29 Settembre 2008, h. 00:00

Una manovra che libera il lavoro

“Abbiamo passato una stagione nella quale nel nostro Paese il problema dei problemi sembrava quello del lavoro e della sua regolamentazione. In queste ore, invece, siamo tutti appesi alle vicende della finanza mondiale e degli effetti ancora non del tutto esplorati di una delle più gravi crisi finanziarie di tutti i tempi. Potrebbe sembrare che i temi del lavoro, del suo costo, del riflesso sulla competitività delle imprese e della piccola impresa siano perciò lontani. Ma non è così. Per questo motivo, Confartigianato continua con passo sicuro e continuo nella direzione di snellire le normative che ingessano il mercato del lavoro del nostro Paese, per aumentare l’efficienza delle imprese, per ridurre i costi, per sburocratizzare e semplificare l’approccio verso la pubblica amministrazione. Lo stiamo facendo avendo trovato nell’attuale Ministro del Lavoro un interlocutore attento nel momento in cui si costruivano i provvedimenti contenuti nella manovra d’estate. Con i ministeri del Lavoro e della Semplificazione stiamo procedendo ad una revisione ad “alzo zero” della normativa, in sostanza stiamo verificando cosa servirebbe se si dovessero riscrivere le norme da capo”. Con queste parole, il Segretario generale di Confartigianato, Cesare Fumagalli, ha introdotto i lavori del seminario “La Manovra lavoro”, organizzato da Confartigianato lo scorso 18 settembre presso l’Auditorium della sede nazionale. All’incontro, organizzato dalla direzione Relazioni sindacali di Confartigianato per approfondire le nuove normative sul lavoro, hanno partecipato Francesco Natalini, consulente del lavoro, Antonino Cannioto, dirigente Inps, Roberto Chiumento, avvocato esperto in materia fiscale, Paolo Pennesi, direttore generale per l’Attività ispettiva del Ministero del Lavoro, Riccardo Giovani, direttore Relazioni sindacali di Confartigianato, e Michele Tiraboschi, professore di Diritto del lavoro all’Università di Modena e Reggio Emilia e Direttore della Fondazione Marco Biagi. Oggi, al secondo incarico da consulente del Ministero del Lavoro, Michele Tiraboschi rappresenta una delle voci italiane più autorevoli in tema di lavoro. Intervistato a margine dell’incontro organizzato da Confartigianato, uno dei più stretti collaboratori del Ministro Sacconi ha fatto luce su alcune novità di particolare rilevanza per gli imprenditori artigiani. Professor Tiraboschi, quali sono le principali caratteristiche della recente “manovra lavoro”? “Una delle novità più importanti è l’attenzione rivolta ai rapporti di lavoro, per liberarli da burocrazia ed inutili formalismi. E’ una manovra che complessivamente va a favore della piccola impresa, meno attrezzata rispetto ad aziende di maggiori dimensioni per la gestione di una mole di adempimenti poco attenti ai profili sostanziali. Questo significa una grandissima semplificazione nella gestione documentale dei rapporti di lavoro, con l’abrogazione del libro paga e del libro matricola, sostituiti da un più agile libro unico. Abbiamo calcolato, anche in base alle indicazioni delle Associazioni imprenditoriali, che questa misura, da sola, porterà ad un risparmio di circa 4 miliardi di euro. Quindi, senza togliere tutele e garanzie ai lavoratori e agli imprenditori, viene reso più snello ed agevole il profilo della gestione dei rapporti di lavoro sul piano documentale. Un’altra importante novità è l’intervento sui contratti d’apprendistato, decisamente valorizzati con l’adozione di percorsi “su misura” della piccola impresa che, a questo punto, potrà costruire percorsi paralleli a quelli molto farraginosi messi i piedi dalle Regioni attraverso il ruolo fondamentale degli enti bilaterali. Grazie ad una maggiore valorizzazione dell’apprendistato, si è reso agibile anche per la piccola impresa il raccordo con il mondo della scuola e dell’università, addirittura agevolando l’utilizzo dei dottorati di ricerca nelle piccole imprese. Oggi, infatti, è possibile ingaggiare dottori di ricerca ed attivare collaborazioni universitarie con una convenienza reciproca per tutti. Per i dottori di ricerca, e così possono avere una formazione pratica concretamente legata al mondo del lavoro, e per le piccole imprese, messe in condizione di etrare in contatto con i grandi centri di ricerca italiani”. Valorizzare l’apprendistato vuol dire cancellare il divario tra sapere e saper fare. “Sì, e ciò passa attraverso una fortissima semplificazione. Abbiamo constatato che in molte regioni l’apprendistato professionalizzante non è pienamente operativo, o comunque ha rilevanti “ingessature burocratiche”. Si è deciso, laddove gli enti bilaterali vogliono governare questo strumento, che è possibile fare formazione esclusivamente aziendale, che duri anche meno di tre anni e che venga decisa su misura dai contratti collettivi. Oggi è possibile immaginare percorsi più calibrati, con contenuti formativi ridotti ma coerenti con la tipologia di attività lavorativa prevista dal contratto”. La recente manovra lavoro è intervenuta anche sui rapporti di lavoro a tempo determinato. In che maniera? “Con un intervento molto semplice che riconosce in maniera inequivocabile la possibilità di assumere a termine anche per esigenze ordinarie. Il contratto a termine, dunque, non è più visto come un’eccezione da ammettere solo in casi di natura temporanea, ma diventa un contratto con pari dignità rispetto al lavoro a tempo indeterminato. Inoltre, ora può svolgere un importante ruolo di contrasto al lavoro sommerso e all’irregolare”. Lavoro a tempo determinato e lavoro temporaneo, quali sono i risultati della sperimentazione estiva dei cosiddetti “buoni lavoro”? “Dopo la sperimentazione estremamente positiva nelle vendemmie, c’è stato un importantissimo ricorso ai buoni di lavoro. La sperimentazione, inoltre, ci ha permesso di costruire il meccanismo di gestione dei buoni, che ora saranno applicati a tutti i settori e anche in riferimento ad una platea molto ampia. In particolare, sarà possibile utilizzare i buoni lavoro per i giovani avviati in percorsi scolastici ed universitari con meno di 25 anni. E’ questo, quindi, un canale importante per contrastare in maniera decisa il lavoro nero, consentendo al tempo stesso di svolgere lavori di importi significativi, fino a 5mila euro, che diventano 10mila euro per le imprese commerciali”. Una manovra lavoro che ha confermato le promesse del Ministro Sacconi annunciate durante l’Assemblea di Confartigianato. Avete già programmato degli interventi futuri in materia? “Con la manovra lavoro abbiamo lanciato un messaggio rassicurante e dimostrato concretezza. Quello che il Ministro Sacconi aveva annunciato durante la vostra Assemblea è stato realizzato in pochissimi giorni e con norme già operative. A dimostrazione che alle parole vogliamo far seguire i fatti. Questa manovra lavoro porta un messaggio rassicurante anche agli imprenditori. Le nuove norme, infatti, non creano una rivoluzione del quadro delle regole, ma vanno semplicemente a sbloccare passaggi di norme esistenti che hanno creato problemi, contenziosi e difficoltà operative. Gli imprenditori, infatti, hanno una strumentazione normativa collaudata, resa oggi maggiormente fluida e fruibile. Il grandissimo impegno per il futuro, da realizzare in collaborazione con il mondo della piccola impresa ed in particolare con Confartigianato, sarà invece sul versante delle tutele attive degli ammortizzatori, ambito nel quale il Ministro Sacconi ha annunciato una delega, con scadenza fine anno, che mette il sistema degli enti bilaterali come centro dei nuovi ammortizzatori, soprattutto per quanto riguarda la formazione degli operatori professionali. È una vecchia lacuna che va colmata per completare la legge Biagi e che verrà realizzata in un regime di sussidiarietà ed in forte collaborazione con le Associazioni datoriali e con gli enti bilaterali”.

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