STUDI - Italia sale al 1° posto in Ue a 27 per inflazione energetica. Con stretta monetaria, riduzione del deficit e ritardi PNRR rischio stagflazione
Nella seduta del 15 dicembre il Consiglio della Bce ha inasprito la stretta monetaria, con un ulteriore rialzo di 50 punti base i tassi di riferimento, portando l’aumento a 250 punti base da luglio a dicembre. I tassi di interesse aumenteranno ancora, “in misura significativa a un ritmo costante” per garantire un “ritorno tempestivo” dell’inflazione al target del 2%, da cui siamo ancora lontani: secondo i dati definitivi di novembre 2022 pubblicati venerdì scorso, l'inflazione nell'Eurozona scende al 10,1% dal 10,6% di ottobre, mentre in Italia rimane costante al 12,6%.
In un semestre di recessione tecnica - terzo trimestre 2022 e primo trimestre del 2023 con segno negativo della crescita del PIL - la politica monetaria diventa pro-ciclica e sincronizzata con una politica fiscale prudente, finalizzata a garantire una riduzione del debito, come confermato dalla parere della Commissione europea sul documento programmatico di bilancio dell'Italia pubblicato mercoledì scorso. Come evidenziato nel 22°report Confartigianato presentato il 5 dicembre, la manovra di bilancio varata dal Governo, nel 2023 è espansiva portando l'indebitamento netto dal -3,4% PIL tendenziale (a legislazione costante) al -4,5% PIL programmatico (con effetti della manovra). Persiste, però, un elevato sforzo fiscale, con l’indebitamento netto strutturale, al netto delle misure una tantum e della componente ciclica, che si riduce di 1,3 punti, passando dal -6,1% del PIL nel 2022 al -4,8% del 2023.
Sulla crescita pesano anche i ritardi degli interventi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), come ha evidenziato una nostra recente analisi. Va ricordato che sulla previsione del Governo di crescita del PIL nel 2023 del +0,6%, 0,3 punti arrivano dalla manovra di bilancio e altri 0,3 punti dall’attuazione del PNRR: senza questi due impulsi l’economia italiana segnerebbe una 'crescita zero', avvicinandosi pericolosamente ad una stagflazione. Uno scenario di recessione e alta inflazione che non si concretizza da 47 anni: fu nel 1975 che il PIL scese del 2,4% a fronte di un tasso di inflazione del 17,0% mentre risultarono più contenuti i tassi di inflazione in altre recessioni (inflazione al +3,0% nel 2012, al +3,3% nel 2008 e al +4,6% nel 1993).
La più elevata inflazione in Italia è alimentata da una crescita dei prezzi dell'energia che non ha confronto in Europa. A novembre i prezzi dei beni energetici salgono del 68,1% (era 71,7% ad ottobre), un ritmo doppio del +34,9% della media dell'Eurozona. Si tratta dell'inflazione energetica più alta di tutta l'Unione europea a 27, dopo il marcato rallentamento registrato nei Paesi Bassi. Nel dettaglio, a novembre l’indice dei prezzi dell'energia elettrica in Italia sale del 174,8% (era 199,0% ad ottobre) a fronte del +39,6% registrato in Eurozona; persiste un ampio divario anche per i prezzi del gas, che in Italia salgono del 96,5% rispetto al 67,0% della media europea. Gli effetti recessivi sui bilanci di famiglie e imprese italiane innescati dal caro bollette sono più intensi rispetto agli altri paesi Ue: se prendiamo in considerazione la media dei primi undici mesi del 2022, l’indice dei prezzi di elettricità, gas e altri combustibili in Italia sale del 81,7% rispetto allo stesso periodo del 2021, in Germania del 33,2% mentre in Francia la crescita si ferma al 18,8%. Secondo le recenti valutazioni dell'Istat, per i consumi energetici dell’abitazione principale le famiglie residenti in Italia hanno sostenuto nel 2020 una spesa complessiva di 36,0 miliardi di euro, di cui l’83,8% è attribuibile al metano (15,6 miliardi di euro) e all’energia elettrica (14,5 miliardi). Seguono la legna da ardere e il pellet con 2,5 miliardi di euro, il GPL (di rete o in bombola/cisterna) con 1,8 miliardi di euro (5% della spesa totale) e il gasolio con 0,8 miliardi (2,3%). Una quota residua di spesa (0,7 miliardi di euro) compete agli impianti centralizzati (per riscaldamento o acqua calda), alimentati a biomasse o ad altra fonte.
Il divergente andamento dei prezzi delle commodities energetiche pone un problema di competitività delle economia italiana. Se prendiamo a riferimento l’aggiornamento dell’analisi di Bruegel curata da Giovanni Sgaravatti, Simone Tagliapietra e Georg Zachmann gli interventi contro il caro energia in Germania ammontano al 7,1% del PIL, 2 punti sopra al 5,1% dell’Italia, nonostante l’inflazione energetica tedesca sia di 28 punti inferiore a quella italiana (a novembre in Germania è pari al 40,1% a fronte del 68,1% in Italia). L’intensità degli interventi statali tende a correlarsi con la pressione dei prezzi energetici, ad eccezione, come visto sopra, della Germania e dei Paesi Bassi, in cui l’intervento è relativamente meno incisivo rispetto alla più alta inflazione energetica.
Infine, segnaliamo che i dati sul commercio estero rilasciati venerdì dall’Istat mostrano un allentamento della pressione della bolletta energetica a seguito del calo di domanda e della minore crescita dei prezzi all’importazione: ad ottobre 2022 il valore delle importazioni di energia segna un aumento del 57,5%, in decelerazione rispetto al +145,1% di settembre, risultato di un dimezzamento dell’aumento dei prezzi (67,1% rispetto al +144,1% a settembre) e di una riduzione del 5,8% dei volumi importati (+0,4%a settembre).
Interventi governativi per proteggere famiglie e imprese dalla crisi energetica nei maggiori paesi Ue e inflazione energetica
Inflazione energetica media 11 mesi 2022, interventi tra settembre 2021 e novembre 2022: aggiornamento al 29 novembre 2022 - Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Eurostat e Bruegel
Inflazione energetica e trend prezzi elettricità gas in Ue 27
Ottobre e novembre 2022, ordine per inflazione Energia - Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Eurostat
STUDI – Nel 2022 +0,9% produzione manifatturiera, traina la Moda (+9,0%), più colpita dalla pandemia
L’analisi dei dati sulla produzione industriale pubblicati ieri dall’Istat evidenza ad ottobre una flessione congiunturale dell’1,0% dell’indice destagionalizzato della produzione manifatturiera, mentre rimane in territorio positivo (+0,9%) l’andamento congiunturale nella media degli ultimi tre mesi.
Più di metà dell’occupazione del made in Italy in micro e piccole imprese – Nel comparto manifatturiero sono attive 356.873 micro e piccole imprese (MPI) che danno lavoro a 1.897.189 addetti, pari al 51,2% dell’occupazione totale del settore. Alta vocazione artigiana nella produzione del made in Italy, con 229.658 imprese artigiane manifatturiere e 847.029 addetti, quasi la metà (44,6%) dell’occupazione nelle MPI e pari poco meno di un quarto (22,9%) degli addetto totali del comparto.
Il trend tra estate e autunno 2022 - La dinamica positiva nel trimestre agosto-ottobre 2022 è sostenuta dall'andamento positivo di Farmaceutica con +7,0% rispetto il trimestre maggio-luglio 2022, seguita da Farmaceutica con +7,0%, Mezzi trasporto con +3,5%, Computer ed elettronica e Macchinari e impianti, entrambi con +2,5%; segno positivo anche per Gomma, plastica, vetro, cemento, ceramica, con +0,9%, Moda con +0,7% e Altre manifatture, riparazione e installazione macchinari con +0,1%.
2022, l’anno del recupero della moda - In termini tendenziali, al netto degli effetti di calendario, nei primi dieci mesi del 2022 la produzione manifatturiera sale dello 0,9% rispetto lo stesso periodo dell'anno precedente e il settore driver è la Moda che registra un aumento di produzione del +9,0%, rimanendo comunque il settore che ha più sofferto gli effetti recessivi della pandemia, con la produzione del 2022 che rimane ancora inferiore del 14,9% al livello del 2019. Crescita della produzione nel 2022 anche per Farmaceutica con +8,7%, Raffinazione petrolio con +8,4%, Computer ed elettronica con +7,4%, Macchinari e impianti con +2,7%, Alimentare e bevande con +2,1%, Mezzi trasporto con +1,5% e Altre manifatture, riparazione e installazione macchinari con +1,0%. Più incerto il trend del Legno, carta e stampa (-0,3%), mentre sono in territorio negativo Apparecchiature elettriche con -2,6%, Chimica con -2,7%, Metallurgia e metalli con -4,3% e Gomme, plastica, vetro, cemento, ceramica con -4,4%. Sul calo della produzione in questi ultimi tre comparti energy intensive pesa il forte rincaro dei costi energetici.
Le incertezze del 2023 - Le imprese di produzione del made in Italy si avvicinano al 2023 in un clima di crescente incertezza, come evidenziato nel 22°report dell’Ufficio Studi Confartigianato presentato nei giorni scorsi. La crisi energetica colpisce i settori manifatturieri più energy intensive e proprio in questi settori sale la domanda di credito per poter sostenere gli esborsi per le bollette, con costi dei prestiti crescenti a causa della stretta monetaria operata dalla Bce: nella riunione del Consiglio direttivo di domani, 15 dicembre, è previsto un ulteriore rialzo dei tassi di riferimento, già saliti di 200 punti base da luglio. Sale la difficoltà di accesso al credito delle imprese, con una intensità che non si registrava dalla crisi del debito sovrano del 2011. Gli alti costi di elettricità e gas determinano una forte riduzione della domanda di energia, con una marcata discesa dei consumi industriali di gas. Una divaricazione dell'inflazione energetica pone un serio problema di competitività delle imprese esposte alla concorrenza internazionale. Inoltre, la manifattura tedesca beneficia di interventi statali contro il caro energia di 2,2 punti di PIL superiori a quelli dell’Italia.
Il commercio internazionale rallenta e nei primi nove mesi del 2022 ristagna l’andamento dell’export in volume, inferiore al punto percentuale, tendenza che ha beneficiato del forte l'apprezzamento del dollaro, ma da fine settembre il trend del cambio si è invertito. Pesa la frenata dell’economia cinese: i macchinari, che risultano i prodotti italiani più venduti in Cina, nei primi nove mesi del 2022 segnano un calo tendenziale delle vendite del 15,4%.
Sul buon andamento del mercato del lavoro contribuisce la manifattura, che nel terzo trimestre del 2022 registra un aumento tendenziale degli occupati dell’1,5%, ma persiste la difficoltà di reperimento della manodopera, che a dicembre 2022 è rilevata per il 52,0% delle assunzioni di operai specializzati e conduttori di impianti e macchine. E’ in attenuazione, nel secondo e terzo trimestre dell’anno, l’effetto negativo sulla produzione della scarsità di materie prime.
Dinamica tendenziale produzione nel 2022 per settore
Gennaio-ottobre 2022, var. % tendenziale, dati corretti per il calendario - Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Istat
Dinamica congiunturale produzione nel trimestre agosto-ottobre 2022 per settore
agosto-ottobre 2022, var. % maggio-luglio 2022, dati destagionalizzati - Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Istat
Difficoltà reperimento: totale entrate e dettaglio operai specializzati e conduttori di impianti
Dicembre del 2021 e del 2022 (decrescente), % sul totale entrate - Elaborazione Ufficio Studi
STUDI - Detrazioni edilizia: ragnatela burocratica di 224 interventi, 1 modifica normativa ogni 16 giorni
Quest'anno la spesa per gli interventi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) finanziato con i fondi di NextGenerationEU sarà di 15 miliardi di euro, inferiore di 14,4 miliardi di euro rispetto ai 29,4 miliardi previsti lo scorso aprile. Nell’aggiornamento di settembre la minore spesa di quest'anno è riequilibrata con l’aumentando degli interventi nel 2025 e 2026, ultimo biennio del Piano. Il Ministero per gli Affari Europei, il Sud, le Politiche di Coesione e il PNRR sta procedendo ad una verifica dello stato di avanzamento degli interventi mentre nei giorni scorsi il Commissario europeo Paolo Gentiloni ha indicato che non vi saranno proroghe, già richieste da alcuni paesi Ue, al termine del 2026.
Il PNRR e la manovra di bilancio sono essenziali per allontanare lo spettro della ‘crescita zero’ o, peggio, della recessione. Sulla crescita del PIL dello 0,6% stimata per il 2023 nell'ultima Nota di aggiornamento al DEF rivista e integrata, 0,3 punti di maggiore crescita derivano dalla manovra di bilancio in discussione in Parlamento e 0,3 punti dalla spesa del PNRR. Il Piano, "se perseguito con efficienza", secondo le stime dell'Ufficio parlamentare di bilancio darà a fine periodo uno stimolo all’attività economica stimato in circa tre punti percentuali di PIL. Potrebbero influire negativamente l'aumento dei prezzi dei materiali per l’edilizia, prodotti in settori energy intensive, e la carenza delle materie prime.
L'evoluzione del PNRR e degli incentivi fiscali per l’edilizia sono al centro del report dell’Ufficio Studi di Confartigianato, che sarà presentato in un webinar giovedì prossimo 15 dicembre e di cui forniamo alcune anticipazioni.
Sul comparto delle costruzioni ha fatto da booster l'attuazione, tra gli interventi del PNRR, del superbonus, in relazione al quale, però, sono esplose gravi criticità, in primis i crediti legati ai bonus edilizia incagliati nei cassetti fiscali, su cui Confartigianato torna a chiedere lo sblocco per salvare l’attività delle imprese che hanno concesso sconti in fattura. Inoltre, si è registrato lo stillicidio di modifiche normative, un vero incubo per imprese, professionisti, amministratori di condomini e famiglie. L'analisi svolta dalla Direzione Politiche Fiscali di Confartigianato delinea una ragnatela burocratica di 224 interventi su detrazioni fiscali edilizie e superbonus: nel dettaglio si tratta di 29 interventi legislativi distribuiti su 16 differenti leggi, decreti legge e decreti ministeriali, di cui 24 solo nell’ultimo anno equivalente ad 1 modifica legislativa ogni 16 giorni. Inoltre, si sommano 9 provvedimenti del Direttore dell’Agenzia delle entrate e 186 documenti di prassi, costituiti da 6 circolari, 4 risoluzioni, 157 risposte ad interpello e 19 FAQ.
Nella prospettiva per il 2023 si delineano, quindi, potenziali rischi che potrebbero rallentare il comparto protagonista della ripresa post-pandemia, per il quale l’Italia ha assunto una posizione di leader in Europa.
La ragnatela burocratica degli interventi su detrazioni fiscali edilizie e superbonus
Elaborazione Direzione Politiche Fiscali Confartigianato - maggio 2020-novembre 2022, interventi successivi a DL 34/2020 "Rilancio"
Risorse del Recovery and Resilience Facility (RRF): previsioni aprile e settembre 2022
2020-2026, miliardi di euro - Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Mef
STUDI – Festività di Natale e acquisti di artigianato alimentare: la produzione di qualità di 72mila imprese artigiane e 263mila addetti
A dicembre ammonta a 15,1 miliardi di euro la spesa delle famiglie per prodotti alimentari e bevande, che nella nostra recente analisi rappresenta circa i due terzi dei 22,7 miliardi di euro la spesa delle famiglie per prodotti e servizi maggiormente scelti come regalo - prodotti alimentari e bevande, moda e gioielleria, mobili, tessili per la casa, cristalleria, stoviglie e utensili domestici, utensili e attrezzature per casa e giardino, giochi, giocattoli, articoli sportivi, libri, articoli di cartoleria e materiale da disegno e servizi di cura della persona.
La qualità della produzione artigianale è offerta dalle 71.682 imprese artigiane nei settori dell'alimentare, delle bevande e della ristorazione con 263.320 addetti, il 16,2% degli occupati comparto. L'ambito rappresenta il 6,9% delle imprese artigiane nazionali e un decimo (10,4%) degli addetti dell'artigianato nazionale. Il peso degli addetti registra una accentuazione nel Mezzogiorno, in cui la quota sale al 2,4% a fronte dell'1,3% del Centro-Nord: a livello regionale primeggiano, infatti, cinque regioni del sud del nostro Paese cioè Sardegna e Sicilia (entrambe 3,3%), Calabria (3,2%), Molise (3,0%) e Basilicata (2,7%).
La radiografia delle imprese artigiane del settore alimentare e bevande, con la distribuzione per regione e provincia, è proposta nell’ultima Elaborazione Flash pubblicata dall’Ufficio Studi ‘Un regalo di Natale a valore artigiano. Focus su Artigianato alimentare – 12a edizione’. Qui per scaricarla.
Il caleidoscopio delle produzioni artigianali - Le principali e più peculiari attività delle imprese artigiane sono le panetterie e laboratori che producono dolci, biscotti, prodotti secchi da forno, prodotti di pasticceria conservati, snack dolci o salati e possono anche effettuare vendita diretta al pubblico, pasticcerie e gelaterie che producono prodotti freschi - negli ultimi anni presidi di artigianato ed innovazione alimentare grazie a grandi lievitati diversi da quelli solitamente offerti dal sistema industriale più massificato - e offrono anche servizi di ristorazione tramite la vendita diretta al pubblico, bar che alla somministrazione diretta stanno affiancando sempre più la vendita di prodotti artigianali, pastifici che producono paste alimentari fresche e secche, ma anche cuscus e gnocchi, salumifici e norcinerie che producono carne essiccata, salata o affumicata e salumi, le imprese delle filiera lattiero-caseari, imprese che producono tè, caffè, cacao, cioccolato, caramelle, confetti, condimenti e spezie, imprese che producono vini, distillati, birre, queste ultime in forte ascesa negli ultimi anni grazie soprattutto a microbirrifici. Da non dimenticare poi rosticcerie, friggitorie, pizzerie, pizzerie a taglio, birrerie, pub, enoteche, catering, banqueting, banchi del mercato che preparano cibo per il consumo immediato, venditori di street food, attività di recente e crescente fortuna, ed esercizi che fanno solo take-away.
Il trend della produzione di alimentare e bevande - Il confronto europeo tra i primi tre paesi produttori dell'alimentare e bevande vede l’Italia reagire meglio al recente rallentamento della manifattura, con un aumento della produzione del +2,7% nei primi nove mesi del 2022 che si confronta con il +1,7% della Germania e lo 0,9% della Francia. Anche rispetto all'anno precedente allo scoppio della pandemia l’Italia è più dinamica, segnando una crescita del +5,4%, più che doppia rispetto al +2,1% della Francia, in controtendenza rispetto al calo dello 0,5% della Germania.
Peso degli addetti dell’artigianato alimentare, bevande e ristorazione su addetti del totale economia per regione
Anno 2020. Incidenza percentuale. In imprese attive delle divisioni 10, 11 e 56 Ateco 2007 - Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Istat
Dinamica produzione nel 2022 dei primi 3 paesi produttori Ue a 27 di alimentare e bevande
Variazione %. Primi 3 produttori di 10 e 11 (Ateco 2007) nel 2020 - Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Eurostat