2 Agosto 2007, h. 00:00

Studi di settore: grazie alla battaglia di Confartigianato tornano ad essere un po’ più ‘normali’

E’ giunta alla tappa finale la durissima battaglia che Confartigianato conduce da mesi per correggere le modifiche degli studi di settore volute dal Governo. Oggi il Senato ha approvato definitivamente una delle norme (contenute nel decreto legge sull’extragettito) che recepiscono gli impegni assunti dal Vice Ministro delle Finanze Vincenzo Visco con Confartigianato e le altre Confederazioni dell’artigianato e del commercio (Cna, Casartigiani, Confcommercio e Confesercenti). La vicenda degli studi di settore inizia lo scorso anno quando, con la Legge Finanziaria 2007, vengono introdotti nuovi criteri di applicazione degli studi. Tra questi, con un decreto datato 20 marzo 2007, spuntano gli “indicatori di normalità economica” finiti nel mirino di Confartigianato per i seguenti motivi: sono stati elaborati unilateralmente dall’Amministrazione finanziaria, non sono stati sottoposti al vaglio delle Associazioni categoria, non hanno lo stesso livello di approfondimento e dettaglio degli studi di settore (basti pensare che gli indicatori fanno riferimento ai 200 studi e non ai 2000 modelli d’impresa individuati dagli studi), sono retroattivi all’anno d’imposta 2006 e quindi non rispettano lo Statuto del Contribuente. In questo modo, anziché essere un corretto strumento di “indicazione dei ricavi”, gli studi di settore finiscono per trasformarsi in una modalità per la “determinazione automatica dei redditi”. Insomma, come ha denunciato il Presidente di Confartigianato Giorgio Guerrini, quasi una sorta di riedizione della minimum tax. Con il risultato di far risultare non congrue il 60% delle imprese e quindi di innalzare la pressione fiscale. Tutto ciò nonostante Confartigianato e le altre 4 Confederazioni abbiano firmato, il 14 dicembre 2006, un Protocollo d’intesa con il Vice Ministro delle Finanze Visco e con il Ministro dello Sviluppo Economico Bersani nel quale si ribadisce “la validità dello strumento studi di settore e del metodo del coinvolgimento degli esperti delle associazioni di categoria sia nella fase di definizione sia in quella delle successive verifiche”. In occasione della firma del Protocollo, il Vice Ministro Visco aveva ribadito anche la volontà del Governo di non modificare la natura degli studi e di non trasformarli in uno strumento automatico di imposizione e di voler riequilibrare il prelievo fiscale “in misura proporzionale alla emersione di base imponibile”. “Gli studi di settore, di cui verrà curata la selettività – si legge nel Protocollo del 14 dicembre – serviranno per la valutazione dell’efficienza economica della gestione delle imprese e come strumento di contrasto all’evasione fiscale, al lavoro nero, alla concorrenza sleale”. In questi mesi, Confartigianato si è battuta in tutte le sedi proprio perché venisse rispettato quanto scritto nero su bianco nel Protocollo. L’impegno della Confederazione ha consentito di ottenere il ripensamento da parte del Governo e di far comprendere al Parlamento le giuste ragioni rappresentate dalle Confederazioni dell’artigianato, del commercio e delle piccole imprese. Ragioni che sono state progressivamente recepite, pur mantenendo ferma l’esigenza di contrastare i fenomeni di evasione fiscale. Il ruolo esercitato dal Parlamento è stato determinante prima al Senato e poi alla Camera. L’attività di lobbying esercitata da Confartigianato con spirito costruttivo ha raggiunto l’obiettivo di depotenziare gli indicatori di normalità e di far tornare gli studi di settore ad essere uno strumento selettivo di equità fiscale, attuando così gli impegni contenuti nel Protocollo d’intesa sottoscritto, il 14 dicembre 2006. Il Parlamento ha lavorato assiduamente per accogliere le istanze di Confartigianato. Il tema della politica fiscale è stato per molti giorni protagonista del dibattito nelle Aule di Montecitorio e di Palazzo Madama. Fino ad arrivare ad iniziative decisive per consentire la ripresa del dialogo e del confronto tra le Organizzazioni delle piccole imprese e il Vice Ministro delle Finanze Vincenzo Visco. E’ il caso delle due mozioni, presentate dalla maggioranza e dall’opposizione ed approvate dal Senato lo scorso 26 giugno, che impegnavano il Governo a recepire le ragioni sollevate da artigiani e commercianti. Analoga attenzione alla Camera con tre interrogazioni al premier Prodi durante il question time del 20 giugno. “Ora – commenta il Presidente di Confartigianato Giorgio Guerrini – mi auguro sia possibile rinsaldare con l’Amministrazione finanziaria un clima di reciproca fiducia in materia fiscale, offrendo agli imprenditori quegli elementi di certezza indispensabili per affrontare le sfide dello sviluppo e delle competitività”.

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