Corrado Di Giacomo

La secolare tradizione dell’oreficeria romana nella storia della Di Giacomo 1870

Corrado di Giacomo fotografato da Ivan Demenego – testo di Fabrizio Cassieri

 

“Siamo orefici dal 1870, quando il capostipite della famiglia, lo zio di mio nonno Attilio, ha iniziato questa nostra tradizione familiare, continuata poi dallo stesso Attilio e successivamente da mio padre Marcello – inizia a raccontare il maestro orafo Corrado di Giacomo, un romano dalla battuta pronta e dalla risata contagiosa, che oggi ricopre una delle più antiche e prestigiose cariche nel mondo dell’oreficeria capitolina, il Console Camerlengo dell’Università e Nobil Collegio degli Orefici. Un’istituzione secolare fondata nel 1509 da Papa Giulio II, che ha sede nell’unica chiesa romana progettata da Raffaello Sanzio e che ha visto passare per via di Sant’Eligio i protagonisti della storia della lavorazione dell’oro e degli altri metalli preziosi, da Benvenuto Cellini alla dinastia dei Castellani.

digiacomo-adigiacomo-bParlare della storia dell’ oreficeria capitolina con Corrado di Giacomo diventa un viaggio in una tradizione fatta di collegia dei mestieri dell’Antica Roma, di corporazioni medievali, di maestri artigiani che sulle rive del Tevere hanno servito papi, re e governanti. “L’archivio del Nobil Collegio conserva quel patrimonio secolare di storie di artigiani e di artisti dell’oro, argento e degli altri metalli preziosi, nomi e opere di una tradizione che continua nonostante la crisi e i cambiamenti culturali del nostro tempo”, aggiunge di Giacomo. “Oggi il lusso ha altri simboli rispetto al passato, non si mostrano più i gioielli o l’argenteria di casa. Alla crisi economica di questi anni si è aggiunto questo cambiamento culturale. Basta sfogliare una qualsiasi rivista – spiega – per capire che il lusso ha cambiato i propri punti di riferimento”.

A questi problemi, che hanno ridotto fatturato e numero di imprese, bisogna sommare le carenze strutturali del nostro paese, che basa la propria economia sul lavoro delle micro e piccole imprese ma che sembra far di tutto per ostacolarne l’attività quotidiana. “Viviamo di incertezze, di norme che cambiano dall’oggi al domani e che spesso vengono pensate fuori dall’Italia, disegnate per realtà produttive diverse dalla nostra – spiega ancora di Giacomo – Negli anni abbiamo rivisto la nostra attività, siamo passati dalla produzione in conto terzi all’assistenza per i grandi marchi del gioiello – ci racconta – Le più grandi realtà dell’oreficeria mondiale vogliono la qualità, l’esperienza e la competenza dei maestri artigiani italiani. Apprezzano la nostra manifattura e comprano le capacità delle nostre mani”.
Nel corso degli anni, anche un mestiere antico e ricco di tradizioni come quello degli orafi è cambiato radicalmente. “Oggi, un artigiano ha bisogno di una preparazione adeguata tanto dal punto di vista delle capacità tecniche quanto della formazione imprenditoriale, per la conoscenza degli aspetti normativi, delle innovazioni tecnologiche e dell’evoluzione del marketing. Il laboratorio resta la migliore scuola possibile per un apprendista, è qui che si impara ogni segreto di questo mestiere e la manualità con i metalli preziosi”, ha concluso Corrado di Giacomo, un maestro artigiano che rappresenta la gloriosa e secolare tradizione dell’oreficeria romana.

 

 

Di Giacomo 1870
Roma
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Confartigianato Roma
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