12 Giugno 2008, h. 00:00

ASSEMBLEA 2008 – “Ciò che va bene alla piccola impresa va bene all’Italia tutta intera”.

Alla richiesta del Presidente Giorgio Guerrini, che nel suo discorso di apertura dell’Assemblea generale di Confartigianato ha rivolto alla politica l’appello a “semplificare il Paese”, il Ministro del Lavoro Maurizio Sacconi – intervenuto subito dopo Guerrini – ha risposto garantendo che l’azione del suo dicastero sarà mirata rigorosamente alla semplificazione. O meglio, come l’ha definita il Ministro, alla “deregolazione”. Con l’obiettivo ambizioso di un mercato del lavoro a prova di PMI. “Quello che va bene alle piccole imprese, va bene all’Italia”, ha spiegato Sacconi parafrasando con efficacia una battuta dei tempi della Prima Repubblica. Il Ministro del Lavoro ha indicato che i processi di deregolazione burocratica e fiscale si dispiegheranno in cinque aree: gestione del rapporto di lavoro, regolarizzazione dei rapporti lavorativi, giustizia del lavoro, relazioni industriali, bilateralità. Per Sacconi deregolamentazione significa “rendere più agevole la gestione dei rapporti”, e non “riduzione del livello di tutela dei lavoratori”. “Spesso, ha dichiarato il Ministro, la deregolamentazione è il modo con il quale si realizzano con maggiore efficacia sostanziale le tutele stesse”. Alla sicurezza sul luogo di lavoro il Ministro Sacconi ha dedicato l’apertura dell’intervento. “Mi unisco anche io al pensiero commosso che poco fa il Presidente Guerrini rivolgeva ai famigliari, ai collaboratori dei tanti che ieri sono caduti nel lavoro”. Il Ministro ha proseguito spiegando che bisogna passare rapidamente dalla fase dell’emozione,“che ci vuole orientati a che non si ripetano con tanta intensità le morti sul lavoro”, a quella della ragione, “che deve consentirci di analizzare la causa di questi decessi e di intervenire con azioni tali da permetterci di raggiungere effettivi risultati in termini di numero di persone che cadono nel lavoro o che comunque ricevono danni per la loro salute. Noi dobbiamo essere animati da un approccio per obiettivi. Era un insegnamento di Marco Biagi, che contrapponeva in qualche modo ad un approccio esclusivamente per regole”. Di seguito il testo integrale dell’intervento del Ministro del Lavoro Maurizio Sacconi. – PIU’ REGOLE UGUALE A PIU’ SICUREZZA? – “Le regole servono. Le regole devono essere sostenute anche da sanzioni, ma dobbiamo interrogarci se sia stato sufficiente un approccio prevalentemente per regole e per sanzioni. Dobbiamo interrogarci su quale sia, in particolare, il punto critico, oltre il quale la definizione di ulteriori adempimenti e ulteriori sanzioni non produca proprio l’effetto opposto di distogliere l’imprenditore e gli stessi lavoratori dall’attenzione a tutto ciò che fa sicurezza nell’ambiente di lavoro, rispetto a quell’inevitabile disorientamento che si produce nel momento in cui l’attenzione si rivolge soltanto ai profili di carattere formalistico. Proprio oggi alle 16.30 ci incontreremo per costruire un piano straordinario tra Stato, Regioni, che com’è noto portano larga parte delle responsabilità a riguardo, e le Organizzazioni degli imprenditori e dei lavoratori. Un piano rivolto a prevenire quella grande parte di infortuni che hanno un origine comportamentale, il che significa decidere insieme di investire in prevenzione, formazione, informazione”. – LA CRESCITA MAGGIORE È QUELLA DEL DISAVANZO – “Purtroppo noi viviamo una condizione di emergenza che è insieme economica e sociale. Una condizione che purtroppo non appare congiunturale e che quindi non sollecita risposte di breve periodo o di piccola portata. Noi ci troviamo in una sorta di trappola che rende difficile la crescita. Il Ministro Tremonti ogni tanto scherza sul fatto che l’unica cosa che appare crescere in questo Paese è il disavanzo pubblico, mentre è l’unica cosa che dobbiamo contenere per far crescere tutto ciò che rende la nostra una società attiva, una società competitiva, una società inclusiva, anche perché noi vogliamo una società mobile. E allora noi abbiamo reagito immediatamente a questa emergenza con un primo pacchetto di provvedimenti, ma soprattutto nei prossimi giorni vareremo una manovra di ampia portata rivolta al triennio, una manovra che si realizza in termini anticipati rispetto all’usuale appuntamento di fine settembre con i documenti di bilancio, proprio nella convinzione che occorra da subito promuovere una serie di iniziative rivolte insieme alla crescita, alla stabilità finanziaria alla coesione sociale. Tra queste iniziative voglio segnalarvi soprattutto quelle che hanno lo scopo di liberare l’impresa e di liberare il lavoro”. – IL PAESE DEI “LACCI E LACCIUOLI – “In un Paese nel quale ai tanti atavici vincoli – Guido Carli, con il quale ho avuto la fortuna di collaborare mi ricordava sempre il suo termine “lacci e lacciuoli”- che sono stati accumulati in nome di quella cultura del sospetto che il Presidente Guerrini ha così opportunamente richiamato a tutti, e su questo pesante sedimento di vincoli all’impresa e al lavoro, nel corso del recente biennio molti vincoli ulteriori si sono aggiunti. Voi ne avete citati alcuni. Io non posso non ricordare in questa iper-regolazione burocratica e fiscale che intensivamente è stata prodotta nell’arco di due anni: la generalizzazione del Durc – che pure avevamo avviato soltanto nell’edilizia ove le parti avevano essa richiesto anche perché dotate di strumenti come le Casse Edili che lo potevano erogare con semplicità –; o come l’individuazione di incredibili indici di congruità, una sorta di post moderno imponibile di manodopera, come se cioè lo Stato debba definire quali sono le modalità organizzative con cui si producono beni o servizi; o le dimissioni volontarie in forma scritta su modulo alfanumerico a durata limitata del Ministero del Lavoro. Come se questo fosse il modo giusto di reprimere una fortunatamente limitata patologia che con altri modi deve essere estirpata. Per non dire di tutto quanto avete richiamato prima con riferimento alla fiscalità in termini di impiego della retroattività o – fatemela solo ricordare – la famosa soglia anti riciclaggio dei 100 euro che se non bloccata, a regime ci porta ad una sorta di Stato di polizia fiscale”. – CINQUE AREE DI DEREGOLAMENTAZIONE BUROCRATICA E FISCALE – “Allora io vi segnalo cinque aree di intervento di deregolamentazione burocratica e fiscale soprattutto al lavoro. La deregolamentazione sarà ben più ampia come ben vedrete, ma io voglio limitarmi a quella che più mi compete. “Cinque aree di deregolamentazione, che non vuole in alcun modo ridurre il livello delle tutele, perché non è di questo che discutiamo. Anzi, proprio per le considerazioni che prima facevo a proposito del carattere negativo che a un certo punto possono assumere gli adempimenti e le sanzioni, spesso la deregolamentazione è il modo con il quale si realizzano con maggiore efficacia sostanziale le tutele stesse. Ancora Marco Biagi, fatemelo citare, era solito dirci sempre che nessun incentivo finanziario può compensare un disincentivo normativo, eppure tanto spesso ci si è illusi di produrre ciò. Quindi cinque anni di deregolamentazione”. – PRIMA AREA – Gestione del rapporto di lavoro – “La prima riguarda la gestione stessa del rapporto di lavoro affinché sia più agevole, affinché siamo tutti incoraggiati ad accendere rapporti di lavoro e non invece disincentivati come oggi accade. Da qui la nostra volontà di abrogare la normativa sulle dimissione volontarie, abrogare, sottolineo; della nostra volontà di eliminare il libro matricola e il libro paga per sostituirli con un semplice libro presenze, perché non si possono sommare gli adempimenti nel momento in cui è stata introdotta la comunicazione on-line dell’assunzione, nel giorno che precede l’avvio dell’attività. Questi strumenti si sono rivelati obsoleti. L’abrogazione degli indici di congruità; il superamento di quella disciplina di adempimenti esasperati relativi alla responsabilità solidale tra appaltante e appaltatore che peraltro va ricondott

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