Viminale accordo ANtiracket
Confartigianato firma al Viminale accordo quadro antiracket. Maggiore impegno per la prevenzione del fenomeno dell'usura
Il mercato del lavoro parte da qui
Scompare il lavoro a chiamata, ridotti gli oneri sugli straordinari, rivisti i contratti di inserimento e di apprendistato, introdotto un tetto di tre anni per il lavoro a termine. Questi alcuni dei punti caldi del protocollo su previdenza, lavoro e competitività presentato dal Governo alle parti sociali. Le nuove regole su lavoro e ammortizzatori sociali incassano un giudizio più positivo di quello riservato dalle Confederazioni alla parte del documento dedicato alla previdenza, su cui Confartigianato, CNA, Casartigiani, Confcommercio e Confesercenti, continuano ad esprimere un parere sostanzialmente negativo. Apprezzata l’architettura complessiva del sistema di ammortizzatori sociali che non dovrebbe comportare, secondo il Governo, né aumenti del costo del lavoro e neppure l’estensione della cassa integrazione guadagni alle imprese artigiane, attualmente escluse. Buone le misure a sostegno dei giovani che garantiranno continuità nelle attività imprenditoriali, dell’Artigianato del Commercio, del Turismo e dell’Agricoltura. Nella proposta, o meglio, nel documento “non emendabile”, come è stato definito il protocollo dal Ministro del Lavoro Damiano, non mancano le criticità: l’abolizione del lavoro a chiamata, ad esempio, finirà per penalizzare l’intero comparto del lavoro stagionale, o lo staff leasing congelato dalla riforma in una sorta di limbo da cui difficilmente potrà venire resuscitato. Ecco le novità e i correttivi introdotti dalla riforma del welfare. Al punto numero tre del documento, anticipato solo dall’introduzione e dal capitolo dedicato alla Previdenza, si trovano gli Ammortizzatori sociali. Che saranno rinforzati, con l’estensione delle tutele per coloro che ne sono privi. Una riforma accompagnata da un miglioramento delle politiche attive del lavoro, sostenute attraverso il potenziamento delle reti dei Servizi per l’impiego, dei percorsi di formazione, dell’aggiornamento e riqualificazione dei lavoratori, e della rimodulazione degli incentivi economici finalizzati all’inserimento lavorativo. Per i primi interventi il Governo metterà mano al tesoretto, all’extragettito, da cui preleverà circa settecento milioni di euro. Primo obiettivo: innalzare le indennità di disoccupazione di tutti i lavoratori, soprattutto dei giovani. La parte del Protocollo relativa al mercato del lavoro, prevede azioni per potenziare e migliorare i servizi pubblici per l’impiego, rivedere il sistema degli incentivi all’occupazione – considerando le nuove priorità, costituite dai giovani, dalle donne e dai lavoratori over 50 - , rimettere mano alla normativa sull’apprendistato, anche nell’ottica di rafforzare il ruolo della contrattazione collettiva. Scompaiono i contratti a termine ‘senza scadenza’: passati 36 mesi, compresi proroghe e rinvii, ogni firma successiva sul contratto andrà apposta di fronte alla Direzione provinciale del lavoro, alla presenza del rappresentante sindacale del lavoratore. Se la procedura non viene osservata, scatta il contratto a tempo indeterminato. Introdotti anche correttivi e azioni di contrasto per ridimensionare il numero di lavoratori subordinati mascherati da lavoratori a progetto e per disincentivare il part-time al di sotto delle 12 ore settimanali. La misura più rilevante contenuta nel capitolo Competitività è rappresentata dalla previsione di uno sgravio sul costo del lavoro per quelle aziende che applicano aumenti legati alla contrattazione di secondo livello. Una previsione che in una prima fase era ristretta esclusivamente alla contrattazione aziendale, mentre in una seconda, grazie alle pressioni dell’artigianato è stata allargata anche alla contrattazione territoriale. Il provvedimento ha previsto la formazione di un fondo triennale per la decontribuzione, pari a circa 480 milioni di euro, di questi 100 milioni destinati alla contrattazione aziendale e 60 milioni a quella territoriale. Abolita la contribuzione aggiuntiva sul lavoro straordinario per le imprese al di sopra dei 15 dipendenti. Per i giovani varate misure per sostenere i redditi in caso di lavori a termine – nel documento ‘carriere discontinue’ – o disoccupazione. Previsti fondi dedicati ai lavoratori parasubordinati, con credito a tasso zero, o almeno molto basso, per bilanciare le riduzioni di reddito proprie del lavoro intermittente. L’anticipo sui redditi futuri, perché di questo si tratta, potrà arrivare fino a 600 euro mensili per un massimo di 12 mesi, con restituzione in due o tre anni. Nel Protocollo trova posto anche un fondo per il microcredito destinato alle attività innovative, con corsia privilegiata alle donne. Al via interventi per migliorare le future pensioni dei giovani lavoratori, grandi penalizzati dall’evoluzione attuale del mercato del lavoro: copertura figurativa piena per i lavoratori discontinui dipendenti, azioni in materia di cumulo dei periodi contributivi, disposizioni in materia di riscatto delle laurea, graduale aumento dell’aliquota contributiva dei lavoratori parasubordinati di un punto all’anno fino a tre punti percentuali. Cresce l’interesse del Governo per garantire alle donne una presenza attiva e competitiva sul mercato del lavoro. A partire dal rafforzamento dei servizi per l’infanzia e gli anziani la cui scarsa presenza spesso preclude alle donne l’accesso al lavoro. Nel quadro del riordino complessivo degli incentivi e degli sgravi contributivi, in via di definizione gli sgravi finalizzati a sostenere i regimi di orario flessibile legati alla necessità di conciliare lavoro femminile e la vita familiare.
Il piacere freddo degli italiani
Che per i gelati artigiani l’estate del 2007 sarebbe stata calda era facile intuirlo già dai primi giorni di giugno, quando, con una proposta bipartisan, due senatori hanno proposto di inserirli, con tanto di richiesta ufficiale, tra i servizi della buvette di Palazzo Madama. Non gelati qualsiasi, non generici gelati confezionati, ma gelati artigianali. I dati elaborati dall’Ufficio Studi di Confartigianato confermano che il cuore degli italiani batte forte per il gelato e che per questo sono disposti a spendere una cifra annuale di 1.803 milioni di euro. Una cifra di tutto rispetto che non significa però che si tratta di un prodotto caro, basti pensare che la crescita dei prezzi dei gelati è inferiore a quella della del complesso degli altri prodotti alimentari di circa un terzo. Dal punto di vista della dinamica aziendale, cresce il numero dei laboratori artigiani che dal 2004 sono aumentati di 2.206 unità raggiungendo quota 34.625. Il nord traina lo sviluppo, con la Lombardia che registra il maggior numero di imprese, 5.743, seguito dal Veneto (3.374) e dall’Emilia Romagna (3.154). Scendendo nel dettaglio gli analisti segnalano che se il nord è al primo posto per presenze, è nel centro Italia che i tassi di crescita sono maggiori: tra il 2004 e I trimestre del 2007, le gelaterie artigiane sono aumentate dell’8,2% contro una media nazionale del 6,8%. “I dati confermano un forte ritorno del consumo del gelato artigianale” – dichiara Loris Mulin Pradel Presidente dei Gelatieri di Confartigianato – “Il pubblico negli ultimi anni è cresciuto e oggi sa riconoscere i prodotti di qualità. Il lavoro di informazione del consumatore e di qualificazione del comparto che abbiamo portato avanti per tanti anni è confermato dai numeri. Fino a quattro-cinque anni fa il mercato era diviso in modo equo tra prodotti artigianali e industriali. Circa tre anni fa il sorpasso del prodotto fatto a mano e l’avvio di un trend positivo che continua tutt’ora.” Arcangelo Roncacci, responsabile di Confartigianato Alimentazione, ha pochi dubbi sul perché di questo successo, un successo che coinvolge in modo trasversale fasce di popolazione molto diverse tra loro e che accomuna, pur con sostanziali differenze di spesa, le famiglie di imprenditori e quelle di pensionati. “Ci battiamo perché passi la linea che il prodotto artigianale è un prodotto di qualità realizzato a partire da materie prime eccellenti con preclusione assoluta delle ‘polverine’. Apertura ai prodotti semilavorati, come ad esempio le nocciole tritate e ridotte in purea, ma niente di più. Da tempo stiamo lavorando, anche in collaborazione con la CNA, per stabilire un disciplinare per la realizzazione del gelato artigianale, e per fissare i criteri per l’accesso alla professione di gelatiere. Due aspetti imprescindibili per qualificare il prodotto e garantire il consumatore anche dal punto di vista della sicurezza alimentare”. Quattro anni fa la volontà di rendere identificabile il gelato artigianale anche grazie a uno specifico marchio comunitario, quello di Specialità Tradizionale Garantita, era approdata al Ministero delle Politiche Agricole, dove era stato costituito un tavolo di trattative con tutte le parti coinvolte. “Un nulla di fatto – ricorda Roncacci - Confcommercio e Aipa hanno fissato paletti molto rigidi che non hanno permesso la prosecuzione del progetto. Un vero peccato, perché la nostra definizione di qualità si andava ad affiancare a quella tradizionale senza soppiantarla. Ognuno era libero di scegliere la definizione preferita. Certo la nostra avrebbe avuto una forte presa sul consumatore”. Nonostante quello stop Confartigianato non ha dimenticato il progetto: cinque mesi fa ha realizzato un ‘marchio collettivo privato’, sempre in collaborazione con il CNA, e lo ha depositato insieme al disciplinare. “Da questo autunno i nostri associati potranno aderire a ARTIGELATO, il primo marchio di qualità che impegna gli artigiani al rispetto di un preciso protocollo. Attualmente stiamo definendo i piani dei controlli, perché è chiaro che il marchio è una garanzia che diamo ai consumatori, su questo vigileremo direttamente”. Prosegue intanto la collaborazione con Coldiretti per il gelato Made in Italy, un prodotto realizzato unicamente con materie prime nazionali, dalle mele della Val di Non, agli agrumi della Sicilia. “E’ un ulteriore passo verso un prodotto sempre più articolato e trasparente. Finalmente sarà possibile gustare i sapori del territorio anche nel gelato e tracciare con esattezza la filiera degli ingredienti del prodotto. Sarà il primo gelato con pedigree”. E a quelli a cui piacciono i gusti esotici? “Potrà continuare a mangiarli nelle altre linee di prodotto” - conclude il Presidente dei Gelatieri di Confartigianato Loris Mulin Pradel.
Confartigianato Alimentazione aderisce alla Coalizione ItaliaEuropa – Liberi da Ogm
Tutela della tradizione agro alimentare italiana e sicurezza per i consumatori. Questi gli obiettivi dell’impegno di Confartigianato che aderisce alla Coalizione ItaliaEuropa – Liberi da OGM. Si tratta di un’iniziativa promossa dalla Fondazione dei diritti genetici e alla quale partecipano, oltre a Confartigianato, molte altre sigle del mondo agricolo, ambientale, alimentare, dei consumatori.: Acli, Adoc, Adusbef, Aiab, Alpa, Assocap, Cia, Cic Copagri, Citta' del Vino, Cna, Codacons, Coldiretti, Coop, Federconsumatori, Focisiv, Greenpeace, Legambiente, Libera, Res Tipica, Slow Food, Vas e Wwf. Obiettivo dell'iniziativa e' quello di raccogliere 3 milioni di voti di cittadini, attraverso dei facsimili di schede referendarie dal seguente quesito: ''Vuoi che l'agroalimentare, il cibo e la sua genuinita' siano il cuore dello sviluppo, fatto di persone e territori, salute e qualita', sostenibile e innovativo, fondato sulla biodiversita', libero da Ogm?''. Così dal 15 settembre al 15 novembre si aprirà un bimestre di consultazione che prevede manifestazioni e assemblee in tutta Italia. Gli organizzatori intendono avviare sul tema degli Ogm e dei cibi transgenici (cioe' quei cibi che non esistono in natura ma che sono il risultato di un'alterazione del Dna indotta chimicamente) un vero dibattito pubblico, dibattito che ha ottenuto il patrocinio del Ministro delle Politiche Agricole Alimentarie Forestali, Paolo De Castro. ''Ci sentiamo di condividere la battaglia intrapresa dall'organizzazione dei Diritti Genetici - ha detto il Ministro -, siamo impegnati, in coerenza con il programma della coalizione di governo, al rispetto della massima precauzione''. E il ministro dell'Ambiente Alfonso Pecoraro Scanio rilancia: ''L'Italia deve essere il Paese capofila di un'Europa ogm free''. Secondo Confartigianato Alimentazione - che parteciperà attivamente all’iniziativa con la partecipazione delle Associazioni territoriali - “le possibilità di sviluppo delle imprese artigiane e delle PMI dell’agroalimentare italiano di fatto sono incentrate sulle peculiarità originali delle nostre produzioni agroalimentari, contraddistinte dai tratti della tipicità, della tracciabilità, della genuinità e del legame inscindibile territorio-storia-cultura, e che risultano pertanto incompatibili con la presenza al loro interno di OGM”. Quindi sono necessari interventi a difesa delle produzioni tipiche e tradizionali del nostro artigianato agro alimentare rappresentato da 80.000 imprese, con 240.000 addetti, che realizzano quasi il 90% delle specialità della cucina italiana. Un patrimonio produttivo apprezzato in tutto il mondo proprio per la qualità delle materie prime con le quali vengono realizzati i piatti tipici della nostra tavola. Confartigianato Alimentazione chiede pertanto l’intervento del Governo e del Parlamento per garantire la corretta informazione dei consumatori e la valorizzazione delle tradizioni produttive delle piccole imprese che utilizzano materie prime sicure e prive di OGM. Con l’obiettivo di consentire alle nostre aziende ed al made in Italy alimentare di mantenere posizioni competitive sui mercati nazionale e mondiale. Per Confartigianato è indispensabile che i consumatori possano operare una scelta consapevole, in piena trasparenza e sicurezza, degli alimenti che acquistano. Un consumatore più informato e responsabile è l’arma migliore per contrastare i fenomeni della concorrenza sleale, delle contraffazioni, delle importazioni illegali di prodotti a costi irrisori e a scarso valore aggiunto.
Energia, l’Europa è lontana sei miliardi di euro-luce
Dal primo luglio 2007 anche gli italiani possono considerarsi libera gente in un libero mercato, quantomeno in quello del rifornimento energetico. Nelle riforme nate dal processo di liberalizzazioni voluto dal Ministro Bersani, è rientrato anche il mercato energetico, aprendo al paese un’opportunità importante per alleggerire i costi di cittadini e piccole imprese. Dal primo luglio tutti potranno infatti scegliere il proprio venditore di energia elettrica e di gas, valutando l’offerta che meglio soddisfi le proprie necessità. Una reale opportunità per tutti quindi, in primo luogo per diminuire le spese, domestiche e d’impresa, e per implementare la propria competitività sul mercato. Considerazioni che nascono da numeri reali, da indagini che hanno sottolineato quanto gli italiani hanno pagato, continuandolo a fare se non coglieranno l’opportunità, per gas ed elettricità in un mercato chiuso alla concorrenza. Prendendo in esame i dati relativi al solo campo manifatturiero ed edilizio, emerge che nel 2005 le imprese italiane hanno pagato circa sei miliardi di euro in più rispetto all’Europa a 25. Un’enormità, un capitale che può essere risparmiato ed investito diversamente, per aumentare la propria competitività o anche soltanto per cercare di limitare la voce uscite dal proprio bilancio. Una volta chiarito che i consumatori potranno scegliere il proprio fornitore di energia, benefici e vantaggi verranno da sé. Ogni utente, sia esso un’impresa o un cittadino, potrà valutare le offerte del mercato, scegliere il proprio fornitore, contrattare prezzo, modalità di fornitura o anche più semplicemente i tempi di ricezione, e pagamento quindi, delle varie bollette, cancellando i costi fissi e pagando esclusivamente il prezzo del consumo. Ricevendo in cambio la sicurezza e la garanzia che la fornitura non venga mai interrotta. Per quanto riguarda gli aspetti tecnici operativi invece, guasti o semplice lettura dei contatori, la responsabilità sarà ancora dell’impresa di distribuzione locale, quella che finora riforniva luce e gas. Scegliere il venditore, non il fornitore insomma. Una possibilità in più di risparmio viene ancora una volta dall’unione delle forze degli utenti, ad esempio con la creazione di appositi consorzi energetici per l’acquisto di luce e gas. Finora, soprattutto sul territorio di Confartigianato, sono stati proprio i consorzi a beneficiare maggiormente del mercato libero, con un totale di costi minori per le imprese associate pari a 9,2 milioni di euro nel biennio 2005/06. Benefici colti dalle circa 4.300 imprese che finora si sono unite sotto i tre consorzi sostenuti dalla Confederazione artigiana: il Consorzio Caem, il Consorzio Multienergia ed il Consorzio Cenpi Nord Ovest. Ma un mercato in fase di trasformazione richiede un’attenta vigilanza per salvaguardare i diritti dei nuovi clienti. Il compito di vigilare sul libero mercato, agevolandone l’entrata e garantendone la permanenza, spetta all’Autorità per l’energia elettrica ed il gas. Ogni informazione a riguardo può essere consultata sul web all’indirizzo www.autorita.energia.it, dove, fra le varie informazioni disponibili, può essere visionato anche l’elenco volontario dei venditori, di tutti coloro i quali operano nel nuovo mercato della vendita di energia, o anche il codice di condotta commerciale adottato dagli operatori del settore. Per quanto riguarda le modalità di passaggio da un fornitore ad un altro, le linee da seguire appaiono estremamente lineari, privando gli utenti di nuovi costi per il cambio, ma soprattutto offrendo, almeno sulla carta, tempi ristretti per la scelta di un nuovo venditore, massimo trenta giorni, o per un ulteriore cambio di operatore una volta entrati nel mercato liberalizzato, massimo sei mesi. In questo sarà d’importanza fondamentale l’aiuto e l’assistenza delle associazioni territoriali di Confartigianato, che potranno seguire gli associati in questo processo innovativo. L’Italia imprenditoriale, e non solo, ha dunque davanti a sé un’opportunità davvero importante, anche e soprattutto se si considerano i notevoli vantaggi economici derivanti dalla scelta di un nuovo, e più competitivo, fornitore di energia.
Qualità ed eccellenza, questa è l’Italia che lavora
Da sempre gli eventi fieristici rappresentano un momento di incontro e confronto, di dialogo, di condivisione di idee, di proposte, di prodotti, di metodi per fare impresa e artigianato. E’ proprio per questa sua valenza fondamentale nel campo commerciale ed economico che da sempre gli imprenditori partecipano a grandi fiere, occasioni davvero importanti per presentare al grande pubblico il proprio prodotto. In Italia, a novembre, avranno luogo due grandi appuntamenti, due eventi per presentare l’eccellenza del “made in Italy”, un attestato di garanzia per il nostro Paese, da sempre sinonimo di qualità e bontà. A Bologna saranno protagonisti tutti gli operatori del comparto agroalimentare ed enogastronomico italiano per la seconda edizione di “Alimentarti”, mentre a Milano saranno i prodotti di qualità, alla Fiera Campionaria delle Qualità, a presentarsi, a farsi conoscere e a meravigliare il grande pubblico italiano e non solo. “Alimentarti” – Bologna, 8/11 novembre 2007 Dopo il buon riscontro ottenuto nella scorsa edizione, tutti gli operatori agroalimentari ed enogastronomici, organizzati sotto il segno di Confartigianato e di Confcooperative, torneranno ad incontrarsi a Bologna per “Alimentarti”, la rassegna fieristica che presenta il meglio della produzione alimentare italiana. Dei quattro giorni di mostra, il primo sarà dedicato esclusivamente agli operatori del settore, che a loro volta attenderanno tutti gli amanti della migliore tradizione alimentare italiana negli oltre 15.000 mq di area fieristica bolognese per i tre giorni successivi. Dal vino al miele, dai prodotti ortofrutticoli ai salumi, dai prodotti di mare agli oli. Si potrà gustare, degustare e comprare quanto di meglio offerto dalle cooperative agroalimentari italiane. Una vetrina importante anche per gli artigiani, per tutti coloro che da sempre custodiscono gelosamente il proprio segreto del mestiere. Pasta, cioccolato, dolci, gelati e distillati, ecco il menu della casa ad “Alimentarti”, suggerito, naturalmente, da chi eccelle nel migliore mercato mondiale, la buona tavola tricolore. A Bologna gli operatori potranno mettere in mostra la propria arte, vendere o far degustare i propri prodotti, mentre per gli amanti della buona tavola, della migliore tradizione culinaria italiana, non resta che prepararsi ad una quattro giorni di mirabilie gastronomiche. “La Campionaria delle Qualità italiane” – Milano, 22/25 novembre 2007 Qualità ed eccellenza. In sintesi, il migliore “made in Italy” immaginabile. Varcati i cancelli della Nuova Fiera di Milano, quella di Rho Pero, è questo lo scenario che si prospetta a chi vuole ammirare, conoscere e meravigliarsi delle eccellenze del nostro paese. Un paese che produce qualità, alcune addirittura secolari, e che finalmente vuole presentarsi al grande pubblico. Non solo chi quel “made in Italy” lo esporta da tempo nel mondo, come le grandi imprese in maglia azzurra, ma anche chi non ha i mezzi per uscire dal proprio laboratorio e mostrare quanto di buono, eccellente e di qualità si produce anche nella più piccola realtà imprenditoriale. A La Campionaria non si presentano soltanto prodotti e beni di consumo di qualità, ma anche servizi, insomma, tutto ciò che di eccellente e di qualità viene prodotto, pensato e realizzato nel Belpaese. Un appuntamento innovativo quello pensato da Confartigianato, Symbola e l’Unioncamere, sotto tanti punti di vista. In primo luogo per i visitatori, mentre si prospettano una serie di agevolazioni per chi vuole mostrare e spiegare la propria qualità, soprattutto per chi generalmente, considerate le proprie possibilità, non ha accesso al grande mercato nazionale. I prezzi degli spazi espositivi saranno infatti progressivi e legati al fatturato dell’impresa, dando così la possibilità a tutti di essere presenti a La Campionaria milanese di qualità ed eccellenza. Un appuntamento culturale, per chi vuole apporre un certificato di garanzia qualitativa per il proprio prodotto, soprattutto per chi, piccolo ma eccellente, viene offuscato dal caos del mercato consumistico moderno.