8 Novembre 2019, h. 21:24

EVENTI – Confartigianato a Linkiesta Festival: il futuro del made in Italy sono le piccole imprese

Il futuro del made in Italy tra dazi, politiche europee e nazionali, guerre commerciali, digitalizzazione è stato il tema del dibattitto che si è svolto oggi nell’ambito de Linkiesta Festival, promosso dal giornale on line Linkiesta e di cui Confartigianato è partner. Al confronto sul made in Italy è intervenuto Giuseppe Mazzarella, Delegato all’internazionalizzazione di Confartigianato, il quale ha ricordato i pesanti effetti che i dazi Usa avranno sulle nostre piccole imprese del settore alimentare, soprattutto nel comparto lattiero-caseario. Ma i dazi non sono l’unica insidia sulla strada del made in Italy. “Quello di cui i piccoli imprenditori italiani hanno bisogno – ha detto Mazzarella – è il riconoscimento del  loro valore da parte della politica e delle istituzioni che guidano il Paese. L’anno scorso hanno aperto 300 imprese artigiane al giorno. Le piccole imprese non delocalizzano, non licenziano. Esportano nel mondo l’eccellenza manifatturiera. Da anni praticano la sostenibilità che oggi va tanto di moda. Questo è il made in Italy che va sostenuto, con aiuti economici certo, ma anche con misure come la tracciabilità per garantire la riconoscibilità della qualità dei prodotti italiani, per far capire ai consumatori che se comprano italiano acquistano un prodotto qualitativamente superiore a quello fatto negli Usa o in Messico, che magari si chiama parmesan”. E proprio su questo tema è intervenuta Patrizia Toia, europarlamentare e vicepresidente della Commissione Ue per l’industria, la ricerca e l’energia, sostenendo che “la battaglia condotta in Europa per tutelare il Made in oggi può essere rilanciata con la difesa della tracciabilità dei prodotti grazie a tecnologie come la blockchain e l’intelligenza artificiale. E in una economia vocata all’export come quella italiana, bisogna spingere verso gli accordi commerciali con gli altri Paesi, proprio in un momento in cui sembra vincere il protezionismo”. “Servono più accordi e meno colpi di dazi reciproci” ha detto Patrizia Toia. Dalla politica europea a quella italiana con l’intervento dell’On. Mattia Mor, componente della Commissione Attività Produttive della Camera, il quale ha sottolineato che “per valorizzare il made in Italy serve una strategia sistemica, servono incentivi alle aziende italiane per poter andare all’estero, investimenti per incentivare gli investitori ad arrivare in Italia e infine anche per attrarre turismo. Sono i turisti che vengono nel nostro Paese a portare in giro per il mondo il Made In Italy. In questo, l’Expo di Milano è stato un esempio virtuoso”. Marco Checchi, amministratore delegato di Pelliconi, azienda leader in Italia per la produzione di tappi di bottiglia, ha messo in guardia: “Le aziende italiane devono fare molta attenzione. Il Made in Italy è una grande piattaforma di lancio, ma non ci si può più solo basare sul fatto di essere in Italia. Bisogna che l’imprenditoria italiana faccia il salto in avanti per emergere nei mercati mondiali”. Ma, ha aggiunto, “serve una politica industriale strutturale e non solo mettere toppe di tanto in tanto. Il Governo dovrebbe sostenere le aziende e quindi il Made in Italy in maniera moderna e non più solo romantica”. Quindi, per essere moderni, bisogna stare al passo con la velocissima trasformazione digitale. Stefano da Empoli, autore di ‘Intelligenza artificiale: ultima chiamata’a Linkiesta Festival ha spiegato come le imprese italiane possano sfruttare il mix tra cooperazione e competizione che le distingue, oltre che la gestione familiare diffusa, per fare il grande salto per l’utilizzo delle tecnologie. La personalizzazione dei prodotti, fiore all’occhiello della nostra manifattura, può essere potenziata proprio sfruttando l’intelligenza artificiale”.

 

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