24 Ottobre 2007, h. 00:00

“Artigelato”, il marchio del gelato doc

Lo scorso 23 ottobre è stato presentato il marchio privato collettivo “Artigelato”, celebrazione avvenuta nell’ambito del convegno “L’artigianato e le Pmi per una moderna e competitiva produzione agroalimentare, nella qualità e tradizione, ma libera da Ogm”. L’iniziativa, intrapresa da Confartigianato Alimentazione, vuole difendere la tradizione artigianale del gelato italiano, un alimento buono, perché prodotto con tecniche artigiane, ma soprattutto sano, se si considera l’utilizzo di soli ingredienti naturali e non di organismi geneticamente modificati. Con l’introduzione di questo marchio – ha dichiarato Loris Molin Pradel, presidente dei gelatieri di Confartigianato – intendiamo salvaguardare e valorizzare la tradizione dell’arte gelatiera italiana. Elevando, al tempo stesso, il profilo professionale dei gelatieri grazie all’adozione di un disciplinare tecnico di produzione. Il tutto a garanzia dei consumatori”. Infatti, soltanto i gelatieri che rispetteranno le regole indicate dal disciplinare di produzione potranno esporre il marchio e fregiarsi del titolo di testimoni della qualità del gelato artigiano, prodotto soltanto con ingredienti naturali, e non con organismi geneticamente modificati. Non è un caso infatti, che il marchio “Artigelato” sia stato presentato in una delle manifestazioni organizzate dalla Coalizione “ItaliaEuropa – liberi da Ogm”, un movimento di organizzazioni pronte a difendere gli alimenti naturali dalla possibile contaminazione degli ogm. La coalizione, di cui Confartigianato è uno dei maggiori rappresentati, ha iniziato la raccolta di tre milioni di firme per dire no ai cibi nati in laboratorio ed è ormai arrivata a toccare quota 32 componenti, tra associazioni di categoria, ambientalisti, scienziati ed associazioni dei consumatori. Prima della presentazione del marchio “Artigelato”, sono intervenuti al convegno Silvio Bessone, presidente cioccolatieri di Confartigianato, Carlo Magni, docente di Economia agroindustriale alla Sapienza di Roma, Mario Capanna, presidente della Coalizione Liberi da Ogm, Ludger Fischer dell’UEAPME, Guido Tampieri, sottosegretario alle Politiche Agricole, ed i rappresentanti della CNA. E’ stato proprio l’onorevole Tampieri a sottolineare il danno, non solo economico, che l’introduzione di cibi geneticamente modificati potrebbe portare alla nostra tradizione alimentare, basata sulla diversità dei sapori, dei gusti e dei metodi di coltivazione. “Fermare l’inevitabile non si può, anche perché l’inevitabile è la globalizzazione. Tuttavia si può dare ad essa delle regole. L’ogm – ha continuato Tampieri – è una mano di vernice spersonalizzante che elimina le differenze nel nostro settore agroalimentare, filiera che rappresenta il motore competitivo dell’Italia”. Una volta di più sono ancora le piccole e medie imprese a trainare l’intero settore con 80.000 imprese e 240.000 addetti, realizzando quasi il 90% delle specialità della nostra tradizione culinaria. Una tradizione che si basa sulla bontà degli ingredienti, naturali e non ‘coltivati’ in laboratorio, che hanno permesso al Made in Italy alimentare e alle nostre imprese di occupare da sempre un posto privilegiato nel mercato mondiale. Un privilegio che potrebbe diventare immondizia se andassimo a fare spesa in laboratorio, e non più al mercato.

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