14 Settembre 2015, h. 12:21

Confartigianato boccia il balzello obbligatorio alle ex Stazioni Sperimentali per l’Industria

stazione_sperimentale_ParmaHanno rappresentato la punta di diamante di un’Italia che progettava la creazione di imprese moderne, diffondendo tra gli imprenditori le pratiche più avanzate, oggi diremmo le best practices, nei settori del vetro, concia delle pelli, lavorazione della carta e cartone, combustibili e soprattutto in quello alimentare.

Accadeva nel 1923. Oggi le 8 Stazioni Sperimentali per l’industria, trasformate nel 2010 da organismi centrali in aziende speciali delle Camere di Commercio, sono di fatto declassate a enti  inutili e costosi. E infatti, nelle liste dei carrozzoni di Stato, di cui si chiede a gran voce la chiusura o la riforma, loro non mancano quasi mai.

A Parma opera l’Azienda speciale dedicata alle Conserve Alimentari. La missione della struttura è promuovere il progresso scientifico, tecnico e tecnologico dell’industria conserviera attraverso attività di ricerca, consulenza e formazione alle aziende, principalmente a quelle della trasformazione di carni.

Da tempo, però, la legge ha imposto alle imprese del settore alimentare di munirsi di tutti gli strumenti per garantire la qualità dei loro prodotti. E quindi non sanno proprio che farsene di un’Azienda pubblica che gli fornisce gli stessi servizi che hanno già al loro interno.

Eppure  a Parma, come altrove in Italia, le imprese non possono scegliere, devono comunque versare un contributo obbligatorio, calcolato sulla base del monte salari e del fatturato, sia che si avvalgano della consulenza dell’Azienda speciale di settore sia che ne facciano a meno. E se la consulenza esula dall’ordinario, il conto si paga a parte.

La testimonianza dell’imprenditore alimentare Daniele Alberani, alla guida di un salumificio ad Alfonsine di Ravenna, è illuminante.

“Penso che negli ultimi cinque anni abbiamo pagato 40.000 euro e ci siamo rivolti all’Azienda speciale due volte negli ultimi due anni. Capisce, una proporzione esagerata. Le risposte ci sono state ma molto generiche, tutt’altro che essenziali. Ho anche provato a non pagare il contributo obbligatorio ma sono stato raggiunto rapidamente da una cartella di Equitalia.

Questa è una tassa a tutti gli effetti che ti ritrovi a pagare tutti gli anni a fronte di un servizio che oggi non ha più senso perché non ci sono più le condizioni perché il servizio avvenga. Oggi la legge ci obbliga ad avere all’interno dell’azienda tutte quelle competenze e quelle attività che rappresentano il cuore della consulenza delle Stazioni Sperimentali, dal controllo Haccp alle certificazioni per l’export. Una sovrapposizione inutile e costosa”.

In una lettera inviata al  Ministro dello Sviluppo Economico Federica Guidi, il Presidente di Confartigianato Giorgio Merletti ha chiesto la cancellazione di questo insopportabile balzello. Merletti, sottolinea la natura distorta del meccanismo di prelievo obbligatorio che tradisce la finalità della riforma del 2010, che mirava a mettere in moto un sistema di autofinanziamento delle Aziende Speciali  basato sui ricavi derivanti dai servizi effettivamente resi alle imprese.

Insomma,  una richiesta di buon senso che in un Paese normale verrebbe accolta di certo.

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