30 Ottobre 2009, h. 00:00

Festival di Arezzo, declinare la persona in ogni esperienza

Un confronto sui temi legati all’umanità e alla centralità dell’individuo in una comunità capace di offrire tutte le garanzie sociali di cui la persona ha bisogno è un’ambizione che richiede una vasta gamma di argomenti. Per poter soddisfare la propria ambizione, il Festival della Persona di Confartigianato ha ospitato otto focus group d’approfondimento. Un viaggio attraverso le più importanti tematiche legate alla persona in ciascun campo d’interesse. Dalla letteratura alla rappresentanza del lavoro, dalle politiche sociali a quelle economiche, dall’assistenza sanitaria alla medicina specialistica. Otto gruppi di lavoro organizzati in due fasi distinte del pomeriggio, quattro legati alle forme assistenziali e alla terza età ed altrettanti concentrati sui temi della sanità, del welfare e del credito. Nelle sale del Seminario vescovile, la psicologa e scrittrice Maria Rita Parsi ha sottolineato la funzionalità della famiglia nel percorso di crescita e definizione dell’individuo. “E’ fondamentale che le famiglie abbiano piena coscienza e la massima responsabilità di che cosa significhi mettere al mondo un bambino, crescerlo. Significa radicarlo come un seme in una terra sicura, forte di certezze. Il nostro lavoro parte necessariamente da qui, dai formatori, dalla formazione dei formatori, perché è soltanto in questo modo che la persona potrà finalmente venire fuori”. In assenza di quelle certezze, alla persona viene meno il rapporto con la famiglia, il primo dei rapporti sociali dell’individuo con la propria comunità. “Ci sono problematiche interiori che portano all’emarginazione – ha ribadito Mirella Ricci, geriatra e Vicepresidente della Provincia di Arezzo – Bisogna rimuovere gli ostacoli per avviare una rete sociale di servizi e di assistenza, preoccupandosi di disegnarla a maglie strette. Così facendo potremmo limitare il numero di persone emarginate, isolate innanzitutto da loro stesse”. Assistenza ed attenzione che ogni giorno si traducono con il lavoro delle sedi territoriali del Patronato INAPA, “una risorsa da valorizzare e sostenere”, come ha rivendicato il Direttore del patronato di Confartigianato Persone, Paolo Landi. Tra i temi più discussi tra tutti i focus di lavoro del Festival di Arezzo, c’è sicuramente quello legato alla terza età. Un argomento fondamentale, declinato in ogni suo aspetto. A partire dal decisivo contributo offerto dai nonni alla vita sociale e culturale del nostro Paese. “Nuovi nonni per nuovi nipoti” è l’ultima opera della psicologa e scrittrice Silvia Vegetti Finzi, che proprio nel corso del focus organizzato al Caffè La Torre ha letto molte delle storie e delle testimonianze raccolte nel suo più recente libro. Di esperienze ha parlato anche il prof. Vincenzo Marigliano, geriatra e Direttore del Dipartimento di Scienze dell’Invecchiamento dell’Università Sapienza di Roma. Esperienze raccolte al fianco delle famiglie dei malati di Alzheimer e dei dipartimenti accademici dove si fa ricerca. Da due anni a questa parte, inoltre, il prof. Marigliano è impegnato con l’ANAP Confartigianato Persone, la Croce Rossa Italiana ed una squadra di ricercatori dell’Università Sapienza di Roma nell’organizzazione della giornata nazionale per la lotta all’Alzheimer. Alla vigilia della terza edizione della manifestazione, prevista per la primavera prossima, il prof. Vincenzo Marigliano ha ricordato “l’importanza della famiglia nel sostegno a chi soffre” di questa devastante malattia degenerativa della terza età. “In Italia – ha rilanciato Fabio Menicacci, Segretario dell’ANAP – c’è un pesante deficit nell’offerta assistenziale ai malati di Alzheimer”, un vuoto in termini quantitativi e qualitativi. Sanità e risorse economiche, soprattutto creditizie, sono state le chiavi di lettura dei dibattiti di Pierluigi Rossi, specialista in Medicina preventiva e Scienze dell’alimentazione, Giampietro Pizzo, Vicepresidente della rete creditizia Microfinanza, Carmelo Rigobello, Coordinatore di Confartigianato Persone, e Gianfranco Cerea, docente di Economia pubblica all’Università di Trento. “In Italia c’è bisogno di un punto di rottura con il passato per quanto riguarda il welfare ed i relativi costi di gestione. Costi elevati – ha sottolineato il docente universitario – nel nostro Paese come nel resto d’Europa. Il problema è come utilizzare in maniera efficace ed efficiente queste risorse. Ereditiamo un passato dove le politiche non sono state coniugate in funzione dei tempi, delle mutate esigenze delle famiglie, dei cittadini e dell’andamento economico. L’obiettivo – ha concluso – è ridisegnare tali politiche in maniera funzionale ai nuovi contesti”.

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