6 Marzo 2008, h. 00:00

Confartigianato incontra Veltroni

Le quattro richieste di Confartigianato per “liberare l’impresa” hanno incassato il parere positivo del candidato premier del Partito Democratico, Walter Veltroni, che questa mattina ha incontrato la Giunta esecutiva di Confartigianato riunita nella sede di Roma. Ridurre il peso della burocrazia, ridurre i tempi della giustizia (“i ritardi costano alle imprese 2.3 miliardi di euro”, ha rimarcato il Presidente di Confartigianato Giorgio Guerrini), abbassare la pressione fiscale e semplificare gli adempimenti, liberalizzare i mercati protetti, “sono obiettivi in sintonia con il nostro programma” ha dichiarato il candidato premier. In sintonia con il programma è anche il riconoscimento del ruolo svolto dalle micro e piccole imprese per la crescita economica e per lo sviluppo dell’occupazione, un altro dei punti considerati essenziali dal Presidente di Confartigianato, Giorgio Guerrini. “La struttura dell’Italia – ha spiegato Veltroni – è fatta da quelle persone che la mattina alzano la saracinesca. Persone che tengono su il Paese. L’Italia non è più il paese delle grandi industrie, è tenuta in piedi dalla miriade di piccoli imprenditori. Che producono il 30,8% del valore aggiunto, contro il 20% della media dell’Unione Europea”. Un ruolo di prima grandezza nella crescita del Paese che Guerrini ha evidenziato proponendo anche un secondo dato. “Nel 2006 gli addetti delle piccole e micro imprese sono cresciuti di 517mila unità, mentre nello stesso periodo le imprese medie e grandi ne hanno perso 131mila”. Condivisione anche sulla proposta di Confartigianato di istituire, presso la Presidenza del Consiglio, un’Agenzia per le Micro e Piccole Imprese, che coordini le politiche settoriali sostenendo il punto di vista delle MPI, che valuti l’impatto delle norme sulle MPI, che elabori un rapporto annuale sulle MPI, analogo a quello a quello redatto annualmente dal Presidente degli Stati Uniti. A questo proposito, così si è espresso Walter Veltroni, “chiederemo a Confartigianato di mettere al servizio del Paese risorse umane del vostro mondo per la direzione di questo importante strumento”. Le priorità del Paese, secondo Veltroni, si legano strettamente a quelle delle imprese. “Crescere, crescere, crescere. La crescita è l’emergenza del nostro Paese, perché se non c’è crescita della ricchezza, l’Italia avrà grossi problemi”. Ancora una volta la spinta dovrebbe arrivare dalle PMI. “La scelta riformista dell’innovazione deve essere fatta con grande urgenza: il cambio euro-dollaro continua a crescere. Sale il costo dell’energia e delle materie prime. Bisogna tirare fuori la testa e spingere l’acceleratore. Bisogna fare come le piccole imprese: rischiare e innovare. Senza questo il Paese è fermo: negli ultimi quindici anni la politica si è seduta sul Paese come un enorme elefante. Abbiamo perso 11 punti di Pil”. Per sostenere lo sviluppo delle imprese, Veltroni, oltre alla semplificazione – cavallo di battaglia del leader del PD che ha espresso il desiderio-impegno di un ‘Paese semplice’ – ha proposto alcuni interventi sul piano fiscale: riduzione del numero degli adempimenti e abbassamento generalizzato di almeno un punto della pressione fiscale, una misura, quest’ultima da ottenersi attraverso proporzionali tagli alla spesa pubblica. Ma ancora prima di crescere, le imprese dovrebbero poter nascere. Un problema non da poco che in Italia ha un nome preciso: burocrazia. “Un’impresa in un giorno”. E’ l’impegno di Walter Veltroni, che così ha illustrato la proposta. “Lo Stato è troppo lento. Esige dal cittadino documentazioni che lo Stato ha già. Per aprire un’impresa deve bastare un’autocertificazione. I controlli non vanno fatti a monte ma a valle. Oggi funziona così: ti rendo difficile tutto quello che c’è prima, e poi faccio un condono. L’Italia è uno stato prussiano con chi vuole imprendere, salvo poi chiudere gli occhi quando deve controllare”. Veltroni, nel giorno del rush finale del decreto attuativo della legge delega sulla sicurezza sul lavoro, precisa, poi, un passaggio. “Oltre all’autocertificazione, serve, chiaramente, il rispetto di tutti gli adempimenti previsti dalla legge 626 in tema di sicurezza”. Contro gli infortuni sul lavoro, secondo Veltroni, “occorre aumentare la prevenzione incrementando i livelli di formazione. Questo vale per tutti i lavoratori, ma soprattutto per quelli interinali che oggi hanno un corso di 32 ore. Occorre una formazione continua che accompagni il lavoratore nella sua vita professionale”. Nell’intervento che ha preceduto quello di Veltroni, il Presidente di Confartigianato aveva sottolineato un altro aspetto legato alla prevenzione degli incidenti, non meno importante: il corretto utilizzo dell’avanzo di gestione INAIL. “Se il miliardo di euro di avanzo della gestione separata dell’artigianato fosse impiegato per la prevenzione, e non disperso in mille rivoli, quella sì sarebbe un’azione incisiva. L’artigianato, dal 2000 al 2006, ha ridotto dell’11% gli incidenti sul lavoro. Molto si è fatto. Anche la tragedia di Molfetta dimostra, purtroppo, che i nostri imprenditori condividono l’ambiente di lavoro con i loro dipendenti ”. Sul fronte delle liberalizzazioni, al Presidente Giorgio Guerrini, che nel suo intervento aveva segnalato che queste alla fine avevano colpito solo i ‘piccoli’ e cioè taxisti, parrucchieri, panettieri, e non gli ordini professionali, le banche, le assicurazioni e i servizi pubblici – un concetto rafforzato anche dal Segretario generale di Confartigianato, Cesare Fumagalli – il candidato premier ha risposto. “Condividiamo l’approccio top-down. Serve a poco liberalizzare alcuni ‘piccoli’ se poi non si superano le rendite di posizione dei ‘grandi’. Ad esempio noi vogliamo contrastare l’offensiva delle utilities nel mercato del post –contatore, un’offensiva che in molti casi si configura come un vero e proprio abuso di posizione dominante”. Sul fronte della concertazione, la ricetta è chiara. “Serve un modello di concertazione nuova che ponga al centro la crescita e il tessuto delle PMI. E’ essenziale l’apporto di Confartigianato e delle altre organizzazioni datoriali: non c’è solo Confindustria”.

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