26 Aprile 2005, h. 10:21

TUTELA DEL MADE IN ITALY Le Pmi italiane chiedono all’Ue l’obbligo del marchio d’origine per le merci extra-Ue e più rigore anti-contraffazione

Obbligo dell’etichettatura d’origine per le merci importate nell’Ue, attuazione rigorosa delle norme anti-contraffazione, estensione dell’obbligo del marchio di origine ai prodotti di oreficeria e occhialeria.

Sono le principali richieste avanzate ieri a Bruxelles, nell’ambito di una consultazione promossa dalla Commissione europea, dai rappresentanti di Confartigianato, Cna, Confapi, Confesercenti i quali sollecitano maggiore impegno dell’Ue per tutelare le micro e le piccole imprese, aiutandole ad affrontare le gravi conseguenze della concorrenza internazionale, spesso sleale, dei prodotti a basso costo e a basso valore aggiunto.

Le quattro Organizzazioni italiane, che aderiscono all’Ueapme (Unione Europea dell’Artigianato e delle Piccole e Medie Imprese), consapevoli della scarsa utilità, nel lungo periodo, di misure protezionistiche ed impegnate a migliorare la qualità delle produzioni, ritengono tuttavia necessarie alcune misure che, per quanto contingenti, potrebbero aiutare le imprese a recuperare competitività.

Confartigianato, Cna, Confapi, Confesercenti hanno presentato alla Commissione un documento redatto sulla base dei questionari compilati dalle imprese in risposta alla consultazione lanciata dalla Commissione Ue. Nel documento, condiviso anche dagli industriali dell’oreficeria italiani, francesi e spagnoli, vengono formulate le seguenti proposte:

1). Pur ritenendo necessaria la marcatura d’origine obbligatoria per tutte le merci ovunque siano prodotte (la cosiddetta opzione 3), chiedono che la futura proposta di Regolamento Ue imponga almeno l’obbligatorietà del marchio di origine sui prodotti importati nell’Ue per il più alto numero di settori in difficoltà.

Inoltre, sollecitano l’individuazione di parametri specifici in base ai quali, in caso di difficoltà di un particolare settore, si attivi un meccanismo di consultazione con le categorie interessate sulla necessità di apporre il marchio “made in…” sulle merci importate. Secondo le Organizzazioni italiane delle PMI, infatti, non è possibile determinare una tantum i settori in difficoltà, ma è necessaria una normativa che, pur nell’approccio settoriale, garantisca a ciascun settore la possibilità di beneficiare di questa tutela comunitaria.

2). Le consultazioni della Commissione Ue coinvolgano il numero più ampio e rappresentativo degli esponenti delle categorie economiche;

3). Sia sempre consultata l’UEAPME, quale portatrice degli interessi della piccola e della micro impresa (e quindi della subfornitura);

4). L’occhialeria e l’oreficeria – gravemente penalizzate dalla concorrenza sleale – siano inserite nella lista dei settori per i quali si propone l’obbligo di etichettatura. 

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