Studi
ECONOMIA
Estate 2025: luci e ombre nel 34° report Confartigianato su IlSussidiario.net

Si avvicina la deadline del 9 luglio per la trattativa sui dazi, mentre la guerra dei 12 giorni che ha coinvolto Israele, Stati Uniti e Iran ha generato volatilità nelle quotazioni delle commodities energetiche e accentuato il clima di incertezza sullo scenario internazionale. I paesi interessati da conflitti rappresentano il dieci per cento del made in Italy e oltre il quaranta per cento dell’import di energia. L’aumento della spesa per la difesa, imposto dalla nuova strategia Nato, rischia di comprimere gli investimenti pubblici, indebolendo gli interventi anticiclici di politica fiscale. Le difficili relazioni euroatlantiche delineano rischi rilevanti sull’economia europea, il cui impatto sarà definito dal punto di caduta del negoziato sui dazi.

L’approfondimento degli effetti sulle imprese della complessa situazione internazionale è contenuto nel 34° report su trend economia, congiuntura e MPI ‘Luci e ombre dell’economia italiana nell’estate 2025’ – qui per scaricarlo – presentato oggi in un webinar con un ampio focus territoriale su lavoro, turismo, export, digitalizzazione e green, demografia di impresa e credito presentato da Licia Redolfi dell’Osservatorio MPI Confartigianato Lombardia, Monica Salvioli dell’Osservatorio MPI Confartigianato Emilia-Romagna, Carlotta Andracco dell’Ufficio Studi Confartigianato Vicenza e Silvia Cellini dell’Ufficio Studi di Confartigianato.

Una anticipazione del 34° report è proposta nell’articolo I NUMERI DELL’ITALIA/ Dalle guerre al riarmo, ecco cosa rischiano le nostre imprese a firma di Enrico Quintavalle, responsabile dell’Ufficio Studi di Confartigianato, pubblicato oggi su IlSussidiario.net.

Il turbolento quadro internazionale si riverbera su un calo della fiducia delle imprese manifatturiere  europee, un indicatore in flessione dopo l’annuncio di aprile dei dazi da parte della Presidenza degli Stati Uniti. In Italia l’incertezza pesa anche sui consumatori e la spesa delle famiglie italiane, prevista in aumento dell’1,0% per quest’anno, nel primo trimestre 2025 ferma la crescita al +0,6%, mentre nei primi quattro mesi del 2025 le vendite al dettaglio segnano una flessione dell’1,2% su base annua, in peggioramento rispetto al ristagno (-0,4%) registrato nel 2024.

L’acuirsi della crisi in Medio Oriente con la guerra dei 12 giorni e gli scontri tra India e Pakistan di maggio hanno esteso le aree del mondo interessate da conflitti, composte dai paesi del Medio Oriente, con alcuni paesi limitrofi su cui si possono riverberare gli effetti della crisi mediorientale quali Egitto, Libia e Turchia, dai paesi coinvolti nella guerra russo-ucraina, a cui si aggiungono India e Pakistan. Nel complesso di questi venticinque mercati nel 2025 (ultimi dodici mesi a marzo) il made in Italy vale 61,4 miliardi di euro, pari al 9,8% dell’export totale e il 19,9% delle esportazioni nei paesi extra Ue.

Una crescente instabilità geopolitica potrebbe compromettere la ripresa dell’export (+2,5% nel primo quadrimestre del 2025) già messa a rischio nel caso di esito negativo dei negoziati sui dazi, rallentando il tentativo di recupero della manifattura.

Inoltre, l’Italia presenta una elevata dipendenza energetica dalle aree maggiormente interessate dai conflitti, con un import di petrolio e gas naturale da diciassette dei venticinque paesi in esame che nel 2025 ammonta a 27,6 miliardi di euro, che rappresenta il 40,7% degli acquisti di energia dall’estero. Si tratta di una dipendenza elevata, ma in discesa (era del 64,0% nel 2021) a seguito del taglio delle forniture di gas e petrolio russo.

Le nubi sullo stretto di Hormuz – Nel corso della guerra dei 12 giorni si è delineata la possibilità di una interruzione dello stretto di Hormuz, un collo di bottiglia strategico attraverso cui, secondo i dati Eia, transita un quarto del commercio mondiale di petrolio via mare e un quinto di quello di gas naturale liquefatto (GNL). L’interruzione delle forniture penalizzerebbe maggiormente le economie manifatturiere dell’Asia. Dai paesi che si affacciano sul Golfo Persico, attraverso lo stretto di Hormuz, l’82,1% dell’export di petrolio e il 78,1% del GNL è diretto in Asia e solo l’11,5% del petrolio e il 16,5% del GNL è diretto in Europa.

Per l’Italia, il passaggio per lo stretto di Hormuz interessa importazioni di energia per 9,6 miliardi di euro, pari al 14,2% del totale, di cui 3,9 miliardi di petrolio raffinato a cui si sommano 3,3 miliardi di euro di petrolio greggio e 2,5 miliardi di euro di GNL provenienti dal Qatar.

L’Unione europea ha varato un piano per il riarmo e la Nato nel summit concluso mercoledì scorso ha rialzato il target della spesa per la difesa al 5% del PIL. Per l’Italia il sentiero di manovra della politica fiscale è molto stretto. Come indicato nelle ultime Raccomandazioni della Commissione europea il potenziamento della spesa in materia di difesa va eseguito nel rispetto dei tassi massimi di crescita della spesa netta, al fine di porre fine alla situazione di disavanzo eccessivo. L’Italia si è impegnata per un tasso di crescita media annua della spesa primaria netta pari all’1,5% nel periodo 2025-31.

L’aumento della spesa per la difesa in Italia aumenta i rischi di sostenibilità del debito mentre l’effetto moltiplicativo è ridotto da una eccessiva quota di armamenti importati e da una elevata spesa per il personale militare e civile.

Una crescente spesa per la difesa, quindi, va finanziata con tagli su altre uscite o con maggiori entrate. Tenuto conto dei capitoli di spesa pubblica più rigida – quelle per interessi, personale pubblico, pensioni, salute e ora anche la difesa – il vincolo alla crescita della spesa potrebbe spiazzare gli investimenti pubblici e mettere a rischio il finanziamento di interventi a favore delle attività economiche e per la tutela del territorio. Per gli interventi di spending review è aggredibile un perimetro di spesa che ammonta a 378,9 miliardi di euro, il 33,1% della spesa pubblica italiana, di cui 54,8 miliardi per investimenti pari all’81,5% di questa voce di spesa. Un calo degli investimenti avrà effetti più pesanti dal 2027, al termine del sostegno dato dal PNRR. Più della metà della spesa esposta a tagli si concentra sulle politiche industriali, sugli interventi anticiclici e su quelli per le abitazioni e l’assetto del territorio, quest’ultimo un capitolo strategico per prevenire gli effetti del cambiamento climatico.

La crisi delle relazioni euroatlantiche su commercio e difesa ha un profilo rilevante per l’economia europea. Se consideriamo la revisione al ribasso delle previsioni della Commissione europea sulle esportazioni dopo l’annuncio della guerra dei dazi e la maggiore spesa per la difesa necessaria per rispettare i nuovi target Nato e per compensare la riduzione del sostegno all’Ucraina da parte degli Stati Uniti, per i paesi dell’Ue entrano in gioco risorse per 387 miliardi di euro all’anno, pari al 2,2% del PIL europeo. Un punto di caduta nella negoziazione sui dazi prevista per il 9 luglio – su cui la Casa Bianca ha comunicato alla Commissione europea una possibile proroga – che definisca una tariffa reciproca del 10% potrebbe contenere i danni sull’economia europea e italiana. Un dazio di questa entità, secondo la valutazione del MIMIT, avrebbe un impatto del 6,5% sull’export del made in Italy negli Stati Uniti.

Elaborazioni Ufficio Studi Confartigianato su dati Commissione europea, Energy Institute, Eurostat, Kiel Institute, Istat, MEF e MIMIT

Comunicati stampa
ATTUALITA'
Confartigianato: "Una nuova stagione per Enasarco"
Unitarietà, co-responsabilità, visione al futuro e un piano di azione concreto: sono questi i pilastri su cui si fonda la nuova stagione di Enasarco. Una fase che si apre nel segno del cambiamento e del rilancio, con l’obiettivo di sostenere in modo efficace l’economia reale del nostro Paese”.

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Notizie
PIANO MATTEI
Artigianato ponte tra Italia e Tunisia. Confartigianato incontra l’Ambasciatore Mourad Bourehla

Il 25 giugno, il Presidente di Confartigianato Marco Granelli ha incontrato, presso la sede Confederale, l’Ambasciatore della Repubblica Tunisina in Italia, Mourad Bourehla.

L’incontro conferma il ruolo proattivo di Confartigianato nell’attuazione del Piano Mattei per l’Africa, con l’obiettivo di costruire partenariati concreti e duraturi per uno sviluppo condiviso e sostenibile, in un dialogo strategico teso a rafforzare le relazioni con i Paesi del Mediterraneo nei settori chiave del lavoro, della formazione, del turismo e della cultura.

Il Presidente di Confartigianato e l’Ambasciatore Bourehla hanno condiviso l’importanza di costruire un percorso di cooperazione tra Italia e Tunisia, promuovendo sinergie tra territori, imprese e culture.
Granelli ha evidenziato come l’artigianato e le piccole imprese rappresentino un modello produttivo e sociale replicabile nei Paesi africani, contribuendo in maniera efficace alla creazione di occupazione, alla crescita inclusiva e alla valorizzazione delle competenze locali. «I nostri imprenditori artigiani – ha dichiarato il Presidente – hanno una forte vocazione formativa: sanno trasmettere competenze, creatività e valori, offrendo ai giovani un’opportunità concreta di lavoro e futuro nella propria terra».

Confartigianato ha già maturato esperienze significative in numerosi Paesi africani, tra cui Etiopia, Benin, Uganda, Congo ed Eritrea. In questi contesti, l’associazione ha promosso progetti di scolarizzazione, formazione professionale, affiancamento dell’imprenditoria locale e trasferimento di know-how, contribuendo a costruire professionalità e a rafforzare il tessuto socioeconomico locale, spesso con iniziative anche a carattere umanitario. «Siamo convinti – ha concluso Granelli – che lo sviluppo dell’Africa e delle aree del Mediterraneo passi anche dalla valorizzazione delle piccole imprese. Costruire ponti di collaborazione significa investire in un futuro più equo e sostenibile per tutti».

 

Comunicati stampa
DDL ANNUALE PMI
Il Ddl annuale Pmi è segnale di attenzione per il 98% delle imprese italiane
Photo by Marco Oriolesi on Unsplash

“Un segnale di concreta attenzione e un passo significativo per rafforzare e valorizzare le Pmi che rappresentano il 98% del tessuto produttivo italiano”. È il giudizio espresso dai rappresentanti di Confartigianato, CNA e Casartigiani intervenuti oggi in audizione alla Commissione Industria del Senato sul disegno di legge annuale per le piccole e medie imprese.

Il testo, sottolineano le Organizzazioni, interviene su ambiti cruciali con l’obiettivo di creare un ambiente più favorevole allo sviluppo e alla crescita delle MPMI (micro, piccole e medie imprese).

“Si tratta di un provvedimento che, finalmente, dà attuazione all’articolo 18 della legge 180 del 2011, rimasto finora lettera morta” hanno dichiarato i rappresentanti delle Confederazioni. E’ tempo di dare programmazione strutturale a imprese che impiegano il 74,7% della forza lavoro italiana, ben sopra la media UE del 64,2% e dei nostri principali concorrenti come Francia e Germania”.

Confartigianato, CNA e Casartigiani hanno evidenziato che il Ddl risponde a molte delle esigenze ripetutamente indicate. In particolare, sono giudicati positivamente gli interventi volti a favorire le aggregazioni tra imprese, la semplificazione amministrativa, il miglioramento dell’accesso al credito, l’incentivo alla digitalizzazione e il sostegno al trasferimento generazionale delle competenze. È stato inoltre riconosciuto il valore delle misure dedicate alla promozione delle reti d’impresa e alla riforma dei Confidi, strumenti considerati fondamentali per affrontare con maggiore efficacia le sfide poste dalle transizioni ecologica e digitale.

Confartigianato, CNA e Casartigiani hanno anche ribadito la necessità che il percorso parlamentare possa arricchire ulteriormente il testo. In questo senso, chiedono che nel Ddl sia inserita anche la riforma della legge quadro sull’artigianato, che risale al 1985 ed è ormai superata rispetto alla nuova realtà delle imprese. “Le trasformazioni intervenute negli ultimi decenni – osservano – richiedono un adeguamento del quadro normativo per renderlo più funzionale alle esigenze di sviluppo e di competitività delle aziende”.

Le Confederazioni hanno infine sottolineato che il disegno di legge ha tutte le potenzialità per migliorare in modo significativo il contesto operativo delle MPMI, rafforzarne la competitività e consolidarne il ruolo all’interno delle filiere produttive nazionali e internazionali. “Ma ora serve che il Parlamento prosegua l’iter di approvazione affinché questo provvedimento diventi uno strumento concreto ed efficace per la valorizzazione delle Pmi e il rilancio dell’economia italiana”.

 

Notizie
INNOVAZIONE
La sicurezza informatica è investimento strategico per le Mpmi

“La sicurezza informatica non va considerato un costo per le imprese, ma un’opportunità, un investimento per proteggere il patrimonio prezioso dei dati aziendali ed aumentare la competitività sul mercato. Non c’è tempo da perdere: tutte le imprese, anche quelle di piccola dimensione, sono a rischio di attacchi informatici e devono adottare strumenti e sistemi efficaci per proteggersi, adeguandosi alle normative sempre più stringenti in tema di cybersicurezza. Ma le norme, per essere efficaci, devono essere applicabili”.

E’ il messaggio lanciato da Fabrizio Peresson, Presidente di Confartigianato ICT, nel corso dell’evento ‘La cybersecurity a misura di Mpmi’ che il 19 e il 20 giugno Confartigianato ha dedicato al tema della sicurezza informatica con la partecipazione di rappresentanti delle istituzioni nazionali ed europee, degli enti di normazione, di esperti ed esponenti di grandi aziende.

La prima giornata si è svolta a Roma, presso la Sede di Confartigianato, ed è servita a tracciare lo stato dell’arte della legislazione in materia di protezione della sicurezza digitale e della sua applicazione. I lavori sono stati coordinati da Andrea Scalia, responsabile Innovazione, Reti, Progetti di coesione di Confartigianato e da Francesca Nava, coordinatrice del gruppo di lavoro Cybersecurity di Confartigianato ICT.

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Milena Antonella Rizzi, Prefetto e Capo Servizio Regolazione dell’Agenzia per la Cybersicurezza Nazionale, ha illustrato le fasi di attuazione in Italia della direttiva europea NIS2 che mira a rafforzare la sicurezza informatica in settori chiave dell’economia e della società, estendendo il suo raggio d’azione a un numero maggiore di aziende rispetto alla precedente normativa. L’impegno – ha spiegato il Prefetto Rizzi – è di applicarla in Italia secondo  principi di gradualità e proporzionalità per favorire l’adeguamento delle piccole imprese agli obblighi sulla sicurezza informatica. A questo scopo è fondamentale la concertazione e la condivisione con le categorie produttive e con le organizzazioni di rappresentanza come Confartigianato.

L’importanza della collaborazione di cittadini e imprese con le istituzioni preposte alla sicurezza informatica è stata sottolineata anche da Cristiano Leggeri, Direttore della III Divisione Servizio di Polizia Postale, il quale ha fatto rilevare che oggi ci troviamo immersi in una vera e propria rivoluzione culturale. I dati sono il grande valore e la ricchezza delle imprese e della società. Ma proprio per questo sono a rischio di aggressioni. Ognuno deve fare il suo affinchè la tecnologia non ci danneggi. Quindi le imprese devono puntare sulla prevenzione, sulla formazione, sulla consapevolezza, sulla conoscenza, sulla capacità di gestire il rischio anche attraverso la partnership tra pubblico e privato.

Silvia Cellini, dell’Ufficio Studi di Confartigianato, ha evidenziato come la sicurezza informatica sia un fattore strategico per l’innovazione e la crescita economica, riconosciuta come prioritaria dall’83,1% delle imprese italiane — una quota superiore alla media UE (71,1%) e seconda solo all’Irlanda. Tuttavia, permangono lacune operative: solo il 32,2% delle imprese italiane adotta almeno 7 delle 11 misure di sicurezza monitorate da Istat, un dato ancora sotto la media europea (38,5%), sebbene in crescita rispetto al 28% del 2022. Un’importante criticità è rappresentata dall’aumento dei reati informatici, cresciuti del 45,5% tra il 2019 e il 2023, molto più dei reati contro l’attività d’impresa (+10%). Il 15,8% delle imprese ha subito incidenti informatici con conseguenze negative, soprattutto l’indisponibilità dei servizi ICT, spesso causata da problemi hardware e software. Rispetto ad altri paesi europei, la quota italiana è più bassa della media UE (21,5%), della Germania (25,1%) e della Francia (25%), ma in linea con la Spagna (15,9%).
Tra le imprese che hanno investito nella digitalizzazione tra il 2019 e il 2023, la cybersicurezza è risultata la priorità per il 35,5%, percentuale destinata a crescere al 42,6% nel 2024. Tuttavia, l’Italia sconta un forte gap di competenze: il 22,8% delle imprese segnala difficoltà a reperire figure con competenze adeguate in sicurezza informatica — il dato più alto tra i principali paesi europei, ben sopra la media UE (12%). Le maggiori difficoltà riguardano i progettisti e amministratori di sistemi (63,7%).

Prevenzione è la parola d’ordine, la regola per garantire la tutela dei dati personali: ne sono convinti Dorotea Alessandra De Marco e Guido Scorza, del Garante Privacy, secondo i quali le azioni per la protezione della privacy devono essere considerate dalle imprese un investimento, un driver per la competitività. Ma è importante che le imprese evitino il ‘fai da te’ e si rivolgano a professionisti affidabili.

Matteo Lucchetti, Direttore operativo di Cyber 4.0, il Centro di Competenza nazionale ad alta specializzazione per la cybersecurity promosso e finanziato dal Ministero delle Imprese e del Made in Italy, ha illustrato gli strumenti, i servizi e gli incentivi a disposizione per favorire la compliance delle piccole imprese sul fronte dell’adeguamento agli obblighi sulla sicurezza informatica.

Adeguamento che deve essere rapido, hanno raccomandato Alessandro Guarino, Presidente, CEN-CENELEC/JTC 13/WG5 “Data protection and identity management” e Fabio Guasconi, Presidente UNI/CT510 ‘Sicurezza’, approfondendo gli aspetti della normazione tecnica in materia di sicurezza dei dati informatici.

Giancarlo D’Andrea, Senior Security Manager di LEONARDO S.p.A, ha ribadito l’importanza della sicurezza informatica anche a fronte degli scenari geopolitici mondiali. Le imprese devono ridefinire le strategie di protezione per fronteggiare rischi e minacce globali. La sicurezza informatica è un investimento strategico per migliorare la competitività ed accedere alle catene di fornitura delle grandi aziende.

Il 20 giugno si svolgono 8 seminari organizzati da Associazioni e Federazioni di Confartigianato (Arezzo, Romagna, Sardegna, Lecce, Udine, Bergamo, Marca Trevigiana, Campobasso) che nel corso della giornata analizzano i molteplici aspetti della sicurezza informatica.