2 Novembre 2017, h. 09:00

STUDI – Ritardo digitale PA: spedizione via internet di moduli compilati solo per 16% occupati in Italia, meno della metà del 35% dell’UE. Divario raddoppiato negli ultimi 8 anni

La bassa crescita dell’Italia è determinata da un ampio set di concause, tra cui il basso profilo della produttività, influenzato da fattori di contesto tra cui assume una specifica rilevanza il tempo necessario per svolgere le procedure burocratiche. Come evidenziato in una nostra recente analisi sul ’burofisco’ – ripresa in un articolo di Sergio Rizzo su Repubblica – il tempo necessario per pagare le tasse per una impresa in Italia è superiore del 46,9% alla media dei paesi avanzati.

L’analisi degli indicatori di e-Government proposti dalla Commissione europea nell’ambito del DESI – Digital economy and society index – evidenzia un ritardo dell’Italia nell’applicazione delle tecnologie digitali alla relazione tra cittadini impegnati in attività lavorative e Amministrazioni pubbliche, con la conseguente scarsa offerta di servizi pubblici fruibili on line che assorbe tempo degli occupati distraendoli da attività produttive, che creano valore aggiunto.

Nel dettaglio la quota di occupati che hanno usato internet per interagire con le Pubbliche autorità spedendo moduli compilati – che è l’attività a più alta integrazione, con la maggiore complessità tecnologica e che riduce lunghi temi e code agli sportelli – in Italia è pari al 15,6%, valore più che dimezzato rispetto al 34,7% della media dell’Unione Europea e che colloca il nostro Paese al 26° posto tra i 28 Paesi dell’Unione europea, davanti solo a Bulgaria e Romania. Nel dettaglio la quota di occupati che interagisce con la PA è del 58,2% in Francia, del 41,5% in Spagna, del 40,2% nel Regno Unito e del 20,8% in Germania. Il divario con l’Unione europea è quasi raddoppiato in otto anni, passando dagli 11,2 punti nel 2008 ai 19,1 punti del 2016.

Se ipotizziamo – in un esercizio controfattuale di scuola – che per ciascun occupato vi possa essere un risparmio di 4 ore al mese nell’interazione digitale con la PA, considerato che per ogni ora lavorata mediamente si producono 35,2 euro di valore aggiunto, il minore utilizzo per i lavoratori italiani del canale digitale rispetto alla media UE vale 8.027 milioni di valore aggiunto, circa mezzo punto di PIL.

Una nostra recente analisi ha evidenziato un caso concreto del ritardo digitale della PA dato dai servizi del Comuni, che solo per il 3,1% sono on line. In parallelo – e in termini quasi paradossali, come abbiamo evidenziato nel #graficodellasettimana – la quota di utenti in lunghe code agli sportelli dell’anagrafe è salita dal 16% del 2006 al 22,7% del 2016.

Per approfondire l’analisi sui costi della burocrazia si vada all’Elaborazione Flash “Il labirinto del burofisco“. Clicca qui per scaricarla.

 

 

 

Quota di occupati che ha inviato on line moduli compilati alla PA nei Paesi UE

Anno 2016. % di occupati tra 16 e 74 anni che hanno inviato nell’anno passato – Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Commissione Europea

 

 

Quota di occupati che ha inviato on line moduli compilati alla PA: Italia e UE

Anno 2008-2016. % di occupati tra 16 e 74 anni che hanno inviato nell’anno passato – Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Commissione Europea

 

 

Utenti servizio Anagrafe dei Comuni che indicano una durata della fila per accedere al servizio superiore ai 20 minuti

1996-2016 – % 18 anni ed oltre – Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Istat

 

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