STUDI - Guerra e commodities agricole, da Russia e Ucraina il 28,5% del mercato. Nella filiera 70 mila imprese dell’artigianato alimentare

Russia e Ucraina sono due grandi player mondiali per la produzione e commercializzione di oli, cereali e concimi, e lo scoppio della guerra ha innescato forti squilibri sui mercati delle materie agricole, con ricadute economiche e sociali di dimensioni globali, in particolare per le economie emergenti a basso reddito.

A maggio 2022 le quotazioni in euro delle materie prime alimentari salgono del 43,1%. Nel dettaglio i prezzi dei cereali raggiungono il massimo storico, segnando un aumento del 45,2% rispetto ad un anno prima mentre i prezzi di soia e altri olii vegetali salgono del 42%.

Il peso di Russia e Ucraina sui mercati mondiali - L’Ucraina è il maggiore esportatore mondiale di oli vegetali (tra cui quelli ottenuti dai semi di girasole) e, insieme alla Russia, rifornisce il 47,7% dell’export globale. Dai due paesi proviene il 34,5% delle esportazioni globali di grano duro, il 27,2% del frumento tenero e di segale, il 23,5% di orzo e altri cereali, oltre un quinto (21%) dei fertilizzanti esportati nel mondo e il 14,0% delle esportazioni di granoturco. La Russia, inoltre, soddisfa anche oltre un quinto delle importazioni globali di zucchero.

In generale, i mercati delle materie prime agricole registrano una alta concentrazione - i primi cinque paesi produttori coprono dal 52,7% del mercato mondiale per il frumento tenero e di segala al 92,3% per il grano duro - limitando la possibilità di forniture alternative.

La crisi dei prodotti agricoli vede esposti numerosi paesi a basso reddito in Africa, Medio Oriente e Asia centrale, con accentuazioni nel caso di scarsità della produzione interna. L’Egitto acquista poco meno dei due terzi (64,1%) del grano duro e un quinto (21%) del frumento di segala e frumento tenero esportato dalla Russia e dall’Ucraina, la Turchia il 16,2% del frumento segalato, l'Arabia Saudita oltre un terzo (34,2%) dell’orzo e di altri cereali. Per i paesi a basso reddito più dipendenti dalle forniture russe e ucraine è a rischio la sicurezza alimentare, con gravi ripercussioni sociali e una intensificazione dei flussi migratori.

L’import dell’Italia – L’Ucraina è il sesto paese fornitore dell’Italia sia per oli e grassi vegetali e animali (326 milioni di euro di import nel 2021) che per i cereali (211 milioni di euro). Complessivamente le importazioni di oli e cereali da Russia e Ucraina ammontano a 676 milioni di euro, pari all’8% degli acquisti dall'estero di queste commodities.

Le ripercussioni sui prezzi nella filiera - Le tensioni dei mercati internazionali delle commodities agricole si stanno ripercuotendo in un settore caratterizzato da una diffusa presenza di micro e piccole imprese, da cui dipende il 77,4% dell'occupazione, e da una elevata vocazione artigiana, con 70 mila imprese artigiane dell’alimentare, bevande e ristorazione, che danno lavoro a oltre 271 mila addetti. Il quadro dell’artigianato per regione e provincia nel Focus su Artigianato alimentare, 11a edizione: per scaricarlo accedi a 'Consultare ricerche e studi'.

Lo shock d’offerta causato dalla guerra si sta riverberando sui prezzi lungo la filiera alimentare. Ad aprile i prezzi alla produzione del settore alimentare salgono del 14,5%. Nonostante la maggiore pressione dei costi dell’energia, come evidenziato da una nostra recente analisi, i prezzi alla produzione in Italia salgono come in Francia (+14,6%) e con una minore intensità rispetto alla Germania (+20,7%).

L’aumento dei prezzi alla produzione è più severo per le paste alimentari (+19,9%), mentre rimane più contenuto per la produzione di pane e pasticceria fresca (+7,0%). La minore disponibilità sul mercato mondiale conseguente alla guerra genera maggiori tensioni sui prezzi alla produzione nei settori della lavorazione delle granaglie e produzione di amidi (+43,1%) e  degli oli, margarina e grassi animali e vegetali (+22,9%).

Sul fronte dei prezzi al consumo, a maggio 2022 il tasso di inflazione sale al 6,9%, mentre i prezzi dei beni alimentari salgono del 7,1%, 4,5 punti in più rispetto a fine 2021, e quelli dei beni alimentari lavorati in salita del 6,8%, 4,8 punti in più del 2% registrato a dicembre 2021.

 
Prezzi dei cereali: livello e dinamica tendenziale
Gennaio 2000-maggio 2022. Indice in euro 2010=100 e variazione % tendenziale - Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Banca mondiale e Bce

 

Quota mercato di Russia Ucraina per alcuni prodotti agricoli
2020, % flussi commerciali totali - Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Ocse

 
Quota import da Russia e Ucraina sul totale delle importazioni per paesi a basso reddito per commodity
Frumento di segala e tenero, B Mais, C. Grano duro, D. Fertilizzanti - dati Ocse


STUDI – Tassi BCE: in Italia 35,6% della spesa per interessi dell’Uem e 190,2 miliardi € titoli di stato in scadenza entro fine anno

 Le ultimi previsioni sull'economia italiana sottolineano l’incertezza che domina i mercati. Martedì scorso l’Istat stima una crescita del PIL per il 2022 del 2,8%, mercoledì l’Ocse la ritocca al ribasso al 2,4%, mentre venerdì Banca d’Italia stima una crescita del 2,6%, che sale al 3% incorporando la revisione dei conti nazionali di fine maggio. Rispetto alle previsioni di dicembre 2021, la crescita per l’Eurozona stimata dall’Ocse è revisionata al ribasso di 1,7 punti, più severa per Italia (-2,1 punti) e Germania (-2,2 punti).

Si registra una accelerazione del tasso di crescita dei prezzi. Nell'ambito delle proiezioni macroeconomiche la Banca d'Italia a luglio 2021 stimava per quest’anno un tasso di inflazione dell'1,3%, a dicembre del 2,8% e a gennaio del 3,5%; questa settimana l’Ocse lo colloca al 6,3% e la Banca d’Italia al 6,7%.

Le previsioni di una ‘inflazione temporanea’ sono cadute: nel Bollettino della Bce pubblicato a fine aprile si esaminano gli errori nelle proiezioni di inflazione formulate dagli esperti dell’Eurosistema e della Bce. Il rialzo dell'inflazione attiva politiche monetarie deflazionistiche, in particolare per la Banca centrale europea, il cui statuto, all'articolo 2, indica l'obiettivo principale del mantenimento della stabilità dei prezzi. Ma anche la Fed, con l’inflazione al consumo che negli Usa a maggio è salita all’8,6%, il valore più elevato da dicembre 1981, potrebbe aumentare ulteriormente i tassi.

Il rialzo dei tassi di riferimento attuato dalla Bce giovedì scorso – era da dieci anni che non avveniva – conclude la stagione del credito a basso costo. E’ stata discusso ma non ancora delineato lo scudo anti-spread a protezione della stabilità finanziaria. Come già anticipato da nostre precedenti analisi il rialzo dei tassi è utile per raffreddare la domanda, ma è meno adatto a contenere gli shocks inflazionistici determinati da costi energetici. Una politica monetaria restrittiva affiancata da una politica fiscale prudente finalizzata ad “assicurare una riduzione credibile e graduale del debito - come indicato nelle Raccomandazioni della Commissione europea pubblicate lo scorso 23 maggio - potrebbe avere pericolosi effetti pro-ciclici.

L'Italia affronta questa nuova fase in condizioni particolarmente critiche sul fronte del debito pubblico: a marzo 2022 il debito delle Amministrazioni pubbliche ammonta a 2.755 miliardi di euro, pari al 152,6% del PIL. Il termine degli acquisti di titoli da parte della Bce a partire dal 1° luglio, confermato nelle decisioni di politica monetaria di giovedì scorso, influenza i prossimi collocamenti del Tesoro italiano, a fronte di 190,2 miliardi di titoli di stato in scadenza nella seconda metà di quest’anno. Gli acquisti delle autorità monetarie hanno assorbito quasi totalmente lo shock della pandemia sul debito pubblico italiano: tra febbraio 2020, prima dello scoppio della pandemia, e marzo 2022 lo stock di debito è salito di 308,6 miliardi di euro, di cui il 94,6% è detenuto dalla Banca d'Italia, la cui quota di debito sottoscritto passa dal 16,8% di due anni fa all'attuale 25,5%, con un aumento di 8,7 punti.

Nel 2022 l'Italia spende il 3,5% del PIL per interessi sul debito, per un controvalore di 65,7 miliardi di euro: si tratta di oltre un terzo (35,6%) del totale dell’Eurozona e dell'importo più elevato nell’Ue, superiore a quello di Francia (37,2 miliardi) e Spagna (26,9 miliardi) messe insieme. Il rialzo dello spread aumenta questa posta di bilancio: secondo le stime dell'Ufficio parlamentare di bilancio, un incremento permanente di 100 punti base sulla curva dei rendimenti dei titoli di Stato italiani a partire dal 2023, porta ad una maggiore spesa per interessi di 2,5 miliardi di euro nel 2023, di 6,7 miliardi nel 2024 e di 10,1 miliardi nel 2025.

Infine, va ricordato che l’inflazione, oltre a produrre diversi effetti negativi sull’economia, favorisce i debitori, lo Stato in primis. Una analisi della Corte dei conti relativa alla dinamica del debito pubblico tra il 2022 e il 2025, evidenzia che la crescita del costo medio del debito è totalmente compensata dall'effetto di crescita dei prezzi.

L’analisi delle politiche economiche nel webinar del 27 giugno 2022 di presentazione del 20° report ‘La calda estate dei prezzi’ su trend economia, congiuntura e MPI, organizzato dall’Ufficio Studi e dalla Direzione Politiche economiche, nell'ambito delle Sessioni streaming della Scuola di Sistema.

 

 

 
Spesa per interessi nei paesi Ue
Anno 2022, miliardi di euro e % del PIL - Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Commissione europea


STUDI – Meccanica, settore chiave del made in Italy per qualità, innovazione e sostenibilità. I key data del Rapporto 2022 presentato al MECSPE

 

Con il prolungamento del conflitto in Ucraina sta aumentando l'incertezza, con ripercussioni sulla propensione ad investire. Il rialzo dell'inflazione ha innescato un cambio di direzione della politica monetaria, con il termine degli acquisti di titoli e il probabile aumento dei tassi a partire dal prossimo mese di luglio. In tale contesto di registra un marcato rallentamento dei giudizi su ordini interni di beni strumentali e un contenimento anche per quanto riguarda le attese.

La tendenze del settore della meccanica sono emerse oggi nella presentazione dell’Ufficio Studi del Rapporto Meccanica 2022, nel corso dei Consigli Direttivi congiunti dei mestieri di Confartigianato Meccanica convocati al Villagio Confartigianato al MECSPE 2022 di Bologna Fiere. Per scaricare il Rapporto “Meccanica, la frenata della ripresa tra guerra e strozzature delle filiere globali” accedi a 'Consultare ricerche e studi'.

Un segnale positivo arriva dai conti nazionali, che nel primo trimestre 2022 registrano un aumento congiunturale del 3,9% degli investimenti in macchinari e impianti - al netto dei mezzi di trasporto. Come anticipato da una nostra recente analisi, l’Italia è l'unico tra i maggiori paesi Ue che già nel 2021 recupera i livelli pre-pandemia degli investimenti in macchinari che nel 2022 registrano un ulteriore aumento che colloca questa voce al di sopra del 3,7% rispetto al livello del 2019, a fronte del ritardo del 4,5% della Francia e dell'8,3% della Germania.

 

 

Sul fronte delle esportazioni pesano la frenata della Cina e il crollo dell’export in Russia. Nei primi quattro mesi del 2022 le vendite del made in Italy in Cina sono del 3% inferiori rispetto allo stesso periodo del 2021; nei primi tre mesi dell'anno le vendite di macchinari sul mercato cinese segnano una caduta del 16,9%. Sono tangibili gli effetti della guerra: l’export verso la Russia ad aprile si dimezza (-48,4%) e nei primi quattro mesi del 2022 scende del 19,3%; su questo mercato le vendite di macchinari a marzo crollano del 60,0% e nei primi tre mesi dell'anno scendono del 17,4%. Il Rapporto propone una analisi, svolta in collaborazione con l’Osservatorio MPI di Confartigianato Emilia Romagna, sull’esposizione dei territori per vendite di macchinari in Cina e sul teatro di guerra (Russia e Ucraina).

Nel confronto internazionale l'export della Meccanica nei tre mesi dicembre 2021-febbraio 2022 cresce del 18,0% in un anno, quasi il doppio rispetto al +9,5% della media Ue, e del 13,6% rispetto allo stesso periodo pre-crisi di due anni prima, anche in questo caso superiore rispetto alla media Ue (+11,3%): le performance italiane sono le migliori tra i principali paesi dell'Ue.

Dal report di Confartigianato si delineano i diversi fattori di rischio e incertezza. L'aumento dei prezzi delle materie prime e dei costi dell’energia si trascinerà nel lungo periodo: nel prossimo anno i prezzi dei metalli di base sono stimati superiori del 67% ai livelli del 2019 e per le commodities energetiche si arriverà al raddoppio (+101%). Alla scarsità di materie prime generata dalle strozzature delle filiere globali e dal conflitto in Ucraina, si associa la difficoltà di reperimento di personale, che nel primo trimestre del 2022 ostacola l'attività dell'8,6% delle imprese della meccanica (+3,2 punti percentuali rispetto alla media della manifattura); a maggio 2022 il 58,3% degli operai metalmeccanici ed elettrotecnici ricercati dalle imprese sono di difficile reperimento, quota salita di 7,8 punti in un anno.

Key data del settore della meccanica - La meccanica rappresenta un settore chiave della tecnologia made in Italy, generando un fatturato di 365,1 miliardi di euro e 197,6 miliardi di euro di esportazioni (ultimi 12 mesi marzo 2021-febbraio 2022), pari al 37,1% delle esportazioni totali, e conta sull’apporto di 172.581 imprese registrate alla fine del primo trimestre 2022, di cui la metà (51,5%) è rappresentato da 88.931 imprese artigiane. Rilevante il peso occupazionale del settore: nei 13 comparti in cui operano le imprese della Meccanica complessivamente si contano 1.076.143 addetti in micro, piccole e medie imprese con meno di 250 addetti, pari al 72,6% del totale, una quota doppia rispetto al 34,7% della Germania e superiore di ben 24,9 punti rispetto alla media Ue del 47,7%.
 

Giudizio ordini e attese su ordini interni nelle imprese dei beni strumentali
Maggio 2021-maggio 2022. Saldi % - Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Istat

 

 
Prezzo in dollari dei metalli di base e previsioni 2022-2023
Gennaio 2019-dicembre 2021, previsioni I trim. 2022-IV trim. 2023, indice 2016=100 - Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Fmi

 

Ostacolo all’attività da scarsità manodopera per settori manifatturieri e nella Meccanica
I trim. 2011-I trim. 2022. % freq. risposta. Meccanica: media ponderata con esportatrici 2019, divisioni Ateco 2007: 24,25,28,29 e 33 - Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Istat

 

 
Dinamica dell'export della Meccanica di produzione nei principali paesi Ue
Dato cumulato dicembre 2021-febbraio 2022. Var. % annuale e su dic. 2019-feb. 2020, pre-crisi. Al netto della riparazione - Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Eurostat


STUDI – I mercati del made in Italy, tra dinamismo Usa (+30%), frenata della Cina (-3%) e gli effetti della guerra: -19% in Russia

L’analisi del report mensile del CPB, istituto di ricerca indipendente olandese, evidenzia una flessione dello 0,2% del commercio mondiale su base mensile, che inverte la crescita dello 0,2% registrata a febbraio. Nel contesto di maggiore incertezza conseguente alla guerra, caratterizzato dal rallentamento degli scambi internazionali, l’analisi dei dati dell’Ocse relativi al commercio estero dei paesi del G20 evidenzia per l’Italia, nel primo trimestre del 2022, un aumento congiunturale del 5,5% dell’export, valutato in dollari Usa, migliore del 3% dell’Ue a 27 e del +3,6% dei paesi del G20. La performance dell’Italia è migliore rispetto a Cina (+4,7%), Francia (+3,2%), Stati Uniti (+2,4%), Germania (-0,1%) e Regno Unito (-1,6%)

Effetto prezzo sul trend dell’export - In un contesto di crescente inflazione l’aumento del valore delle esportazioni è influenzato dall’andamento dei prezzi all’esportazione che ad aprile 2022, per i prodotti manufatturieri no energy, salgono del 12,6%, in accelerazione rispetto al +11,5% di marzo.

Focalizzando l’analisi sui raggruppamenti di prodotti non energetici, nel primo trimestre 2022 si calcola che l’aumento del 20,8% del valore delle esportazioni nei beni di consumo è la combinazione di un aumento del 10,6% del valore medio unitario, una proxy del prezzi all’esportazione, e di un aumento del 9,2% dei volumi esportati. L’aumento del 14,3% del valore delle vendite dei beni strumentali è dato da un +10,8% di effetto prezzi e un +3,2% dei volumi venduti; infine l’aumento del 27,6%% delle vendite all’estero di beni intermedi deriva da un aumento del 24,4% dei valori medi e da una più contenuta crescita del 2,5% dei volumi venduti.

I mercati dell’Unione europea - Nei primi tre mesi del 2022 l’export totale aumenta del 22,8% rispetto allo stesso periodo del 2021, con una maggiore accentuazione (+24,4%) nei paesi dell’Unione europea. Nel dettaglio i mercati dell’Unione più dinamici sono quelli di Spagna (+32,3%), Repubblica ceca (+27,1%), Belgio (+26,6%), Austria (+26,4%), Paesi Bassi (+24,3%), Romania (+23,5%) e Polonia (20,2%). Si rafforzano in modo significativo le vendite del made in Italy anche nei due principali mercati di Francia (+18,9%) e Germania (+18,1%).

I mercati extra Ue - Le stime preliminari sull’export extra Ue evidenziano un aumento del 18,4% nei primi quattro mesi del 2022. La vendita della produzione made in Italy registra le performance migliori sui mercati degli Stati Uniti con +30,0% rispetto ai primi quattro mesi dell’anno scorso, del Regno Unito con +24,1%, di Turchia con +21,1% e India con 20,9%. Marcato dinamismo anche in Svizzera (+14,3%) e Giappone (+11,0%). Appaiono evidenti gli effetti della guerra e della frenata dell’economia cinese. L’export verso la Russia ad aprile si dimezza (-48,4% rispetto aprile 2021) e nei primi quattro mesi del 2022 scende del 19,3% su base annua. L’export verso la Cina cede del 15,9% ad aprile e nel complesso dei primi quattro mesi del 2022 si registra una flessione del 3,0%; in chiave settoriale il maggiore contributo al calo dell’export sul mercato cinese deriva dai macchinari (-16,6%), prodotti alimentari (-25,1%) e apparecchi elettrici (-18,5%).

Il cambio euro/dollaro - La buona performance delle vendite del made in Italy sui mercati dell’America settentrionale è sostenuta della svalutazione del cambio, con la valuta comune europea che nei primi quattro mesi del 2022 si è deprezzata sul dollaro del 7,6% su base annua; su tale andamento, accentuato  negli ultimi mesi, pesano le attese di una politica monetaria maggiormente deflazionistica negli Stati Uniti, oltre che una maggiore esposizione dell’Eurozona agli effetti della guerra in Ucraina. Le previsioni dell’Istat pubblicate ieri stimano un tasso di cambio attestato nel 2022 a 1,07 dollari per euro, con un deprezzamento del 9,3% rispetto all’1,18 dollari per euro del 2021.

 

 
Le più recenti dinamiche del made in Italy nei principali mercati
Genn.-apr. 2022, per Ue gen.-ar. 2022, var. % tendenziali esportazioni - Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Istat

 
Dinamica valore medio unitario e volumi delle esportazioni per comparto
Gen-mar 2022, var. % tendenziale, raggruppamenti di prodotti no energy - Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Istat

 
Tasso di cambio euro/dollaro
Gennaio 2019-maggio 2022, dollari per un euro - Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Bce

 

 


STUDI – In Italia inflazione energetica a maggio al 42,6%, la più elevata tra i maggiori paesi Ue.  La calda estate dei prezzi nel webinar del 27 giugno

 

Le previsioni di inflazione contenute nello Spring Economic forecast della Commissione europea pubblicate nelle scorse settimane indicano per il 2022 un aumento dei prezzi al consumo del 6,1% in Eurozona e al 7,3% negli Stati Uniti. Per frenare la dinamica dei prezzi, le autorità monetarie stanno adottano una politica monetaria meno accomodante: fin da maggio la Fed ha aumentato i tassi di interesse e la Bce prospetta un primo aumento dal prossimo mese di luglio. E’ alto il rischio di una politica monetaria pro-ciclica e pericolosamente sincronizzata con una politica fiscale prudente, finalizzata a garantire una riduzione del debito, come indicato nelle raccomandazioni della Commissione europea per l’Italia, pubblicate lo scorso 23 maggio.

Le tensioni sui prezzi si stanno intensificando. A maggio, dopo il rallentamento di aprile, l’inflazione torna ad accelerare, salendo all'8,1% in Eurozona (dal 7,4% di aprile); tra i maggiori paesi europei l'inflazione è all'8,7% in Germania, all'8,5% in Spagna e al 7,3% in Italia - salendo di un punto rispetto al +6,3% il mese precedente - mentre in Francia si ferma al 5,8%. In Italia la dinamica dei prezzi tocca un livello che non si registrava da oltre 36 anni, spinta dagli elevati aumenti dei prezzi dei beni energetici: l’inflazione energetica in Italia sale al 42,6%, risultando superiore rispetto al 39,2% dell'Euro area, al 37,5% della Germania e al 28,9% della Francia.

Il confronto internazionale per il dettaglio dei beni energetici, disponibile con i dati di aprile, evidenzia che l'Italia, tra i maggiori paesi dell'Unione, presenta il maggiore dinamismo dei prezzi di gas ed energia elettrica: nel dettaglio ad aprile il prezzo dell'elettricità sale del 68,6% in Italia, del 34,9% in Spagna per rallentare al 19,3% in Germania e limitarsi al 6,9% in Francia. Il crescente utilizzo del carbone per produrre elettricità in Germania e il prevalente uso del nucleare in Francia contengono la spinta dei prezzi dell'energia elettrica in questi due paesi. Anche sul gas naturale l'Italia segna il maggiore aumento dei prezzi al consumo, pari al 58,1% a fronte del 49,4% della Francia, del 33,3% della Germania e del 23,0% della Spagna. Il ribaltamento di queste tendenze sui costi delle imprese sta aprendo un serio problema di competitività per le imprese italiane esposte alla concorrenza internazionale.

Sul fronte dei carburanti i prezzi salgono del 38,2% in Germania, del 26,1% in Francia, del 25,0% in Spagna mentre la dinamica più contenuta di registra in Italia, con il 18,7%. Va sottolineato che il confronto si basa sulle tendenze ad aprile, mentre gli indicatori più recenti indicano una accentuazione delle tensioni sui prezzi dei carburanti: l’indice elaborato di QE-Quotidiano energia su dati dell’Osservaprezzi del Mise, evidenzia che al 6 giugno 2022 il prezzo del gasolio (self service) sale del 28,7% rispetto ad un anno prima e quello della benzina del 23,1%.

L’analisi dell’Ufficio Studi sulla dinamica dei prezzi dei beni energetici in QE-Quotidiano Energia.

 

Le tensioni sui prezzi delle materie prime, la pressione sui costi dell’energia per le imprese,   e le ricadute su prezzi al consumo, esasperate dal conflitto tra Russia e Ucraina e intrecciate con le strozzature delle filiere globali aggravata dai lockdown in Cina saranno esaminate nel webinar di presentazione del 20° report ‘La calda estate dei prezzi’  organizzato il prossimo lunedì 27 giugno dall’Ufficio Studi e dalla Direzione Politiche economiche, nell’ambito delle Sessioni streaming della Scuola di Sistema, con il seguente programma:

PROGRAMMA WEBINAR 27 GIUGNO 2022, ORE 12.00-13.15
Introduzione di Vincenzo Mamoli, Segretario Generale
La calda estate dei prezzi di Enrico Quintavalle, Responsabile Ufficio Studi
Conclusioni di Bruno Panieri, Direttore Politiche Economiche

 

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Venticinque anni di tasso di inflazione energetico in Italia ed Eurozona
Gennaio 1997-maggio 2022, var. % indice armonizzato prezzi Energia - Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Eurostat