STUDI – Tregua per un negoziato sui dazi. Key data della guerra dei dazi nel report Confartigianato

 La tregua nella guerra dei dazi tra Stati Uniti e Unione europea apre gli spazi per la negoziazione di un accordo, un approccio prioritario indicato anche da Confartigianato nell'incontro con il Governo dello scorso 8 aprile. Al contrario, persistono gravi tensioni nei rapporti tra Stati Uniti e Cina con dazi reciproci annunciati che arrivano a tre cifre.

Dopo aver indicato il 2 aprile dazi sulle importazioni dall'Ue del 25%, gli Stati Uniti annunciano il 9 aprile una tariffa reciproca ridotta al 10% per 90 giorni, con effetto immediato per tutti i Paesi che non avevano varato contromisure. Andava in questa direzione l'annuncio del 20 marzo scorso del Commissario per il commercio e la sicurezza economica dell'UE dell’entrata in vigore a metà aprile delle contromisure annunciate dall’Unione europea il 12 marzo. Il Consiglio “Affari esteri” tenuto il 7 aprile 2025 conferma che l’approccio preferito dell’UE resta quello della negoziazione di soluzioni reciprocamente accettabili.

Il punto sulla guerra dei dazi è proposto nell’Elaborazione Flash ‘Guerra dei dazi - key data’ pubblicata oggi dall’Ufficio Studi. Qui per scaricarla.

Nel lavoro si evidenzia come sul tavolo del negoziato, tra l’altro, vadano considerati gli scambi per energia, difesa e servizi. Alcune delle carte che l’Unione europea può giocare nella trattativa sono di assoluta rilevanza. Gli Stati Uniti sono il primo fornitore di commodity energetiche dei paesi UE: le importazioni europee di petrolio greggio, gas naturale e carbone dagli Stati Uniti ammontano a 64,9 miliardi di euro, pari al 17,3% del totale UE, sopravanzando la Norvegia con 64,6 miliardi di euro pari al 17,2%. L’approfondimento nell’analisi dell’Ufficio Studi ‘Dazi, Usa primo fornitore di energia della Ue’,  pubblicata questa settimana su QE-Quotidiano Energia. Inoltre, come ha documentato la Commissione europea, gli Stati Uniti hanno fornito il 63% degli acquisti per la difesa da parte dei paesi UE tra l'inizio della guerra in Ucraina e il giugno 2023. Infine, secondo i dati Eurostat sul commercio internazionale di servizi, nel 2023 gli Stati Uniti sono il paese con cui l’UE registra il più ampio deficit nel commercio di servizi, pari a 108,6 miliardi di euro, un saldo determinato da 427,3 miliardi di euro di importazioni dagli Stati Uniti e da 318,7 miliardi di euro di esportazioni.

I contenuti dell’Elaborazione Flash – Nel lavoro sono proposte evidenze aggiornate sull’impatto recessivo dei dazi sulla crescita, il quadro del made in Italy sul mercato USA, il più dinamico negli ultimi cinque anni mentre viene evidenziato come le politiche protezionistiche aggravano la flessione dell’export negli Stati Uniti nel 2024. Il quadro del trend per territorio predisposto in collaborazione con l'Osservatorio MPI di Confartigianato Emilia-Romagna proposto 33° report congiunturale di Confartigianato indica che tra le maggiori regioni esportatrici sono in controtendenza, con crescite a doppia cifra, il Lazio con l’export verso gli Stati Uniti che sale del +36,6% e la Toscana che segna un +12,3%. Un segnale di tenuta in Emilia-Romagna (+0,5%) mentre si osserva una flessione per Lombardia (-3,6%), Veneto (-4,1%) e Piemonte (-7,3%).

La guerra dei dazi determina il crollo delle previsioni sull’export, con un marcato impatto sull’occupazione nelle imprese. Il rallentamento del commercio internazionale amplifica la crisi della manifattura, più grave per meccanica e moda, mentre i dazi automotive presentano un impatto concentrato nella Motor Valley emiliano-romagnola. Il report esamina l’effetto boomerang dei dazi, che colpisce anche l’economia e le imprese USA. Tra gli interventi per reagire alla restrizione delle vendite negli Stati Uniti, diventa strategica la diversificazione dei mercati. Inoltre, diventa prioritaria una politica fiscale espansiva, in grado di superare le vischiosità delle regole europee. Infine, sono delineati i gravi ‘danni collaterali’ della guerra dei dazi: la spinta inflazionistica data dal maggior costo delle importazioni potrebbe indurre le autorità monetarie europee a rallentare la discesa dei tassi, penalizzando la propensione ad investire. Oltre ai danni primari su export e crescita, avremmo meno innovazione, un freno all’efficienza energetica e alla crescita della produttività, con una severa penalizzazione delle imprese impegnate nella complessa twin transition, digitale e green. L’analisi territoriale proposta nell’Elaborazione Flash esamina il quadro statistico per regione e provincia dell’export manifatturiero negli Stati Uniti, il grado di esposizione sul mercato statunitense e la tendenza dell’export registrata nel 2024.


STUDI – Dolci pasquali, l’offerta di qualità di 37mila imprese artigiane. Il 58,7% dei pasticceri e panettieri difficili da reperire

 La produzione dolciaria e della pasticceria artigianale si conferma protagonista dei consumi pasquali di qualità, anche grazie all’offerta dei prodotti della tradizione e alla biodiversità del settore agroalimentare italiano. Nonostante un contesto economico incerto e il rialzo dei costi di alcune materie prime, si osservano segnali di tenuta dei consumi mentre i prezzi dei prodotti di pasticceria fresca mostrano un ritmo di crescita contenuto. La vocazione artigiana del comparto dolciario e della pasticceria rappresenta un elemento di valore aggiunto, garantendo una elevata qualità e varietà dei prodotti. Tuttavia, persiste la carenza del personale specializzato, con oltre la metà delle nuove assunzioni considerate di difficile reperimento.

L’offerta dei prodotti dolciari e della pasticceria della tradizione pasquale è caratterizzata da una diffusa presenza di imprese artigiane. In Italia sono interessate dai consumi dei dolci pasquali oltre 53 mila pasticcerie e imprese del settore dolciario, un perimetro settoriale che include pasticceria fresca, gelati, biscotti, cacao, cioccolato, confetteria ecc caratterizzato da una alta vocazione artigianale: sono oltre 37 mila le imprese artigiane, che rappresentano il 70,3% delle imprese totali del settore. I dati per territorio nell’Appendice statistica ‘Pasticcerie e imprese del settore dolciario nel 2024’. Qui per scaricarla.  Il quadro completo del settore alimentare nel focus arrivato alla 14° edizione contenuto l’Elaborazione Flash dell’Ufficio studi Confartigianato ‘Qualità, tradizione e sostenibilità del regalo di Natale a valore artigiano – 14° edizione Artigianato alimentare’. Clicca qui per scaricarla.

Le tendenze dei consumi – Il contesto in cui operano le imprese del settore dolciario e della pasticceria è caratterizzato nel quarto trimestre del 2024 da una crescita congiunturale (+0,5% rispetto al trimestre precedente) dei consumi di beni non durevoli, anche se in rallentamento rispetto al +1,0% del trimestre precedente. Nel primo bimestre del 2025 il valore delle vendite al dettaglio di beni alimentari sale dell’1,0% su base annua.

Le tensioni sui costi delle materie prime - Nella produzione dei dolci di pasticceria si registrano tensioni sui prezzi delle materie prime, in particolare per burro e cacao. Le quotazioni delle materie prime sui mercati internazionali registrano forti turbolenze per il prezzo del cacao che nei primi tre mesi del 2025, valutato in dollari USA, sale del 68,3% su base annua, oltre che per quelli del caffè (+88,5%) e dell’olio di palma (+74,0%). I rialzi sui mercati internazionali si ribaltano sui prezzi alla produzione: a febbraio 2024 si segnala una crescita più marcata per lavorazione di tè e caffè (+15,4% su base annua), produzione di cacao, cioccolato e dolciumi (+13,7%), lavorazione e conservazione di carne di pollame (+13,3%) e produzione di formaggi (+6,9%).

Sul fronte dei prezzi al consumo, a febbraio 2025 si registrano rincari significativi per le materie prime dei dolci di Pasqua, in particolare per il burro (+19,2%), caffè (+18,3%), cacao e cioccolato in polvere (+15,4%) e il cioccolato (+9,7%). Inoltre, presentano un accentuato dinamismo i prezzi di frutti a bacca (+7,0%), pesche e nettarine (+6,7%) e altri agrumi (+6,3%). In particolare, nella preparazione dei prodotti da forno pesa il rincaro del costo dell’energia: a seguito della fiammata dei prezzi all’ingrosso tra fine 2024 e inizio 2025, a marzo 2025 i prezzi retail di energia elettrica e gas salgono del 10,4% rispetto ad un anno prima.

Le pressioni sui costi hanno ricadute sui prezzi al consumo, seppur con intensità più contenute. A febbraio 2025 i prezzi degli altri prodotti di pasticceria fresca registrano una crescita del 3,0% in aumento rispetto al +2,5% di gennaio, anche se leggermente più attenuato del +3,3% registrato un anno prima e del +6,5% di due anni prima. Naturalmente, per i prodotti che concentrano l’utilizzo di materie prime con costi in forte crescita - come le uova di cioccolato - i prezzi al consumo presentano una dinamica più marcata.

La tavola di Pasqua e i 5.640 prodotti della tradizione - Anche i consumi della tradizione pasquale sono caratterizzati dalla biodiversità della produzione agroalimentare italiana ad elevata vocazione artigianale. La ricchezza delle varie culture presenti nel nostro Paese si declina in ben 5.640 prodotti agroalimentari tradizionali (PAT), caratterizzati da metodiche di lavorazione, conservazione e stagionatura consolidate nel tempo, monitorati dal Ministero dell’agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, che sono stati oggetto di analisi nella già citata Elaborazione Flash con la 14° edizione del focus sull’Artigianato alimentare. L’analisi per tipologia di prodotti, evidenzia la maggiore diffusione di paste fresche e prodotti della panetteria, della biscotteria, della pasticceria e della confetteria con 1.670 prodotti, pari al 29,6% del totale, seguiti da 1.614 prodotti vegetali allo stato naturale o trasformati, pari al 28,6% del totale: queste due tipologie di prodotti concentrano ben il 58,2% del totale.

In chiave territoriale, la ripartizione con il maggiore numero di prodotti agroalimentari tradizionali è il Mezzogiorno con 2.329 prodotti pari al 41,3%, seguito da Nord-Est con 1.194 prodotti pari al 21,2%, Centro con 1.165 prodotti pari al 20,7% e Nord-Ovest con 952 prodotti pari al 16,9%. Tra le regioni italiane primeggia la Campania - 1a regione del Mezzogiorno - con 601 prodotti (10,7% del totale), seguita da Lazio - 1a regione del Centro - con 472 prodotti (8,4%), Toscana con 467 prodotti (8,3%), Veneto - 1a regione del Nord-Est - con 403 prodotti (7,1%), Emilia-Romagna con 402 prodotti (7,1%), Puglia con 365 prodotti (6,5%), Piemonte - 1a regione del Nord-Ovest - con 343 prodotti (6,1%), Liguria con 302 prodotti (5,4%), Sicilia con 289 prodotti (5,1%) e Calabria e Sardegna, entrambe con 270 prodotti (4,8% ognuna).

Sale la difficoltà di reperimento dei pasticceri e panettieri artigiani – Nel 2024 le entrate delle imprese per le professioni di Pasticcieri, gelatai e conservieri artigianali e Panettieri e pastai artigianali salgono a 29.910, in aumento del 22,0% rispetto all’anno precedente. In salita anche la carenza di lavoratori specializzati: 17.550 entrate risultano di difficile reperimento, pari al 58,7%, in salita di 1,7 punti rispetto al 57,0% del 2023.

Tre le maggiori regioni, con almeno millecinquecento assunzioni nelle professioni della pasticceria, la difficoltà di reperimento più elevata, e superiore alle media, si osserva in Veneto con il 67,6% dei Pasticcieri, gelatai e conservieri artigianali e Panettieri e pastai artigianali difficili da reperire, Sicilia con 66%, Toscana con 64,4%, Puglia con 60,8%, Emilia-Romagna con 60,6% e Campania con 60,4%. Tra le altre regioni si osserva una più elevata carenza di personale nella pasticceria Abruzzo, Calabria, Basilicata e Friuli-Venezia Giulia. I dati di dettaglio regionale nell’Appendice statistica  dedicata alla pasticceria e al settore dolciario.

 
Dinamica dei prezzi al consumo di prodotti della pasticceria fresca
Gennaio 2021-febbraio 2025. Variazione % tendenziale indice Coicop 011141: prodotti di pasticceria freschi - Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Istat
 

Entrate di Pasticcieri, gelatai e conservieri e Panettieri e pastai artigianali difficili da reperire per regione
Anno 2024. % su totale entrate. Categorie professionali 65.12 e 65.13 - Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Unioncamere – MDLPS


REVISORI AUTO - Confartigianato ANARA ottiene prime risposte concrete dal Ministero su tariffe, formazione e procedure

Un nuovo passo avanti nel confronto tra ANARA Confartigianato e il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti. Nella mattinata del 2 aprile, una delegazione dell’Associazione è stata ricevuta dalla Direzione Generale della Motorizzazione. Un incontro che segna, secondo Vincenzo Ciliberti, presidente di ANARA Confartigianato, “l’ennesimo intervento per affrontare le criticità che da troppo tempo penalizzano la categoria”.
Al centro del colloquio, presieduto dall’ing. Roberto Di Marco con la partecipazione dell’ing. Giampiero Cavese, le principali urgenze segnalate dalla rete dei centri di controllo delle revisioni. Su questi fronti, afferma Ciliberti, “abbiamo ottenuto riscontri positivi nella direzione auspicata dalla categoria”.
Il primo risultato riguarda la tariffa per le revisioni: “La Direzione Generale ci ha informato che è in via di definizione un Decreto interministeriale che prevede l’adeguamento della tariffa all’indice ISTAT per gli anni 2021-2024, oltre all’introduzione di un automatismo biennale”. Un intervento strutturale che, secondo ANARA, rappresenta una condizione minima per garantire la sostenibilità economica dei centri, da anni impegnati in investimenti obbligati in tecnologia, formazione e adeguamenti infrastrutturali.
Spiega Ciliberti, “la tariffa è di fatto ferma da vent’anni, e l'aumento del 2020 è stato completamente eroso dall'inflazione. Il ritardo nell’intervento è stato giustificato dalla necessità di attendere il nuovo Codice della Strada, che ora fornisce un quadro normativo adeguato all’introduzione della misura che rientra nella logica di rafforzare i livelli di sicurezza stradale anche attraverso i controlli garantiti dal servizio revisioni”.
Altro nodo affrontato, la formazione degli ispettori: il Ministero ha confermato di aver avviato l’iter per modificare l’Accordo Stato-Regioni. Tra i cambiamenti in discussione: “la semplificazione dei quiz, la possibilità di maturare l’esperienza necessaria dopo l’esame e la rimodulazione della formazione continua, con una quota fino all’80% erogata in modalità a distanza”, sottolinea Ciliberti.
Sul fronte delle procedure operative, c'è la conferma che si sta lavorando per dar seguito alle richiesta della categoria per alleggerire il protocollo MCTCNet2. “Si tratta di un passaggio necessario per evitare rallentamenti inutili senza compromettere la sicurezza”, dichiara il presidente di ANARA. A breve sarà operativa anche la nuova piattaforma per la gestione delle iscrizioni al RUI, all’interno di un processo di digitalizzazione già avviato.
Infine, risolto anche un dubbio interpretativo sull’obbligo formativo per gli ispettori ope legis entro il 31/03/2025: “Chi non ha ancora completato il corso potrà farlo iscrivendosi alla prima edizione utile. Non verrà revocata l’abilitazione, ma sarà sospesa l’attività fino alla regolarizzazione”, chiarisce Ciliberti.
La Direzione Generale ha assicurato la volontà di riprendere un confronto sistematico con l’associazione. “Sono stati previsti incontri periodici e anche riunioni informali su specifiche questioni tecniche – conclude Ciliberti –. È un segnale importante di apertura che confidiamo possa tradursi in risultati concreti e stabili per le nostre imprese”.