9 Aprile 2008, h. 00:00

Una legge che non scherza: La direttiva UE sui giocattoli.

Dopo il ciclone che si è abbattuto lo scorso anno su una multinazionale del giocattolo, accusata di commercializzare bambole rifinite con vernici contenenti piombo, e dunque pericolose per la salute dei bambini, e a seguito dei sequestri di valanghe di prodotti per l’infanzia non certificati, provenienti dai mercati orientali, il Consiglio Europeo ha deciso di rimettere mano alla normativa in materia di sicurezza dei giocattoli, vecchia ormai di vent’anni. La Direttiva 88/378/CE del 3 maggio 1988, che fino a oggi ha regolato la commercializzazione di giocattoli prodotti o importati nell’Unione Europea, è pronta a finire in soffitta, rimpiazzata da una legislazione più moderna che adegua il testo normativo ai cambiamenti dei mercati, alle trasformazioni industriali, agli effetti della globalizzazione. L’obiettivo dichiarato dal legislatore è quello di “ridurre gli incidenti connessi ai giocattoli ed ottenere benefici per la salute”, anche se il progetto nel suo insieme è più ambizioso. Sono infatti tre i risultati che si intendono raggiungere: “Nuovi e più alti requisiti di sicurezza per far fronte ai rischi recentemente identificati”; “Rinforzare la responsabilità dei fabbricanti ed importatori nella commercializzazione dei giocattoli”; “Aumentare gli obblighi di sorveglianza del mercato degli Stati Membri”. Nessun dubbio che la proposta di revisione avrà un forte impatto sui produttori. Soprattutto su quelli piccoli e piccolissimi – circa 779 imprese, il 92,3% delle quali di piccola dimensione con meno di 20 addetti – che dovranno adeguare il sistema produttivo alle maglie molto strette della Direttiva. Secondo le elaborazioni dell’Ufficio Studi di Confartigianato, le aziende italiane produttrici di giochi e giocattoli danno lavoro a 5.866 addetti, realizzano un fatturato annuo di 962,3 milioni di euro ed esportano il 47,1% della produzione. Nel 2006 le vendite all’estero di giocattoli italiani si sono attestate a 460,9 milioni di euro, con un aumento del 6,4% rispetto al 2005. Sono soprattutto i Paesi europei ad apprezzare i giochi made in Italy, il 76,1% delle nostre esportazioni è rimasto, infatti, all’interno delle frontiere comunitarie. Diverse le criticità identificate da NORMAPME (Organizzazione Europea dell’Artigianato e delle Piccole e Medie Imprese per la Standardizzazione) e già segnalate al Gruppo di Lavoro del Consiglio europeo, insieme alle possibili misure correttive. La richiesta principale riguarda l’inclusione nel testo di disposizioni specifiche per le piccole produzioni o le produzioni non in serie. Secondo le prime indicazioni, dai giocattoli dovrebbero scomparire diverse cose. Le sostanze cancerogene, prima di tutto. Poi il piombo e il mercurio, e le fragranze allergeniche. Prevista una stretta in materia di commercializzazione, con nuovi adempimenti e nuove responsabilità per chi immette sul mercato i giocattoli. A partire dalle avvertenze sull’utilizzo del prodotto, che dovranno seguire le indicazioni redatte da una apposita Commissione. In caso di alcune tipologie di giocattoli, ad esempio quelli con magneti, attualmente non normati, sarà richiesto un test presso laboratori indipendenti. Il fabbricante avrà poi l’obbligo di mettere a disposizione dell’autorità per la Sorveglianza del Mercato le informazioni tecniche del prodotto. Obblighi per i produttori e i distributori di giocattoli, ma anche per gli Stati membri. La direttiva impone agli Stati dell’UE di rafforzare il grado di sorveglianza del mercato, con controlli sul posto e alle frontiere comunitarie, e di prevedere un sistema sanzionatorio in caso di mancata osservanza di quanto disposto dalla Direttiva.

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