19 Febbraio 2019, h. 15:13

LECCO – Imprese artigiane modello di welfare aziendale e conciliazione vita-lavoro

Welfare aziendale e conciliazione al centro del convegno ospitato il 18 febbraio da Confartigianato Imprese Lecco. Ospite d’eccezione Michele Tiraboschi, professore ordinario di Diritto del Lavoro all’Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia e coordinatore scientifico della Scuola di alta formazione in Relazioni industriali e di lavoro ADAPT. Un incontro molto partecipato che ha visto la presenza al tavolo dei relatori del presidente di Confartigianato Imprese Lecco, Daniele Riva, del responsabile scientifico del progetto Nuovo Sociale-Welfare di Confartigianato, Antonio Payar, di Silvano Casazza, direttore generale ATS Brianza, di Riccardo Mariani, assessore alle Politiche Sociali, Casa e Lavoro del Comune di Lecco e di Federica Bolognani, assistente sociale d’Ambito Comunità Montana Valsassina Valvarrone, Val d’Esino e Riviera. A coordinare i lavori, Matilde Petracca, responsabile Welfare e Relazioni organizzative di Confartigianato Imprese Lecco.

Per Confartigianato Imprese Lecco, il welfare aziendale rappresenta una partita in cui l’Associazione sta giocando un ruolo di primo piano – commenta Riva – Siamo certi che i temi della conciliazione vita-lavoro, dello smart-working e del benessere aziendale saranno sempre più centrali. Gli interventi e i progetti seguiti fin qui da Confartigianato dimostrano che, anche a livello di micro e piccole imprese artigiane, qualcosa sta già cambiando e i tempi sono ormai maturi. Confartigianato Imprese Lecco sta investendo sempre più in politiche di conciliazione e welfare aziendale, sposando progetti di diversa natura atti a promuovere queste buone pratiche. Sono ormai diversi anni, infatti, che è operativo il nostro Sportello Conciliazione, che ha come obiettivo la diffusione delle opportunità offerte dal territorio in tema di conciliazione vita lavoro, oltre a fornire consulenza alle aziende e ai lavoratori. Lo smart-working ha una logica win-win-win: genera vantaggi per l’azienda, per i dipendenti e per l’ambiente. Approcciare lo smart-woking significa orientarsi verso una nuova modalità di organizzazione del lavoro che richiede un processo di change management e che va a toccare aspetti anche molto delicati, come la gestione del team a distanza, la fiducia, la capacità di lavorare per obiettivi. Abbiamo accolto la sfida partendo dal presupposto che non esistono particolari vincoli allo sviluppo dello smartworking nelle PMI se non quelli che le aziende vogliono prosi. E abbiamo avuto ragione”.

Il convegno – aggiunge Petracca – rappresenta il momento conclusivo del progetto “Smart-working: opportunità e strumenti pratici”. Il progetto prevedeva due momenti, uno legato alla formazione tecnica per esperti in materia, e uno legato all’informazione e sensibilizzazione per aziende e lavoratori interessati al tema. I risultati finali contano 26 consulenze, di cui 17 informative e 9 tecniche per la stesura di un accordo, 3 accordi individuali conclusi, 9 accordi individuali e uno collettivo in bozza. Le consulenze hanno visto una platea eterogenea di partecipanti, imprenditori, amministratori, HR, dipendenti, sia uomini che donne e provenienti da aziende con diverso contesto organizzativo. Chi si è avvicinato allo Sportello lo ha fatto per diversi motivi, ma l’esigenza che ha accumunato tutti è avere più tempo: il tempo è una delle risorse maggiori che abbiamo ed è legata in modo imprescindibile al benessere dei dipendenti. Il territorio di Lecco è un territorio vivo, fertile, pieno di brio per quanto riguarda le politiche di welfare e non solo e permette di sperimentare progetti estremamente innovativi. Ora ci chiediamo: cosa può fare Confartigianato nei confronti delle aziende che rappresentiamo? Qual è la chiave di lettura che possiamo dare a chi ha magari due, tre dipendenti e già attua inconsapevolmente politiche di welfare?”.

A rispondere agli interrogativi e a trovare un filo conduttore nelle buone pratiche fin qui portate avanti grazie alla rete di Enti coinvolti nel progetto, il professor Tiraboschi, che ha messo a fuoco aspetti peculiari del nostro territorio nella sua interezza.

Il convegno di oggi non arriva a caso, ma nasce da un percorso condiviso da una carovana di tanti attori con diverse sensibilità, uniti nel voler proseguire unitariamente la strada fin qui tracciata – sottolinea  Tiraboschi – La mia realtà e quella della scuola ADAPT hanno una dimensione simile alla vostra, una “dimensione artigiana”: c’è chi ha un po’ più di competenze e si circonda di giovani che hanno energie e voglia di imparare e insieme riusciamo a realizzare dei prodotti su misura. Confartigianato rappresenta l’idea più bella e forte del lavoro, il lavoro legato al territorio, alla comunità, non una standardizzazione alla ricerca di massimo profitto possibile, ma l’arte e l’orgoglio di fare bene una cosa. Il welfare è il modo di fare tipico dell’impresa artigiana, che vive se c’è un contesto e territorio che funzionano: avere radici ben salde nel proprio territorio oggi è un fattore vincente. Quando si parla di welfare e conciliazione si ha ancora l’impressione che si tratti di tematiche di serie B, che riguardano solo poche persone. Il tema della conciliazione invece riguarda tutti: il territorio, i tempi della città, i tempi di vita , i tempi di lavoro, la demografia, l’invecchiamento della popolazione. La chiave di lettura che è stata data da Confartigianato Imprese Lecco è stata voler inserire la conciliazione in ottica di welfare aziendale con progetti e sperimentazioni innovative, come il tema del lavoro agile, dello smart-working, cambiando la prospettiva: la conciliazione diventa sostenibilità, qualcosa che dà valore al territorio e di conseguenza risponde alle esigenze delle imprese di avere personale efficiente, produttivo e motivato, perché tramite il lavoro riesce ad avere reddito ma anche risposte per poter gestire gli impegni famigliari, la crescita dei figli, la gestione degli anziani. Per raggiungere questo obiettivo è necessaria una rete che deve essere sviluppata anche attraverso gli attori di rappresentanza e i corpi intermedi, diventando così un valore aggiunto per l’intero territorio. Un sistema che a lecco c’è e funziona e che porta ricchezza alle persone, alle famiglie e alle imprese. Il problema che ancora emerge è la diffidenza del nostro Paese verso l’impresa, come se fosse solo sfruttati, senza che ci sia un momento di crescita e sviluppo della persona. Il lavoro è invece la soddisfazione di un bisogno della persona, della sua crescita, del suo sviluppo, della conoscenza di sé. L’impresa è un valore e non un disvalore. Questo pensiero aiuterebbe a valutare meglio il tema dell’alternanza e degli apprendistati con le sciole e le università. Il tema non è solo attirare le competenze: le competenze stanno nelle persone che si avvicinano a un territorio e a un’azienda non solo perché possono esprime i loro talenti professionali, ma perché hanno anche possibilità di conciliare tempi vita e lavoro grazie a un sistema integrato. Pensiamo alle strade e al tempo per arrivare al lavoro. Serve una logica di sistema. Se un territorio è attrezzato perché ha una rete di servizi sociali o buon sostegno da parte dell’attore pubblico e del terzo settore diventa più competitivo. Ecco allora che la conciliazione non è un qualcosa che arriva per ultimo, ma qualcosa che rende forte un sistema in ottica sostenibilità, sviluppo e ricchezza”.

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