5 Ottobre 2015, h. 17:41

Arriva la norma contro le truffe del finto pane fresco

Quante volte, al supermercato, abbiamo allungato la mano verso una baguette, incellofanata, ma ancora calda di forno, attratti dal profumo e ammaliati dalla doratura della crosta. Distratti dagli occhi e dal naso non ci siamo posti la domanda essenziale: oltre ad essere ghiotta e profumata, la baguette sarà pure fresca?

Ma d’altra parte, se il pane è caldo è perché è fresco. No? No, appunto.

Il pane può infatti essere fresco ma anche precotto, surgelato e poi riscaldato, e questo l’etichetta non ce lo dice. Il finto pane fresco è proprio la specialità dei grandi magazzini. L’impasto viene realizzato chissà quando, in alcuni casi di truffe accertati dai Nas si parla di anni, e chissà dove, spesso in Romania o Bulgaria, ma anche in Spagna e Germania.

Chiaramente non si può generalizzare, nella maggior parte dei casi la grande distribuzione non mette in atto condotte scorrette ma si attiene a quanto previsto dalle leggi in materia.

Il nodo è proprio questo. Finora l’Italia, paese che più di ogni altro sforna pani unici per qualità e tipicità, non aveva una legge che mettesse i consumatori al riparo da questo tipo di raggiro. Finalmente questa legge c’ė. Lo ha annunciato il sottosegretario allo Sviluppo economico Simona Vìcari, al termine della Conferenza Stato Regioni che ha licenziato una norma, in via di pubblicazione, che mette un punto fisso alla vicenda, ponendo precisi paletti all’uso delle definizioni “pane fresco” e “panifico”, e prevedendo la dicitura  “pane a durabilità programmata ” per il pane che fresco non è.

Il Presidente dei Panificatori di Confartigianato, Enzo Mengoni, plaude al varo di questa misura.

“Con questo provvedimento – spiega -, il consumatore potrà finalmente sapere se il pane che sta acquistando è italiano o straniero, oppure se è congelato, precotto o conservato in ambiente modificato. In sostanza, il consumatore avrà tutte le informazioni necessarie per effettuare scelte consapevoli. Il pane artigiano ha determinate caratteristiche qualitative, organolettiche e di prezzo, quello industriale ne ha altre. Le informazioni contenute nell’etichetta potranno aiutare nella scelta”.

Confartigianato si batteva da nove anni per l’attuazione di questa norma che era stata stralciata dal pacchetto di liberalizzazioni dell’ex ministro Bersani. Ma è da metà degli anni ’90 che la Confederazione lotta per ottenere un provvedimento a tutela dei consumatori, che ora potranno operare scelte consapevoli, e dei produttori artigiani, che non dovranno più subire la concorrenza sleale che si è verificata fino ad oggi sul mercato.

Dopo aver ottenuto l’approvazione di norme regionali a difesa del pane artigianale in Friuli, Toscana, Veneto e Lombardia, Confartigianato taglia oggi il traguardo più importante.

Ma non bisogna abbassare la guardia. Occorre adesso vigilare che la legge venga rispettata e che sullo stesso scaffale non finiscano, nuovamente insieme, il pane fresco e quello precotto.

“Questo è proprio il rischio che va evitato. Esiste già l’obbligo di separare nettamente, negli spazi di vendita, il pane fresco da quello con caratteristiche differenti, ma tale obbligo viene troppo spesso aggirato. Abbiamo chiesto al Ministero dello Sviluppo Economico di intensificare i controlli, perché è inutile fare una nuove legge se nessuno sovrintende alla sua concreta applicazione” conclude il Presidente dei Panificatori di Confartigianato, Enzo Mengoni.

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