24 Gennaio 2012, h. 00:00

I 50 spread che dividono l’Italia dalla Germania

Per molti siti d’informazione online, la parola dell’anno che si appena concluso è spread, il differenziale tra i rendimenti dei btp italiani e i bund tedeschi, che è costato caro al governo Berlusconi e che inizia a dare qualche problema anche a Mario Monti. E così, mentre la classe politica italiana scaricava tutti i problemi del paese su un parametro finanziario, Confartigianato ha cercato di capire quali sono le differenze reali tra l’Italia e la Germania. “A noi interessava mettere in evidenza le differenze che, a nostro parere, spiegano la diversa performance dell’economia tedesca rispetto a quella italiana”, ha detto Cesare Fumagalli, segretario generale di Confartigianato Imprese. L’Ufficio studi di Confartigianato è riuscito così a dimostrare che la differenza dei rendimenti dei buoni del tesoro delle due nazioni è soltanto la punta dell’iceberg di una serie di differenziali strutturali tra i due paesi. Il gruppo di lavoro diretto da Enrico Quintavalle ne ha individuati cinquanta, i cinquanta spread tra Italia e Germania. “Un dato significativo è la percentuale degli under 30 che sono in formazione lavoro. Da noi sono il 7,5%, in Germania sono oltre il 38%”, ha sottolineato Fumagalli. Un valore che dimostra il differente approccio economico e culturale al lavoro giovanile e quindi al futuro del Paese. La Germania ci crede e ci investe, l’Italia no. “Un altro indicatore tra i tanti che abbiamo messo in luce – ha aggiunto il segretario generale di Cofnartigianato – è quello relativo alla dinamica dei prezzi dei servizi assicurativi per quanto riguarda i trasporti. Nell’ultimo anno, in Germania sono diminuiti del 1,5% mentre in Italia sono aumentati del 4,8%”. Con questo rapporto, Confartigianato ha provato a fare chiarezza sui problemi reali del Paese, ponendo l’attenzione del Governo su tutta quella serie di interventi che potrebbero davvero rilanciare l’economia italiana. “E’ il nostro mestiere di rappresentanti degli interessi delle piccole imprese indicare proprio quei punti che oggi zavorrano la dinamicità delle piccole imprese – ha concluso Cesare Fumagalli – una dinamicità che, se non è venuta meno, oggi è ancora più difficile da esprimere in una situazione congiunturale che è a tutti nota ed è di grande difficoltà. L’indicazione di questi pesi deve portare alla loro rimozione, senza se e senza ma. Sono le nostre richieste, di Confartigianato e di Rete Imprese Italia”.

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