14 Dicembre 2015, h. 12:47

FISCO – Imu e Tasi più pesanti per le imprese di Umbria e Lucca

Imu e Tasi sugli immobili produttivi dividono l’Italia degli imprenditori. Il fisco colpisce capannoni, laboratori, strumenti di lavoro con una ‘giungla’ di aliquote diverse. Le più penalizzate sono le aziende dell’Umbria che, tra Imu e Tasi, subiscono un’aliquota del 10,34 per mille. Il trattamento migliore va invece alle imprese della Val d’Aosta che pagano un’aliquota dell’8,16 per mille.

In vista della scadenza dei pagamenti di Imu e Tasi, Confartigianato ha ‘fotografato’ il peso della tassazione immobiliare sulle imprese e ha tracciato una mappa delle aliquote di Imu e Tasi applicate dai Comuni italiani sugli immobili produttivi delle imprese.

Il rapporto della Confederazione mostra che per gli imprenditori l’aliquota media, tra Imu e Tasi,  è del 9,97 per mille, molto vicina a quella delle seconde case. Risultato: sugli immobili produttivi (capannoni, laboratori, strumenti di lavoro) i piccoli imprenditori pagano, in media, a testa 3.357 euro l’anno. Ma a far lievitare del 27,3% questa somma è la deducibilità solo del 20% dell’IMU dal reddito d’impresa e la totale indeducibilità dalla base imponibile IRAP. Quindi, oltre ad essere tassati con un’aliquota prossima a quella delle case di lusso, sugli immobili produttivi delle piccole imprese grava una sorta di ‘tassa sulla tassa’ pari a circa 1,4 miliardi di euro.

La classifica regionale della pressione fiscale sugli immobili produttivi vede il primato negativo dell’Umbria al quale si affiancano quelli della Campania, dove le aliquote di Imu e Tasi pesano per il 10,19 per mille, e della Sicilia con un’aliquota del 10,16 per mille.

Decisamente più conveniente possedere un capannone, oltre che in Valle d’Aosta, in Friuli Venezia Giulia (8,64 per mille) e in Sardegna (9,05 per mille).

La forbice delle aliquote di Imu e Tasi si apre anche tra i Comuni: gli imprenditori più tartassati sono quelli di Lucca (10,57 per mille), di Terni (10,54 per mille) e di Rieti (10,45 per mille). Al capo opposto della classifica, il fisco è più clemente con i loro colleghi di Aosta, che su laboratori e capannoni pagano l’aliquota più bassa: 8,16 per mille. Li seguono a breve distanza gli imprenditori dell’Ogliastra (8,19 per mille) e di Oristano (8,25 per mille).

Nel 2014, tra Imu e Tasi, gli italiani hanno versato allo Stato 24,7 miliardi di euro. Tra il 2011 e lo scorso anno il prelievo fiscale sugli immobili è aumentato di 14,8 miliardi.

“Sui nostri laboratori, macchinari, capannoni – sottolinea Giorgio Merletti, Presidente di Confartigianato – si concentra un prelievo fiscale sempre più forte, aggravato dalle complicazioni derivanti dalla giungla di aliquote diverse. Che fine ha fatto l’annunciata riforma della tassazione immobiliare all’insegna della semplificazione e della riduzione delle aliquote? Si metta mano subito alla detassazione degli immobili produttivi (capannoni, laboratori, macchinari, attrezzature) che non possono essere considerati alla stregua delle seconde case.  Per noi i capannoni sono strumenti di lavoro, non beni di lusso!”

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