8 Marzo 2018, h. 17:24

STUDI – La concorrenza sleale nei settori con un più elevato tasso di lavoro irregolare è subita da 858.347 imprese artigiane, il 64,7% dell’artigianato

L’analisi degli ultimi dati disponibili evidenzia che nel quadriennio 2011-2015 la crescita del valore aggiunto del sommerso (+1,8%) è trainata dal +8,7% del valore aggiunto riconducibile al lavoro non regolare.

Nel 2015 sono 3 milioni e 724 mila le unità di lavoro equivalenti non regolari, occupate in prevalenza (71,2% del lavoro irregolare) come dipendenti, con 2 milioni e 651 mila unità, a cui si aggiunge 1 milione e 72 mila unità indipendenti non regolari (il restante 28,8%). La crescente presenza sul mercato di figure autonome irregolari è evidente nel lungo periodo: in quattro anni crolla del 5,1% il lavoro indipendente regolare mentre salgono del 2,5% gli indipendenti irregolari, intensificando il fenomeno dell’abusivismo e della concorrenza sleale nei confronti delle imprese artigiane regolari. Tale andamento spinge il tasso di irregolarità del lavoro indipendente al 14,8%, il massimo degli ultimi 20 anni.

Due imprese artigiane su tre soffrono la concorrenza sleale del sommerso. Negli undici settori dove il lavoro irregolare è superiore alla media, nel 2017 sono esposte alla concorrenza sleale del sommerso 858.347 imprese artigiane, pari a quasi i due terzi (64,7%) dell’artigianato nazionale, che danno lavoro a 1.339.401 addetti, circa la metà (49,7%) dell’occupazione dell’artigianato.

Nel dettaglio i maggiori comparti dove si riscontra una elevata irregolarità sono: le Costruzioni con 501.834 imprese artigiane (37,8% dell’artigianato nazionale) ed un tasso di lavoro irregolare del 16,9%, gli Altri servizi alla persona con 191.917 imprese (14,5%) ed un tasso del 25,2%, i Trasporti e magazzinaggio con 85.706 imprese (6,5%) ed un tasso del 19,9% ed i Servizi di alloggio e di ristorazione con 48.652 imprese (3,7%) ed un tasso del 26,7%.

L’Indice di pressione della concorrenza sleale del lavoro irregolare evidenzia che, in media nazionale, si contano 1,1 occupati non regolari che competono slealmente per 1 addetto dell’artigianato, con ampie differenziazioni territoriali. L’Indice nel Mezzogiorno, con 2,2 occupati non regolari per ogni addetto dell’artigianato è doppio della media nazionale; i valori dell’Indice più elevati si riscontrano in Campania con 3,6 occupati non regolari per ogni addetto dell’artigianato, nel Lazio con 3,3, in Calabria con 2,8 ed in Sicilia con 2,1.

Il quadro territoriale nell’Elaborazione Flash “Il perimetro dell’artigianato maggiormente esposto alla concorrenza sleale del sommerso nel 2017”. Leggi il report.

 

 

Dinamica del valore aggiunto nel lungo periodo (2011-2015): sommerso, economia non osservata ed economia regolare

Anno 2015. Var. % su 2011. Prezzi correnti – Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Istat


 

 

Tasso di irregolarità per posizione

Anni 2011-2015. % unità lavoro non regolari sul totale – Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Istat

 

 

 

Indice di pressione della concorrenza sleale del lavoro non regolare sull’occupazione artigiana per regione

Anno 2015 – Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Istat

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