30 Aprile 2013, h. 00:00

Il Sistri riparte. E Confartigianato continua la battaglia per abolirlo

sistri_3Il Sistri riparte. La decisione è arrivata implacabile con la pubblicazione, sulla Gazzetta Ufficiale del 19 aprile, del Decreto del Ministero dell’Ambiente che fissa le tappe di entrata in vigore del sistema di tracciabilità dei rifiuti speciali. Per le imprese con oltre 10 dipendenti, per i trasportatori e i gestori di rifiuti pericolosi, si parte il 1° ottobre 2013, ma già dal 30 aprile inizia la fase di allineamento del sistema cioè la verifica dell’attualità dei dati e delle informazioni trasmesse dalle imprese e il loro eventuale aggiornamento. Per le imprese fino a 10 dipendenti, invece, il Sistri diventerà operativo dal 3 marzo 2014, ma il 1° ottobre 2013 inizierà la fase di allineamento. Non è bastata nemmeno l’inchiesta giudiziaria aperta nei giorni scorsi sulla società che ha gestito il meccanismo della tracciabilità dei rifiuti a far cambiare idea al Ministro dell’Ambiente Corrado Clini, convinto che il Sistri sia il modo migliore per monitorare i rifiuti pericolosi. E così ha dato il via libera all’infernale sistema che, negli ultimi 3 anni, ha costretto gli imprenditori italiani a sprecare tempo e denaro, ma non ha mai funzionato. Se l’obiettivo del Sistri è ovviamente condivisibile, controllare la produzione e lo smaltimento dei rifiuti pericolosi per sottrarli al traffico illegale delle ecomafie, pessimo si è rivelato lo strumento utilizzato. Confartigianato lo aveva denunciato fin dai primi tentativi di applicazione della tracciatura digitale dei rifiuti speciali lanciata nel gennaio 2010 dall’allora Ministro dell’Ambiente Stefania Prestigiacomo. Nelle intenzioni, le nuove regole dovevano rendere più semplici le procedure e gli adempimenti, riducendo anche i costi sostenuti dagli imprenditori. Nella realtà, invece, in questi 3 anni, le complessità sono aumentate insieme con gli oneri economici a carico delle aziende. E, cosa ancora più paradossale, non sono mai stati risolti i difetti di funzionamento dell’armamentario digitale del Sistri, la piattaforma informatica, le chiavette Usb, le scatole nere a bordo dei camion. Tanto da rendere necessari ripetuti rinvii dell’applicazione sollecitati proprio da Confartigianato. Il risultato, oggi, è che oltre 300.000 imprenditori italiani hanno speso la bellezza di 250 milioni di euro per i contributi di iscrizione al Sistri, per l’acquisto delle chiavette usb e delle black box, a fronte di un sistema mai entrato in funzione. Ma questo non è servito a convincere il Governo ad azzerare tutto e ripensare un sistema di tracciabilità dei rifiuti semplice ed efficace. Una richiesta che Confartigianato e Rete Imprese Italia hanno ripetuto a chiare lettere in un acceso botta e risposta a mezzo stampa con il Ministro Clini nei giorni in cui il decreto di riattivazione è andato in Gazzetta Ufficiale. Artigiani e piccoli imprenditori hanno accusato il Governo di non comprendere le pesanti difficoltà in cui versa l’economia reale del Paese, difficoltà che un sistema assurdo come il Sistri non fa altro che aggravare. Ora, Confartigianato e RETE Imprese Italia non si arrendono. Anzi, nei giorni scorsi i rappresentanti delle piccole imprese hanno denunciato al Garante delle Pmi, Giuseppe Tripoli, le gravi criticità del Sistri e hanno chiesto di bloccarne il riavvio, in attesa di una completa riformulazione del sistema di tracciabilità dei rifiuti pericolosi. La battaglia contro il Sistri quindi, continua. Confartigianato e Rete Imprese Italia sono pronte ad altre iniziative di protesta per sollecitare il nuovo Governo a buttarsi definitivamente alle spalle il Sistri e creare un sistema di tracciabilità dei rifiuti fondato su criteri di trasparenza ed efficienza, di semplice utilizzo per le imprese, davvero efficace per il contrasto alle ecomafie.

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