27 Marzo 2012, h. 00:00

Il Ponte di Rialto torna all’antico splendore grazie agli artigiani veneziani

“Gli artigiani adottano Rialto e rimettono in sesto la balaustra più disastrata del ponte”. Con queste parole, che lasciano davvero poco spazio all’immaginazione, il Corriere del Veneto annunciava la collaborazione tra Confartigianato Venezia ed il Consorzio dei tajapiera restauratori per il recupero di una parte del Ponte di Rialto. “Noi vorremmo che alla fine, oltre ad un intervento di restauro realizzato a regola d’arte, eseguito nel rispetto non soltanto filologico, ma anche tecnico, delle strutture e delle lavorazioni tradizionali, rimanesse anche il messaggio di una categoria che non vuole sparire dalla laguna veneziana, ma che vuole consolidarsi sempre di più”, ha spiegato Gianni De Checchi, direttore di Confartigianato Venezia. Un’iniziativa che conferma l’impegno dell’associazione veneziana nel conservare vive le tante eccellenze artigiane della laguna. Dopo i merletti di Burano, lo stucco marmorino, il vetro di Murano e l’arte dei maestri d’ascia, Confartigianato è scesa in campo per rilanciare la tradizionale scuola degli artigiani della pietra. “ Venezia deve proteggere come un tesoro le proprie attività artigianali, non può perderle o disperderle con il passare degli anni e con l’evoluzione del mercato”, ha rilanciato De Checchi. Per farlo, Confartigianato Venezia è intervenuta in prima persona nel recupero di un simbolo della città, quel ponte che taglia in due il Canal grande ma che, insieme al ponte dell’Accademia e al ponte della Costituzione, rischia di perdersi tra le acque della laguna. Tecnicamente, il restauro della balaustra ha permesso di ristabilire le colonne perse negli anni e di ripulire quelle rimanenti, riconsegnandole ai materiali originali, la pietra d’Istria ed il piombo. “Una volta che abbiamo riconsolidato l’intera struttura, grazie alla ricostruzione dei singoli elementi fratturati, procederemo ad inserire nuovamente il piombo fra i vari conci strutturali. Pietra e piombo, infatti, sono gli elementi necessari per poter ridonare l’elasticità alla struttura, proprio come fatto in passato”, ha spiegato il presidente del Consorzio dei tajapiera restauratori veneziani, Giovanni Giusto. Il Ponte di Rialto è soltanto l’ultima meraviglia deturpata nella sua bellezza dall’incuria e dalla mancanza di fondi pubblici per recuperarla. Un problema comune a tante bellezze tricolori, da Pompei a Venezia, passando per il Colosseo. Ma c’è un altro particolare che accomuna il Ponte di Rialto con l’Anfiteatro Flavio di Roma: la promessa dei grandi nomi dell’industria italiana nel recupero di questi monumenti. Se a Roma si è mosso Della Valle, a Venezia è stato Renzo Rosso a promettere il finanziamento del restauro di Rialto. Ma mentre quelle degli industriali, ad oggi, sono soltanto promesse e belle parole, gli artigiani si sono rimboccati le maniche mettendosi subito a lavorare, forti di un sapere fare che sta soltanto nella testa e nelle mani di un artigiano.

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