STUDI- Il percorso a ostacoli per l’economia italiana nel 2024. L’analisi su IlSussidiario.net

Le prospettive per l’economia italiana nel 2024 ereditano dall’anno precedente una frenata del commercio internazionale e un aumento dei tassi di interesse senza precedenti nella storia dell'euro. Un prolungamento della restrizione monetaria e il ritorno di vigore delle regole europee di bilancio potrebbe delineare un quadro di politiche economiche restrittive. Una bassa crescita mette in discussione il profilo discendente del rapporto debito/PIL. Le imprese reagiscono tutelando il capitale umano e gli occupati salgono di quasi mezzo milione di unità in un anno, con una maggiore accentuazione nel Mezzogiorno.

L’analisi sulle previsioni di crescita, sulle tendenze della congiuntura e le incognite delle politiche economiche è proposta nell’articolo ‘Il percorso a ostacoli per l’economia italiana nel 2024’ a firma di Enrico Quintavalle, responsabile dell’Ufficio Studi di Confartigianato, pubblicato su il Sussidiario.net.

Nel corso dell’autunno si sono dimezzate le previsioni di crescita per il 2024, passando dal +1,2% della Nota di aggiornamento al DEF di fine settembre al +0,6% di Banca d’Italia di metà dicembre.

Il 2023 si è delineato come un annus horribilis per il commercio internazionale: nei primi dieci mesi del 2023 il volume degli scambi internazionali è sceso del 2,2% su base annua, un ampio segno negativo che da inizio secolo si è registrato solo nel 2020 con la pandemia e nel 2009 con la crisi innescata dai mutui subprime. Faticano le vendite del made in Italy: le esportazioni in volume ad ottobre ristagnano (-0,4%) e nei primi dieci mesi del 2023 scendono del 4,4%. La flessione arriva all’8,4% in Germania, il gigante europeo in recessione. Secondo le previsioni, la domanda estera dell'Italia dovrebbe ritornare a salire (+2,3%) nel 2024. La minore domanda estera si ripercuote sulla produzione manifatturiera, che nel trimestre agosto-ottobre cala dello 0,4% rispetto ai tre mesi precedenti e nel complesso dei primi dieci mesi dell’anno scende del 2,1%.

L’attività nelle costruzioni sale del 2,0% nella media del trimestre agosto – ottobre 2023 nel confronto con il trimestre precedente, un dinamismo su cui potrebbe aver influito l’effetto temporaneo della corsa di fine anno per chiudere i cantieri del superbonus. Nella media dei primi dieci mesi del 2023 la produzione scende dell’1,5%.

Sul fronte dei consumi, nel terzo trimestre 2023 la spesa delle famiglie, a prezzi costanti, segna un incremento dello 0,7% sul trimestre precedente (dopo una variazione nulla nel secondo trimestre del 2023). A ottobre 2023 il volume delle vendite al dettaglio segna un aumento congiunturale dello 0,3% e nei primi dieci mesi dell’anno registra una flessione tendenziale del 3,9%.

A dicembre provengono segnali positivi dall’aumento della fiducia dei consumatori e delle imprese. L’aumento è più marcato per le imprese nei servizi di mercato, più contenuto nelle costruzioni e nel commercio al dettaglio, mentre cala l’indice di fiducia nella manifattura, su cui pesa il calo della domanda internazionale.

Il caro tassi frena gli investimenti in macchinari. Ad ottobre 2023 il costo del credito bancario per le imprese in Italia sale al 5,52%, in aumento di 391 punti base rispetto all’1,61% di giugno 2022, mese precedente all’avvio della stretta monetaria. Nonostante la frenata dell’aumento dei prezzi – nel 2024 il tasso inflazione nell'Eurozona si dimezzerà al 2,7% rispetto al 5,4% del 2023 – la BCE ritiene che i tassi di interesse si collochino su livelli che, “mantenuti per un periodo sufficientemente lungo”, forniranno un contributo sostanziale al conseguimento del target del 2% di inflazione. La stretta monetaria mette a rischio gli investimenti, vitali per le imprese sia per aumentare la produttività, che per gestire le transizioni green e digitale. Nel terzo trimestre del 2023 gli investimenti in macchinari e impianti sono scesi dell'1,9% su base annua, mentre un segnale in controtendenza arriva dalla forte risalita (+18,2%) di quelli in mezzi di trasporto, una tendenza che favorisce una mobilità di merci e persone più sostenibile.

A fine 2023 persistono elevati prezzi retail dell’energia. A novembre il prezzo al consumo di elettricità e gas, pur scendendo del 42,3% rispetto un anno prima, rimane del 55,8% superiore alla media del 2021. Le ultime previsioni di Banca d'Italia indicano per il 2024 un prezzo del gas di 47,4 euro/MWh, in risalita del 14,2% rispetto ai 41,5 euro/MWh del 2023, collocandosi su un livello più che doppio (+162%) rispetto alla media del triennio pre-pandemia (2017-2019).

Le imprese rimangono preoccupate della spinta delle materie prime e dei costi energetici - come evidenziato nella rilevazione pubblicata dall'Ufficio Studi di Confartigianato Vicenza nei giorni scorsi e particolarmente significativa dato che la provincia vicentina è la terza in Italia, dopo Milano e Torino, per valore delle esportazioni – mentre si mostrano resilienti sul fronte degli investimenti e dell’occupazione: gli imprenditori stanno reagendo ai segnali recessivi tutelando le risorse del capitale umano e fisico delle imprese.

Grazie a questo orientamento delle imprese, anche in una fase di congiuntura debole, va in controtendenza una marcata crescita dell’occupazione, che ad ottobre 2023 consolida un prolungato ciclo espansivo, con 458 mila occupati in più (+2,0%) rispetto ad un anno prima, una dinamica determinata dall’aumento di 455 mila dipendenti permanenti (+3,0%) e di 66 mila indipendenti (+1,3%) mentre scendono di 64 mila unità i dipendenti a termine (-2,1%). Crescono anche le ore lavorate, che nei primi tre trimestri del 2023 segnano un aumento del 2,2% su base annua. Rispetto a febbraio 2020, prima dello scoppio della pandemia, il mercato del lavoro ha 653 mila occupati in più, una crescita trainata dall’aumento di 848 mila dipendenti permanenti.

Una analisi condotta con l’Ufficio Studi di Confartigianato Marche evidenzia che gli occupati nel Mezzogiorno (+2,8%) crescono ad un ritmo di 1,2 punti superiore a quello del Centro Nord (+1,6%): un differenziale di crescita così alto non si trovava dall’inizio del 2016. Tra le maggiori regioni per numero di occupati, si osservano aumenti più marcati e superiori alla media nazionale in Sicilia (+3,9%), Puglia (+3,7%), Veneto (+3,0%) e Campania (+2,5%); il segno negativo è poco diffuso, presente solo in Friuli-Venezia Giulia (-1,1%) e, seppure lieve, nella Provincia Autonoma di Trento (-0,1%).

Sul 2024 grava l'ombra di un eccessivo prolungamento della stretta monetaria, sincronizzato con una politica fiscale che, con il ritorno di vigore delle regole europee di bilancio e in condizioni di bassa crescita, potrebbe tornare ad essere restrittiva. Nei prossimi mesi troverà attuazione l’accordo politico del 21 dicembre sulle nuove regole del Patto di stabilità e crescita. L’Italia detiene, con la Francia, il deficit più ampio tra le maggiori economie dell’Ue, pari al 4,4% del PIL nel 2024: per la seconda e la terza economia europee appare più probabile una apertura di procedura di infrazione per deficit eccessivo, anche se il ciclo elettorale europeo, con le elezioni del 6-9 giugno 2024, potrebbe stemperare le richieste della Commissione europea. Con il rallentamento della crescita dell’economia italiana, torna a salire il rapporto debito/PIL. In condizioni di bassa crescita, il rischio di un ritorno ad una politica fiscale restrittiva è più probabile. Un aggiustamento per l’Italia potrebbe modificare il sentiero di discesa della pressione fiscale. L’attuazione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) attenua gli eventuali effetti recessivi della politica di bilancio.

 


STUDI – Indice Confartigianato Imprese Sostenibili. Al top Trentino-Alto Adige, Valle d’Aosta, Friuli-Venezia Giulia, Lombardia e Veneto

Si sta chiudendo il 2023, un anno in cui Confartigianato ha dedicato una specifica attenzione ai temi della sostenibilità, organizzando 1° Forum sulla sostenibilità ‘Territorio in transizione’ e la prima edizione nazionale della Settimana per l’Energia e la Sostenibilità.

Nel corso dell’anno l’Ufficio Studi ha esaminato le diverse sfaccettature ddello sviluppo sostenibile. Dall’analisi della domanda di competenze green, all’innovazione e alla dinamica lavoro femminile. Sono stati presentati i numeri chiave su piccole imprese e sostenibilità nel Bilancio sociale e nel webinar del 23 ottobre, durante la Settimana dell’energia e della sostenibilità.

La prima edizione dell’Indice Confartigianato Imprese Sostenibili - In occasione  dell’Assemblea annuale tenuta a Roma,  all’interno del 18° Rapporto annuale di Confartigianato ‘Intelligenza Artigiana, la sfida dell’IA’ è stata pubblicata la prima edizione dell’Indice Confartigianato Imprese Sostenibili. Qui i key data del 18° Rapporto e qui per scaricarlo.

L’Indice delinea il posizionamento dei territori regionali rispetto ai tre pilastri della sostenibilità, ambientale, economica e sociale, mediante una metrica che considera l’attivazione delle pratiche sostenibili delle imprese e in particolare delle micro e piccole e le condizioni di contesto e di habitat che favoriscono la sostenibilità dell’economia del territorio.

L’Indice sintetizza 22 indicatori nei tre ambiti della sostenibilità. In particolare, la sostenibilità ambientale viene valutata mediante 8 indicatori, la sostenibilità economica con 6 indicatori e la sostenibilità sociale con 8 indicatori.

Il territorio regionale che presenta un habitat più sostenibile risulta il Trentino-Alto Adige con un indice pari a 696 e superiore del 27,0% rispetto all’indice medio nazionale di 548; seguono Valle d’Aosta con 652, Friuli-Venezia Giulia con 634, Lombardia con 630 e Veneto con 626.

A livello ripartizionale nel Nord-Ovest la regione migliore è la Valle d’Aosta, nel Nord-Est il Trentino-Alto Adige, nel Centro le Marche e nel Mezzogiorno la Basilicata.

L’analisi per ambito evidenzia che per sostenibilità ambientale la migliore posizione è quella del Trentino-Alto Adige con un indice pari a 673 e superiore del 49,9% rispetto all’indice medio nazionale di 449, seguito da Valle d’Aosta con 668, Basilicata con 611, Calabria con 551 e Campania con 545.

Per la sostenibilità economica primeggia la Lombardia con un indice pari a 823 e superiore del 36,0% rispetto all’indice medio nazionale di 605; a seguire si posizionano Veneto con 781, Emilia-Romagna con 768, Trentino-Alto Adige con 682 e Piemonte con 677.

Per la sostenibilità ambientale è al primo posto il Friuli-Venezia Giulia con un indice pari a 835 e superiore del 41,5% rispetto all’indice medio nazionale di 590 e seguono Valle d’Aosta con 818, Toscana con 756, Trentino-Alto Adige con 733 e Marche con 709.

 

 
Indice Confartigianato Imprese Sostenibili: la classifiche regionali
Anno 2023 Range punteggio: 100-1.000 - Fonte: 18° Rapporto Confartigianato ‘Intelligenza Artigiana, la sfida dell’IA’


STUDI – Crescita dell’occupazione nel 2023 trainata da Sicilia (+3,9%), Puglia (+3,7%) e Veneto (+3,0%)

In un contesto caratterizzato da una flessione della domanda internazionale ed un trend ristagnante del PIL (+0,1% nel terzo trimestre del 2023 rispetto il trimestre precedente), va in controtendenza una marcata crescita dell’occupazione che ad ottobre 2023 prosegue il trend positivo, consolidando un prolungato ciclo espansivo, con 458 mila occupati in più (+2,0%) rispetto ad un anno prima, una dinamica determinata dall’aumento di 455 mila dipendenti permanenti (+3,0%) e di 66 mila indipendenti (+1,3%) mentre scendono di 64 mila unità i dipendenti a termine (-2,1%).

Rispetto ad ottobre 2019, prima dello scoppio della pandemia, registriamo 646 mila occupati in più, di cui 896mila in più sono dipendenti permanenti.

Crescono anche le ore lavorate -  Insieme alla crescita delle persone occupate sale anche il volume dell'attività lavorativa. Dai conti nazionali si calcola che nei primi tre trimestri del 2023 le ore lavorate, corrette per i giorni lavorativi, salgono del 2,2% rispetto un anno prima, facendo meglio del +1,4% degli occupati.

Le tendenze sul territorio - L’analisi dei dati trimestrali del mercato del lavoro, svolta in collaborazione con l’Ufficio Studi di Confartigianato Marche, evidenzia un diffuso dinamismo occupazionale dei territori italiani, con una maggiore spinta del Mezzogiorno. A settembre 2023 si registra una crescita degli occupati dell’1,9% (in media degli ultimi 12 mesi), pari a 435 mila lavoratori in più, con un aumento più sostenuto per il Mezzogiorno (+2,8%), a fronte del +1,7% del Nord-est, +1,5% del Nord-ovest e il +1,4% del Centro.

Tra le maggiori regioni per numero di occupati, si osservano aumenti più marcati e superiori alla media nazionale in Sicilia (+3,9%), Puglia (+3,7%), Veneto (+3,0%) e Campania (+2,5%); tra le restanti regioni, variazioni maggiori della media si registrano in Abruzzo (+3,1%), Molise (+2,9%), Liguria (+2,8%), Umbria (+2,4%) e Valle d’Aosta (+2,3%). Il segno negativo è scarsamente diffuso: si registrano diminuzioni degli occupati solo in Friuli-Venezia Giulia (-1,1%) e, seppure lieve, nella Provincia Autonoma di Trento (-0,1%).

Si osserva un maggiore dinamismo dell’occupazione femminile, che cresce del 2,1% in un anno a fronte del +1,7% di quella maschile. Anche per l’occupazione femminile si conferma la performance migliore nel Mezzogiorno (+3,4%), seguito da Nord-est (+2,2%), Nord-ovest (+2,0%) e Centro (+0,8%). Il maggiore dinamismo delle regioni meridionali va sostenuto nel lungo periodo per ridurre il forte ritardo del rapporto tra occupate e popolazione femminile. In particolare, tra le regioni con oltre un milione di occupati si osserva un maggiore dinamismo della componente femminile, e migliore di quella maschile, in Puglia con il +6,3% in un anno (rispetto al +2,2% di quella maschile), Sicilia con il +4,4% (vs +3,7% maschile) e Veneto con il +4,2% (vs +2,1% maschile); si osservano aumenti significativi anche in Abruzzo (+5,1%), Liguria (+4,2%) e Molise (+4,1%), mentre si registra una diminuzione, seppur contenuta, in Toscana (-0,3%) e Friuli-Venezia Giulia (-0,6%).

 

 
Dinamica occupazione al III trimestre 2023 in media annuale
Var.% media ultimi 4 trimestri (IV trim. 2022-III trim. 2023) su 12 mesi precedenti - Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Istat


STUDI - Conduttori di mezzi, il 57% è difficile da reperire. Il report Confartigianato sull’autotrasporto

 

La carenza di manodopera è una criticità di rilievo per il mondo dell’autotrasporto, coinvolto in una complessa transizione green.  L’analisi è contenuta nell’Elaborazione Flash 'Trend e struttura delle imprese nell’autotrasporto merci: alcune evidenze' pubblicata in occasione dell'Assemblea di Confartigianato Trasporti del 16 dicembre 2023. Qui per scaricarlo. Nella Nota stampa per l’Assemblea alcuni dati dell’Elaborazione Flash su imprese, investimenti, costo dei carburanti e, appunto, carenza di manodopera.

Il report evidenzia che nel 2023 le imprese italiane hanno previsto 268.860 entrate per conduttori di veicoli a motore, di cui 153.120, pari al 57,0%, risultano di difficile reperimento, con un marcato aumento rispetto al 49,3% del 2022.

L’analisi territoriale evidenzia che tra le maggiori regioni - con oltre 10mila entrate previste - la difficoltà di reperimento più elevata e superiore alla media si riscontra in Veneto con il 66,1%, Emilia Romagna con il 65,4%, Toscana con il 65,4% e Piemonte - Valle d'Aosta con il 61,8%.

Tra le restanti regioni la quota di entrate difficili da reperire è superiore alla media in Trentino Alto Adige con il 71% - la quota più elevata tra tutte le regioni italiane -  Umbria con il 64,2%, Friuli Venezia Giulia con il 63,4%, Abruzzo con il 62% e Liguria con il 61,8%.

L’aumento della difficoltà di reperire personale per la conduzione dei veicoli è diffusa pressoché in tutte le regioni -  con una stabilità per Marche e Sardegna – e in particolare si osservano aumenti superiori ai dieci punti percentuali in Basilicata, Puglia, Trentino Alto Adige e Lazio.

I  contenuti del report - L'Elaborazione Flash contiene evidenze sulla struttura imprenditoriale del settore e la vocazione all’autotrasporto dei territori italiani. Dopo il focus sulla carenza di manodopera, con i dati sopra presenta, il report evidenzia che il caro-tassi rischia di frenare la transizione green delle imprese dell’autotrasporto. Nonostante la stretta monetaria in corso, si registra la resilienza degli investimenti in mezzo di trasporto. Sul costo dei carburanti viene esaminata la tassazione, con le accise sul gasolio più alte in Europa, e perimetrata la spesa per gli acquisti di prodotti energetici delle MPI del comparto. Inoltre, viene delineata la difficile fase congiunturale mentre si osserva una stabilizzazione dei prezzi praticati dalle imprese. Una analisi sui flussi di export evidenzia che le criticità nei rapporti con l'Austria sulla tratta del Brennero amplificano gli effetti della recessione tedesca e la bassa domanda dei paesi del Centro-Nord Europa. In un contesto di forte concorrenza, le micro e piccole imprese del comparto hanno reagito con una crescita della produttività delle imprese. Infine, il lavoro presenta il quadro territoriale dell'autotrasporto merci, con imprese e addetti per regione e provincia.

 

 
Difficile reperimento conduttori di veicoli a motore per regione
anno 2023, % entrate di difficile reperimento - Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Unioncamere-Anpal