4 Agosto 2006, h. 10:11

Gelatieri italiani campioni di fantasia: 240 gusti. Ma gli italiani restano fedeli ai ‘classici’. Consumi in aumento del 5%. Attive 33.392 gelaterie artigiane, + 3% rispetto al 2004.

Ci sono quelli al radicchio trevisano, alle zucchine, alla carota, ai funghi porcini, ai vini tipici delle regioni italiane come il Barolo e il Sagrantino di Montefalco.

Non esiste limite alla fantasia dei  gelatieri artigiani italiani che sono riusciti ad inventare ben 240 gusti di gelato. Ma, nonostante la vastissima scelta, gli italiani rimangono fedeli alle miscele classiche: crema, cioccolato, nocciola, fragola. Alle ricette più innovative sono invece maggiormente appassionati i turisti stranieri.

Le preferenze dei consumatori emergono da un sondaggio di Confartigianato, realizzato tra giugno 2005 e giugno 2006, presso un campione di 900 gelaterie artigiane in tutta Italia. 

Secondo i dati di Confartigianato, il settore del gelato artigiano è in buona salute.

Tra giugno 2005 e giugno 2006 il gelato artigiano è stato consumato in 340.000 tonnellate (circa 13 Kg pro capite), con un aumento di circa il 5% rispetto ai dodici mesi precedenti.

Mentre al Centro-Nord se ne acquista un po’ tutto l’anno – con maggiori consumi in Lombardia, Piemonte, Emilia Romagna – al Sud si preferisce gustarlo soprattutto in estate.

Le gelaterie artigiane, al 31 marzo 2006, erano 33.392 con 85.203 addetti. realizzano il 56% della produzione nazionale, con un fatturato annuo di 3 miliardi di euro, e dal 2004 al primo trimestre 2006 hanno registrato un tasso di sviluppo del 3%.

A sorpresa sono le regioni del Nord a detenere il record della presenza di gelaterie: la Regione con la maggiore diffusione è la Lombardia (con 5.590 imprese), seguita dal Veneto (3.244 imprese). Fanalino di coda la Valle d’Aosta con 126 gelaterie.

Ai primi posti nelle scelte dei nostri connazionali si confermano i gusti classici: crema, cioccolato, nocciola. Tra quelli alla frutta, vince la fragola.

I sapori più innovativi e fantasiosi sono invece preferiti dagli stranieri. E allora, via a ‘mantecare’ il gelato al gorgonzola, al salmone, ai funghi porcini, alle erbe balsamiche, alla torta di mele, ai fiori (soprattutto la rosa, l’arancio, il ciliegio, il dente di leone), all’ortica, al riso, al ‘bacio’, alla nutella. Passando per il vin santo, la ricotta, la crema gianduia, lo yogurt, il miele arancio, i cereali. Fino ad arrivare al “gelato caldo” e a quello quello azzurro “al Viagra”. E per accontentare i più piccini è molto diffusa la crema turchina del gelato ‘Puffo’.

Ma, al di là delle miscele più o meno fantasiose, rimane una certezza: quella del gelato artigiano italiano è una ricetta semplice e genuina: soltanto latte, uova, zucchero e frutta. Rigorosamente freschi, senza conservanti ed additivi artificiali, e lavorati secondo le tecniche tradizionali senza insufflazione d’aria.

E Confartigianato, proprio per difendere questa ricetta dalle ‘imitazioni’, dalla contaminazione di sostanze a rischio (in particolare della presenza di OGM) e renderla immediatamente riconoscibile ai consumatori, rispetto al prodotto industriale, ha chiesto all’Unione europea il riconoscimento del marchio europeo STG (Specialità Tradizionale Garantita). A tal fine, Confartigianato ha già presentato al Ministero per le Politiche Agricole il ‘disciplinare di produzione’ del gelato artigiano.

Si tratta di una sorta di ‘codice’ con ingredienti e metodo di lavorazione necessari per ottenere dall’Ue il riconoscimento del marchio STG. Il ‘disciplinare’ sarà presentato all’Unione europea e che, se non ravviserà problemi, pubblicherà il nome del prodotto protetto nella Gazzetta Ufficiale delle Comunità europee. Soltanto i gelatieri che rispetteranno le regole indicate dal disciplinare (i controlli, svolti da Enti di certificazione della qualità, sono molto rigorosi) – sottolinea Confartigianato – potranno ottenere ed esporre il marchio e fregiarsi del titolo di testimoni della qualità del gelato artigiano.

Gelato artigiano

Consumi giugno 2005 – giugno 2006: 340.000 tonnellate

Aree di consumo:

Nord Ovest 31%

Nord Est 26%

Centro 22%

Sud 21%

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