22 Ottobre 2015, h. 12:09

STUDI – La frenata della Cina penalizza il made in Italy: export a -0,7% a settembre, era il +6,4% un anno fa

Le previsioni di ottobre del Fondo monetario internazionale evidenziano un rallentamento della crescita mondiale causata dal contenimento del ritmo di sviluppo dei paesi emergenti, nonostante gli Sati Uniti d’America e l’Eurozona rafforzino il ritmo della loro crescita. Un deterioramento delle condizioni di sviluppo dei paesi emergenti potrebbe rappresentare una causa di instabilità globale. In particolare preoccupa la frenata dell’economia cinese che dal 7,3% di crescita del Pil nel 2014 scende al 6,8% del 2015 e al 6,3% nel 2016, il minimo dal 1990. La Cina è la più importante economia dei 148 Paesi emergenti e rappresenta il 39,1% del Pil valutato in dollari correnti dell’intero raggruppamento.

L’analisi dei dati Istat pubblicati stamane evidenzia a settembre 2015 un calo dell’export verso la Cina del 9,2% rispetto allo stesso mese dell’anno precedente, più accentuato della diminuzione dell’export verso tutti i Paesi extra Ue (-2,2%). Nei primi 9 mesi dell’anno l’export verso la Cina entra in territorio negativo (-0,7%), invertendo la tendenza dei due anni precedenti in cui si è registrata una crescita del 6,4% dell’export nei primi 9 mesi del 2014 e del 10,4% nello stesso periodo del 2013.

La curva delle esportazioni cumulate negli ultimi dodici mesi sembra aver imboccato un sentiero di decrescita.

Focalizzando l’attenzione sull’export dei territori italiani si osserva che il Nord Italia presenta una più alta esposizione sul mercato cinese, con esportazioni manifatturiere, su base annua, pari all’1,0% del valore aggiunto, seguito da Centro (0,4%) e Mezzogiorno (0,1%).

La regione maggiormente esposta nei confronti della Cina è il Piemonte con un export manifatturiero verso l’area pari all’1,4% del valore aggiunto regionale; seguono Valle d’Aosta con l’1,2%, Emilia-Romagna con l’1,1%, Friuli-Venezia Giulia, Lombardia e Veneto con l’1,0% e Toscana con l’0,8%, tutte con valori sopra alla media (0,7%)

La provincia maggiormente esposta verso la Cina è Belluno con export manifatturiero verso l’area pari al 3,1% del valore aggiunto provinciale, seguito da Vercelli con il 2,5%, Biella con il 2,3%, Vicenza con il 2,0%, Torino con l’1,7%, Parma e Piacenza con l’1,5%, Fermo, Pordenone e Reggio Emilia con l’1,4%.

Nel primo semestre – tra le maggiori regioni esportatrici – l’export manifatturiero in Cina è cresciuto maggiormente in Veneto (13,5%), seguito da Liguria (12,7%), Marche (9,7%) e Lombardia (4,5%), mentre si registrano cali in Toscana (-1,4%), Emilia-Romagna (-4,4%), Piemonte (-8,5%), Friuli-Venezia Giulia (-12,3%) e Lazio (-35,7%).

Tra le principali province esportatrici, nel primo semestre l’export manifatturiero in Cina è cresciuto maggiormente a Belluno (122,2%), seguito da Firenze (33,0%), Cuneo (19,4%), Verona (18,1%), Milano (17,7%), Parma (10,2%), Como (4,9%), Pisa (4,5%), Treviso (4,4%), Vicenza (1,3%), Monza e Brianza (0,9%), Reggio Emilia e Padova (0,8%); all’opposto mostrano diminuzioni Brescia (-1,9%), Bologna (-3,9%), Bergamo (-6,6%), Torino (-13,5%), Varese (-18,9%), Modena (-25,9%), e Roma (-39,2%).

(L’accentuata esposizione della Valle d’Aosta è riconducibile all’elevata quota di esportazioni di prodotti siderurgici. Il forte dinamismo registrato nel primo semestre 2015 a Belluno è spiegato per l’80,9% dall’incremento di esportazioni verso la Cina di Strumenti e forniture mediche e dentistiche – settore che include l’occhialeria -, mentre per Firenze l’incremento dell’export è spiegato per il 31,0% da maggiori vendite di Macchine di impiego generale e per il 30,9% di Medicinali e preparati farmaceutici).

 L’analisi degli ultimi dati disponibili per settore evidenzia che nei otto primi mesi dell’anno, l’export verso la Cina è cresciuto maggiormente rispetto allo stesso periodo del 2014, per gli Articoli farmaceutici, chimico medicinali e botanici  (+38,1%), seguito dai Prodotti delle altre attività manifatturiere  (31,6%),  – crescita per oltre l’82,1% spiegata dall’aumento delle esportazioni di Armature e montature per occhiali (CM32505 Ateco 2007) –  dai Prodotti tessili e dell’abbigliamento, pelli e accessori (11,8%) e dalle Sostanze e prodotti chimici  (11,0%), mentre si registrano diminuzioni per i Metalli di base e prodotti in metallo, esclusi macchine e impianti (-3,7%), i Macchinari ed apparecchi n.c.a.(-9,9%) e i Mezzi di trasporto (-23,5%).

Nell’appendice statistica con i dati per regione e provincia del valore e dinamica dell’export e il gradi di esposizione sul mercato cinese; clicca qui per scaricarla.

 

Tasso di crescita del Pil della Cina

(1980-2016 – Var. % – Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Fmi)

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La stasi della domanda cinese del made in Italy

(Gennaio 2013-settembre 2015 – totale export – milioni di euro, cumulato ultimi dodici mesi – Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Istat)

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Dinamica principali settori export Manifatturiero

(Var. % tendenziale primi 8 mesi 2015 rispetto al 2014 – sette maggiori comparti per valore export verso la Cina – Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Istat)

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