivisi in tre filoni. Il primo aggancia l'adeguamento delle pensioni minime al costo della vita; il secondo, di natura assistenziale, riguarda l’innalzamento delle pensioni sociali, degli assegni sociali e delle invalidità civili; il terzo prevede incrementi differenziati in base agli anni di contribuzione. Computati, però, in modo differente tra dipendenti e autonomi. Una delle discrepanze alla base dell’irrigidimento delle posizioni confederali. La spiegazione, secondo il Ministro Damiano è da attribuire alla diversa aliquota di contribuzione delle due tipologie di lavoratori: 33% per i lavoratori dipendenti e 20% (dal 2008) per i lavoratori autonomi. In base agli anni di contribuzione ciascun pensionato sarà collocato in una delle tre categorie, a ciascuna delle quali corrisponde un incremento economico diverso, più contenuto per la prima fascia, in cui rientreranno tutti i lavoratori che hanno i requisiti minimi, più elevato nelle altre due. L’aumento medio è di circa 26 euro per la prima fascia, 32 euro per la seconda, 39 per la terza. La modifica dello scalone lascia aperte diverse questioni, puntualmente segnalate da Confartigianato e condivise da CNA, Casartigiani, Confcommercio, Confesercenti. Una è di carattere tecnico: con il sistema delle quote che partirà nel 2009, l’età di contribuzione aumenterà in modo arbitrario a 36 anni, un elemento che non era mai entrato a far parte della tornata di concertazioni. Una seconda riguarda la differenza di età di pensionamento tra lavoratori autonomi e dipendenti: i secondi lavoreranno sempre un anno in meno dei primi. Con effetti singolari: dal 1° luglio viene in sostanza a cessare le pensione di anzianità per le lavoratrici artigiane, dal momento che il requisito anagrafico fra anzianità e vecchiaia viene a coincidere, e dal 2013 per gli artigiani uomini la differenza fra anzianità e vecchiaia si riduce ad appena due anni. Dagli aumenti di età previsti dagli scalini saranno esclusi solo i lavoratori impegnati nelle attività usuranti. Tra i quali come è noto, non rientrano i lavoratori autonomi, come autotrasportatori o panificatori. Per gli autonomi sarà insediata una Commissione composta da Governo e tutte le parti sociali, che rivedrà la lista delle professioni considerate usuranti, aggiornandola. Ma questo non ora. Più in là, forse in autunno.


800.000 pensionati contro le discriminazioni del lavoro autonomo

Le due petizioni popolari presentate da ANAP Confartigianato, d’intesa con altre sette associazioni del lavoro autonomo, sono approdate in Parlamento lo scorso 27 giugno. Un totale di 800.000 firme, raccolte su tutto il territorio nazionale, per porre all’attenzione politica italiana due questioni di estrema importanza, non soltanto economica, ma anche e soprattutto sociale. In primo luogo, il coordinamento degli ex lavoratori autonomi sottolinea la necessità di adeguare all’attuale potere d’acquisto le pensioni minime. In tal senso il Parlamento, nella propria proposta di riforma previdenziale, ha mosso qualche passo, almeno da quelle che erano le posizioni iniziali, ma l’argomento resta di estrema importanza e lo sarà fintanto che non verrà definitivamente formalizzato tale adeguamento. Inoltre, e questo probabilmente resta il punto di maggiore insoddisfazione per l’ANAP Confartigianato, rimane la questione legata alla discriminazione operata ai danni degli ex lavoratori autonomi. Una discriminazione che intacca la giustizia sociale e lo stesso articolo 3 della Costituzione Italiana, per cui ogni cittadino ha pari dignità sociale. Se resta ammirevole il tentativo del Governo nel sostenere i pensionati in condizioni reddituali precarie, non altrettanto si può dire, secondo il CUPLA, il Coordinamento Unitario dei Pensionati del Lavoro Autonomo, della disparità economica degli assegni familiari, che vede uno scarto pari a cinque volte tra ex lavoratori dipendenti e autonomi. Una realtà inaccettabile per l’ANAP, inconciliabile con quelle che sono le più elementari regole di giustizia sociale.


Artigiani per contract

L’immagine agiografica del falegname tutto pialla e trucioli, alle prese con prodotti solidi, ma di dubbio design, che non mette piede fuori casa per cercare lavoro, se mai è stata reale, sicuramente oggi non lo è più. Parola del mercato e del Ministro per le Politiche europee e per il Commercio Internazionale Emma Bonino. Che chiama a raccolta gli artigiani del Paese e le loro associazioni, per fare grandi cose. Parola d’ordine: contract. Confartigianato attraverso l’Ufficio Internazionalizzazione raccoglie l’appello e diffonde tra gli associati un questionario per “selezionare un primo raggruppamento di imprese qualificate a partecipare al progetto”. Cos’è il contract? Sono le forniture per grandi spazi come quelli dei mega alberghi a cinque stelle, dei musei o dei complessi residenziali. Interior Contract, per essere precisi, che riguarda le aziende che producono arredamenti, complementi d’arredo e finiture. Pochi sono in grado di fornire un servizio chiavi in mano, dai parquet alle stoviglie, un numero maggiore quelli che possono intervenire alimentando la filiera. Il mercato di riferimento è quello estero, dove il made in Italy è sinonimo di innovazione e qualità. L’obiettivo dichiarato del Ministero è quello di creare un data base con le informazioni delle aziende piccole e artigiane che operano nel comparto. Solo quelle in possesso di alcuni requisiti base: “un’esperienza pregressa nel settore, prodotto o servizio adatto e conoscenza delle regole”. Una volta compilata la lista degli artigiani che “rappresentano l’avanguardia di eccellenza dell’offerta italiana del settore”, sarà compito degli uffici dell’Istituto Nazionale Commercio con l’Estero, selezionare le richieste di forniture che possono avvalersi dei prodotti italiani. Guardare aldilà dei confini nazionali è sicuramente una buona idea per un comparto, come quello del legno e dell’arredo, da tempo in crisi congiunturale: dal 2002 a oggi le imprese artigiane che hanno chiuso bottega sono state 8.499, pari all’8.6% del totale. E le previsioni a medio temine sono giudicate dall’Osservatorio Congiunturale della Confederazione “sotto tono, nonostante una buona tendenza all’investimento”. “La verità è che le imprese italiane del comparto hanno grandi chance sul mercato internazionale. Quella del contract è solo una delle formule possibili. Ma devono allearsi, creare intese, rendersi flessibili alle richieste dei clienti, garantire prodotti di qualità e tempi di consegna certi. L’ho ribadito tante volte, ma la scarsa propensione a fare sistema non aiuta. E’ un limite alla crescita, perché la risposta al mercato globale è un servizio globale, un servizio da fornire chiavi in mano, completo di tutto fino all’ultimo dettaglio. Quando si parla di maxi forniture, come quelle che servono per arredare un intero ministero, le cose da fare sono tante. Ci sarebbe lavoro per tutti”. Angelo Fantin è un imprenditore del legno che sa il fatto suo. Sul sito internet della falegnameria di famiglia (3.000 metri quadrati per 18 addetti) è tutto un brevetto e una tecnologia innovativa. E tanta passione per un mestiere che era già del suo bisnonno. E poi è il Presidente di Confartigianato Legno. “Il mercato del contract l’ho scoperto quasi per caso. Nel 2002 avevo inserito sulle pagine gialle di internet la mia azienda. Tra gli altri sono stato contattato da uno studio di engineering scozzese che operava su grandi commesse in Medio Oriente e Libia. Mi hanno richiesto una serie di preventivi. Sulle prime ho avuto l’impressione che i miei prezzi fossero per loro al limite, allora ho risposto che non ero particolarmente interessato alla commessa perché i nostri prodotti erano di fascia medio-alta. Ci siamo lasciati bene, con la promessa che mi avrebbero richiamato. Così è stato. Dopo qualche mese è arrivata una delegazione in visita alla mia azienda, composta da un architetto della società scozzese, da altri tecnici, e da un rappresentante del Governo libico. Questo primo incontro si è concluso così: “le invieremo i disegni delle cose da realizzare. Mi raccomando ai prezzi che non siano troppo esagerati”. L’hanno pure sottolineato”. Fantin, come imprenditore, ricorda che “si tratta di mercati molto esigenti e costosi da mantenere. Sono clienti che si fidelizzano, ma per tenerli è necessario accontentarli non solo sulla grande fornitura, ma anche sulle piccole richieste, che spesso sono antieconomiche”. Come Presidente di Confartigianato Legno, sottolinea che “nell’affrontare un mercato straniero, bisogna fare attenzione alla qualità. Quando è massima, scompare la concorrenza. Quando cala, e si attesta su livelli standard, la concorrenza diventa planetaria ed è difficile spuntarla”. Presidente, qual è il peso del contract e delle esportazioni nella sua azienda? “Attualmente l’estero pesa per il 12%. Abbiamo dovuto ridurre le esportazioni per continuare ad alimentare il mercato italiano. Il vero freno allo sviluppo è dato dalla manodopera. Che manca”.


Ciak si gira! Il cinema si riscopre artigiano

Il cinema italiano prende le distanze dalla grande industria, dalle stelle mondiali e rivaluta l’importanza di quell’esercito di artigiani, professionalità e piccoli imprenditori che ne rappresentano la base. Così, come la vede chi si muove dietro alle quinte di un segmento alla ricerca di idee, di qualità e di sostegno. Parte dall’Associazione di Udine la riscossa degli oltre 40.000 piccoli imprenditori che vogliono vedere riconosciuta la qualità delle proprie professionalità e l’importanza di quanto, da sempre, fanno per il cinema italiano. Il Friuli Venezia Giulia è la regione italiana con il maggior numero di festival cinematografici, d’importanza nazionale ed internazionale, e che può contare su circa 250 addetti a livello regionale. “I collegamenti e le idee ci sono – spiega Carlo Faleschini, Presidente di Confartigianato Udine e delegato della Presidenza confederale a Turismo, Cultura e Artigianato artistico – e la nostra Regione offre delle opportunità molto interessanti. Anche il progetto di Confartigianato Udine per il cinema è stato finanziato dalla Commissione Regionale per l’Artigianato e per questo ringraziamo sentitamente l’assessore alle attività produttive Enrico Bertossi, da sempre vicino alla nostra categoria”. Importante partire da lì, dunque, per dimostrare che il cinema ha bisogno di idee, di giovani talenti, di fondi e di produzioni indipendenti, ma soprattutto di riconoscere il valore degli artigiani nel panorama del grande schermo. Per farlo Confartigianato Udine ha realizzato “Così, come la vedo io”, il primo lungometraggio a puntare l’attenzione sulle infinite abilità che si nascondono dietro l’obbiettivo delle macchine da presa. Il film, dell’udinese Ivan Scialino, è stato proiettato in anteprima ad Udine il 27 luglio, riscuotendo un tanto grande quanto inatteso successo presso la critica ed il pubblico, accorso tanto numeroso da raggiungere il tutto esaurito. La Confederazione artigiana, con questo esperimento pilota che, dopo i tre giorni di programmazione udinese, sarà anche nei cinema di una ventina di comuni friulani e probabilmente anche alla Festa del Cinema di Roma, ha dimostrato che si può fare cinema di qualità, anche se non si hanno a disposizione ingenti fondi. Bastano talento, idee e, naturalmente, un esercito di artigiani pronti a dare il proprio fondamentale contributo. Una tesi questa, confermata anche da Carlo Faleschini: “Crediamo che il settore delle produzioni cinematografiche e di audiovisivi abbia bisogno di un supporto concreto – continua Faleschini – e per questo siamo scesi in campo con un’iniziativa importante ed affascinante allo stesso tempo: la realizzazione di un film”. Ma il sostegno di Confartigianato alla realizzazione di “Così, come la vedo io”, è soltanto parte del più ampio progetto che vorrebbe vedere riconosciuta l’importanza degli artigiani nel comparto cinematografico. A febbraio scorso, la Confederazione e CIAC, il Coordinamento Italiano Audiovisivi e Cinema, definirono la propria collaborazione in tal senso, ricevendo fin da subito la disponibilità del Ministero dei Beni e delle Attività culturali. Emblematiche furono le parole del Vice Presidente Uez: “Confartigianato ha deciso di essere portavoce degli artigiani del cinema perché, così come avviene per molti settori produttivi che risentono della concorrenza internazionale, anche per difendere e valorizzare il nostro cinema dobbiamo puntare sui fattori che lo distinguono rispetto alle grandi produzioni di serie”. E quindi creare un sistema organizzato, una rete strutturale. Locale, come quella di Udine, che si è mossa in prima persona per questo progetto e che farà da guida per altre future iniziative. Ma anche nazionale, che possa rilanciare i talenti e le qualità, dare forma alle idee, ed infine che possa sostenere le necessità economiche delle piccole imprese che lavorano nella produzione cinematografica e nell’audiovisivo, perché anche loro sono artigiani. A tutti gli effetti. Box – Così, come la vedo io Così, come la vedo io di Ivan Scialino. Con Luca Bragagnolo e Tjasa Dornik. (Fiction, Italia/Udine 2007), durata 96 minuti. Dante, giovane laureando al DAMS di Gorizia, sogna un futuro nel mondo del cinema. Coglie l’occasione rappresentata da uno stage alla Confartigianato di Udine, dove si sta lavorando ad un progetto di rilevazione delle imprese artigiane che lavorano nel comparto del cinema. Comprese le opportunità che offre il panorama locale, pensa finalmente di poter dar forma alle sue ambizioni cinematografiche.


Confartigianato firma al Viminale accordo quadro antiracket Maggiore impegno per la prevenzione del fenomeno dell’usura

Più attenzione e sostegno alle vittime del racket e dell'usura, attraverso la concessione di prestiti anche ai protestati, istituzione di una figura di riferimento per le vittime all'interno di ogni istituto bancario e la massima attenzione nei confronti di chi ha denunciato i propri estorsori.Leggere di più