STUDI - La spesa dei turisti stranieri in estate vale 23 miliardi di euro, l'1,1% del PIL

Le presenze dei turisti stranieri sta sostenendo la domanda turistica. Nei primi cinque mesi del 2024, secondo i dati provvisori dell’Istat, le presenze turistiche salgono del 3,4%, un aumento interamente determinato dalla crescita dell'8,4% delle presenze stranieri - che rappresentano il 57,6% del totale - mentre quelle italiane scendono del 2,6%.

L'analisi dei dati sul turismo internazionale di Banca d’Italia evidenzia che nei primi quattro mesi del 2024 la spesa dei viaggiatori stranieri in Italia è salita del 13,1%. Nell'ipotesi controfattuale in cui si mantenga questo trend nei successivi quattro mesi, nel trimestre estivo giugno-agosto 2024 la spesa dei turisti stranieri salirebbe a 23,0 miliardi di euro, pari all’1,1% del PIL.

La spesa turistica degli stranieri per territorio - I dati più recenti sul turismo internazionale per regione mostrano che nel primo trimestre 2024 la crescita della spesa degli stranieri accelera attestandosi sul 17,6%. In chiave territoriale tra le principali regioni - con almeno 1 miliardo di spesa dei turisti stranieri nel 2023 - si rileva un maggiore aumento nel primo trimestre 2024 per Toscana con il +50,1%, Sicilia con il +29,1%, Veneto con il +25,1% e Lombardia con il +25,0%.

Considerando i dodici mesi tra aprile 2023 e marzo 2024 la spesa degli stranieri ammonta a 52,9 miliardi di euro e rappresenta il 2,72% del PIL nazionale. Si osservano quote superiori ai quattro punti percentuali per Valle d'Aosta (5,87%), Friuli-Venezia Giulia (4,50%), Sardegna (4,46%), Trentino-Alto Adige (4,45%), Veneto (4,15%, 3° per spesa in termini assoluti nel periodo), Liguria (4,14%) e Toscana (4,08%, 4° per spesa in termini assoluti nel periodo).

Nel  30° report dell’Ufficio Studi su trend economia, congiuntura e MPI sono state aggiornate le tendenze territoriali delle presenze turistiche nel 2023 - qui per scaricare il 30° report – mediante l’analisi dei dati definitivi pubblicati dall’Istat che revisiona la precedente analisi delle anticipazioni dell’Istat e Ministero del Turismo.

L’artigianato che intercetta la domanda turistica – Nel 2023 la spesa dei turisti stranieri in Italia si concentra per il 44,3% in alloggio, equivalente a 22,9 miliardi di euro, seguono la ristorazione con il 21,7% (11,2 miliardi), lo shopping con il 16,3% (8,4 miliardi), il trasporto delle persone con l'11,1% (5,8 miliardi) e il restante 6,5% è destinato ad altre tipologie di spese (3,4 miliardi). Complessivamente le spese diverse dall'alloggio ammontano quindi a 28,8 miliardi di euro (55,7% del totale) ed i turisti stranieri rappresentano una importante clientela per le piccole imprese e l'artigianato. Alla fine del primo trimestre 2024 le imprese artigiane operanti in attività interessate dalla domanda turistica sono 209.956, pari al 16,7% dell'artigianato totale, e danno lavoro a 577.615 addetti. I dati per regione e sono disponibili nell’Appendice statistica ‘Imprese artigiane nei settori interessati da domanda turistica per regione e provincia nel 2024’.

Il turismo legato agli eventi – Secondo le previsioni dell'Enit riportate dal Ministero del Turismo,  gli oltre 4mila eventi organizzati per l'estate, come concerti, festival, conferenze e manifestazioni sportive, potrebbero attirare 28 milioni di visitatori tra giugno e settembre 2024 e per sagre e feste di paese dei borghi e delle mete meno note si prospetta un ottimo +63,8% di affluenza rispetto allo scorso anno. Il turismo può essere uno dei driver dell'economia delle aree interne ed in particolare nostre recenti analisi hanno evidenziato la spiccata turisticità dei comuni di montagna.

 

 
Dinamica della spesa dei turisti stranieri per regione
I trimestre 2024. Variazione % tendenziale - Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Banca d'Italia

Peso della spesa dei turisti stranieri sul PIL per regione
12 mesi aprile 2023-marzo 2024. % sul PIL 2022 - Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Banca d'Italia e Istat


DigiSoc – NEWSLETTER AGOSTO – Accordo Quadro UE: il lavoro agile come modello organizzativo

La newsletter di agosto del progetto DigiSoc si concentra sul lavoro agile, esaminando il suo sviluppo e regolamentazione, in particolare in Italia. Il progetto DigiSoc, di cui Confartigianato Imprese ha l’obiettivo di rafforzare la capacità delle parti sociali nazionali e promuovere il dialogo sociale attraverso la digitalizzazione, anche alla luce delle evoluzioni del mercato del lavoro dopo la pandemia.

In Italia, l'adozione del lavoro agile è stata formalizzata nel 2021 con un Protocollo Nazionale, che definisce linee guida per la gestione di questa modalità lavorativa. Il protocollo copre aspetti fondamentali come la disconnessione, la salute e sicurezza, la parità di trattamento e la formazione dei lavoratori. Viene sottolineata l'importanza della formazione per garantire pari opportunità nell'utilizzo degli strumenti digitali e per migliorare la gestione del lavoro agile da parte dei responsabili aziendali.

La newsletter mette in evidenza come la pandemia abbia accelerato l'adozione del lavoro agile, trasformando il modello organizzativo del lavoro e richiedendo un adattamento delle strategie sia a livello individuale che collettivo. Il progetto DigiSoc continua a monitorare l'implementazione e gli effetti dell'Accordo Quadro Europeo nei diversi Paesi, con particolare attenzione alle pratiche di lavoro agile e alla loro evoluzione post-pandemia.

Scarica la newsletter


STUDI – La congiuntura dell’estate 2024 e le date chiave di settembre per le politiche economiche

I segnali statistici disponibili in questa estate del 2024 confermano una fase congiunturale incerta dell'economia italiana, mentre si delinea un debole sostegno delle politiche economiche.

La congiuntura - Si indeboliscono le aspettative delle imprese. A luglio 2024 il clima di fiducia delle imprese diminuisce per il quarto mese consecutivo, posizionandosi al di sotto della media degli ultimi 12 mesi (luglio 2023 - giugno 2024). La diminuzione dell’indice è dovuta al peggioramento registrato nelle costruzioni e, soprattutto, nei servizi di mercato, mentre dalla manifattura e dal commercio al dettaglio provengono segnali positivi. Sul fronte della demografia di impresa monitorata da Movimprese, nel secondo trimestre del 2024 si osserva un aumento dell'attività imprenditoriale in Italia, con un saldo positivo tra iscrizioni e cessazioni di 29.489 unità, in miglioramento rispetto al saldo di 28.286 unità di un anno prima. Qui per la dashboard di Movimprese.

Nel secondo trimestre 2024 si registra una crescita del PIL dello 0,2% sul trimestre precedente, un tasso che nel confronto proposto da Eurostat, è in linea con il +0,3% dell’Eurozona. Si tratta del  quarto risultato positivo consecutivo dopo la lieve flessione del secondo trimestre 2023. La crescita è trainata dal terziario, mentre si registra un contributo negativo industria (manifatturiero e costruzioni). Le continuità della fase di espansione congiunturale si accompagna a un rafforzamento del tasso tendenziale di crescita, pari allo 0,9%, di tre decimi migliore del +0,6% dell'Eurozona.

Le ultime previsioni del Fondo monetario internazionale su base annuale fermano la crescita del PIL dell'Italia per il 2024 al +0,7%, due decimali in meno del +0,9% stimato a maggio dalla Commissione europea. Per il 2025 è previsto un consolidamento della crescita del PIL al +0,9%.

È in ritardo la ripresa del commercio internazionale, con l’export stazionario (-0,1%) nei primi cinque mesi dell'anno. L’anticipazione del dati di giugno dell’export verso i paesi extra Ue27 segna, per il secondo mese consecutivo, una riduzione su base mensile determinata soprattutto dalla contrazione delle vendite di beni di consumo durevoli.

Nella manifattura la produzione nei primi cinque mesi dell'anno scende del 3,1% mentre a luglio si registra una tenuta delle attese sulla produzione (saldo a +1,4 dal +1,3 di giugno) e delle attese sugli ordini (saldo a +2,2 dal +1,6 di giugno) .

Sul fronte dei costi dell’energia va ricordato che nel ritorno alla “nuova normalità” i prezzi si sono assestati su livelli più alti del passato, mentre si registra un miglioramento della competitività delle imprese italiane. Prosegue la discesa dei prezzi all’importazione di petrolio e gas, contribuendo al dimezzamento della bolletta energetica. L’approfondimento sulla rubrica dell’Ufficio Studi su Quotidiano Energia, con i relativi grafici.

Le politiche economiche - Nonostante l’inflazione stia rientrando, il Consiglio direttivo della BCE nella seduta del 18 luglio ha mantenuto invariati i tassi di riferimento. L’incertezza nella velocità di discesa dei tassi ostacola le decisioni di investimento delle imprese, frenando le transizioni, demografica, digitale e green. Nel primo trimestre del 2024 gli investimenti delle imprese scendono del 2,7% su base annua. La stretta monetaria ha mostrato un impatto più intenso sull’economia italiana, con il costo del credito alle imprese che a maggio 2024 è pari a 5,45% ed è il più alto tra i principali paesi dell'Eurozona, il cui tasso medio si attesta a 5,10%. Rispetto a giugno 2022 il tasso è aumentato di 382 punti base in Italia a fronte dei 327 punti base in più rilevati nell'Eurozona. Anche i prestiti alle imprese italiane registrano la performance peggiore con un calo del 3,5% su base annua mentre nell'Eurozona il trend rimane in territorio positivo (+0,3%).

Le incertezze sui tempi e intensità dell’allentamento monetario si intrecciano pericolosamente con la prospettiva di una politica fiscale restrittiva, dopo l’avvio della procedura di infrazione per eccesso di deficit per Italia, Francia e altri cinque paesi Ue, che porterà ad una correzione del saldo strutturale di almeno mezzo punto di PIL, dopo che l’ultima manovra di bilancio è stata espansiva per 0,7 punti di PIL. Nelle raccomandazioni del 19 giugno la Commissione europea richiede all’Italia di “limitare nel 2025 la crescita della spesa netta a un tasso coerente con l'obiettivo di instradare il debito pubblico su una traiettoria di riduzione plausibile a medio termine e di ridurre il disavanzo pubblico portandolo verso il valore di riferimento del 3 % del PIL”. La conferma nel 2025 di alcuni degli interventi finanziati solo per quest’anno dall’ultima legge di bilancio richiederebbe risorse per la prossima manovra per 18,2 miliardi di euro, di cui 10,8 miliardi per la riduzione dei contributi previdenziali a carico dei lavoratori dipendenti. Il Ministro dell'Economia e delle finanze Giancarlo Giorgetti alla Camera lo scorso 17 luglio 2024 ha indicato che “il taglio del cuneo contributivo è la prima priorità e sarà assolutamente confermato”.

Il paracadute fiscale per gli investimenti è rappresentato dai 6,2 miliardi di euro messi in campo per il 2024 e 2025 da Transizione 5.0. Last but not least, la crescita è sostenuta anche dall’attuazione del PNRR. Gli aggiornamenti sulla spesa attivata e sostenuta sono stati delineati nella Quinta Relazione sullo stato di attuazione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) predisposta dal Ministro per gli Affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il PNRR, Raffaele Fitto.

Le date chiave di settembre - Due prossimi appuntamenti sveleranno le contromisure dei policy makers per il prossimo autunno. Il 12 settembre il  Consiglio direttivo della BCE deciderà sui tassi ed entro il 20 settembre il Governo presenterà, per la prima volta, il Piano strutturale di bilancio, previsto dalla riforma del Patto di stabilità e crescita, delineando il quadro di finanza pubblica per i prossimi anni.

 
Previsioni di crescita del PIL italiano nel 2024
Previsioni pubblicate tra settembre 2023 e luglio 2024 - Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Banca d’Italia, Commissione europea, Fmi, Mef, Ocse e Upb

 
Clima di fiducia delle imprese
Gennaio 2021.luglio 2024, indicatore composito del clima di fiducia delle imprese - IESI - Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Istat


STUDI – La ricerca del lavoro perduto e la glaciazione demografica. L’analisi su IlSussidario.net

In una fase di indebolimento del ciclo economico, la domanda di lavoro rimane tonica, ma si avvertono i primi segnali di una inversione di tendenza. Le imprese ricercano le competenze per affrontare le transizioni digitali e green, ma cresce la difficoltà di reperimento del personale, a cui le imprese stanno reagendo con misure diversificate per attrarre giovani talenti e trattenere i lavoratori con più elevate skills ed esperienza. Sulla carenza di competenza pesano la crisi demografica e una elevata inattività dei giovani. La transizione demografica lancia nuove sfide per le politiche pubbliche.

L’analisi delle ultime tendenze del mercato del lavoro, caratterizzate dalla crescente carenza di manodopera, un fenomeno inasprito dalla crisi demografica, viene proposta nell’articolo ‘I numeri del lavoro/ I mismatch e gli squilibri demografici mettono in crisi anche le imprese’ a firma di Enrico Quintavalle, responsabile dell’Ufficio Studi di Confartigianato, pubblicato oggi su il Sussidiario.net.

A maggio 2024 si registrano 462 mila occupati in più (+2,0%) rispetto ad un anno prima, un aumento sostenuto dall’incremento di 498 mila dipendenti permanenti (+3,2%), mentre si registra una diminuzione di 77 mila dipendenti a termine (-2,6%). Una brusca frenata del mercato del lavoro si delinea nelle previsioni di assunzioni di luglio-settembre 2024, che nella rilevazione di Unioncamere-Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali cedono del 10,6% su base annua. Nei primi mesi del 2024 crescono le ore di cassa integrazione, in particolare in alcuni settori della manifattura interessati da una ancora bassa domanda estera.

Si intensifica il mismatch tra domanda ed offerta di lavoro. A luglio 2024 il 48,4% delle entrate previste è di difficile reperimento. La carenza di manodopera è un problema diffuso nell’Unione europea: nel primo trimestre del 2024 in Italia l'8,1% delle imprese manifatturiere registra un ostacolo all’attività dalla scarsità di manodopera, quota che sale al 22,8% nella media dell’Unione europea.

Nel rapporto ‘La ricerca del lavoro perduto’, presentato all’Assemblea di Confartigianato in cui è intervenuta Marina Calderone, Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, si stima un costo del mismatch per le micro e piccole imprese di 13,2 miliardi di euro di minore valore aggiunto causato dall'eccessivo ritardo nell'inserimento in azienda del nuovo personale.

A rischio le transizioni digitale e green - Nel 2023 le imprese prevedono l'entrata di 699 mila lavoratori con una elevata richiesta di competenze digitali avanzate 4.0, e più della metà (51,8%) risulta di difficile reperimento: si tratta di 362 mila lavoratori con competenze per gestire le tecnologie di intelligenza artificiale, cloud computing, Industrial Internet of Things (IoT), data analytics e big data, realtà virtuale e aumentata e blockchain.

Secondo una rilevazione di Eurobarometro, per il 42,9% delle micro, piccole e medie imprese (MPMI) italiane la carenza di competenze impedisce all’impresa di essere più sostenibile per l’ambiente, quota superiore di quattro punti al 38,9% della media UE. Sempre nel 2023, per due milioni 303 mila entrate previste dalle imprese sono richieste con un elevato grado di importanza competenze green (attitudine al risparmio energetico e alla riduzione dell’impatto sull’ambiente), di cui un milione 108 mila, pari al 48,1%, sono di difficile reperimento. Risulta difficile da reperire un cluster di 497 mila lavoratori essenziali per le twin transitions delle imprese, per cui sono richieste contemporaneamente elevate competenze green e digitali avanzate 4.0, di cui 253 mila (50,9%) sono difficili da trovare sul mercato.

La reazione delle imprese – Oltre due imprese su tre (67,3%) hanno adottato interventi per attrarre e/o trattenere il personale qualificato. Più diffusi gli incrementi salariali, adottati dal 34,1% delle imprese, e la flessibilità negli orari di lavoro, registrata nel 29,2% dei casi. Inoltre, le imprese adottano la concessione di maggiore autonomia sul lavoro nel 20,1% dei casi, l'accesso a benefit aziendali (auto aziendale, agevolazioni nella fruizione di servizi, assicurazioni personali ecc.) nel 14,8% dei casi, il coinvolgimento nelle decisioni aziendali nel 13,1% dei casi, e incentivi per attività di auto-formazione e crescita professionale, anche esterne all'impresa, nel 12,2% dei casi.

Gli effetti della crisi demografica - Sulla mancanza di candidati – che determina i due terzi della carenza di manodopera - si riverbera una profonda crisi demografica, causata da denatalità e invecchiamento della popolazione. L’analisi delle più recenti previsioni demografiche dell’Istat evidenzia che nell’arco degli ultimi dieci anni, tra il 2014 e il 2023, il Paese ha perso circa un milione 350 mila residenti. L’inverno demografico sarà prolungato nel tempo e, con l’uscita dal mercato del lavoro dei nati nel baby boom degli anni Sessanta del secolo scorso (con un picco di un milione e 35 mila nascite nel 1964, sono 379 mila nel 2023), diventerà una vera e propria glaciazione: nell’arco del prossimi venticinque anni (2024-2050) la popolazione in età lavorativa tra 20 e 64 anni scenderà di 6 milioni 841 mila unità, pari ad un calo del 19,8%. Si tratta dell’equivalente degli addetti dei settori di manifattura, costruzioni, trasporto e logistica messi insieme, oltre un terzo (37,8%) di tutta l’occupazione delle imprese non agricole (18,2 milioni).

Considerando il totale della popolazione, l'Italia nei cinquant'anni tra il 2030 e il 2080 perderà in media annua 247 mila abitanti: come se al passare di ogni anno sparisse pressoché interamente la popolazione del comune di Venezia (251 mila abitanti).

A fronte del calo demografico e la rarefazione del capitale umano, si registra il ‘grande spreco’ rappresentato da un milione 477 mila giovani inattivi tra 25 e 34 anni (due su tre sono donne) che non si offrono sul mercato del lavoro, pari al 24,0% della rispettiva popolazione, di quasi dieci punti sopra alla media europea del 14,4%. In un caso su quattro (25,7%) i giovani inattivi sono in possesso di un diploma di laurea.

Per mantenere la sostenibilità del sistema di welfare è necessaria una maggiore partecipazione al mercato del lavoro, in particolare per le donne, associata ad una accelerazione della dinamica della produttività che, nello scenario base delineato nelle previsioni dalla Ragioneria Generale dello Stato, è ipotizzata in salita dell’1% all'anno tra il 2020 e il 2040 e dell’1,4% all’anno nel successivo decennio 2040-2050. Per aumentare la creazione di valore per unità di lavoro sono necessari gli investimenti, in capitale fisico e in formazione del personale. La propensione ad investire delle imprese è salita dal 16,6% del valore aggiunto del 2013 e al 19,9% del 2022, per poi scendere al 18,7% nel 2023 a seguito della vigorosa stretta monetaria attuata dalla BCE. Nel primo trimestre 2024 gli investimenti delle imprese scendono del 2,7% su base annua.

A fronte di una riduzione dell’offerta di lavoro di giovani maggiormente scolarizzati, diventano strategici gli investimenti in formazione per poter affrontare le trasformazioni derivanti dalla digitalizzazione, accelerata dalla diffusione delle tecnologie di intelligenza artificiale, e dalla riduzione dell’impatto sull’ambiente dei processi produttivi. Secondo la rilevazione di Unioncamere-Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali nel 2023 il 49,6% delle imprese ha effettuato attività di formazione. Tra le imprese che utilizzano corsi di formazione, il 30,3% li realizza nell'ambito della transizione green e sostenibilità ambientale e il 41,6% nell'ambito della digitalizzazione.

Sono alte anche le sfide che la carenza di manodopera pone all’intervento pubblico. Servono sostegni agli investimenti anche dopo il termine dell’attuazione del PNRR, mentre si dovranno irrobustire le politiche del lavoro, armonizzandole con quelle dell’istruzione, con gli interventi contro la crisi demografica e con una gestione (ordinata) dell’immigrazione, fattore non secondario a fronte di una quota di dipendenti stranieri che nelle imprese è pari al 15,7%, quota che sale al 23,3% per gli operai.