3 Marzo 2015, h. 16:46

Scuola-lavoro: Svizzera batte Italia 10 a 1. Video inchiesta di Confartigianato Varese

alternanza_nuovoIl Governo Renzi prova a migliorare il rapporto scuola-lavoro. Proprio oggi, infatti, il Consiglio dei Ministri presenta provvedimenti sulla scuola che, tra l’altro, puntano ad innalzare a 400 il numero di ore di formazione on the job nell’ultimo triennio degli istituti tecnici e professionali. C’è da sperare che le buone intenzioni dell’Esecutivo vadano in porto perché, fra i tanti gap italiani, quello tra la scuola, le imprese e il mondo del lavoro è uno dei più vasti e profondi. Lo dicono le cifre dell’Ufficio studi di Confartigianato: i ragazzi under 29 né occupati né inseriti in percorsi scolastici o formativi, i cosiddetti Neet, sono 2.434.700. Il tasso di disoccupazione dei giovani tra 15 e 24 anni è pari al 43,9%. E i giovani under 25 impegnati in attività di formazione e di lavoro sono il 63,7% del totale dei loro coetanei. In Italia ogni 100 giovani tra 15 e 24 anni che sono in formazione, solo il 3,5% è occupato, un valore ben lontano dalla media del 20,4% dell’Ue a 28.
A rincarare la dose nel confronto negativo tra l’Italia e gli altri Paesi europei arriva un’indagine di Confartigianato Imprese Varese che ha messo in luce quanto avviene al di là del confine, a pochi chilometri dal capoluogo lombardo. Se l’8,7% degli studenti italiani passa in azienda appena 15 giorni all’anno, in Canton Ticino i giorni salgono a 150 e il numero degli apprendisti arriva a 240.000 in tutta la Svizzera. In pratica, tanti quanti ce ne sono in Italia. Risultato: oltreconfine la disoccupazione giovanile è al 3,3% mentre da noi tocca il 44%.
Sul tema dell’alternanza scuola-lavoro Confartigianato Varese ha realizzato una video inchiesta (Clicca QUI per vederla), la prima nel suo genere, per capire le ragioni delle differenze tra Italia e Svizzera e puntare i riflettori sulla situazione di Varese, l’undicesima provincia più produttiva d’Europa.
Con la sua indagine, Confartigianato Varese ha dato voce ai diretti interessati, coinvolgendo direttamente scuole, giovani apprendisti, centri di formazione, imprenditori ed economisti tra Italia e Svizzera. Ne è uscito un quadro che fa risaltare tutte le contraddizioni del nostro Paese che vuole scommettere sulle imprese e sui giovani ma che, poi, tra laboratori obsoleti e barriere normative, non riesce ad offrire né alle prime e né ai secondi una marcia in più.
Da noi, il Ministero dell’Università e il Ministero del Lavoro non si parlano e non puntano allo stesso obiettivo di preparare i giovani all’inserimento in azienda. Poi le norme sono complesse e le famiglie, forse, credono ancora poco in quel principio che guida, invece, la Confederazione Elvetica dal 1904: è il mondo del lavoro a dettare il contenuto della formazione professionale, non lo Stato. Così l’azienda fa lavorare il giovane per insegnargli un lavoro e dargli un futuro; non gli insegna a lavorare.
Questione di vedute, ma l’Italia, nell’alternanza scuola-lavoro, rischia di essere anacronistica ancor prima di averci provato. Solo in provincia di Varese le imprese artigiane sono più di 20.000 (su un totale di oltre 60.000) e rappresentano il bacino ideale per pescare negli istituti tecnici. Ma se la situazione è questa, come si prepara uno studente al mondo delle imprese 2.0?
Il futuro è nelle nostre mani; anche in quelle di alcuni docenti che hanno deciso, proprio in provincia di Varese, di bussare alla porta di alcune imprese per potersi dotare di strumenti al passo con i tempi. E così è nata la casa domotica all’Isis Ponti di Gallarate, istituto all’avanguardia che alle imprese non solo ha chiesto materiali e dispositivi ma anche la disponibilità della formazione direttamente in azienda.
“A muoversi in altra direzione è Confartigianato Varese che a breve – spiega Davide Galli, Presidente di Confartigianato provinciale – dovrebbe definire un accordo con i sindacati del nostro territorio per promuovere nelle imprese l’apprendistato di I e III livello (per la qualifica e alta formazione) e aiutarle a sbrigare la complessità delle procedure. D’altronde l’Associazione varesina ha sempre creduto nel sistema duale, dove la formazione sul lavoro effettuata in azienda si coniuga con l’istruzione professionale svolta a scuola. L’obiettivo finale è la crescita umana e professionale dell’apprendista secondo quanto chiedono le imprese. In piccolo, un nostro modello svizzero”.

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