Sul 'made in China' l’Europa al giro di boa
Se un’azienda italiana esporta i suoi prodotti in Cina, Giappone, Stati Uniti, è obbligata ad apporre il marchio d’origine. Se invece è un’azienda di quei paesi ad esportare in Europa, allora il marchio non serve. Questa in estrema sintesi il cuore del problema alla base del pressing del ministro italiano del Commercio Internazionale e delle Politiche europee Emma Bonino, per accelerare i tempi di approvazione del regolamento comunitario sul marchio d’origine obbligatorio per i prodotti importati in Europa, il cosiddetto “Made-in”, da tempo bloccato sul tavolo del Consiglio dei ministri dei ventisette. Che l’iter di approvazione del regolamento sia fermo da troppo tempo, e che l’azione italiana stia ottenendo ottimi risultati, lo conferma l’Assemblea di Strasburgo che ha sollecitato il Consiglio dell’Unione Europea ad “adottare senza indugio” la proposta di regolamento nell’ambito di una risoluzione sulla sicurezza dei prodotti commercializzati in Europa. “E’ da tempo che siamo impegnati perché l’Europa adotti il nuovo regolamento sul marchio di origine, ovvero l’obbligo di indicazione del paese di produzione per i prodotti importati che appartengono a sette settori merceologici: tessile e abbigliamento, gioielleria, oggetti di ceramica e vetro, scarpe, cuoio, articoli di cuoio e pellicce, mobili e spazzole. Il marchio è uno strumento importante per i consumatori, li aiuta a orientarsi tra i prodotti, a scegliere consapevolmente. Non è assolutamente uno strumento per ‘proteggere’ il mercato dell’Unione Europea, rendendolo impermeabile alle importazioni”. Stefano Acerbi, presidente di Confartigianato Federazione Moda, non nasconde una certa soddisfazione. Il lavoro è stato tanto, e il monito del Parlamento europeo al Consiglio, rimette nuovamente in moto una macchina che rischiava di spegnersi, soprattutto per l’opposizione di diversi paesi dell’Unione, che non condividono gli obiettivi della normativa, con il risultato di un Europa divisa in due sull’adozione dell’etichetta obbligatoria. Palesemente contrari gli stati del nord Europa (Irlanda, Gran Bretagna, Belgio, Olanda, Lussemburgo, Danimarca, Germania, Lettonia, Estonia, Svezia, Finlandia, nonché Repubblica Ceca, Austria e Slovenia), uno schieramento che rilette l’orientamento dominante nel settore europeo della distribuzione, che teme che i costi di marchiatura alzino i prezzi di vendita dei prodotti extra europei, e di quella parte dell’industria che ricorre alla delocalizzazione della produzione in paesi terzi. Assolutamente favorevoli tutti gli stati del blocco del Mediterraneo ad eccezione di Malta (Italia, Portogallo, Spagna, Francia, Grecia e Cipro). A questi si aggiungono Ungheria, Polonia, Slovacchia e Lituania, mentre Bulgaria, Romania e Malta non hanno ancora fatto sapere la loro posizione. Dal dicembre del 2005, quando la Commissione Europea ha adottato il regolamento, fino a oggi, il fronte del no ha avuto la meglio e non ha consentito la formazione della maggioranza qualificata per sottoporre il “Made-in” all’esame del Consiglio Europeo. Ma adesso le cose sembrano andare in modo diverso. All’Europarlamento è in corso, infatti, una raccolta di firme trasversale a partiti e schieramenti, per una “dichiarazione” scritta che, se firmata dalla metà più uno degli eurodeputati (393), ha lo stesso valore di una risoluzione approvata dal plenum dell’Assemblea di Strasburgo. Il tempo stringe, perché il 13 dicembre scade il termine per sottoscrivere la dichiarazione. All’ultima rilevazione comunicata ne erano state raccolte 176, tra queste la firma del Presidente dell’Assemblea Hans-Gert Poettering.
Ticket Restaurant, una convenzione da leccarsi i baffi
Confartigianato strizza una volta di più l’occhio alle esigenze delle proprie imprese associate, stringendo una nuova convenzione con Accor Services Italia grazie alla quale ogni impresa potrà acquistare i buoni pasto Ticket Restaurant a condizioni privilegiate. Per l’impresa e per i dipendenti. Con Ticket Restaurant, la prima società del settore grazie alle 53.000 aziende associate e agli oltre 104.000 locali affiliati (fonte: www.ticketrestaurant.it), le imprese della Confederazione potranno approfittare di un menu ricco di vantaggi per la pausa pranzo dei propri lavoratori, dipendenti anche part – time e collaboratori a progetto. Si parte con un antipasto del 4% di sconto sul prezzo del buono pasto, si continua con un primo sfizioso, l’azzeramento delle commissioni di acquisto, per poi passare al secondo, l'annullamento delle spese di spedizione dei buoni pasto. Per dessert la casa offre, nel vero senso della parola, un buono vacanza Welcome Travel, grazie al quale si potranno beneficiare di una serie di sconti in diverse località turistiche. Il tutto ad un’unica condizione, un ordine minimo annuo di 700.000 euro. Il risparmio poi è garantito. Per l’aziende, che con i buoni pasto Ticket Restaurant possono arrivare a risparmiare l’80% rispetto all’indennità in busta paga, con l’esenzione totale degli oneri fiscali e previdenziali, e per i dipendenti, che con i buoni aumenterebbero del 40% il proprio potere d’acquisto.
Sequestro dei laser per uso estetico Anna Parpagiolla, Confartigianato Estetica: “Assurdo obbligare milioni di donne ad andare dal medico per farsi depilare!”
Gli italiani rischiano di dover rinunciare ad alcuni trattamenti di bellezza. Oppure dovranno rivolgersi ai medici per eliminare i peli superflui. E le imprese di estetica rischiano di perdere il 30% del loro fatturato. Alcune Regioni, infatti, tra le quali il Leggere di più
Estetica
Sequestro dei laser per uso estetico - Anna Parpagiolla, Confartigianato Estetica: Assurdo obbligare milioni di donne ad andare dal medico per farsi depilare!
Libro matricola: niente obbligo di iscrizione per i soci e familiari coadiuvanti dell’impresa artigiana
Soci e familiari coadiuvanti che collaborano nell’impresa artigiana non devono essere registrati nel libro matricola. A dirlo è l’Inail, d’intesa con il Ministero del Lavoro, in una nota esplicativa che allontana definitivamente l’adempimento e il rischio connesso di maxi multa. La precisazione, giunta alla fine di un lungo botta e risposta tra Ministero, Inail e Confartigianato, scioglie anche gli ultimi dubbi sul campo di applicazione delle nuove disposizioni sanzionatorie, previste dalla finanziaria 2007 per il contrasto del lavoro in nero. Il documento dell’Inail entra nel dettaglio delle categorie per le quali non è obbligatoria l’iscrizione: “titolari di imprese artigiane, soci artigiani e coadiuvanti familiari, salva l’ipotesi in cui eccezionalmente, sia configurabile un vincolo di dipendenza”. L’intera vicenda aveva avuto origine da una lettera inviata il 4 luglio scorso dalla Direzione Generale per l’Attività Ispettiva del Ministero del Lavoro, alle strutture periferiche di controllo. Nel documento si segnalava che la maxi sanzione per lavoro nero, da 4.000 a 12.000 euro, andava applicata anche nel caso di mancata iscrizione sul libro matricola, dei famigliari coadiuvanti e dei soci artigiani. Di fatto si estendeva l’obbligo della tenuta del libro e della registrazione, a tutti quei soggetti prima esonerati sulla base di puntuali disposizioni dell’Inail. Una situazione grave, denunciata subito da Confartigianato, che ha segnalato i pericoli a cui andavano in contro le aziende artigiane, a causa dell’interpretazione che il Ministero del Lavoro dava della norma. Una lettura in aperta contraddizione con le precedenti circolari esplicative dell’Inail. Dopo la pausa estiva, finalmente il chiarimento: niente libri matricola per artigiani senza dipendenti; niente obbligo di iscrizione dei soci e familiari coadiuvanti per gli artigiani con dipendenti.
Mia 2007: Quando gli artigiani arredano il mondo
Quando l’artigianato è maturo incontra il mondo. Si internazionalizza. Quando l’artigianato è maturo, ma le condizioni socio-economiche di un Paese non lo consentono, l’artigianato, non solo non si internazionalizza, ma scompare. Questo in estrema sintesi il pensiero degli organizzatori della Mia – la Mostra Internazionale dell’Arredamento, dal 22 al 30 settembre al Polo Fieristico di Monza – Brianza – che hanno voluto dedicare la sessantaduesima edizione della rassegna al tema “Internazionalizzazione e solidarietà”. Artigiani maturi, in un mercato maturo, sono sicuramente quelli del comparto del mobile brianzolo, che ormai da tempo hanno allargato le frontiere del loro commercio ai mercati internazionali. E i dati confermano il successo: il 20% della produzione nazionale del comparto legno-arredo è realizzato qui. Quota che tocca il 5,2% se si estende il raffronto all’Europa. Chiaramente la Mia sono i padroni di casa, ma padroni di casa ospitali, pronti a dividere il loro spazio con artigiani che vengono da Paesi lontani alle prese con difficoltà di ogni genere, da quelle economiche a quelle politiche. “L’obiettivo di quest’anno è puntato sull’Africa, esattamente sul Niger, sui popoli Tuareg, in particolare sull’argenteria artigianale di Agadez”. Dario Visconti, presidente dell’ente mostre di Monza e Brianza e di Apa Confartigianato Milano, prosegue. “La presenza di questo popolo e del suo artigianato vuole richiamare l’attenzione della comunità lombarda, ma più in generale del mondo occidentale, sul difficile momento che vive questa regione. Condizioni limite che mettono a rischio la vita, le tradizioni e la storia di questo antico popolo”. Naturalmente la Mia è anche altro, e qui si possono trovare le principali novità del settore dell’arredamento, dalle cucine all’arredo bagno, dalle camere ai salotti. Tutti rigorosamente ambientati in attente ricostruzioni, perché la filosofia della mostra è quella di far muovere i visitatori negli spazi come fossero in una casa, possibilmente la loro, quella che hanno e che vorrebbero completare, quella che non hanno ancora e che qui possono ‘inventare’. Grande attenzione al settore innovativo dell’arredamento ecocompatibile: materiali antichi come il legno e moderni come la vetroceramica, in forme ergonomiche o tradizionali. In più l’anteprima “Negozio Verde” che presenta materiali e tecniche sviluppate da aziende brianzole che hanno il denominatore comune di essere a basso impatto ambientale, riciclabili e eco-sostenibili.