22 Giugno 2010, h. 00:00

Il mercato indiano per guardare oltre la crisi

<i>“AAA – Primaria organizzazione dell’artigianato cerca piccole imprese del sistema moda pronte ad affrontare nuove sfide su mercati internazionali. Astenersi perditempo”. </i> Non è ancora un annuncio ufficiale ma a breve potrebbe esserlo davvero. Con una missione esplorativa dei delegati di Confartigianato Moda per l’Internazionalizzazione in India, a fine maggio si è conclusa la fase preparatoria di un progetto realizzato in collaborazione con l’ICE che punta a sostenere le piccole imprese del fashion che vogliono reagire alla crisi cooperando o facendo affari sul mercato indiano, uno dei più dinamici del mondo, per velocità di crescita secondo solo alla Cina. Identificare fornitori di filati, tessuti, pelli, e possibili partner per la realizzazione congiunta di produzioni sono solo alcuni degli obiettivi della missione che ha toccato Bombay, Calcutta, Delhi. Per saperne di più sulle prospettive aperte dal progetto confederale abbiamo sentito Stefano Stenta, dirigente di Confartigianato Moda che ha partecipato alla missione. <i>“Il primo obiettivo del progetto – spiega Stenta – era rendersi conto di quali sono le realtà organizzative e industriali nel campo del fashion, nei paesi considerati emergenti, ovvero India, Cina, Brasile. Quest’anno il focus è stato proprio dedicato all’India. Stiamo cercando di conoscere meglio i nostri concorrenti nell’ambito delle produzioni, ma anche le opportunità che questi paesi possono offrire alle nostre aziende”.</i> Domanda: Quale realtà avete trovato in India? <i>“Una realtà sicuramente molto diversa dalla nostra con due fortissime connotazioni. Dal punto di vista sociale, dei forti disagi, da quello imprenditoriale, delle organizzazioni aziendali da un certo punto di vista primitive che convivono con realtà produttive e contesti assolutamente all’avanguardia, molto ben organizzati e con capacità tecniche assolutamente competitive a livello mondiale”.</i> D. Qual è il possibile punto di contatto tra le piccole imprese italiane e la grande produzione indiana? <i>R.“ Abbiamo rilevato da parte degli imprenditori indiani un grande interesse e una grande disponibilità. Interesse, perché anche loro hanno un problema con la concorrenza cinese, inoltre hanno un gap tecnologico da risolvere, un gap tecnico, di know how manuale che molto probabilmente le nostre piccole imprese sono in grado di coprire. Dal nostro punto di vista si tratta di capire quale azienda e quale imprenditore tipo potrebbero essere interessati a business ed eventuali partnership, e successivamente come arrivarci”. </i> D. Quali sono i prerequisiti essenziali che devono avere le piccole imprese che vogliono candidarsi al progetto di internazionalizzazione? <I>R. Ci sono delle conoscenze minime necessarie, non solo linguistiche – padronanza dell’inglese – ma anche nelle dinamiche dell’import-export: contrattualistica internazionale, business plan, tutte cose che non sono dietro un angolo per le nostre aziende. Per questo sono necessari percorsi guidati, come questo realizzato da Confartigianato, per consentire a piccoli gruppi di aziende di esplorare nuove aree di business”.</i>

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