24 Giugno 2009, h. 00:00

La crisi dell’edilizia europea cerca risposte a Firenze

I numeri della crisi che ha travolto l’edilizia nel corso del 2008 non lasciano spazio a facili speranze. Negli ultimi dodici mesi, a livello europeo, l’attività del settore è calata del 3,1% e per quest’anno le previsioni indicano la possibilità di un ulteriore peggioramento della situazione con perdite del volume di affari che in media potranno aggirarsi intorno al 7,5%. Le prime timide previsioni di crescita si ipotizzano solo nel 2011 (+1,6%), mentre per il 2010 gli esperti parlano di una possibile performance negativa del comparto intorno al 1%. Con queste prospettive, o l’Unione Europea e i singoli Stati nazionali mettono in campo rapidamente misure anticrisi più coraggiose per aiutare le imprese edili a sopravvivere alla recessione, oppure il rischio di collasso di un sistema che a livello UE è composto da tre milioni di aziende, con oltre 16 milioni di addetti e un business complessivo di 1.400 miliardi di euro, potrebbe essere dietro l’angolo. E se per governare l’attuale congiuntura negativa è necessario il varo immediato di un piano di rilancio del comparto, per il futuro appare altrettanto indispensabile pensare a strategie più ambiziose. A queste conclusioni è giunto il Presidente della European Builders Confederation (EBC) Andrea Marconi inaugurando il XX Congresso annuale dell’associazione che riunisce artigiani e PMI delle costruzioni dei Paesi europei. All’incontro, che si è svolto il 19 giugno a Firenze, hanno partecipato esperti europei e rappresentanti del mondo politico e imprenditoriale italiano. Tra gli intervenuti il Presidente di Anaepa Confartigianato Arnaldo Redaelli e il Segretario dell’associazione Stefano Bastianoni, i parlamentari Raffaello Vignali (PDL) e Ermete Realacci (PD), il Commissario Europeo alla Fiscalità Laszlo Kovàcs (che ha aiutato il settore in particolare favorendo l’applicazione permanente dell’Iva al 10% in edilizia, al quale sono andati i ringraziamenti dei presidenti di Ebc e di Anaepa). “Il mercato dell’edilizia – ha spiegato Marconi – produce oltre il 10% del Pil dell’UE, cioè tre volte la quota del settore automobilistico. Ecco perché chiediamo che l’UE e i Governi nazionali ascoltino la nostra voce e adottino misure a sostegno di PMI e artigiani, che rappresentano il 99% delle aziende edili, realizzano l’80% del fatturato e danno lavoro all’80% della popolazione attiva del settore”. Tra le politiche più urgenti che per Marconi potrebbero concorrere ad invertire il trend negativo, trovano spazio misure specifiche come “dedicare parte del bilancio Ue – inclusi i fondi strutturali – al finanziamento dei lavori per la riqualificazione energetica degli edifici” e “applicare l’Iva agevolata per le ristrutturazioni di abitazioni private in tutta Europa”, accanto ad altre pensate per correggere alcune distorsioni che storicamente penalizzano le piccole imprese, rispetto a quelle di proporzioni maggiori. In prima fila i provvedimenti per “facilitare l’accesso al credito delle Pmi”, “aprire ulteriormente gli appalti pubblici”, “ridurre i ritardi di pagamento”. In sintesi dare piena attuazione allo Small Business Act il ‘pacchetto’ di iniziative e proposte di azioni politiche da applicare a livello europeo e negli Stati membri per valorizzare 23 milioni di piccole e medie imprese europee, di cui 6 milioni in Italia. In linea con lo Small Business Act, al primo posto sull’agenda del Governo sarebbe auspicabile che trovassero spazio le iniziative in materia di credito. Soprattutto quelle per agevolare il credito a famiglie e imprese. “Sostenere le famiglie nell’acquisto delle abitazioni e le imprese nella loro iniziativa imprenditoriale, a nostro avviso, può rivelarsi una mossa estremamente utile per invertire l’andamento del mercato e per sostenere la ricchezza delle nostre economie”. Lo ha detto il Presidente di Anaepa Confartigianato Arnaldo Redaelli, che nel suo intervento ha richiamato l’attenzione della platea sulle principali problematiche del settore a livello nazionale ed europeo. Un ambito giudicato di “primaria importanza” ha spiegato Redaelli, “riguarda la rimozione degli ostacoli che si frappongono alla partecipazione, a parità di condizioni, delle piccole imprese al mercato. La complessità delle procedure genera costi che impediscono alle imprese artigiane di partecipare ad una pluralità di gare anche quando avrebbero le caratteristiche per farlo”. Redaelli ha espresso un giudizio positivo riguardo al ‘Piano casa’, definito “una prima risposta positiva del Governo alla nostra richiesta di interventi che consentano di fronteggiare la crisi del settore, e favorire l’effetto anticiclico che gli investimenti nelle infrastrutture e nelle costruzioni sono in grado di innescare”. Sulla necessità di accelerare i percorsi attuativi dello Small Business Act e del ‘Piano casa’ si è espresso il Vice Presidente della Commissione Attività Produttive della Camera dei Deputati, On. Raffaele Vignali. Vignali ha spiegato che, dopo alcuni mesi in cui il ‘Piano casa’ ha marciato a velocità ridotta a causa dell’empasse determinata dalla tornata elettorale di giugno, adesso le Regioni potranno procedere con celerità varando i testi normativi di loro competenza. La tempistica gioca un ruolo cruciale. Se il via al ‘Piano casa’ non sarà rapido, praticamente immediato, le piccole imprese delle costruzioni potrebbero non riceverne alcun effetto benefico. Lo ha sostenuto il Segretario di Anaepa Confartigianato Stefano Bastianoni. “Poiché il ‘Piano casa’ è stato presentato da mesi, e la crisi ha raggiunto attualmente la fase più acuta, o se ne accelera l’attuazione, oppure si rischia che arrivi per il prossimo anno. Troppo tardi. Questa fase di incertezza – ha sottolineato Bastianoni – sta frenando anche coloro che sono comunque intenzionati a effettuare interventi di ammodernamento o miglioria di immobili. Noi abbiamo il polso della situazione: in molti per incominciare i lavori attendono di conoscere le decisioni del Governo”. E se le Regioni non dovessero varare i testi normativi di loro competenza nei tempi stabiliti, la sollecitazione di Bastianoni al Governo è quella di esercitare le proprie prerogative. Tradotto: poteri sostitutivi. Il volano che potrebbe attivare il progetto governativo giustifica ampiamente la richiesta del Segretario dell’associazione che riunisce le imprese edili rappresentate da Confartigianato. Secondo il Rapporto 2009 sul comparto dell’edilizia realizzato dall’Ufficio Studi della Confederazione, presentato nel consiglio direttivo di Anaepa che si è tenuto a Firenze in concomitanza con il Congresso dell’Ebc, il ‘Piano casa’ potrebbe contribuire a far nascere 97.965 posti di lavoro, aumentando del 5,3% l’occupazione e del 4,8% il fatturato del settore costruzioni. Il rapporto analizza, tra l’altro, l’impatto delle misure annunciate dal Governo riferite a interventi di ampliamento del 20% della superficie di abitazioni mono e bifamiliari. Confartigianato stima che in 9.193.666 gli edifici potenzialmente interessati e in 300.144 il numero di interventi di ampliamento che potranno essere attivati dal piano del Governo, per un maggior fatturato complessivo del settore di oltre dieci miliardi di euro (10.804 milioni di euro).

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