STUDI – Due anni di guerra in Ucraina. Prezzi energia, caro-tassi e scarsità manodopera, impatto su MPI per 41,6 miliardi €

Domani saranno trascorsi due anni dall’invasione dell’Ucraina da parte della Russia del 24 febbraio 2022. In questo arco di tempo ci sono registrate forti turbolenze nei mercati che hanno intensificato il clima di incertezza per le imprese. A marzo 2022 si è impennato l’indice di rischio geopolitico elaborato da Dario Caldara e Matteo Iacoviello che, dopo una fase di normalizzazione, è tornato a salire ad ottobre 2023 in concomitanza dello scoppio della crisi in Medio Oriente.

Dopo una caduta del clima di fiducia delle imprese durata oltre sei mesi dopo l’invasione, si è osservato un andamento ciclico caratterizzato da una persistente incertezza. Pesanti le ricadute sui prezzi dell’energia e sul costo del credito, mentre si è fortemente ridotta la dipendenza energetica dalla Russia.

Nel 2023 i prezzi retail dell’energia elettrica e gas sono del 76,0% superiori alla media di due anni prima. A dicembre 2023 i prezzi al consumo di elettricità e gas rimangono del 30,1% superiori a quelli di dicembre 2021.

L’Italia ha fortemente ridotto la dipendenza del gas dalla Russia. A dicembre 2023 il gas in ingresso al Tarvisio, prevalentemente dalla Russia, è crollato del 90,2% rispetto all’import del 2021, con un peso sul totale delle importazioni di gas che nel 2023 scende al 4,6% dal 40,0% del 2021.

Lo shock inflazionistico determinato dai costi energetici ha indotto una stretta monetaria da parte della Banca centrale europea di intensità senza precedenti nella storia dell’euro. Il costo del credito per le imprese in Italia nella media del 2023 è del 4,88%, 357 punti base superiore all’1,31% del 2021. A dicembre 2023 il costo del credito per le imprese italiane è di 420 punti base superiore al livello di fine 2021. Il caro-tassi riduce la domanda di credito: a dicembre 2023 i prestiti alle imprese cedono del 3,7% su base annua mentre due anni prima salivano dell’1,7%.

Lo shock energetico si trasmette sul costo delle materie prime: a dicembre i prezzi alla produzione di beni intermedi, incorporati nella produzione di altri beni, nel 2023 risultano del 17,0% superiori al livello del 2021. I beni intermedi includono, tra gli altri, prodotti chimici, metalli, prodotti in metallo e in legno, apparecchi elettrici, e tessuti. Nel biennio in esame, il trend dei prezzi dei beni intermedi supera quello dei prezzi alla produzione dei beni di consumo (+15,4%) e dei beni intermedi (+12,3%).

La caduta della domanda conseguente alla guerra e le sanzioni hanno pesantemente ridotto le esportazioni dirette verso i due paesi in conflitto. Nel 2023 (ultimi dodici mesi a novembre) l’export verso la Russia è sceso di 2,8 miliardi di euro, pari al 36,5% in meno, rispetto a due anni prima. Anche l’export verso l’Ucraina, seppure molto più contenuto, si è fortemente ridotto, calando di 357 milioni di euro (-17,3%). Complessivamente sui due mercati interessati dal conflitto le vendite del made in Italy sono scese di 3,1 miliardi di euro (-32,4%).

Il made in Italy dei territori in Russia e Ucraina - Tra le prime sei regioni, che cumulano il 91% dell’export nei due paesi, le riduzioni più rilevanti e superiori alla media si osservano in Lazio con -64,7%, Piemonte con -50,6%, Toscana con -40,7% e Friuli-Venezia Giulia con -32,6%. Ampie flessioni anche per Lombardia con -31,5% ed Emilia-Romagna con -29,8%, mentre sono relativamente più contenute in Veneto con -19,8% e Marche con -11,7%.

Tra le venti maggiori provincie per export nei due paesi le riduzioni più rilevanti e superiori alla media si osservano a Roma con l’export dei primi nove mesi del 2023 che cala del 73,7% rispetto al corrispondente periodo del 2021, Torino con -67,1%, Modena con -48,7%, Firenze con -41,4%, Bergamo con -41,4%, Milano con -40,7%, Bologna con -32,3%. Cali rilevanti anche a Vicenza con -31,9%, Cuneo con -31,9%, Varese con -30,5%, Parma con -30,2%, Brescia con -26,2%, Padova con -22,6%, Monza e della Brianza con -20,3%, Treviso con -15,5%, Reggio nell'Emilia con -11,7%, Rimini con -7,3%. In controtendenza, l’export recupera a Verona con +3,4%, Ancona con +5,9% e Mantova con +21,6%.

Nonostante l’elevata incertezza, dinamismo del PIL e del lavoro - Nel quarto trimestre 2023 in Italia è cresciuto del 2,1% rispetto a due anni prima, un performance migliore di quella dell’Eurozona (2,0%), della Francia (+1,4%) e della Germania (+0,7%).

I processi di crescita sono sostenuti dalla domanda di lavoro. A dicembre 2023 gli occupati crescono del 3,9% rispetto a due anni prima, pari a 885mila lavoratori in più; di questi 852mila rappresentano l’incremento dei dipendenti permanenti (+5,7%). In parallelo si intensifica il mismatch tra domanda ed offerta di lavoro, soprattutto se qualificato. Nel 2023 le imprese italiane indicano una difficoltà di reperimento per il 45,1% delle entrate previste, in aumento di 4,6 punti percentuali rispetto al 40,5% del 2022 e di 12,9 punti rispetto al 32,2% del 2021.

Impatto sulle MPI per prezzi energia, caro-tassi e scarsità manodopera – Per le micro e piccole imprese (MPI) il caro-energia, la stretta monetaria e la carenza di manodopera hanno determinato un impatto rilevante sulla creazione di valore, stimato in 41,6 miliardi di euro, pari al 9,7% del valore aggiunto delle MPI. Nel dettaglio, la crisi energetica nel 2022 ha determinato 23,9 miliardi di euro di maggiore costo di energia elettrica e gas, il caro tassi ha indotto maggiori oneri finanziari sui prestiti per 7,5 miliardi mentre la scarsità manodopera ha ridotto il valore aggiunto di 10,2 miliardi.

 
Due anni dopo l'invasione dell'Ucraina: indicatori su impatto per le imprese
2021 e 2023, var. ass. e var. % - Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Bce, Eurostat, Istat, Mase, Unioncamere-Anpal e 27° report congiunturale


MULTIMEDIA - Eventi e formazione 2024, il video di Confartigianato

Il video realizzato da Confartigianato, nell'ambito del progetto europeo IoreSME, si presenta come uno strumento per comunicare e promuovere i valori fondamentali dell'organizzazione, mirando a coinvolgere attivamente sia i soci attuali che potenziali nuovi membri. Attraverso una narrazione visiva dinamica, il video sottolinea l'importanza degli eventi, della formazione, del lavoro e della costruzione di una rete solida come pilastri fondamentali dell'approccio di Confartigianato al sostegno delle piccole e medie imprese.

Gli eventi organizzati annualmente da Confartigianato sono progettati per rafforzare la comunità di oltre 700.000 associati e i 10.000 collaboratori che compongono il Sistema Confartigianato, creando opportunità di apprendimento, di scambio professionale e di crescita personale. Queste occasioni diventano momenti chiave per stimolare l'interazione tra i membri, favorire lo scambio di conoscenze e esperienze, e alimentare l'innovazione e la competitività tra le MPI.

Il video enfatizza come, attraverso la partecipazione a questi eventi, gli associati possano non solo ampliare le proprie competenze e capacità, ma anche costruire relazioni significative all'interno della rete di Confartigianato. L'atmosfera partecipativa e vivace che caratterizza queste iniziative è rappresentata come un valore aggiunto, un fattore di attrazione per chi desidera unirsi e contribuire attivamente alla crescita della comunità.

Attraverso questa iniziativa, Confartigianato non solo veicola i propri valori e obiettivi, ma invita anche tutti gli stakeholders, dai collaboratori agli associati, e potenziali nuovi soci, a partecipare attivamente alla vita dell'organizzazione, contribuendo così alla costruzione di un futuro più florido e solidale per le piccole e medie imprese in Europa.

 


STUDI – Via Brennero nel 2023 calo dell’export di 4,2 miliardi €. Genedani (Confartigianato Trasporti): "Sostegno al Governo per richiesta procedura di infrazione all'Austria"

Le criticità nei rapporti con l’Austria per i divieti sulla tratta del Brennero stanno amplificano gli effetti della recessione tedesca, con ricadute pesanti sui flussi delle esportazioni.  Il calo della domanda della Germania determina nei primi dieci mesi del 2023 un calo tendenziale del’1,8% del valore delle esportazioni di prodotti del made in Italy sul mercato tedesco. La flessione di amplia al -3,9% considerando i sette mercati di destinazione per cui viene utilizzata la direttrice del Brennero. Nel dettaglio l’export in Belgio scende del 17,3%, in Danimarca  del 12,0%, in Austria del 5,6%, in Svezia del 4,2%. In segno positivo Paesi Bassi con +1,8% e Norvegia con +6,6%.

Incrociando i dati sui flussi di export per territorio e paese con la modalità di trasporto, considerando l’ipotesi che dal Nord Ovest l’export verso Belgio e Paesi bassi transiti per valichi italo-svizzeri, si stima che nel 2023, ultimi dodici mesi a settembre che le esportazioni che viaggiano su gomma via Brennero verso i sette mercati del Centro-Nord Europa valgano 109,0 miliardi di euro, circa un sesto (17,3%) dell’intero export italiano nel mondo ed equivalente a 5,4 punti di PIL.  Il trend del made in Italy su questi mercati proietta per il 2023 una perdita di esportazioni per 4,2 miliardi di euro, che potrebbe essere aggravata dai limiti al transito per il Brennero.

"I divieti imposti unilateralmente dall'Austria all'attraversamento del Brennero per i mezzi pesanti - sottolinea il Presidente di Confartigianato Trasporti Amedeo Genedani - ostacolano significativamente l'export italiano e tedesco. Le alternative al Brennero si sono rivelate problematiche, le chiusure del Monte Bianco, il deragliamento nel tunnel del San Gottardo e una frana che ha interrotto il passaggio nel Fréjus, hanno ulteriormente aggravato la situazione per le merci italiane dirette al centro-nord Europa. Confartigianato Trasporti sostiene convintamente la posizione del Governo italiano di inviare formale richiesta alla Commissione europea di aprire una procedura d’infrazione che porti a sanzionare l’Austria per le misure attuate, che minano la libera circolazione di persone e merci".

Il focus sul settore è contenuto nell’Elaborazione Flash 'Trend e struttura delle imprese nell’autotrasporto merci: alcune evidenze'. Qui per scaricarla.

 

 
Export su gomma nei mercati europei riforniti via Brennero
Export ottobre 2022-settembre 2023, milioni di euro - Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Istat


AUTOTRASPORTO - Crisi Acciaierie d’Italia, l’allarme dell’autotrasporto: “il comparto è al collasso”

Confartigianato Trasporti insieme alle altre principali associazioni del comparto, in una nota congiunta, ha espresso grave preoccupazione per il "totale disinteresse" mostrato da Acciaierie d'Italia Spa nei confronti del settore, segnalando le serie difficoltà finanziare in cui versano le imprese a seguito dei mancati pagamenti che si stanno accumulando negli ultimi mesi.

Il problema, che ha radici profonde e si estende su scala nazionale, coinvolge diverse aree del Paese, tra cui Marghera, Taranto, Novi Ligure, Genova, Padova, Racconigi e Paderno, conferma come la crisi riguardi aziende di trasporto che operano da Nord a Sud Italia per Acciaierie d'Italia SpA che “hanno assicurato il mantenimento del ciclo produttivo accumulando milioni di euro di crediti”. In particolare, dalla sede di Taranto emergono notizie contrastanti di pagamenti effettuati solo a un ristretto numero di imprese, sollevando preoccupazioni in merito alla equità e alla proporzionalità dei trattamenti nei confronti delle imprese creditrici.

Le associazioni fanno appello al senso di responsabilità di tutti i soggetti coinvolti, “da Acciaierie d'Italia ai vari Dicasteri”, per evitare che la situazione degeneri come già accaduto in passato con l'ex Ilva, dove centinaia di aziende di trasporto furono costrette alla chiusura o a intraprendere lunghe battaglie legali per il riconoscimento dei propri crediti.

Le organizzazioni, nella nota, auspicano un “intervento economico importante” per sostenere le imprese del settore, sottolineando come la crisi attuale non sia imputabile alle aziende di trasporto, “che hanno sempre adempiuto ai propri doveri con puntualità e serietà”. Le associazioni chiedono inoltre l'istituzione di un tavolo permanente di confronto tra le Organizzazioni maggiormente rappresentative del settore e Acciaierie d'Italia, per garantire trasparenza e correttezza nelle relazioni industriali future, elementi che “da troppo tempo sono venuti a mancare”.


STUDI – La varietà dei dolci della tradizione per Carnevale offerta dai 36mila laboratori artigiani

L’elevata qualità della produzione agroalimentare italiana si declina in 326 prodotti con marchio DOP, IGP e STG, 527 vini DOC e IGT e 5.547 prodotti agroalimentari tradizionali caratterizzati da metodiche di lavorazione, conservazione e stagionatura consolidate nel tempo. Tra questi ultimi primeggiano le paste fresche e prodotti della panetteria, della biscotteria, della pasticceria e della confetteria con 1.639 prodotti, pari al 29,5% del totale.

Anche per i dolci di Carnevale la qualità e la tradizione si intrecciano con la biodiversità della produzione artigiana dei territori italiani. L’analisi dell’elenco dei prodotti agroalimentari tradizionali del Ministero dell’agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste evidenzia la presenza di una trentina di prodotti dolciari della tradizione del carnevale. Alle più diffuse chiacchiere si affiancano le bugie, i cenci, stracci e frappole, le cioffe, i crostoli e i galani, i fiocchetti e le frappe, declinate in sfrappe e sfrappole. Inoltre, troviamo le frittelle di carnevale, le frittelle ripiene, le castagnole, la cicerchiata, i faschingskrapfen (bomboloni di carnevale) e la frittella strauben, la pignolata e gli struffoli. Tra i dolci tipici del Martedì Grasso, troviamo il berlingozzo, i bocconotti, i caragnoli, la crescionda, il migliaccio, i ravioli dolci, gli scroccafusi, i tortelli e tortellacci di carnevale e le zeppole.

L’ampia varietà dei dolci tipici di Carnevale è garantita dall’offerta diffusa sul territorio di 36.495 laboratori artigiani di pasticceria e gelateria e panifici, pari al 79,2% delle 46.044 imprese attive nel settore.

Una maggiore presenza di questi laboratori si registra in Sicilia con 5.240 imprese artigiane, pari al 80,8% delle imprese totali del settore, seguita da  Lombardia con 4.380 imprese artigiane, pari al 78,9%, Campania con 3.463 imprese artigiane, pari al 67,6%, Piemonte con 2.776 imprese artigiane, pari al 87,9%, Veneto con 2.726 imprese artigiane, pari al 86,9%, Puglia con 2.637 imprese artigiane, pari al 82%, Emilia Romagna con 2.623 imprese artigiane, pari al 84,7% e Toscana con 2.161 imprese artigiane, pari al 78,6%.

La vocazione artigiana è più elevata in Friuli-Venezia Giulia con le imprese artigiane che rappresentano l’89,6% del comparto, seguita da Piemonte con 87,9%, Trentino-Alto Adige con 87,3%, Veneto con 86,9%, Liguria con 86,6%, Molise con 86,3%, Marche con 84,8%, Emilia Romagna con 84,7% e Calabria con 84,2%.

Una analisi approfondita sul settore è disponibile nella 13° edizione del focus sull’Artigianato alimentare. Clicca qui per scaricarla.

 
Laboratori artigiani di pasticceria, gelateria e panifici per regione
31.12.2023, imprese artigiane attive e % su imprese attive (Ateco 2007 10.71, 56.10.3 e 56.10.41) - Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati CCIAA delle Marche-InfoCamere