STUDI – Legno-mobili, filiera del made in Italy con la migliore performance post-pandemia: produzione 2022 a +8,7% vs. 2019

Il settore del legno e mobili è quello che è più resiliente nel corso della pandemia, grazie all’apporto di 37 mila micro e piccole imprese con meno di 50 addetti, nelle quali sono occupati 153 mila addetti, il 98,7% delle imprese del settore ed il 71,7% dei rispettivi addetti.

Il peso dell’occupazione delle MPI del legno e mobili sul totale dell’economia del territorio italiani è almeno il doppio della media nazionale (0,9%) in Friuli-Venezia Giulia con il 2,6%, Marche con il 2,3% e nelle province autonome di Bolzano con il 2,1% e di Trento con il 1,8%. La provincia con il peso più elevato del comparto sull’economia del territorio è Pesaro e Urbino (4,7%), seguita da Pordenone (4,3%), Treviso (3,4%), Como (3,1%), Udine (2,9%), Monza e Brianza (2,6%), Matera (2,5%), Macerata e Pistoia (entrambe con il 2,3%), Sondrio (2,2%), Bolzano (2,1%), Belluno (2,0%) e Forlì-Cesena, Pisa e Trento (tutte con l’1,8%).

In questo cluster del made in Italy è alta la vocazione artigiana: le 28 mila imprese artigiane rappresentano i tre quarti (76,2%) delle imprese del settore e i loro 86 mila addetti sono il 40,4%% dell’occupazione del settore.

La distribuzione delle imprese, MPI e artigianato con i relativi addetti del legno e mobili per regioni e province nell’Appendice statistica ‘Imprese e artigianato del legno-mobili’. Per scaricarla accedi a 'Consultare ricerche e studi'.

L’analisi dai dati sulla produzione manifatturiera, evidenzia che a marzo 2022 la produzione cumulata negli ultimi dodici mesi in Italia ha più che recuperato (+0,8%) i livelli del 2019, a fronte del ritardo del 5,3% della Francia e del 5,7% della Germania.  Il settore che meglio ha recuperato i livelli di produzione pre-pandemia è quello del Legno-Mobili con +8,7%, seguito da Apparecchiature elettriche con +7,6%, Gomma, plastica, vetro e cemento con +6,8%, Computer ed elettronica con +6,5%, Alimentari e bevande con +5,1%, Altre manifatturiere con 4,7%, Metallurgia  e prodotti metallo con +3,0%. Recupero più contenuto per Macchinari con +0,4% e Chimica con +0,3%. Persiste un ritardo per Farmaceutica con -1,7%, Carta e stampa con -3,5%, Mezzi di trasporto con -6,6%, Raffinazione con -7,1%. Il ritardo più pesante per il comparto della Moda (-18,7%).

Per il sistema manifatturiero di legno e mobili le tensioni sui costi generati dal caro-commodities e dalla crisi energetica si associano alla scarsità di materie prime, che nel primo trimestre 2022 ostacola quasi una impresa manifatturiera su quattro (22,7%), per salire al 24,2% nei mobili, fino al 27,6% del legno, delineando gli effetti delle persistenti strozzature nelle filiere globali, come evidenziato nell’ultima analisi dell’Ufficio Studi pubblicata su IlSussidiario.net. Sul mercato del lavoro, persiste una elevata la difficoltà di reperimento di operai specializzati, che nel settore del legno a maggio 2022 è del 59,4%, in aumento di 5,8 punti rispetto ad un anno prima.

Il focus sui mobili - Centrando l’approfondimento sul settore dei mobili – domani si apre il Salone internazionale del mobile 2022 nel Quartiere Fiera Milano, Rho - l’Italia è secondo paese produttore di mobili dell’Unione europea a 27 con un valore della produzione che nel 2020 è di 20,5 miliardi di euro, dietro a Germania con 21,3 miliardi e davanti a Polonia con 11,3 miliardi, Francia con 5,8 miliardi e Spagna con 5,5 miliardi.

Il made in Italy dei mobili – I mobili rappresentano un prodotto chiave del made in Italy nel mondo, con esportazioni che valgono 11,5 miliardi di euro (ultimi dodici mesi a febbraio 2022). Nei primi tre mesi del 2022 le vendite di mobili sui mercati esteri salgono del 20,7% rispetto allo stesso periodo del 2021.

Il confronto internazionale - Nel primo bimestre del 2022 l’Italia, con un aumento tendenziale dell’export del 19,9%, fa meglio degli altri maggiori paesi produttori, nel dettaglio di Polonia (+14,1%) e di Germania (+4,6%).

I mercati - Sempre nei primi due mesi del 2022, i dieci mercati che danno il maggiore contributo all’aumento dell’export sono Stati Uniti che, segnando un +32,2%, contribuiscono per il 18,7% dell’aumento dell’export, Regno Unito con +25,0% contribuisce per il 9,9%, Francia  con +7,6% contribuisce per il 7,8%, Germania con +13,0% contribuisce per il 7,3%, Svizzera  con +31,1% contribuisce per il 6,2%, Cina con +21,2% ed Emirati Arabi Uniti con +70,4%, entrambi contribuiscono per il 4,5% ciascuno, Spagna  con +22,3% contribuisce per il 4,0%, Canada  con +47,2% contribuisce per il 3,5% e infine Repubblica ceca  con +73,0% contribuisce per il 2,2%

Le 12 province lungo l’‘asse dei mobili’ della pianura padana - Le vendite all’estero di mobili made in Italy presentano una marcata specializzazione territoriale. Nel dettaglio le dodici province disposte lungo l’‘asse dei mobili’ della pianura padana – nel dettaglio si tratta di Udine, Pordenone, Venezia, Treviso, Padova, Vicenza, Verona, Brescia, Bergamo, Milano, Monza e Brianza e Como  - nel 2021 cumulano complessivamente i due terzi (65,9%) delle esportazioni, pari a 7,1 miliardi di euro e, nell’ambito dell’Unione europea, questo cluster rappresenta il terzo esportatore europeo di mobili, dietro a Polonia (12,5 miliardi di euro) e Germania (11,4 miliardi).  Nel complesso dei dodici territori in esame, nel 2021 l’export di mobili supera dell’8,5% quello del 2019, con un maggiore dinamismo a Pordenone con +32,9%, seguita da Vicenza  con +15,3%, Monza e della Brianza  con +14,3%, Padova  con +12,5%, Brescia con +7,4%, Verona  e Milano, entrambe con +6,4%; in recupero anche Venezia  con +2,6%, Como  con +2,4% e Treviso  con +1,8%,e mentre segnano un ritardo Udine (-6,1%) e Bergamo (-12,7%). I dati sull’export di mobili nell’Appendice statistica ‘Imprese e artigianato del legno-mobili’. Per scaricarla accedi a 'Consultare ricerche e studi'.

 

 
Trend produzione 2022 rispetto 2019: i settori
marzo 2022, ultimi 12 mesi, var % rispetto 2019, dati grezzi - Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Istat

 
Valore della produzione di mobili nei paesi Ue
2020, milioni di euro, Irlanda n.d.- Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Eurostat

 

Classifica ibrida export mobili: 12 province ‘asse mobili’, resto Italia e altri paesi Ue
2021, milioni di euro - Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Istat ed Eurostat

 
Peso occupati delle Micro e piccole imprese Legno e Mobili su totale economia per regione
Anno 2020. % addetti in MPI attive delle divisioni 16 e 31 Ateco 2007 su addetti totale economia regionale - Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Istat

 
Peso occupati delle Micro e piccole imprese Legno e Mobili su totale economia: le 40 province che superano la media
Anno 2020. % addetti in MPI attive delle divisioni 16 e 31 Ateco 2007 su addetti totale economia provinciale - Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Istat


STUDI – I risultati del made in Italy tra guerra, crisi energetica e strozzature delle filiere globali. L’analisi di Confartigianato su IlSussidiario.net

La manifattura italiana è al centro di una complessa fase di transizione post-pandemia, tra strozzature delle filiere globali, crisi energetica ed effetti recessivi innescati dalla guerra in Ucraina. Sulle imprese pesa l’aumento dei costi delle materie prime e dell’energia, il rallentamento dell’economia cinese e la difficoltà di reperimento della manodopera specializzata. Ciò nonostante, si intravedono alcuni segnali statistici di reattività del sistema del made in Italy. L’analisi è proposta nell’articolo I numeri/La guerra sta compromettendo i risultati del made in Italy  a firma di Enrico Quintavalle, pubblicato su IlSussidiario.net.

Sui mercati dominano le tensioni sui prezzi. Ad aprile si registra una crescita del 13,8% dei prezzi alla produzione nel manifatturiero non energetico, in accelerazione rispetto al +12,6% di marzo. A maggio il tasso di inflazione sale al 6,9%, sotto la spinta dei prezzi dei beni energetici, per i quali rischia di ampliarsi il gap competitivo. Secondo l’ultima rilevazione di Eurostat sull’inflazione armonizzata, ad aprile il prezzo dell'energia elettrica sale del 68,6% in Italia, un ritmo più che doppio della media dell’Eurozona (+32,2%), mentre in Germania sale del 19,3% e in Francia l’aumento si ferma al 6,9%. Sui costi per imprese e famiglie grava una tassazione energetica che nel nostro Paese è del 18% superiore a quella della Francia e del 68% superiore a quella della Germania, contribuendo ad uno spread fiscale tra Italia ed Eurozona che quest’anno sale a 1,8 punti di PIL.

Per la manifattura italiana – un sistema di 372 mila imprese con 3,8 milioni di addetti, i tre quarti (75,6%) occupati in micro, piccole e medie imprese – le tensioni sui costi si associano al difficile reperimento di materiali, che nel primo trimestre 2022 ostacola quasi una impresa manifatturiera su quattro (22,7%), delineando gli effetti delle persistenti strozzature nelle filiere globali, aggravate dai lockdown in Cina.

L’economia cinese sta vistosamente decelerando. Per quest'anno, nelle ultime previsioni del Fondo monetario internazionale, crescerà del 4,4%: un tasso così basso non si registrava dal 1990. Ad aprile le vendite del made in Italy in Cina scendono del 15,9% su base annua e nei primi quattro mesi del 2022 sono del 3% inferiori rispetto allo stesso periodo del 2021, mentre nel totale dei paesi extra Ue l’export aumenta del 18,4%. Sono tangibili gli effetti della guerra: l’export verso la Russia ad aprile si dimezza (-48,4%) e nei primi quattro mesi del 2022 scende del 19,3%.

Segnali di resistenza (per ora) - Nonostante i numerosi fattori critici, l’analisi dei più recenti indicatori congiunturali mette in luce, nella primo scorcio del 2022, segnali di reazione delle imprese italiane calate nella competizione internazionale. Le incertezze connesse con il conflitto in Ucraina potrebbero, però, compromettere il consolidamento dei risultati che ora andiamo a descrivere.

Nel primo trimestre 2022 il volume del fatturato manifatturiero sale del +1% rispetto al trimestre precedente e del 5,7% sullo stesso periodo dell'anno precedente.

La produzione manifatturiera, sempre nel primo trimestre di quest'anno, in Italia sale dell'1,1% rispetto ad un anno prima, come in Francia e in controtendenza rispetto al calo dell'1,2% della Germania. Dopo un complicato biennio - iniziato con la pandemia, proseguito con la crisi energetica e le strozzature nelle catene di approvvigionamento globali, e terminato con lo scoppio della guerra in Ucraina - la manifattura italiana ha più che recuperato (+0,8%) i livelli di attività del 2019, a fronte del ritardo del 5,3% della Francia e del 5,7% della Germania.

Sul mercato del lavoro, l'analisi dei dati pubblicati nell’ultima nota del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, dalla Banca d’Italia e dall’Agenzia Nazionale Politiche Attive del Lavoro evidenzia che nel primo quadrimestre del 2022 le attivazioni nette (saldo tra attivazioni e cessazioni di rapporti di lavoro) nella manifattura aumentano del 19,3% su base annua, pur con un livello che rimane del 6,8% inferiore a quello del primo quadrimestre del 2019. Aumenta il peso del lavoro stabile: la crescita di 9 mila posizioni lavorative è la combinazione di una riduzione di 9 mila a tempo determinato e l'aumento di 18 mila posizioni a tempo indeterminato e apprendistato. Rimane elevata la difficoltà di reperimento di operai specializzati, che a maggio 2022 è del 47,7%, in aumento di 9 punti rispetto un anno prima.

Il confronto internazionale sui dati del commercio internazionale forniti da Eurostat evidenzia che nel primo trimestre 2022 le vendite all’estero del made in Italy salgono del 22,8%, un ritmo più accentuato rispetto al +19,8% della Francia e più che doppio rispetto al +10,7% della Germania. La crescita dell’export si accompagna ad un miglioramento della qualità intrinseca dei prodotti, con i valori medi unitari delle esportazioni (esclusa l’energia) che nel primo trimestre del 2022 crescono del 15,5% su base annua, a fronte dell’aumento del 10,8% dei prezzi all’esportazione.

Un prolungamento del conflitto nel cuore dell’Europa e l’acuirsi della crisi energetica potrebbero compromettere gli eccellenti risultati della manifattura made in Italy conseguiti negli ultimi anni. Tra il 2016 e il 2021 è proprio l’Italia a registrare la maggiore crescita del volume di valore aggiunto manifatturiero, pari al +5,1%, a fronte del limitato +0,7% in Francia e del calo del 3% registrato in Germania. Alla migliore performance dell’Italia ha contribuito una maggiore resilienza nella pandemia, con il valore aggiunto che nel 2021 recupera interamente (+0,3%) il livello del 2019, a fronte del ritardo del 5,1% della Francia e del 5,8% della Germania.

La maggiore creazione di valore è stata conseguita con un aumento di efficienza delle imprese italiane, nonostante le difficili condizioni di contesto: nell’arco del quinquennio in esame, nonostante gli effetti disastrosi del contagio mondiale da Covid-19, la produttività del lavoro della manifattura in Italia, valutata con l’indicatore del valore aggiunto reale per ora lavorata, sale del 5,2%, a fronte del +1,3% della Francia e del +0,4% della Germania. La performance della produttività in Italia si associa ad una maggiore di diffusione di micro e piccole imprese e, conseguentemente, ad una più bassa dimensione media (9 addetti medi per impresa) rispetto a Germania (media di 34 addetti) e Francia (media di 15 addetti).

All’aumento di efficienza delle imprese ha contributo il dinamismo degli investimenti in macchinari, sostenuto dal credito di imposta per investimenti in beni strumentali nuovi. L’esame delle previsioni macroeconomiche della Commissione europea pubblicate a metà maggio evidenzia che per questa componente di domanda l'Italia è l'unico tra i maggiori paesi Ue che già nel 2021 recupera i livelli pre-pandemia; nel più lungo periodo, tra il 2015 e il 2022, gli investimenti in macchinari salgono di limitato 3,8% in Germania, aumentano dell'11,5% in Francia, un ritmo di crescita che raddoppia in Italia, arrivando al +23,6%.

Gli effetti dell’introduzione di nuovi macchinari sono molteplici, fortemente orientati alla sostenibilità: oltre all’aumento della produttività, sale la propensione ad innovare delle imprese che investono e si rafforza la qualità e quantità della domanda di lavoro; in parallelo le nuove matrici tecnologiche aumentano l'efficienza energetica, riducendo la domanda di energia e le emissioni di CO2.


STUDI – I cluster territoriali della demografia delle imprese artigiane: in 5 regioni e 33 province crescita nel I trimestre 2022 e miglioramento vs 2021

Nel I trimestre 2022 in Italia si sono iscritte 29.198 imprese artigiane, in aumento rispetto alle iscrizioni del corrispondente trimestre del 2021 (26.415), e sono 30.129 le cessazioni non d’ufficio, anch'esse in crescita in un anno (erano 29.354).

Il tasso di crescita delle imprese artigiane - rapporto percentuale tra il saldo fra iscrizioni e cessazioni non d’ufficio rilevate nel trimestre e lo stock delle imprese registrate all’inizio del trimestre - è pari al -0,07% nel I trimestre 2022, sostanzialmente in linea con il -0,02% del totale imprese e, oltre a migliorare rispetto al -0,23% registrato nel I trimestre del 2021, è anche in questo caso il migliore del decennio.

A livello territoriale, cinque regioni registrano un tasso di crescita positivo delle imprese artigiane nel I trimestre 2022 cioè Trentino-Alto Adige (+0,40%), Lazio (+0,17%), Lombardia (+0,16%), Friuli-Venezia Giulia (+0,12%) e Liguria (+0,06%) mentre gli andamenti negativi più marcati sono quelli di Molise (-0,85%), Valle d’Aosta (-0,76%) e Marche (-0,56%). Per sette regioni la performance dell’artigianato è migliore di quella del totale imprese: Trentino-Alto Adige, Lombardia, Friuli-Venezia Giulia, Liguria, Veneto, Emilia-Romagna e Piemonte.

Il quadro dettagliato per regione e provincia nella Elaborazione Flash ‘Nati-mortalità delle imprese artigiane nel I trimestre 2022’ pubblicata questa settimana e realizzata in collaborazione con l'Ufficio Studi Confartigianato Marche. Per scaricarla accedi a 'Consultare ricerche e studi'.

Nel report viene proposta una analisi che combina l’andamento demografico nel primo trimestre del 2022 e la sua evoluzione in un anno, e da cui  si delineano alcuni cluster territoriali. In particolare, in 5 regioni e in 33 province si osserva un tasso di crescita positivo nel I trimestre 2022 e in miglioramento rispetto a quello di un anno prima, mentre in 9 regioni e 41 province, si registra un tasso negativo nel I trimestre 2022 ma in miglioramento. Per un cluster di 6 regioni e 28 province il tasso di crescita è negativo nel I trimestre 2022 e risulta in peggioramento rispetto ad un anno prima.

 

 
Tasso di crescita del I trimestre 2022 nelle regioni: Artigianato e Totale imprese
I trimestre 2022 - Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Unioncamere-Infocamere

 


TG@ FLASH - La settimana di Confartigianato in tre minuti

Il TG@ Flash di Confartigianato per scoprire, in appena tre minuti, tutte le notizie della settimana sul nostro Sistema, sull’artigianato e sulla micro e piccola impresa italiana. In questa edizione (clicca QUI): gli italiani si sentono artigiani. Lo rileva un sondaggio SWG, Confartigianato ad Autopromotec con le nuove sfide dell'automotive, Donne Impresa Lazio per la moda: talento, innovazione e sostenibilità e i Calzolai 2.0 che danno nuova vita alle calzature con la giornata nazionale di categoria #IORIPARO .

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STUDI – Effetto superbonus: la migliore performance delle costruzioni in Italia rispetto l’Europa vale 35,3 miliardi € di maggiore produzione

L’analisi dei conti economici trimestrali pubblicati stamane dall’Istat evidenzia che nel primo trimestre 2022 il valore aggiunto registra una variazione congiunturale dello 0,1%. In chiave settoriale si registra il maggiore dinamismo nel settore delle costruzioni, che segna un aumento del 5,8% rispetto al trimestre precedente e del 18,7% rispetto ad un anno prima. Si osservano andamenti congiunturali negativi per la manifattura (-0,9% per industria in senso stretto) e i servizi (-0,1%). Tra questi, in crescita le attività immobiliari dell’1,3% e le attività professionali del 4%.

Anche la produzione delle costruzioni, grazie alla spinta fornita del superbonus, nel primo quarto del 2022 segna un aumento del 7% rispetto al trimestre precedente, un ripresa più robusta rispetto a Germania (+4,0%)  e Francia (+2,4%). Migliore l’andamento del settore in Italia anche rispetto ad un anno prima, con un aumento del 19,4% rispetto al primo trimestre del 2021, a fronte del +5,8% della Germania e del +1,2% della Francia.

Le previsioni di primavera pubblicate a maggio dalla Commissione europea propongono un severa revisione delle previsioni di crescita dell’economia italiana (-1,9 punti rispetto alle previsioni di novembre), con correzioni al ribasso per consumi privati, consumi pubblici, domanda estera e investimenti in macchinari e impianti; unica componente in controtendenza è quella degli investimenti in costruzioni, che sono rivisti al rialzo di 3 punti (da +6,2% a +9,2%). Una crescita messa a rischio dal caos-superbonus determinato dal nuovo obbligo contenuto nel Dl ‘Taglia prezzi’ che, come ha denuncia Confartigianato, ha nuovamente bloccato il mercato.  Salgono così a 14 gli interventi normativi e di prassi sul superbonus in soli 4 mesi.

L’apporto degli incentivi fiscali, una analisi controfattuale -  Nell’edilizia residenziale l’attività delle imprese è stata sostenuta dagli incentivi fiscali per la riqualificazione del patrimonio abitativo, con effetti rilevanti, come evidenziato da una analisi controfattuale. In Italia nel 2021 il valore della produzione nelle costruzioni è cresciuto del 24,1% rispetto all’anno precedente, un incremento di produzione che vale, a prezzi costanti, 39.951 milioni di euro. Nei restanti 26 paesi dell’Unione europea l’aumento della produzione si ferma al +2,8%: un ritmo di crescita di questa intensità anche in Italia avrebbe limitato l’incremento del valore della produzione a 4.657 milioni di euro, pari a 35.294 milioni in meno di quella effettivamente conseguita, pari a 2 punti di PIL di minore produzione.

Il settore delle costruzioni sta contribuendo al recupero del mercato del lavoro. L'analisi dei dati pubblicati nell’ultima nota del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, dalla Banca d’Italia e dall’Agenzia Nazionale Politiche Attive del Lavoro evidenzia che nel primo quadrimestre del 2022 nelle costruzioni si osserva un aumento dell’11,3% delle attivazioni nette – si tratta del saldo tra attivazioni e cessazioni di rapporti di lavoro –, raggiungendo un livello che è del 65% superiore a quello del primo quadrimestre del 2019. In aumento il peso del lavoro stabile: la crescita di 7 mila assunzioni nette nell’arco dell’ultimo anno è la combinazione di una riduzione di 13 mila a tempo determinato e l'aumento di 20 mila tra tempo indeterminato e apprendistato.

I trend settoriali nel 19° report di Confartigianato ‘#wareconomy – la gelata della primavera e le sfide dell’inflazione’. Per scaricarlo accedi a 'Consultare ricerche e studi'.

 

 
Dinamica produzione nelle costruzioni nel primo trimestre del 2022 nei principali paesi Ue
I trimestre 2022, var. % tendenziale, dati corretti per giorni lavorativi - Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Eurostat

 
Dinamica produzione nelle costruzioni nel 2021 nei principali paesi Ue
2021, var. % tendenziale, dati corretti per giorni lavorativi - Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Eurostat