PULITINTOLAVANDERIE - Successo per le iniziative di Confartigianato a ExpoDetergo. Due talk e uno spettacolo teatrale accendono le luci sulla categoria

“Abbiamo preparato con cura e per tempo la presenza di Confartigianato Pulitintolavanderie alla manifestazione ExpoDetergo che si è tenuta dal 22 al 24 ottobre a Fiera Milano, il più importante appuntamento per la nostra categoria che si svolge ogni quattro anni: è stato un grande successo”. Carla Lunardon, Presidente nazionale e regionale Veneto della categoria di Confartigianato, è molto soddisfatta della due giorni di eventi a cui ha partecipato. “Abbiamo animato lo stand istituzionale in maniera impeccabile - prosegue - incontrando soci e dirigenti provenienti da tutte le regioni d’Italia. Ma non ci siamo limitati a questo, molto apprezzati dai colleghi i due talk monotematici organizzati in collaborazione con Cna Tintolavanderie nell’area comune”.

Il primo talk, dal titolo “Facciamo luce sul caro energia”, si è svolto nel pomeriggio di sabato 22. Il conduttore, Renato Pesa, esperto del settore energetico, ha informato nei dettagli gli oltre 30 partecipanti su come si formano i prezzi dell’energia, come controllarli ed analizzarli. Come sfruttare al meglio le fasce orarie e l’utilizzo dei picchi ed anche come leggere una bolletta. Il secondo incontro si è svolto sempre nell’area comune domenica alle 13.30 sul tema “Innovazione e Finanza agevolata per le Pulitintolavanderie”. Andrea Scalia, Responsabile innovazione, rete e progetti di coesione di Confartigianato Imprese, che ha aggiornato gli ospiti sugli obiettivi di industria 4.0 e su tutti i possibili strumenti per avere un aiuto economico in una fase in cui gli investimenti sono davvero un passaggio necessario ma molto delicato. Non si può sbagliare.

“L’evento di punta di questa edizione – racconta Lunardon - è stato lo spettacolo teatrale di domenica 23 mattina: Cold Case: tradizionali vs self - Come sensibilizzare i Comuni, far valere i propri diritti e...rendere questo Paese un posto migliore. Spettacolo in atto unico con Ago teatro e la partecipazione straordinaria dell’Avv. Paolo Malagutti con cui abbiamo approfondito, in modo leggero e divertente, un tema sindacale di grande rilevanza che ci vede impegnati da diversi anni: la concorrenza sleale delle lavanderie self service che, prive di responsabile tecnico, erogano servizi aggiuntivi vietati dalla nostra legge di settore. La legge in realtà è molto chiara e rafforzata da quanto stabilito dal D.lgs 147/2012 che, recependo la Direttiva Servizi, definisce in maniera netta la fattispecie della lavanderia a gettoni ed esclude che a quest’ultima possano essere aggiunte attività ricadenti nella sfera della “lavanderia tradizionale” se non alla presenza di un responsabile tecnico ai sensi della L. 84/2006. Ma siccome siamo in Italia, alcune circolari ministeriali (9 febbraio 2015 e 5 dicembre 2017) pur confermando la regola, hanno aggiunto delle considerazioni ambigue che hanno dato “ai solti furbetti” l’occasione di operare senza i requisiti. Mancano i controlli? Sì. Regole un po’ ambigue? Sì. Ma è possibile difendersi. Come sempre però, ci dobbiamo mettere la faccia e bisogna fare le cose per bene, conoscere i propri diritti e doveri e rivolgersi alle persone giuste. Come? Abbiamo cercato di spiegarlo con lo spettacolo. Ed il pubblico ha apprezzato moltissimo”.

“La cosa fondamentale -conclude la Presidente- è che anche in questo caso abbiamo posto un ulteriore “mattone” alla costruzione della nostra salvaguardia. Un nuovo piccolo passo che si somma alle altre vittorie che abbiamo ottenuto in questi anni: l’introduzione di 2 modulistiche SCIA distinte, una per le aziende tradizionali ed una per le self ed una diversa classificazione ATECO per le attività di lavanderia self-service e tradizionale a seguito dell'aggiornamento dei codici Ateco del settore Pulitintolavanderie”.


STUDI – Britaly: Italia-Regno Unito 4-0 per crescita, investimenti, export e lavoro

Giovedì scorso 20 ottobre, dopo 45 giorni di governo, la Premier inglese Liz Truss si è dimessa. I mercati hanno bocciato l’annuncio, dello scorso 23 settembre, di una manovra fiscale espansiva per 45 miliardi di sterline, a cui è seguita una forte svalutazione della valuta inglese e un aumento dei rendimenti dei titoli di stato. Prendendo a riferimento l'Italia per questo episodio di instabilità finanziaria, l’ultimo numero dell'Economist ha titolato “Welcome to Britaly". Con riferimento al paragone proposto, con intonazione negativa, è utile segnalare che a fronte della strutturale differenza tra Regno Unito e Italia nella presenza dello stato in economia – con indicatori di spesa, tassazione e debito pubblico ampiamente divaricati – l’analisi del trend di alcune variabili chiave evidenzia una migliore performance dell’economia privata e delle imprese italiane.

Il sistema economico italiano ha meglio reagito alla pandemia. Tra il 2019 e il 2022, secondo i più recenti dati del Fondo monetario internazionale, il PIL pro capite reale in Italia sale dell’1,2% mentre flette dello 0,2% nel Regno Unito. Dal 2016, anno del referendum della Brexit, il PIL pro capite in Italia aumenta del 5,0%, 1,5 punti in più del +3,5% segnato oltremanica.

I processi di accumulazione di capitale, in quota predominante generati dalle imprese, tra il 2016 e il 2022 segnano un aumento di 4,4 punti del rapporto tra investimenti/PIL nel nostro Paese a fronte del calo di 0,3 punti del Regno Unito. Grazie a tale andamento, dal 2017 l’Italia sorpassa stabilmente il Regno Unito per tale indicatore.

In relazione alla presenza sui mercati internazionali non c'è partita. Nella ripresa post-pandemia, tra il 2019 e il 2022, il volume delle esportazioni di beni e servizi è salito del 6,2% in Italia mentre è crollato del 9,9% nel Regno Unito, con il recupero frenato dai rallentamenti dei flussi di merci alle dogane.

Tra il 2016 e il 2022 il volume di esportazioni manifatturiere del made in Italy è salito del 20,2% mentre è sceso dello 0,9% in Regno Unito. Anche nell'ultimo anno la performance sui mercati internazionali vede il predominio delle imprese italiane su quelle inglesi: negli ultimi dodici mesi ad agosto 2022 la quota di export manifatturiero sul PIL sale di 3,3 punti rispetto ad un anno prima in Italia, a fronte del più limitato aumento di 0,6 punti registrato nel Regno Unito.

Sempre dal 2016 al 2022, il tasso di disoccupazione scende di 2,9 punti in Italia, quasi il triplo della riduzione di 1,1 punti registrata in Regno Unito.

Il made in Italy nel Regno Unito - Nei primi 8 mesi dell'anno l'export verso il Regno Unito sale del 17,8%, a fronte del +19,5% verso i paesi extra Ue e il +22,1% dell'export totale nel mondo. Tra i settori con una maggiore presenza di micro e piccole imprese si registra un andamento migliore nel Regno Unito rispetto alla media extra Ue per alimentari e bevande con +19,1% vs +14,2% extra Ue, articoli in pelle con +26,5% vs. +17,8% extra Ue e legno e prodotti in legno con +19.3% vs. +19,0% extra Ue.

Nel 2021 il mercato del Regno Unito vale 23.450 milioni di euro di esportazioni, pari a 1,3 punti di PIL. Nei dodici mesi ad agosto 2022 l’export, dilatato dall’aumento dei prezzi, sale a 26.158 milioni, pari all’1,4% del PIL. Nei settori a maggiore presenza di micro e piccole imprese – alimentare, moda, prodotti in metallo, legno e mobili, gioielleria, occhialeria, ecc.. – nel 2021 si addensa un terzo (33,0%) dell’export in Regno Unito, pari a 7.747 milioni di euro.

Nel 2021, l’Italia è il 1° esportatore nel Regno Unito tra i 27 paesi dell'Unione europea per abbigliamento, pelli e calzature ed è il 2° esportatore per i mobili e i prodotti in metallo, settori del made in Italy ad elevata vocazione artigiana.

Le prime quindici province italiane della moda - Milano, Vicenza, Prato, Firenze, Treviso, Reggio nell'Emilia, Bologna, Varese, Pisa, Roma, Piacenza, Vercelli, Bergamo, Biella e Como - concentrano i tre quarti (75,8%, pari a 1.793 milioni di euro nel 2021) del made in Italy del settore nel Regno Unito ed esportano più dell'intera moda della Germania (1.746 milioni di euro), secondo partner del Regno Unito per il settore.

Rilevante presenza di micro e piccole imprese anche nel settore dei macchinari, il 1° settore del made in Italy per export nel Regno Unito e per il quale l'Italia è il 2° esportatore tra i 27 paesi dell’Ue. Nelle tredici province del triangolo padano dei macchinari - che partendo da Varese, passa per Monza-Brianza, Milano, Bergamo, Brescia, Verona, Vicenza, Treviso, Padova per poi scendere a Bologna e risalire attraverso Modena, Reggio nell'Emilia e Parma - si concentra il 57,3% dell'export di macchinari verso il Regno Unito, totalizzando nel 2021 vendite per 1.934 milioni di euro, non distante dall'export di macchinari dell'intera Francia (2.254 milioni).

 
Crescita, investimenti, lavoro ed export: Italia e Regno Unito, tra Brexit, pandemia e guerra
2016-2022 e 2019-2022, valori a prezzi costanti - Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Fmi

 
Investimenti/PIL in Italia e Regno Unito dal referendum sulla Brexit ad oggi
2016-2022, % PIL - Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Fmi

 
Made in Italy nel Regno Unito per settore
2016-2022, % PIL - Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Fmi


STUDI – Nel 2022 +5,0% dei volumi export in settori MPI tiene a galla il made in Italy (+0,9%)

L’inflazione gonfia il valore nominale dei ricavi di vendita e delle esportazioni. Nei primi otto mesi del 2022 l’export sale del 22,1% rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente, combinazione di un aumento del 20,9% dei prezzi – espressi dai valori medi unitari calcolati dall’Istat - e di un più contenuto aumento dell’1,0% del volume dell’export.

Tra le cause del debole andamento del made in Italy il rallentamento del commercio internazionale, appesantito dalla frenata dell'economia cinese, una crescente inflazione associata a diffuse strette monetarie nel mondo e le incertezze sull’evoluzione del conflitto in Ucraina e gli approvvigionamenti di gas in Europa. Le previsioni del Fondo monetario internazionale indicano un aumento del commercio mondiale del 4,3% per quest’anno, con una frenata (+2,5%) per il 2023.

L’analisi sulle vendite dei prodotti del made in Italy, evidenzia che tra i raggruppamenti principali di prodotti no energy il volume dell’export sale del 6,2% per i beni di consumo, mentre segnano una flessione dell’1,7% i prodotti intermedi e del 2,8% i beni strumentali

L’analisi di maggiore dettaglio, con dati disponibili fino a luglio 2022, evidenzia che la crescita dei beni di consumo è sostenuta dai settori di micro e piccola imprese (MPI): alimentari, moda, mobili, legno, metalli e altre manifatture, quali soprattutto gioielleria ed occhialeria, comparti in cui l'occupazione nelle imprese con meno di 50 addetti supera il 60%. Nei primi sette mesi del 2022 questi settori segnano una crescita tendenziale 5,0% dei volumi esportati, ampiamente superiore al +0,9% della media dell’export.

In valore assoluto le esportazioni nei settori a maggior concentrazione di MPI negli ultimi dodici mesi a luglio 2022 sono salite a 141,2 miliardi di euro, consolidando e superando il precedente picco del 2021 (7,5% a luglio e 7,9% a fine anno, come evidenziato da una nostra precedente analisi), per raggiungere il massimo storico dell’8,3% del PIL.

Tra i settori di MPI si osserva una crescita più marcata dei volumi esportati per articoli in pelle con +9,4%, seguito da prodotti tessili con +8,7%, prodotti delle altre industrie manifatturiere con +7,4%, articoli di abbigliamento con +5,6%, prodotti alimentari con +5,4%; ristagnano i mobili con +0,3% e prodotti in legno con +0,1%, mentre sono in territorio negativo i prodotti in metallo, segnando un calo dell’1,8%.

 

A margine del rimbalzo delle vendite della moda - che nel complesso segna una crescita tendenziale del +7,7% - va segnalato che questo comparto chiave del made in Italy ha più sofferto il calo della domanda mondiale causato dalla pandemia: nei primi sette mesi del 2022 il volume dell'export del comparto rimane al di sotto del 9,8% rispetto allo stesso periodo del 2019, anno precedente al Covid-19, mentre il totale dell'export ha quasi completato il recupero (-0,9%).

Tra gli altri settori no-energy si osserva dinamica a doppia cifra dei volumi esportati per altri mezzi di trasporto con +14,3%, seguito da farmaceutica con +8,4%, computer ed elettronica con +6,1%, altri prodotti della lavorazione di minerali non metalliferi (vetro, ceramica, cemento...) con +4,2%, bevande con +3,9%, carta con +3,2%; minore dinamismo per prodotti chimici (+0,4%), mentre segnano una flessione i volumi venduti all'estero di apparecchiature elettriche (-1,1%), gomma e materie plastiche (-3,0%), metallurgia (-5,5%), macchinari e apparecchiature (-6,0%) e autoveicoli (-7,4%).

 

  
Trend export in volume per prodotto nel 2022
Gennaio-luglio 2022, var. % tendenziale divisioni Ateco 2007 - Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Istat
 
 
Export in settori di MPI 1995-2022
1995-2022, ultimi dodici mesi a luglio, in % PIL - Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Istat


MODENA - Il futuro della rappresentanza passa dalla capacità di fare rete

Tre giorni di dibattiti, focus group e presentazioni. Dopo il forzato stop causato dalla pandemia, Lapam Confartigianato Modena e Reggio Emilia ha rilanciato uno dei suoi abituali appuntamenti associativi, il Convegno Imprenditori. Un evento rivolto ai dirigenti elettivi dell’associazione emiliana, imprenditrici e imprenditori eletti durante l’ultimo Congresso generale e associati sensibili ai temi della rappresentanza. Un evento in cui conoscersi meglio, costruire relazioni e produrre proposte concrete per il futuro dell’organizzazione che, nelle due province di Modena e Reggio Emilia, conta 11mila associati. Tre giorni – il 14, 15 e 16 ottobre – per riflettere e confrontarsi con esperti provenienti dal mondo dell’imprenditoria, del lavoro, della politica e dell’istruzione, in un contesto suggestivo come quello di Bardolino sul Garda, in provincia di Verona.

Il programma e gli ospiti

Nella prima giornata il convegno si è concentrato sul mismatch tra domanda e offerta di lavoro, con tre dei principali esperti sull’argomento: il ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi, Michele Tiraboschi, professore di diritto del lavoro all’Università di Modena e Reggio Emilia e coordinatore scientifico Adapt, il centro studi fondato da Marco Biagi sulle relazioni industriali e Stefano Micelli, professore di economia e gestione delle imprese all’Università Ca’ Foscari di Venezia. I tre hanno dibattuto con il presidente dell’associazione, Gilberto Luppi, convenendo in particolare su un punto. La necessità di restituire senso ai più giovani in ciò che potrebbero realizzare una volta entrati nel mondo del lavoro. Ma quale strumento si adatta meglio a questo percorso umano e professionale? Secondo Michele Tiraboschi la via da perseguire è quella del rafforzamento dell’apprendistato. Una tipologia contrattuale ancora sottoutilizzata dalle piccole e micro-imprese italiane, eppure fondamentale per trasmettere saperi e conoscenze tipiche dell’artigianato. Un obiettivo – quello della trasmissione dei saperi - al centro del progetto Upskill 4.0; spin-off dell’Università Ca’ Foscari di Venezia, sostenuto dal gruppo Unicredit, presieduto dal professor Micelli e rivolto agli studenti di alcuni ITS italiani.

Una contaminazione virtuosa tra nuove competenze digitali e saperi tradizionali, sempre più ricercati sui mercati internazionali. E di ITS ha parlato anche il ministro Bianchi, fautore della riforma degli Istituti tecnici superiori in discussione in Parlamento, sollecitando l’associazione a proseguire il proprio lavoro sul territorio a sostegno di una formazione capace di coniugare tecnica e cultura, manualità e intelletto.

Un obiettivo prioritario anche alla luce dei dati sul calo demografico che affligge il Paese e che può essere contrastato solo attraverso una politica a sostegno della famiglia e del lavoro, in cui la scuola italiana deve ritornare centrale.

Nel pomeriggio di venerdì il Convegno ha ruotato intorno ad alcune testimonianze di imprenditori e accademici su temi strategici per il futuro delle imprese, tra cui: sostenibilità ambientale e dei processi produttivi, innovazione tecnologica, visibilità online, artigianalità e made in Italy.
Protagonisti di questa parte della giornata: Paolo Manfredi, consulente per la trasformazione digitale di Confartigianato Imprese e coordinatore dei lavori, Raul Caruso, professore di politica economica alla Cattolica di Milano, Anna Josè Buttafava, imprenditrice artigiana e titolare di Anna Josè, Daniela Diletti, fondatrice e titolare de “La Marchigiana”, Filippo Berto CEO BertO, Daniela Pimponi, ingegnere e analista tecnologica, Joseph Meineri, Segretario Generale Confartigianato Cuneo e Davide Servadei, presidente di Confartigianato Emilia Romagna. Gli interventi di questi ospiti, susseguitisi uno dopo l’altro in modalità TED conference, hanno stimolato la platea e dato il là ai gruppi di lavoro del sabato mattina.

Nel secondo giorno di lavoro, infatti, sei diversi focus group, coordinati dai membri della Giunta esecutiva Lapam e dai funzionari dell’associazione, si sono interrogati su argomenti strategici per il futuro della rappresentanza datoriale. Un confronto aperto cui hanno preso parte anche alcuni dirigenti e colleghi di altre territoriali Confartigianato. In particolare Katia Pizzocaro, presidente calzaturieri del Veneto e consigliere nazionale Confartigianato, titolare del calzaturificio Paul, leader nella produzione di calzature da ballo, Andrea Rossi, Matteo Pisanu e Loris Rui di Confartigianato Vicenza e Jacopo Brioschi di Confartigianato Varese

La domenica mattina è stata infine dedicata alla politica, con la partecipazione del Presidente di Regione Emilia-Romagna, Stefano Bonaccini, intervistato da Ilaria Vesentini, corrispondente de “Il Sole 24 Ore” per l’Emilia Romagna. Un’occasione per fare il punto sulla nuova programmazione europea e sulle misure promosse da Viale Aldo Moro a sostegno delle imprese regionali e per presentare al Presidente Bonaccini, le evidenze emerse dai focus group organizzati la mattina precedente. In particolare le proposte avanzate dal Presidente Lapam, Gilberto Luppi, sul potenziamento delle infrastrutture digitali nelle aree interne della regione, di politiche a sostegno della formazione continua e dell’innovazione tecnologica e ambientale del sistema manifatturiero e un invito a rinnovare la legge quadro sull’artigianato.

«Si parla spesso, a volte a sproposito, del ruolo dei cosiddetti corpi intermedi – ha affermato in chiusura dei lavori il Segretario generale Lapam, Carlo Alberto Rossi – ebbene, la nostra associazione è un corpo intermedio che ha valenza strategica sia a livello locale, nell’interlocuzione con le istituzioni, che a livello regionale e nazionale. Tutto questo è possibile grazie al rapporto con Confartigianato e alla capacità dell’associazione di confrontarsi con parlamentari e forze politiche e sociali che possono incidere sulle decisioni. Il Convegno Imprenditori di Bardolino è stata l’occasione per far pesare il parere dei piccoli imprenditori e per confrontarci con chi può e deve portare le nostre istanze ai massimi livelli».

 


STUDI – Si intensificano i segnali di rallentamento. Produzione: manifattura -0,9%, edilizia quarta flessione consecutiva

Questo inizio di autunno è caratterizzato da rischi elevati legati all’evoluzione del conflitto in Ucraina, il blocco delle forniture di gas dalla Russia, l’accelerazione del tasso di inflazione, l’incremento dei tassi di interesse, una risalita della pressione sulle strutture sanitare determinate da nuove varianti di Covid-19 e una insufficiente realizzazione degli obiettivi del PNRR.

I prezzi per l’energia pagati da famiglie e imprese stanno risentendo dell’escalation estiva dei prezzi all’ingrosso. Come evidenziato dall’analisi pubblicata ieri su QE-Quotidiano Energia, il rientro delle quotazioni dai picchi di agosto è un segnale positivo, ma permangono i rischi di una interruzione delle forniture di gas dalla Russia mentre appare lontano il rientro alla normalità, con le quotazioni internazionali del gas previste nel 2023 più che triple rispetto quelle del 2021.

Nonostante gli effetti della guerra in Ucraina, nel 2022 l’Italia registra una crescita del PIL in linea con quello della Cina e addirittura superiore a quella di Germania e degli Stati Uniti, ma nella seconda metà dell’anno si intensificano i segnali di rallentamento.

Le previsioni del Fondo monetario internazionale dello scorso 11 ottobre revisionano al ribasso di 0,8 punti la crescita del PIL del 2023 indicata, solo due settimane prima, nella Nota di aggiornamento al DEF 2022. A settembre l’indice di fiducia delle imprese diminuisce per il terzo mese consecutivo raggiungendo il valore più basso da aprile 2021. La bufera abbattutasi sui prezzi dell’energia si sintetizza in un aumento in soli dodici mesi, di 4,0 punti di PIL dell’import di energia. L’esame dei dati pubblicati da Eurostat mercoledì scorso mostra che in Italia la produzione manifatturiera tiene su base tendenziale (+1,3% nei primi otto mesi del 2022), ma regista un calo congiunturale dello 0,9% nel trimestre giugno-agosto 2022, a fronte dell’aumento registrato in Francia (+1,4%) e Germania (+1,9%). Le flessioni più ampie in Italia si riscontrano in comparti manifatturieri energy intensive: chimica con -5,2%, gomma, plastica, vetro, cemento e ceramica con -4,9% e metallurgia e metalli con -3,2%. Il divaricato andamento dei costi energetici amplia la perdita di competitività della manifattura italiana, una condizione aggravata dalla frammentazione degli interventi dei paesi Ue contro il caro-energia,  che si auspica sia superata nel prossimo Consiglio europeo del 20-21 ottobre.

Dopo aver trainato la ripresa, la produzione nelle costruzioni a luglio 2022 registra la quarta flessione congiunturale consecutiva. Nel trimestre giugno-agosto 2022 il volume delle vendite al dettaglio scende dello 0,7 rispetto il trimestre precedente. Scende l’apporto del commercio estero alla crescita: nei primi otto mesi del 2022 il volume delle esportazioni sale di un limitato 1,0%, mentre quello delle importazioni sale del 3,2%.

Sul mercato del lavoro estivo si coglie un segnale di resilienza, mentre si deteriorano le previsioni di domanda in autunno. Nonostante lo scoppio della guerra, tra febbraio e agosto 2022 gli occupati sono saliti di 130 mila unità, di cui l’88,6% dipendenti permanenti. La domanda di lavoro, trainata dalla micro e piccole imprese, registra una diffusa difficoltà di reperimento del personale: a ottobre il 53,4% delle assunzioni di operai specializzati sono di difficile reperimento. Appare critico l’andamento in autunno, con le previsioni di assunzioni delle imprese tra ottobre e dicembre 2022 in flessione del 10,4% rispetto allo stesso periodo del 2021, con una marcata accentuazione nella manifattura, dove domina l’incertezza dell’evoluzione dei cosi energetici.

La demografia di impresa, dopo quasi due anni di crescita, da giugno 2022 il tasso di crescita delle imprese iscritte in territorio negativo, con una accentuazione a luglio ed agosto 2022.

Sulla finanza d’impresa grava la domanda di credito, a tassi crescenti, determinata dei pagamenti delle forniture di materie prime e delle bollette di elettricità e gas, mentre si estende la quota di micro e piccole imprese che presentano un grado di rischio finanziario elevato.

Verso la manovra 2023 - La difficile situazione congiunturale rappresenta una sfida per le politiche economiche. E’ alto il rischio di una pericolosa sincronizzazione pro-ciclica tra un insufficiente impulso fiscale e una marcata stretta monetaria, prevista in accentuazione nelle prossime riunioni del Consiglio della Bce. Con uno shock inflazionistico da costi una restrizione monetaria è meno efficace e potrebbe prolungarsi eccessivamente nel tempo. In un contesto che sarà caratterizzato dalla negoziazione della riforma delle regole fiscali europee, va attenuata una pressione fiscale salita al massimo storico, mentre all’elevata spesa pubblica viene richiesta una maggiore efficacia e una minore burocrazia.

 
Previsioni del PIL 2023 delle maggiori organizzazioni nazionali e internazionali tra aprile e ottobre 2022
Var. % PIL nel 2023 - Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Banca d’Italia, Ocse, Istat, Ce e Mef

 

 
Dinamica congiunturale produzione manifatturiera nell’estate 2022 nei principali paesi Ue
Giugno-agosto 2022, var. % rispetto trimestre precedente - Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Istat