11 Luglio 2016, h. 13:07

STUDI – Riforma oneri che valgono 0,8 punti di PIL; oneri e accise pesano per il 47,7% della bolletta di una MPI tipo.  Con traslazione su fiscalità generale del 75% degli squilibrio in 10 anni si annullerebbe il gap di prezzo Italia-Eurozona

In queste settimane è in discussione la riforma degli oneri generali di sistema pagati dalle imprese – attuata dall’Autorità per l’energia in applicazione della legge 21/2016 che converte il decreto Milleproroghe varato a dicembre 2015 – che riguarda un prelievo complessivo per le utenze non domestiche del valore di 12,6 miliardi di euro, pari allo 0,8% del PIL e che rappresenta i tre quarti (76,1%) dell’intero gettito per oneri. La componente per oneri ha registrato una tumultuosa crescita, con un tasso di incremento  del 16,4% all’anno tra il 2009 e il 2016. Come è noto l’incremento è stato prevalentemente determinato dalla componente che finanzia le fonti rinnovabili: il 92% della crescita degli oneri, infatti, è determinata dall’incremento della componente A3. E’ anche a fronte di questa dinamica che, secondo l’ultima comparazione internazionale resa disponibile da Eurostat, l’Italia nel 2014 registra una quota di energia da fonti rinnovabili del 17,1%, di oltre un punto superiore al 16,0% della media UE e raggiungendo il target del 17% previsto per il 2020.

Gli oneri di sistema rappresentano la componente più pesante della bolletta elettrica di una piccola impresa: secondo l’ultima rilevazione dell’Indice Confartigianato del costo dell’energia elettrica per una micro-piccola impresa tipo (MPI) la quota degli oneri e accise sulla bolletta elettrica è al 47,7% del costo totale e, complice la discesa delle componente energia, tale quota raggiunge il massimo storico e sopravanza il 27,2% della quota energia e il 25,1% della quota relativa a dispacciamento e servizi di rete.

Prendo a riferimento il segmento del mercato elettrico della MPI esaminata si osserva che le utenze non domestiche in bassa tensione rappresentano un terzo (33,8%) della domanda elettrica delle imprese ma pagano quasi la metà (46,3% del totale) degli oneri generali di sistema riferito alle utenze non domestiche delineando una marcata regressività dell’attuale sistema di prelievo degli oneri. Incrociando i dati del Documento di consultazione con la struttura del mercato elettrico desumibile dalla Relazione annuale 2016 si rileva che una piccola impresa in bassa tensione attualmente paga una tariffa al kWh per oneri generali di sistema che è 3,0 volte quella pagata da una grande impresa in alta tensione.

Mentre l’attuale configurazione degli oneri generali di sistema determina un prelievo focalizzato sulla componente variabile, con una parte fissa unicamente legata al punto di prelievo e non alla potenza impegnata, le ipotesi prese in esame nella Documento di consultazione proposto dall’Autorità per la riforma della struttura tariffaria degli oneri generali di sistema per clienti non domestici modulano il prelievo secondo diverse tariffe per punto di prelievo (componente fissa), per potenza impegnata e per energia prelevata. L’applicazione delle ipotesi di riforma ad un profilo tipo che presenta un numero di ore equivalenti di utilizzo (rapporto tra consumo e potenza impegnata) relativamente basso, in quattro casi su cinque incrementa il costo, e in alcuni casi in modo particolarmente accentuato.

L’analisi delle ipotesi proposte nel Documento di consultazione svolta con il settore Mercato Energia e Utilities di Confartigianato evidenzia che per la micro e piccola impresa tipo dell’Indice Confartigianato – che presenta un rapporto tra consumo e potenza più basso della media, connesso alla necessità di maggiore disponibilità di potenza tipica dei processi produttivi ad elevata flessibilità delle imprese di minore dimensione – si osserva una invarianza di costo in una sola ipotesi mentre si registra una progressiva crescita che arriva al 12,1% del costo dell’energia elettrica nella ipotesi che riflette la struttura tariffaria applicata ai servizi di rete (ipotesi A nel Documento) e che porterebbe il costo misurato dall’Indice Confartigianato a superare del 2,1% il massimo del IV trimestre 2014, di fatto annullando l’effetto congiunto della riduzione del costo del ‘Taglia bollette’ e del ribasso del prezzo dell’elettricità. Anche l’applicazione dell’ipotesi che introduce una correzione del 25% in funzione del consumo (denominata B1 nel Documento) porterebbe l’indice del costo vicino ai livelli massimi.  L’analisi della distribuzione del gettito degli oneri evidenzia che nella prima ipotesi la quota pagata dalle utenze in bassa tensione si alzerebbe di 10,9 punti percentuali (equivalente a 1,4 miliardi di euro su un gettito di 12,6 miliardi di euro), e nella seconda di 5,3 punti (che a parità di gettito vale circa 700 milioni di euro) ampliando ulteriormente il divario di costo unitario per oneri pagato da una bassa tensione rispetto ai grandi consumatori.

L’ipotesi che introduce un fattore di correzione del 50% della distribuzione degli oneri secondo il prelievo dei servizi di rete (B2 nel Documento) appare più neutrale per le imprese in bassa tensione mentre risultano più favorevoli le rimanenti due ipotesi e nel dettaglio quella che applica la correzione del 75% (ipotesi B3) e quelle che differenzia gli oneri che incentivano le rinnovabili generebbe un maggiore risparmio.

Infine va segnalato che a fronte del peso crescente degli oneri sul costo dell’energia elettrica, nella presentazione della Relazione annuale il Presidente dell’Autorità Bortoni ha indicato di affrontare la riforma degli oneri generali di sistema “prendendo in considerazione il trasferimento, anche parziale, del fabbisogno annuale su voci di fiscalità generale, a garanzia della maggiore sostenibilità economica della bolletta elettrica” (pag. 8 presentazione Presidente Bortoni). La proposta è interessante e una attuazione concreta potrebbe correggere la regressività del prelievo degli oneri. In una ipotesi di scuola che trasla nell’arco di dieci anni sulla fiscalità generale il 75% del divario del prelievo a kWh esistente tra le diverse tipologie di utenze, generando un impegno sul bilancio pubblico di circa 500 milioni di euro all’anno, a regime il costo dell’energia elettrica di una micro impresa tipo si ridurrebbe del 21,2% pressoché azzerando l’attuale divario del 29,8% rispetto alla media dell’eurozona.

L’analisi dell’impatto delle ipotesi di riforma verrà proposta nel prossima edizione dell’Indice Confartigianato del costo energia elettrica di una MPI in maggiore tutela relativa al III trimestre 2016, in uscita questo mese. Clicca qui per scaricare l’edizione relativa al II trimestre 2016.

 

 

Allocazione del gettito oneri per tipologia di utenza e per ipotesi di riforma

(Composizione % e differenze rispetto attuale – Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Aeegsi)

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L’impatto su MPI tipo Indice Confartigianato delle 5 ipotesi di riforma degli oneri

(I trim. 2016-euro, gap assoluto e %. Tariffa di riferimento “Altre utenze in bassa tensione con potenza disponibile>16,5 kW” (BTA6)

 

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Composizione del costo annualizzato dell’energia elettrica per Micro-piccola impresa (MPI) tipo

(II trim. 2013-II trim. 2016 – % sul totale – profilo impresa con pot. impegnata di 45kW e cons. annuo 60 MWh – Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Aeegs)
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