8 Gennaio 2013, h. 00:00

Nell’anno più duro della crisi, dai Confidi 6,6 miliardi di garanzie

Le difficoltà che hanno riguardato il sistema economico e quello bancario del nostro Paese, si sono estese nell’ultimo anno anche al sistema dei Consorzi fidi dell’artigianato, che ha archiviato un 2011 tutt’altro che facile, trend che prosegue anche nei primi sei mesi del 2012. Crescono le sofferenze, peggiora il profilo di rischio, aumentano le difficoltà nell’accedere al sostegno pubblico, il tutto collegato a un calo dell’operatività e alla conseguente minor redditività del sistema. Un quadro fosco che pone molti interrogativi circa la sostenibilità futura del sistema di garanzia mutualistica che rappresenta il principale strumento per favorire l’accesso al credito di artigiani e piccole imprese. “E’ proprio il modello delle micro e piccole imprese che sta soffrendo particolarmente – spiega il presidente di Fedart Fidi, Fabio Petri – e di conseguenza anche i Consorzi fidi che non hanno mai fatto mancare il loro sostegno ai piccoli imprenditori, neppure nelle fasi più profonde della crisi, in particolar modo nel 2009 e 2010. L’aumento delle sofferenze che stiamo registrando deriva proprio dallo sforzo fatto dai Confidi per tenere insieme il sistema”. Nel 2011 i Confidi hanno erogato 6,6 miliardi di garanzie complessive, in leggera flessione rispetto ai 6,8 miliardi del 2010, dovuta in parte alle mancate erogazioni dei corrispondenti finanziamenti da parte delle banche. Nonostante la garanzia dei Confidi, infatti, solo i due terzi delle garanzie si sono tradotti in prestiti. I numeri dell’attività dei 133 Confidi artigiani che associano oltre 700.000 imprese è contenuta nella sedicesima edizione della ricerca presentata a Roma da Fedart Fidi, la Federazione unitaria dei Consorzi e Cooperative Artigiane di garanzia promossa da Confartigianato, CNA e Casartigiani. I dati confermano il ruolo chiave svolto dall’inizio della crisi dai Confidi quale «ammortizzatore sociale» per le imprese. Una situazione che ha reso più fragile le strutture, da qui la necessità di adeguare il sistema al mutato panorama economico. Lo rimarca il Segretario generale di Confartigianato Cesare Fumagalli. “Il ruolo della garanzia – sottolinea Fumagalli – è diventato di straordinaria attualità. Lo strumento ha però anche necessità di essere adeguato. I temi della controgaranzia e il ruolo del fondo centrale pubblico che offre ponderazione zero impongono anche una riconsiderazione dei confidi. Sottolineo su questo la funzione insostituibile di ultimo miglio nel percorso tra banca e impresa”. Una funzione a cui le banche, pure i colossi globalizzati del credito del calibro di UniCredit, non intendono rinunciare. Anche nel difficile 2011 i Confidi hanno confermato di saper leggere i dati reali delle imprese: il tasso di sofferenza è salito di un 1,7 punti toccando il 6,3%, ma rimane sensibilmente inferiore a quello registrato dal sistema bancario (10,9%, in aumento del 2,2%). “Aldilà di quello che è il valore reale della garanzia – osserva Gabriele Piccini, Country Chairman di UniCredit in Italia – il grande valore che ci danno i Confidi è la conoscenza che hanno del tessuto locale. Su tutti i territori, su tanti microsettori legati alla piccola azienda, loro possono darci quelle informazioni qualitative che ci consentono di fare meglio il credito. E noi di questa peculiarità non vogliamo privarci”.

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