CATANIA - Innovazione e Sostenibilità: Confartigianato Promuove la Transizione 5.0 per le PMI ad Aci Castello
Ad Aci Castello si è tenuto il convegno "Innovazione e Sostenibilità: La Transizione 5.0 per le PMI", che ha riunito imprenditori, professionisti e rappresentanti istituzionali per affrontare temi centrali come la digitalizzazione e la sostenibilità nel contesto delle micro, piccole e medie imprese (PMI). Organizzato da Confartigianato Imprese in collaborazione con Crédit Agricole e Warrant Hub, l'evento ha creato un'importante occasione di confronto sul futuro del tessuto imprenditoriale sia locale che nazionale.
Il dibattito si è focalizzato sulla Transizione 5.0, un tema strategico per la crescita e la competitività delle PMI, che combina innovazione tecnologica e rispetto per l'ambiente. I relatori hanno enfatizzato l'urgenza di adottare pratiche energeticamente efficienti e sostenibili per favorire uno sviluppo equilibrato e tecnologicamente avanzato.
Gli esperti intervenuti hanno analizzato le applicazioni pratiche delle più recenti innovazioni tecnologiche per le PMI. Hanno evidenziato l'importanza della cybersecurity per la protezione delle informazioni aziendali, l'utilità del Passaporto Digitale dei Prodotti per tracciare e migliorare la sostenibilità della produzione, l'impiego dell'intelligenza artificiale per ottimizzare processi e incrementare la competitività, e l'uso della blockchain per garantire la sicurezza nella gestione dei dati e delle transazioni.
La discussione ha anche affrontato la finanza agevolata come strumento cruciale per supportare le imprese nella trasformazione digitale, mettendo in risalto le diverse opportunità di finanziamento disponibili per sostenere investimenti in tecnologie avanzate.
Tra i relatori di spicco, Marco Russo di Warrant Hub ha approfondito le prospettive della Transizione 5.0 e le possibilità offerte dalla finanza agevolata, mentre Andrea Scalia di Confartigianato Imprese ha moderato l’incontro, riflettendo sulle politiche a sostegno della digitalizzazione. Daniele La Porta, Presidente di Confartigianato Sicilia, ha chiuso l'evento con parole di apprezzamento per la qualità degli interventi e l’importanza dei temi affrontati.
L’atmosfera del convegno, arricchita dalla suggestiva cornice del mare di Aci Castello, ha favorito uno scambio vivace di idee e proposte, con una partecipazione numerosa e interessata che ha sottolineato l’urgenza di affrontare questi temi. L'iniziativa ha confermato il ruolo cruciale della collaborazione tra istituzioni e imprese per promuovere lo sviluppo economico e ambientale del territorio. Un sentito ringraziamento è stato rivolto ai relatori e agli organizzatori, con un riconoscimento speciale alla Direzione Regionale Sicilia per il loro sostegno concreto.
STUDI – Costi dell’energia e sostenibilità nella transizione green, il report di Confartigianato nel webinar del 22 ottobre
L’instabilità geopolitica causata dall'espansione degli scontri in Medio Oriente e l’estensione del conflitto all’Iran ha rialzato la probabilità di uno shock energetico: in uno scenario caratterizzato da un impatto sui prezzi di 10 dollari al barile sul petrolio e di 10 euro al MWh sul gas, si determinerebbe un effetto recessivo sul PIL di 18,8 miliardi di euro nel biennio 2025-2026.
La tendenza dei prezzi dell’energia è uno dei temi del rapporto ‘Energia e sostenibilità al centro della transizione green delle micro e piccole imprese’ che sarà presentato domani, martedì prossimo, 22 ottobre, alle ore 17.00 al webinar nell’ambito della Settimana per l’Energia e la Sostenibilità 2024 di Confartigianato. Per partecipare clicca qui.
PROGRAMMA DEL WEBINAR – 22 OTTOBRE 2024, ORE 17.00-18.30
Saluti di apertura
Vincenzo Mamoli - Segretario Generale Confartigianato Imprese
Interventi
Enrico Quintavalle - Responsabile Ufficio Studi Confartigianato Imprese
Silvia Cellini - Ufficio Studi Confartigianato Imprese
Alessandro Rinaldi - Direttore Studi e Statistiche Centro Studi delle Camere di Commercio Guglielmo Tagliacarne
Conclusioni
Bruno Panieri - Direttore Politiche Economiche Confartigianato Imprese
I contenuti del report – Il rapporto, predisposto dall’Ufficio Studi in collaborazione con la Direzione Politiche Economiche, evidenzia come la sostenibilità sia nel DNA delle piccole imprese: le micro e piccole imprese (MPI) partecipano con azioni in ambito di sostenibilità ambientale, economica e sociale, sono protagoniste dell’offerta di servizi dell’economia circolare e danno un importante contributo all’inclusione di donne, giovani e stranieri nel mercato del lavoro.
Il report delinea alcune evidenze del complesso percorso verso la mobilità elettrica e l’efficientamento degli edifici in ottica green, in un contesto caratterizzato da immobili in maggioranza costruiti prima del 1980 e addensati nelle classi energetiche meno efficienti.
Il focus sui prezzi dell’energia, nell’era della ‘nuova normalità’ – Un capitolo esamina le più recenti tendenze dei prezzi dell’energia in Italia e il confronto con i livelli del 2021, anno precedente alla crisi energetica. Per il costo del gasolio la prospettiva di un “allineamento delle accise” impatta sui costi di gestione di 4,3 milioni di veicoli industriali, in una fase caratterizzata da un calo dell’attività manifatturiera e dei consumi di beni delle famiglie. Nell'era della ‘nuova normalità', nei primi otto mesi del 2024 il prezzo al consumo di elettricità e gas è del 54,7% superiore allo stesso periodo del 2021, precedente allo scoppio della crisi energetica. Nei primi nove mesi del 2024 il prezzo all'ingrosso dell’energia elettrica in Italia rimane superiore del 18,5% al corrispondente periodo del 2021. Persiste un crescente differenziale di prezzo all’ingrosso dell’elettricità rispetto alle altre borse europee, già segnalato per la prima metà dell'anno nell'ultima analisi trimestrale dell'Enea. Nei primi nove mesi del 2024 il prezzo all'ingrosso dell’elettricità in Italia è del 74,3% superiore al prezzo medio ponderato delle borse di Germania, Spagna e Francia (era del 35,1% nel 2023): un divario così intenso non si registrava dal 2007. Nei primi sette mesi del 2024 i prezzi all'importazione di petrolio greggio e gas rimangono del 23,2% superiori al corrispondente periodo del 2021, mentre la bolletta energetica è del 33,0% superiore ai livelli precrisi. Il prezzo dell’energia elettrica pagato dalle MPI nel primo semestre 2024 rimane superiore del 29,4% rispetto al corrispondente periodo del 2021. A seguito della crisi energetica, nel biennio 2022-2023 lo spread di prezzo con l’Europa ha scaricato maggiori costi sulle MPI per 11,8 miliardi di euro.
Oltre al divario di competitività, il report approfondisce gli altri principali ostacoli alla sostenibilità: l’impatto negativo della stretta monetaria sugli investimenti, la diffusa preoccupazione e i costi crescenti derivante dagli eventi estremi legati al cambiamento climatico, la fragilità del nostro territorio e il basso profilo degli investimenti pubblici, una elevata richiesta di competenze in ambito green che sono però difficili da reperire, una tassazione energetica non correlata con le minori emissioni inquinanti del nostro Paese, nonché le lungaggini e la complessità della burocrazia che rallentano lo sviluppo delle rinnovabili.
Accise sul gasolio nei 20 paesi dell’Eurozona
Vigenti al 7 ottobre 2024, euro per 1000 litri di gasolio - Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Commissione europea
Prezzi borsa elettrica in Italia vs media borse Germania, Francia e Spagna
Gennaio 2023-settembre 2024- euro/MWh, media ponderata con consumi elettrici - Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Gme ed Eurostat
STUDI – I fattori di crisi della Germania e l’impatto sui territori del made in Italy. L’analisi su IlSussidario.net
Nel primo ventennio del secolo la Germania è cresciuta del 2% all’anno, raggiungendo nel 2019 un peso sul PIL dell’Europa a 28 pari al 21,3%. Con la Brexit del 2020 l’economia tedesca ha consolidato la posizione di leadership, salendo al 25,5% del PIL dell’Unione a 27. Da allora la pandemia, la rottura dei rapporti commerciali con la Russia dopo l’invasione dell’Ucraina, la crisi energetica, la difficile transizione alla mobilità elettrica e la debole crescita cinese hanno fatto scivolare in una prolungata stagnazione l’economia tedesca. Tra il 2019 e il 2023 la Germania, dopo la Finlandia, è il paese dell’Unione con la più bassa crescita del PIL, solo mezzo punto in più in quattro anni, a fronte del +5,1% degli altri 26 paesi Ue. La politica economica non ha corretto questo trend, con la stretta monetaria più pesante della storia dell’euro accompagnata da una politica fiscale del Governo tedesco eccessivamente prudente.
L’analisi sulla crisi della Germania e le ricadute sul made in Italy è proposta nell’articolo ‘Quanto ci costa la crisi della Germania/ Per il Made in Italy una perdita da 12 milioni al giorno’ a firma di Enrico Quintavalle, responsabile dell’Ufficio Studi di Confartigianato, pubblicato oggi su il Sussidiario.net.
Il gigante addormentato d’Europa - L’economia della Germania rimane in stagnazione anche nel 2024. Le previsioni del Governo tedesco pubblicato lo scorso 9 ottobre indicano per quest’anno un calo del PIL dello 0,2%, dopo la flessione dello 0,3% dello scorso anno. Si attende una ripresa per il 2025, quando il PIL tedesco dovrebbe segnare una crescita del +1,1%.
Vi sono numerosi punti di debolezza dell'economia tedesca che frenano la crescita. Nel più lungo periodo, si osserva una bassa accumulazione di capitale privato e pubblico che influenza negativamente i processi di innovazione e la twin transition (digitale e green), indebolisce la dotazione infrastrutturale e l’efficienza della Pubblica amministrazione (Pa).
Secondo le previsioni della Commissione europea, nel 2024 la dinamica degli investimenti in Germania è negativa (-1,0%) a fronte della stazionarietà (0,3%) in Ue. Anche prima della pandemia (2015-2019) il tasso medio di crescita degli investimenti in Germania (+2,6%) è stato inferiore alla media Ue (+4,5%).
La quota di investimenti pubblici sul PIL nel 2024 è del 2,8%, quasi un punto inferiore al 3,6% della media Ue. Nel quadriennio 2015-2019 gli investimenti della Pa tedesca sono stati pari al 2,3% del PIL a fronte del 3,0% della media Ue. Il basso profilo della spesa per infrastrutture pubbliche ricade sulla qualità dei servizi. È in ritardo, infatti, la digitalizzazione delle relazioni tra Pa e cittadini tedeschi. Secondo la rilevazione di Eurostat, in Germania nel 2023 il 40,1% dei cittadini interagisce via internet con la Pa, oltre tredici punti inferiore al 54,3% della media Ue.
Oltre alla ridotta accumulazione di capitale, sulla bassa crescita influisce l’effetto dello shock energetico innescato dall'invasione dell’Ucraina, amplificato dall’elevata dipendenza dal gas russo. Inoltre, pesano il rallentamento del commercio internazionale e il basso profilo della crescita della Cina, un mercato cruciale per le esportazioni tedesche.
La ripresa del commercio internazionale è meno vigorosa del previsto: dopo la flessione dell’1,1% del 2023, nei primi sette mesi del 2024 il CPB, istituto di ricerca indipendente olandese, calcola una risalita dell’1,0%, mentre ad aprile il Fondo monetario internazionale prevedeva un più robusto rimbalzo del +2,8%. La bassa domanda estera ricade sulla produzione manifatturiera che nei primi sette mesi del 2024 in Germania cede del 5,2%, facendo peggio del calo del 3,4% della media Ue.
La crisi dell’auto e le incertezze nella transizione alla mobilità elettrica rendono più vulnerabile la manifattura tedesca, fortemente concentrata sulla produzione automobilistica. In Germania l’auto rappresenta il 15,4% del valore della produzione manifatturiera tedesca, il doppio del 7,6% della media europea, e nelle imprese automobilistiche tedesche lavorano 569 mila addetti, più della metà (52,2%) degli occupati del settore di tutta l’Unione europea.
Dal varo del Green Deal europeo, da cui è conseguito l'azzeramento delle emissioni di CO2 per i veicoli nuovi entro il 2035, la produzione di auto nell’Unione europea si è decimata, scendendo del 10,6% tra il 2019 e il 2023, con una accentuazione (-12,0%) in Germania. La crisi tedesca dell’auto ha radici profonde nel tempo: già nel quinquennio 2015-2019 si registrò una perdita di produzione del 9,8%.
La ridimensionata crescita dell’economia cinese frena la domanda di prodotti tedeschi. Nel 2024 il tasso di crescita del PIL della Cina ritorna sotto al cinque per cento (+4,9%) per scendere ulteriormente nelle previsioni per il prossimo anno (+4,5%). Ad eccezione del biennio della pandemia (2020, con una scia in Cina nel 2022) tassi di crescita così bassi non si registravano dal 1990. La Germania, da sola, concentra il 43,3% dell’export verso la Cina di tutta l’Unione europea, e nei primi sette mesi del 2024 le imprese tedesche segnano un calo delle vendite sul mercato cinese del 2,8%, dopo il crollo dell’8,9% registrato nel 2023.
Mentre la stretta monetaria in due anni ha fatto crescere di 298 punti l’indicatore del costo del credito delle imprese tedesche calcolato dalla BCE e ridotto dell’11,3% gli investimenti in macchinari, la politica di bilancio del Governo tedesco rimane eccessivamente prudente, e la spinta fiscale risulta insufficiente per far uscire l’economia dalla stagnazione. Il saldo strutturale del bilancio tedesco migliora di 0,6 punti di PIL nel 2022 e di 0,5 punti nel 2023, mentre il rapporto debito e PIL, tra i più bassi d’Europa, scende di 2,9 punti nel 2022 e di altri 2,5 punti nel 2023. Sempre in rapporto al PIL rimane pressoché invariata la domanda di investimenti pubblici (+0,1 punti nel 2023).
La stagnazione tedesca pesa sulle vendite del made in Italy - La Germania è il primo mercato delle esportazioni italiane, con 72,2 miliardi di euro nel 2024 (ultimi 12 mesi a luglio), pari all’11,5% del valore del made in Italy venduto nel mondo. Nei primi sette mesi del 2024 l'export in Germania scende del 5,4% a fronte di un aumento dello 0,8% nel resto del mondo: nel corso di quest'anno le imprese italiane hanno perso 12 milioni di euro al giorno di vendite sul mercato tedesco. I maggiori settori in sofferenza sono i mezzi trasporto con un calo che arriva al 18,5%, la metallurgia e metalli con -13,7%, la moda con -6,2% e i macchinari con -4,4%, mentre sono in controtendenza la chimica con +2,5%, l’alimentare e bevande con +4,3% e la farmaceutica con +12,3%.
L’analisi sui territori condotta da Carlotta Andracco dell’Ufficio Studi di Confartigianato Vicenza per il 31° report congiunturale di Confartigianato rileva la presenza di diffusi segnali di crisi della domanda del mercato tedesco. Tra le regioni con un maggiore rapporto tra export in Germania e PIL, nei primi sei mesi del 2024 si registrano forti cali dell'export manifatturiero in Abruzzo (-14,0%), Piemonte (-11,4%), Friuli-Venezia Giulia (-10,5%) e Veneto (-9,3%). Ampi cali anche in Lombardia (-5,6%) ed Emilia-Romagna (-4,7%) mentre sono in controtendenza il Trentino-Alto Adige con un aumento dell’export del +9,1% e la Toscana con un +7,0%.
Tra le venti maggiori province esportatrici, si registrano cali a doppia cifra delle vendite sul mercato tedesco a Torino con -22,2%, Brescia con -15,3%, Roma con -15%, Chieti con -13,8%, Varese con -12,5%, Vicenza con -12% e Treviso con -10,5%. Si osserva una tenuta per Monza e Brianza mentre, in controtendenza, registrano un aumento Bolzano con +13,9% e Firenze con +21,8%.
Elaborazioni Ufficio Studi Confartigianato su dati dati Bce, Commissione europea, Cpb, Eurostat, Fondo monetario internazionale, Governo tedesco, Istat e Ocse.