STUDI – Il perimetro della manovra 2023: deficit al 4,5% PIL, calo di 1,1 punti debito/PIL e +0,3 punti di crescita
L’impatto dei costi dell’energia sta condizionando le scelte di politica fiscale. Con la Nota di aggiornamento al DEF 2022 varata dal Governo venerdì scorso (Nadef) si delineano i prossimi interventi, centrati a combattere il caro energia.
La novità più rilevante della Nota - che rivede e aggiorna quella approvata dal precedente esecutivo il 28 settembre - è data dal quadro programmatico di finanza pubblica che indica nel 2022 un deficit di bilancio del 5,6% del PIL, di mezzo punto più ampio del 5,1% del tendenziale, a legislazione vigente. Di conseguenza il Governo richiede l’autorizzazione del Parlamento a fissare un nuovo sentiero programmatico per l’indebitamento netto della PA.
Nel 2023 il deficit scende al 4,5%, rispetto al 3,4% tendenziale. Di conseguenza, l’intervento fiscale espansivo è di 0,5 punti di PIL nel 2022 e di 1,1 punti nel 2023, pari ad oltre 9 miliardi di euro per quest'anno e a circa 21 miliardi nel 2023. Questi 30 miliardi di euro – se destinati interamente al contrasto al caro energia come indicato durante la conferenza stampa del Consiglio dei Ministri di venerdì – si sommano agli interventi già adottati per 5,5 miliardi sul 2021 e per 57,1 miliardi per il 2022 (questi ultimi desunti dal Documento programmatico di bilancio di ottobre), portando ad oltre 93 miliardi di euro le risorse impegnate nell'arco di 22 mesi per contrastare lo shock energetico.
A legislazione invariata, la spesa pubblica nel 2023 è di 1.052,6 miliardi di euro, pari al 52,9% del PIL, mentre la pressione fiscale, dal massimo storico del 43,8% di quest'anno - limato di un decimo di punti rispetto alle previsioni di fine settembre – scende al 43,4% nel 2023, al 42,6% nel 2024 e al 42,5% nel 2025.
Nel nuovo quadro macroeconomico contenuto nella Nota si registra per il 2022 una crescita del PIL del 3,7%, migliorando il +3,3% previsto dal Governo a fine settembre, mentre nel 2023 la crescita tendenziale, a legislazione vigente, si ferma al +0,3%. Sul rallentamento della crescita pesa l’accelerazione dell’inflazione, spinta dai prezzi dell’energia, come riportato nell’analisi dell’Ufficio Studi per QE-Quotidiano Energia di questa settimana.
L'intervento espansivo della manovra fornisce nel 2023 un impulso alla crescita di 0,3 punti di PIL, con un tasso di crescita programmatico del +0,6%, che è più elevato del +0,3% indicato da Banca d'Italia (13 ottobre) e Upb (19 ottobre). Sono annunciate per venerdì prossimo le previsioni macroeconomiche e di finanza pubblica della Commissione europea.
Si mantiene il sentiero di riduzione del rapporto tra debito e PIL, che dopo la discesa di 4,6 punti quest'anno, registra un calo di 1,1 punti nel 2023, di 2,3 punti nel 2024 e di 1,1 punti nel 2025. Il sentiero del rapporto tra debito e PIL nel periodo di programmazione sale rispetto al quadro tendenziale, ma rimane più basso rispetto a quello disegnato nel DEF di aprile, grazie alla maggiore crescita del PIL nominale e al miglioramento del saldo primario di bilancio, fattori che compensano il maggiore costo del finanziamento del debito: la spesa per interessi nel 2023 sale a 81,6 miliardi di euro, pari al 4,1% del PIL, un punto in più rispetto al 3,1% previsto nel DEF di aprile.
Un quarto di secolo di saldo del bilancio delle Amministrazioni pubbliche
2000-2021, quadro tendenziale e programmatico 20223-2025, indebitamento netto in % PIL - Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Istat e Mef
Il sentiero di discesa del debito/PIL
2021-2025, quadro tendenziale e programmatico, debito lordo in % PIL - Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Mef
Pressione fiscale: le previsioni del DEF di aprile e della NADEF di novembre 2022
Anno 1995-2021, 2022-2025 previsioni Def 2022 di aprile 2022 e Nadef 2022 agg. novembre 2022 - Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Istat e Mef
LOMBARDIA - Milano Digital Week: digitale, sostenibilità e artigianalità nel convegno di Confartigianato
Si svolgerà lunedì 14 novembre 2022, dalle 10.30 alle 13.00 l’evento dal titolo “Digitale, Sostenibile, Artigiano: si può fare! La piccola impresa protagonista della doppia transizione”, promosso da Confartigianato ICT Lombardia e organizzato da Confartigianato Lombardia, Confartigianato Apa Milano Monza e Brianza e API Associazione Piccole e Medie Industrie, nell’ambito dell’edizione 2023 della Milano Digital Week.
L’incontro ha lo scopo di avviare una riflessione sul tema fondamentale della doppia transizione, digitale e sostenibile, per le MPI e l’artigianato, quale passaggio improcrastinabile per il mantenimento della competitività del sistema diffuso delle imprese.
Maggiori informazioni e il programma della giornata sono disponibili al seguente link (clicca QUI).
L’evento, che si terrà presso Palazzo dei Giureconsulti – Milano, si potrà seguire sia in presenza che online, previa prenotazione (clicca QUI)
STUDI – Trend volumi made in Italy: +6,3% Usa, +3,4% Regno Unito e Spagna, in negativo Germania e Francia
Nel corso del 2022 le conseguenze della guerra e della crisi energetica, l’elevata inflazione e una diffusa restrizione monetaria hanno determinato una crescente turbolenza sui mercati valutari. Prosegue l’apprezzamento del dollaro rispetto alle altre principali valute, influenzato dalla più rapida svolta restrittiva della politica monetaria negli Stati Uniti e dalla maggiore esposizione dell’Europa alle conseguenze della crisi energetica. La crisi della sterlina, dopo un forte deprezzamento sul dollaro a seguito dell’annuncio del piano fiscale del governo, è poi rientrata a seguito degli interventi della Banca centrale inglese e al ritiro di diverse misure fiscali annunciate. Nel dibattito sulla crisi inglese segnaliamo anche la nostra recente analisi Britaly: Italia-Regno Unito 4-0 per crescita, investimenti, export e lavoro. A settembre la Banca centrale del Giappone è intervenuta per contrastare il deprezzamento dello yen.
L’effetto, positivo, sulle esportazioni della svalutazione dell’euro è controbilanciato della spinta sui prezzi all’importazione delle materie prime e dell’energia, commodities scambiate in dollari. Sul trend dei prezzi dell’import di beni energetici si veda la nostra ultima analisi per QE-Quotidiano Energia.
L’inflazione sta dilatando il valore nominale delle esportazioni e pertanto, dopo aver proposto nei giorni scorsi l’analisi delle tendenze per settore, con il traino dei settori di MPI - esaminiamo le tendenze dell’export in volume sui principali mercati. L’analisi degli ultimi dati disponibili evidenzia nei primi sette mesi del 2022 un maggiore dinamismo dei volumi esportati in Messico, con un aumento del 26,3% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, seguito da Corea del Sud con +18,0%, India con +8,5%, Turchia con +8,4% e Stati Uniti con +6,3%. Seguono Regno Unito e la Spagna con +3,4%, quest’ultimo il mercato più dinamico dell’Eurozona, Polonia con +2,8% e Austria con +0,1%. Segno negativo per Germania con -0,6%, Francia con -2,5%, Giappone e Svizzera con -3,2% e Brasile con -4,2%, mentre si registrano cali più accentuati per Cina (-12,9%) e Russia (-31,6%). Su questi due mercati va ricordato che i lockdown di primavera e le persistenti tensioni sul mercato immobiliare indeboliscono l’attività economica cinese, mentre le conseguenze economiche dell’invasione dell’Ucraina, con le sanzioni imposte dalla comunità internazionale sul commercio con l’estero, sottendono la caduta dell’export verso la Russia. Su quest’ultimo mercato da segnalare l’analisi di uno scenario controfattuale che si sarebbe osservato in assenza di conflitto nel riquadro ‘Le esportazioni di beni verso la Russia dall’inizio del conflitto’ contenuto nell'ultimo Bollettino economico di Banca d'Italia.
Trend export in volume per mercato nel 2022
Gennaio-luglio 2022, var. % tendenziale nei principali mercati - Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Istat
Dinamica export e cambio rispettiva valuta con euro per principali mercati
Gennaio-luglio 2022, var. % tendenziale: export e media cambio per 1 euro - Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Istat e Bce
Tassi di cambio
Gennaio 2017-ottobre 2022., dati di fine settimana; dollari per un euro e indice - Dati Banca d’Italia
STUDI – Edilizia italiana leader europea della ripresa: +16,1 miliardi euro di valore aggiunto a fronte -7,7 miliardi nel resto dell’Ue
Nel corso della ripresa post-pandemia l’edilizia in Italia ha assunto il ruolo di locomotiva d’Europa de settore, una caratteristiche che viene delineata nel report dell’Ufficio Studi ‘Edilizia, incentivi e ricadute su economia e imprese’ che sarà presentato il prossimo 5 novembre a Padova al convegno ‘Edilizia, mercato, investimenti nuove sfide’ organizzato da Confartigianato Imprese, Anaepa Confartigianato Edilizia e Confartigianato Imprese Veneto e a cui parteciperanno, tra gli altri, il Presidente di Confartigianato Marco Granelli e il Presidente di Anaepa Confartigianato Edilizia Stefano Crestini. Qui il programma dell’evento e qui per iscriversi.
Dall’anticipazione di un confronto internazionale proposto nel report, emerge che tra il 2019 e il 2022 il recupero del valore aggiunto delle costruzioni in Unione europea è interamente sostenuto dall’aumento di 16,0 miliardi di euro dell'Italia, a fronte di un calo di 7,7 miliardi nei rimanenti 26 paesi dell’Unione. Nel dettaglio si registra un calo di 10,8 miliardi di euro di Germania, Francia e Spagna messe insieme; tra i restanti 23 paesi, 14 danno un apporto positivo al valore aggiunto con una crescita cumulata di 7,7 miliardi di euro mentre altri 9 paesi segnano un calo, complessivamente pari a 4,6 miliardi di euro.
Nel report si evidenzia il sostegno alla crescita data dai processi di accumulazione di capitale in edilizia. Nel secondo trimestre del 2022 gli investimenti in costruzioni trainano la crescita di quelli totali su base annua ed ancor di più sul pre-crisi. In un anno crescono del 13,7%, combinazione del +13,9% delle abitazioni e del +13,5% di fabbricati non residenziali e altre opere, a fronte del +10,8% del totale degli investimenti di cui rappresentano il 59,1% dell'aumento in termini assoluti; l'Italia quindi primeggia superando il +4,4% della Spagna, il +2,2% dell'Unione europea, il +0,3% della Francia e soprattutto il calo del 4,1% della Germania. Rispetto al quarto trimestre 2019, precedente allo scoppio della pandemia, l’aumento in Italia sale al +26,4%, con le abitazioni a +30,1% e le altre opere a +22,8%, a fronte del +17,5% degli investimenti totali di cui arrivano a spiegare i due terzi (66,9%) dell’aumento in termini assoluti; nettamente staccati gli altri paesi, con l'Ue che si ferma sul +3,7%, la Germania (+0,4%) e la Francia (+0,1%) sono stabili e la Spagna è in ritardo dell'8,9%.
Italia locomotiva dell'edilizia europea: dinamica valore aggiunto nella ripresa posta-pandemia in paesi Ue
2022 (ultimi 4 trimestri al II trim. 2022). Miliardi euro, var. ass. rispetto 2019, prezzi costanti, dati grezzi - Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Eurostat
Investimenti totali e in costruzioni: dinamica tendenziale e sul pre-crisi nei principali paesi Ue
II trimestre 2022. Valori concatenati (anno 2015), destagionalizzati e corretti per gli effetti di calendario. Costruzioni decrescenti - Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Eurostat
STUDI – Caro tassi Bce, effetti pesanti su imprese: +2,6 miliardi di euro del costo del credito per MPI
Nella storia dell’euro non hanno precedenti la stretta monetaria in corso e le condizioni di crescita dei prezzi. A settembre l’inflazione dell’Eurozona sale al 9,9% (era 9,1% ad agosto) e in Germania ha superato la barriera psicologica della doppia cifra, arrivando al 10,9%, con una forte accelerazione, di 2,1 punti, rispetto all'8,8% di agosto.
La Banca centrale europea, come indicato nell’articolo 2 dello statuto del Sistema europeo di banche centrali e della BCE, ha il compito di mantenere stabili i prezzi: “questo è il massimo che la politica monetaria può fare per la crescita economica e l’occupazione”. Dopo aver sottostimato la spinta inflazionistica, in coerenza con il target di inflazione del 2%, oggi il Consiglio direttivo della Banca centrale europea (BCE) ha definito un terzo rialzo di 75 punti base dei tassi di interesse ufficiali - dopo un primo incremento di 50 punti base in luglio e con un secondo di 75 punti base in settembre – ed inoltre “prevede di aumentare ulteriormente i tassi di interesse per assicurare il ritorno tempestivo dell’inflazione all’obiettivo del 2% a medio termine”.
L’orientamento restrittivo della BCE, in un contesto caratterizzato da inflazione spinta dai costi, aumenta la probabilità di una recessione: le previsioni di ottobre del Fondo monetario internazionale indicano nel 2023 una recessione in Germania e in Italia.
Mentre la Germania ha ampi spazi fiscali per una politica di bilancio per la crescita, per l’economia italiana si delinea una pericolosa sincronizzazione pro-ciclica tra una politica fiscale “prudente” e una vigorosa stretta monetaria. In questa prospettiva, e con l’inflazione più elevata dalla sua nascita, la Banca centrale europea potrebbe generare un eccessivo impulso recessivo sull’economia italiana. Sulla politica monetaria europea, nelle ultime settimane si sono registrate le preoccupazioni e un richiamo alla prudenza dei governi di Italia, Francia, Finlandia e Portogallo.
Le ricadute sulle imprese della stretta monetaria sono pesanti. Per le micro e piccole imprese (MPI) fino a 20 addetti, al 30 giugno 2022 lo stock prestiti ammonta a 128.135 milioni di euro; nell’ipotesi controfattuale di un costo del credito che rifletta l’andamento dei tassi ufficiali – con una evoluzione simile a quella osservata nei rialzi adottati dalla BCE tra il 2006 e il 2007 - il ribaltamento degli ultimi tre aumenti dei tassi di riferimento avrebbe un impatto sul costo del credito per le MPI di 2.563 milioni di euro su base annua. Gli effetti si potrebbero ampliare con gli ulteriori rialzi previsti oggi dal Consiglio direttivo della BCE.
In chiave regionale i maggiori costi derivanti dall’aumento dei tassi di riferimento dell'Eurozona sono i 491 milioni di euro della Lombardia, i 267 milioni del Veneto, i 262 milioni dell'Emilia-Romagna, i 210 milioni del Piemonte ed i 208 milioni della Toscana.
La salita del costo del credito amplifica la compressione della redditività determinata dalla straordinaria pressione dei costi dell’energia e delle materie prime, mentre riduce la domanda per investimenti. Come evidenziato da una nostra recente analisi, nel corso del 2022 si sta amplia la quota di imprese con una più elevata probabilità di insolvenza. La stretta rallenterà il settore immobiliare e quello delle costruzioni, i comparti che hanno sostenuto la ripresa post-Covid-19: il tasso medio sui mutui per l’acquisto di abitazioni da inizio anno ad agosto è già salito di 68 punti base.
Una stretta eccessiva, senza un bilanciamento con adeguati interventi di politica fiscale in un contesto economico caratterizzato da gravi effetti sui prezzi dell’energia della guerra in Ucraina, potrebbe fare evolvere il rallentamento in corso in una più grave recessione. Inoltre, si interrompe una fase ordinata di phase out dagli interventi a sostegno della liquidità resi necessari dallo shock pandemico.
In vista della manovra 2023, il rincaro dei tassi di interesse ha rilevanti effetti sui conti pubblici. L’andamento più sfavorevole dei tassi ha modificato la spesa per interessi nel bilancio dello stato: l’importo previsto dalla Nota di aggiornamento al DEF 2022 di settembre supera quello indicato nel DEF 2022 di aprile di 9,3 miliardi di euro nel 2022 e di 16,3 miliardi nel 2023. L’aumento dei tassi influisce su un ampio volume di nuove emissioni, tenuto conto che nell’arco di dodici mesi tra ottobre 2022 e settembre 2023 sono in scadenza titoli di stato per 349,8 miliardi di euro.
TAG Politica monetaria e TAG Credito per accedere alle ultime pubblicazioni sul tema nel sito ‘Studi e ricerche’ di Confartigianato.
Effetti stretta monetaria su maggiore costo del credito alle MPI per regione
Impatto in milioni di euro di +200 punti base su stock credito al 30 giugno 2022 - Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Banca d'Italia e Banca Centrale Europea
Le variazioni dei tassi principali delle operazioni di rifinanziamento
1°gennaio 1999-27 ottobre 2022 - Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Bce
STUDI – Verso la manovra 2023: pressione dei costi dell’energia e trend di finanza pubblica al centro del report intermedio dell’Ufficio Studi
Stiamo vivendo settimane cruciali per le politiche economiche europee e nazionali. Domani il Consiglio direttivo della Bce deciderà su una ulteriore stretta monetaria, mentre è attesa a breve la proposta di riforma delle regole europee di bilancio da parte della Commissione europea. Dopo il Consiglio europeo del 20-21 ottobre - qui le conclusioni - le istituzioni comunitarie dovranno definire nel concreto il pacchetto di misure per contrastare la crisi dell'energia centrato sull’acquisto congiunto volontario di gas e su un corridoio dinamico di prezzo per contenere le fluttuazioni eccessive. A novembre, infine, sarà varata la manovra di bilancio dal nuovo Governo Meloni.
Per fornire uno strumento di orientamento in questa fase particolarmente turbolenta, l’Ufficio Studi pubblica oggi un report intermedio ‘Un autunno difficile per economia, imprese e governance fiscale’ - qui per scaricarlo - in cui sono esaminate le tendenze della congiuntura, del quadro macroeconomico e di finanza pubblica in vista della manovra di fine anno, aggiornando e integrando il 21° report presentato lo scorso 19 settembre.
Al centro del report i segnali di rallentamento dell'economia, su cui domina l’escalation dei prezzi dell’energia e la straordinaria dilatazione della bolletta energetica. Ad agosto 2022 i prezzi all’importazione di petrolio e gas salgono del 132,3% (dal +101,8% di luglio), portando il valore delle importazioni di energia a 119,4 miliardi di euro negli ultimi dodici mesi; gli acquisti di energia dall’estero sono pari a 2.023 euro all’anno per abitante. Nell’arco dell’ultimo anno l’import di energia si è dilatato di 77,9 miliardi di euro, segnando un aumento addirittura del 187,6% rispetto a dodici mesi precedenti. La bolletta energetica - il differenziale tra import ed export di energia - sale a 93,8 miliardi di euro su base annua, raggiungendo un ulteriore massimo del 4,9% del PIL. La bolletta è peggiorata di 2,5 punti di PIL dopo l’invasione dell’Ucraina e di 3,2 punti nell’arco di dodici mesi.
L'alta dipendenza dal gas nella generazione elettrica delinea maggiori aumenti delle bollette dell’elettricità per i consumatori italiani. Dal confronto su dati Eurostat pubblicato nel report, emerge che a settembre i prezzi dell'energia elettrica in Italia salgono del 103,4% rispetto a dodici mesi prima, a fronte del +20,9% della Germania e del +10,6% della Francia; l’aumento in Italia è di 63,8 punti superiore alla media dell’Eurozona.
Sul mercato del lavoro il report intermedio dell’Ufficio Studi evidenzia la fase di resilienza nell’estate, mentre in autunno appaiono deteriorarsi le previsioni della domanda di lavoro. Le previsioni di assunzioni delle imprese tra ottobre e dicembre 2022 monitorate da Unioncamere-Anpal sono in flessione del 10,4% rispetto allo stesso periodo del 2021, con una marcata accentuazione nella manifattura, dove domina l’incertezza dell’evoluzione dei costi energetici. Rimane diffusa la difficoltà di reperimento del personale, che ad ottobre arriva al 53,4% delle assunzioni previste di operai specializzati. Dopo quasi due anni di crescita, da giugno 2022 il tasso di crescita delle imprese attive entra in territorio negativo, con una accentuazione a luglio ed agosto 2022.
Il report, inoltre, esamina le tendenze del made in Italy e, in vista della manovra 2023, le tendenze aggiornate di finanza pubblica. Inoltre, il lavoro propone due focus, uno sulle costruzioni, settore trainante la ripresa post- pandemia, e uno sul lavoro indipendente femminile. Quest’ultimo approfondimento, con alcune anticipazioni del report, è stato presentato in anteprima dall'Ufficio Studi nel corso dell’assemblea di Donne Impresa Confartigianato di giovedì scorso.
Bolletta energetica
agosto 1995-agosto 2022, Import-export, dato annualizzato, in % PIL dell’anno - Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Istat e Mef
Dinamica prezzi al consumo di energia elettrica e gas nei principali paesi Ue
settembre 2022, var. % annua - Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Eurostat
Quota di entrate difficili da reperire per regione
Ottobre del 2021 e del 2022. % su totale entrate previste - Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Unioncamere-ANPAL, Sistema Informativo Excelsior