21 Settembre 2015, h. 16:00

Il Governo promette la ‘rivoluzione’ fiscale

A sentire le parole del Presidente del Consiglio Matteo Renzi quella che ci attende nei prossimi due anni sarà la grande svolta per cittadini e imprenditori. Taglio delle tasse e semplificazione degli adempimenti dovrebbero caratterizzare gli interventi dell’Esecutivo già dalla Legge di stabilità che vedrà la luce ad ottobre.
In cima ai tributi che dal prossimo anno se ne andranno in soffitta, ci sono le imposte sugli immobili. Renzi ha annunciato la cancellazione della Tasi sulla prima casa, dell’Imu sui terreni agricoli e sui cosiddetti ‘imbullonati’, vale a dire gli impianti fissi delle aziende. Per il 2017, poi, il Premier pensa a interventi di riduzione dell’Ires e per il 2018 a una manovra che tagli l’Irpef.
Insomma, progetti ambiziosi per fare in modo che il fisco smetta di essere lo spauracchio degli italiani.
In attesa che le promesse del Governo prendano forma, Confartigianato ha messo nero su bianco la dura realtà del peso fiscale su artigiani e piccoli imprenditori. In un rapporto realizzato dall’Ufficio studi della Confederazione, le imposte applicate dalle Amministrazioni locali pesano per 106,1 miliardi sulle tasche dei cittadini. Il prelievo maggiore arriva da 5 tributi: tra Imu, Tasi, Irap, addizionali regionale e comunale Irpef nel 2014 gli italiani hanno sborsato 70 miliardi e mezzo.
I più tartassati sono proprio i piccoli imprenditori, soprattutto a causa dell’aumento della pressione fiscale sugli immobili produttivi.
Risultato: le 5 tasse locali costano in media ad una piccola impresa 10.248 euro l’anno. Ma è una cifra che lievita fino a 11.164 euro se si considera il paradosso dell’indeducibilità dell’Imu dalla base imponibile Irap. Una sorta di ‘tassa sulla tassa’!
La situazione messa a nudo da Confartigianato impone scelte immediate. Ridurre la pressione fiscale è la priorità per gli imprenditori. A cominciare proprio dalla tassazione sugli immobili produttivi (capannoni, laboratori, macchinari, attrezzature) che sono strumenti di lavoro e non possono essere considerati alla stregua delle seconde case o di beni di lusso.
Ma Confartigianato rincara la dose. Se davvero vuole dare un segnale concreto alle piccole imprese sul fronte fiscale, il Governo deve anche realizzare quanto ha promesso a fine giugno, cioè attuare i decreti della delega fiscale rimasti in sospeso. Si tratta di determinare i redditi delle imprese in contabilità semplificata secondo il criterio di cassa e non di competenza. In questo modo sarà possibile pagare le tasse sulle fatture incassate e non su quelle emesse, come succede oggi. Senza dimenticare l’introduzione dell’Iri, la nuova imposta sul reddito di impresa che consentirebbe anche alle piccole imprese di avere una aliquota come quella Ires al 27,5% e non quella progressiva Irpef. E, ancora, i piccoli imprenditori attendono la definizione del nuovo regime forfetario.

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