27 Novembre 2018, h. 17:52

STUDI – 1,5 milioni di lavoratori indipendenti sono in rete. Per il 62% condivisione di lavoro e clienti, per il 30% scambio di conoscenze e per il 7% condivisione degli spazi

Il lavoro in rete interessa in modo particolare le imprese e i lavoratori autonomi. All’interno delle reti le imprese scambiano, condividono e cooperano, consolidando la fiducia e la reputazione, sia all’interno che all’esterno della rete.

Le reti si differenziano per configurazione e livello di formalizzazione; una forma specifica della collaborazione tra imprese è costituita dal contratto di rete, ed è stata esaminata in una nostra precedente analisi.

La tematica del lavoro in rete tocca in particolare i lavoratori indipendenti che tramite questo sistema di relazioni possono scambiarsi e condividere know-how, informazioni e risorse e cooperare. Un approfondimento sulla propensione dei lavoratori indipendenti a lavorare in rete è stato condotto relativamente al II trimestre del 2017 in Istat (2018a) e indica che la metà degli indipendenti – al netto dei coadiuvanti familiari – (53,9%) lavora da solo mentre il 29,8% lavora in rete ed il restante 16,3% non lavora in rete, ma ha dei soci. Nel dettaglio sono 1.508 mila gli indipendenti che lavorano in rete ed il 62,4%, pari a 941 mila persone, lo fa per condividere lavoro e clienti, il 30,2%, pari a 455 mila persone, per scambiarsi conoscenze ed il restante 7,4%, pari a 112 mila persone, per condividere spazi come si fa ad esempio nel cosiddetto coworking.

In particolare per quanto riguarda l’età la maggior propensione degli indipendenti a partecipare ad una rete si rintraccia per quelli che hanno tra 35 e 49 anni (32,6%), seguiti dai giovani under 35 (29,2%) mentre le persone con 50 anni ed oltre sono quelle con una propensione più contenuta (27,4%).

A livello territoriale la maggior quota di indipendenti in rete è quella osservata nel Nord (33,8%), seguito dal Centro (31,4%) e – con una quota di 8 punti percentuali sotto la media – dal Mezzogiorno.

Netta la correlazione tra propensione alla collaborazione e il livello di titolo di studio: oltre 4 indipendenti con la laurea o un titolo superiore su 10 (44,7%) partecipano ad una rete; a seguire i diplomati (28,2%) e le persone che hanno al massimo la licenza media (20,0%).

Imprenditori e lavoratori autonomi che svolgono una professione qualificata e tecnica mostrano una propensione a fare rete del 41,7%, quattro volte quella dei dipendenti che non sono qualificati (10,6%). Per quanto riguarda le figure professionali si registra una leggera maggior propensione alla rete per gli indipendenti senza dipendenti (30,3%) rispetto a quella degli indipendenti con dipendenti (28,5%).

Si osserva una maggiore propensione a condividere lavoro e clienti gli indipendenti con la laurea o un titolo superiore (26,3% degli indipendenti) e che svolgono professioni qualificate e tecniche (24,9%). La tendenza si conferma anche per lo scambio di conoscenze: la media del 9,0% viene superata sempre dagli indipendenti con la laurea o un titolo superiore (14,4%) e dagli indipendenti che svolgono professioni qualificate e tecniche (13,6%).

La collaborazione tra imprese e lavoratori indipendenti è esaminata nel 13° Rapporto annuale di Confartigianato “Virtù e fortuna. Piccole imprese nell’era delle trasformazioni”. Clicca qui per scaricarlo.

 

 

Quota dei lavoratori indipendenti che partecipano ad una rete per le principali caratteristiche

II trimestre 2017. Incidenza su totale indipendenti della caratteristica. Esclusi coadiuvanti familiari – Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Istat

 


Lavoratori indipendenti per partecipazione a una rete e principali caratteristiche

II trimestre 2017. Composizioni percentuali e valori assoluti in migliaia. Esclusi coadiuvanti familiari – Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Istat

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