15 Aprile 2013, h. 00:00

Il decreto salda debiti va migliorato, Rete Imprese Italia incontra PD e PDL

Con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale avvenuta l’8 aprile, il Governo ha messo nero su bianco il percorso a tappe per aggredire i circa 90 miliardi di debiti accumulati dalla pubblica amministrazione nei confronti delle aziende. Vediamo cosa prevede il Decreto. Entro quest’anno le amministrazioni pubbliche salderanno ai loro creditori arretrati per 20 miliardi, altri 20 sono attesi nel 2014. I comuni e le province che hanno soldi in cassa e sono iscritti alla piattaforma telematica delle certificazioni possono pagare subito fino al tetto complessivo di 5 miliardi, e alcuni hanno già iniziato a farlo. Chi, comprese regioni e Asl, non ha liquidità potrà chiedere prestiti al Ministero dell’Economia fino al 30 aprile, avvalendosi del fondo da 26 miliardi costituito per tale scopo. A questo proposito, il Ministro Vittorio Grilli ha già firmato il decreto che iscrive a bilancio la prima tranche da 10 miliardi per finanziare il fondo. Entro fine giugno tutte le amministrazioni pubbliche dovranno comunicare il piano dei pagamenti alle imprese. L’ultima versione del provvedimento ha recepito molte osservazioni delle imprese, in particolare, i pagamenti saranno evasi seguendo precise priorità: prima le aziende poi le banche, precedenza alle fatture più vecchie. Dal testo finale scompare l’obbligo per le imprese di certificare i propri crediti e arrivano sanzioni per le i dirigenti pubblici che ritardano le procedure di pagamento. Veniamo alle note dolenti: serviranno ben 36 provvedimenti attuativi per far decollare i pagamenti. “L’impianto non ci convince – spiega il Segretario generale di Confartigianato, Cesare Fumagalli – perché è ancora tutto visto dalla parte del debitore della pubblica amministrazione. Il decreto norma minuziosamente tutti i rapporti fra i comuni, le province, le regioni, lo Stato, le amministrazioni centrali dello Stato, nulla dice da parte delle imprese, la parte che ci preoccupa ed è l’obiezione che noi muoviamo. Non crediamo all’interesse del debitore a pagare, ci convince molto di più se la palla viene data dal testo normativo alle imprese che devono riscuotere”. A poche ore dal disco verde di Palazzo Chigi, il Parlamento ha iniziato a lavorare alle possibili modifiche da apportare al decreto, in vista del voto finale previsto per i primi di maggio. Il percorso parlamentare non si preannuncia facile: passata l’euforia delle prime ore partiti e forze sociali chiedono correzioni. Rete Imprese Italia in un giro di incontri con i parlamentari del PD e PDL ha sollecitato procedure più scorrevoli, in particolare, come proposto da Confartigianato, attribuendo un ruolo attivo alle imprese attraverso il potenziamento del meccanismo di compensazione tra i debiti degli enti pubblici verso le imprese e i debiti fiscali e contributivi delle imprese verso lo Stato. Il meccanismo è già presente nel decreto, ma con troppi paletti e solo a partire da 2014. “Vogliamo essere certi – sottolinea Cesare Fumagallli – che questi 20 miliardi possano davvero essere pagati nel 2013, e magari riuscire a fare anticipare al 2013 anche i secondi 20 miliardi per ora previsti nel 2014. Ma la nostra priorità è rendere effettivi i pagamenti. Sarebbe davvero la prima manovra di sviluppo che si fa da molti, molti anni”.

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