Ritratti
Michele Gravina
MAS MARMI, INNOVAZIONE E DESIGN SCOLPITI NEL MARMO
La Mas Marmi di Bari è un’azienda leader nella lavorazione dei marmi, onici e precioustone, che realizza prodotti per abitazioni di pregio, ville, hotel and spa, outdoor e complementi di arredo. Il risultato è un mix capace di conquistare il mondo, fatto di innovazione, design e tecniche tradizionali di lavorazione. Michele Gravina è l’anima della Mas Marmi, un imprenditore che dal padre ha ereditato il mestiere e la passione per queste vere e proprie opere d’arte naturali. Non l’azienda, però, che lui stesso ha fondato nel 1995. Da quel momento, la Mas Marmi ha continuato a crescere, esplorando il mondo alla ricerca di nuovi marmi e studiando nuovi prodotti da presentare sul mercato. “Ai nostri clienti offriamo prodotti personalizzati, naturali come i materiali che lavoriamo, senza l’utilizzo di elementi chimici o sintetici. Tutta la nostra produzione rispetta l’essenza naturale del marmo, un minerale che ha fascino, carattere e storia - ci spiega Michele Gravina nel suo showroom alle porte di Bari, immerso tra mille sfumature di marmo e pareti decorate con fossili, pietre preziose e gemme - Ascoltiamo le richieste del cliente e studiamo le soluzioni migliori per le sue necessità. Forme, tagli e tipologia di marmo vengono studiati insieme agli architetti e ai professionisti del settore, cercando di esplorare sempre nuovi campi del design. Abbiamo un approccio sartoriale alla lavorazione del marmo, ogni produzione è totalmente personalizzata. Il segreto della nostra azienda è la profonda conoscenza del marmo e la continua ricerca di innovazione”. Materiali nuovi e innovativi, come le forme disegnate e le tecnologie utilizzate dalla Mas Marmi. Tutto, rigorosamente, made in Italy. “Sarebbe più facile lasciare l’Italia per un paese dove le imprese non incontrano tutte le difficoltà che ci sono qui, specialmente nel Sud. Il problema principale è la tassazione, che cancella i margini economici dell’impresa e che arriva a colpire addirittura gli immobili produttivi. Non vogliamo lasciare l’Italia, però, siamo eredi di tecniche secolari che appartengono a questo territorio”, aggiunge Gravina. Un imprenditore che di fronte alla crisi di questi anni ha deciso di rilanciare gli investimenti e la qualità dei propri prodotti. “Prima del 2008 - spiega - lavoravamo con molte imprese e con la pubblica amministrazione. Oggi, invece, selezioniamo maggiormente le imprese con cui collaboriamo. Nel frattempo, abbiamo investito nell’export. L’80% della nostra produzione finisce all’estero, dove c’è grande richiesta di prodotti italiani di qualità. Non vogliamo cambiare ricetta, però, continueremo a puntare sulla qualità delle lavorazioni, sull’innovazione e sul design dei nostri prodotti”.
Mas Marmi
Bari
www.masmarmisrl.it
Confartigianato Bari
www.confartigianatobari.it
Ricamificio Filottranese
Ricamificio Filottranese, l'alta moda artigiana
Luca Corinaldesi fotografato da Ivan Demenego – testo di Fabrizio Cassieri (clicca sull'immagine per ingrandirla)
Luca Corinaldesi è un giovane imprenditore marchigiano, capace di portare la storica azienda di famiglia in un presente fatto di bit digitali, di welfare per i propri collaboratori e di contaminazioni tra l’arte e l’alta moda confezionata tra le mura della sede di Filottrano, in provincia di Ancona.
Il Ricamificio Filottranese è una piccola impresa che produce abiti e accessori per l’alta moda, con talento artistico, competenze imprenditoriali e tanta tecnologia, “che ci ha permesso di rispondere con puntualità ai ritmi sfrenati dell’alta moda di oggi. Se qualche anno fa il nostro lavoro si basava su una programmazione per due stagioni, oggi il mercato chiede una produzione continua, immediata e pronta nelle risposte da offrire ai clienti”, ci spiega Luca Corinaldesi, un giovane imprenditore solare e simpatico, cresciuto nell’azienda che i genitori, Paolo e Anna, hanno fondato 35 anni fa. “Ho iniziato a lavorare subito dopo la scuola. A quel tempo producevamo tasche per jeans e avevamo una sola macchina. Il lavoro e il mercato erano totalmente diversi”. Oggi, il Ricamificio Filottranese collabora con i più prestigiosi marchi dell’alta moda italiana e internazionale, ha 26 collaboratori e una splendida sede nel cuore di quello che fu uno dei distretti italiani della moda. “Il nostro mercato ha vissuto anni di profonda crisi, che ha decimato le aziende attive anche qui nel nostro territorio. Siamo piccoli imprenditori e dipendiamo molto dai grandi marchi per cui produciamo i capi. Una posizione difficile da sostenere se non si hanno spalle solide e un’ottima programmazione imprenditoriale. E spesso non sono bastate neanche queste per tante piccole imprese del nostro settore”, aggiunge Corinaldesi con un tono amaro. “Abbiamo affrontato la crisi rivedendo l’organizzazione del lavoro, innovando i processi produttivi e passando alla progettazione digitale”, racconta mentre apre la porta di uno studio dove un gruppo di giovani creativi sta elaborando al computer i prossimi modelli da realizzare.
“Il nostro lavoro inizia dai modelli digitali, che poi inviamo ai macchinari per la produzione. Sono macchine di ultimissima generazione, che ci permettono di sprigionare tutte le potenzialità e la magia creativa del punto croce, che poi è il nostro vero segreto”. Può sembrare paradossale, ma la crescita degli ultimi anni è dovuta “proprio alla valorizzazione e all'innovazione della più antica tecnica di ricamo: il punto croce. È questo che le case di alta moda apprezzano maggiormente di noi. L’anno scorso abbiamo cucito un milione di punti per ricreare un dipinto su una gonna. Ad oggi, è la nostra creazione più impegnativa”, dice mentre sfoglia un album pieno di foto di abiti e creazioni incredibili. “Oltre all'innovazione, i nostri punti di forza sono la puntualità nelle consegne e la creatività che contraddistingue le nostre creazioni. Questi valori ci hanno permesso di conquistare la fiducia dei grandi marchi e quella dei mercati esteri, dove apprezzano il made in Italy più di noi italiani”, aggiunge con ironia.
“È difficile lavorare in Italia, certe volte si ha l’impressione che le pmi siano il bancomat dello Stato, fisco e burocrazia chiedono sempre qualcosa in più. Il mondo è cambiato, però, i mercati sono cambiati, spero che cambi anche questo atteggiamento nei confronti di noi piccoli imprenditori. Siamo una risorsa importante per il Paese, non soltanto per l’economia italiana, ma anche per le tradizioni e la cultura che continuiamo a tramandare”.
Ricamificio Filottranese
Filottrano (AN)
www.ricamificiofilottranese.it
Confartigianato Ancona, Pesaro e Urbino
www.confartigianatoimprese.net
Azienda agricola Olio Alea
Olio Alea, l’oro verde del Salento
Alessandro Coricciati e Jo Giovi fotografati da Ivan Demenego – testo di Fabrizio Cassieri (clicca sull’immagine per ingrandirla)
Salento, terra bruciata dal sole, dove cielo e mare si confondono nelle infinite sfumature di azzurro. L’aria è una combinazione chimica di energia e silenzio, quello che il vento soffia tra i muretti a secco delle masserie e le fronde degli ulivi secolari. Centinaia di migliaia di alberi che disegnano curve incredibili, capolavori di una natura che sa essere arida e generosa al tempo stesso. Qui, il ritmo sfrenato dell’estate è soltanto un fruscio in lontananza durante le giornate di lavoro di tante piccole imprese.
A Martano, il cuore della Grecìa salentina dove ancora oggi il greco è dialetto, l’Azienda agricola Alea sta riscrivendo il futuro dell’arte frantoiana. Una tradizione che la famiglia Coricciati porta avanti da quattro generazioni e che oggi deve confrontarsi con “le sfide del mercato globale, con una nuova identità dell’olio di oliva e con la più ardua delle battaglie: la Xylella”, il batterio che ha invaso il Salento e che sta distruggendo un’infinità di ulivi monumentali. “Purtroppo, finora abbiamo sbagliato tutto nel contrasto di questa epidemia - chiarisce Alessandro Coricciati, l’imprenditore protagonista di questa storia - Ad oggi, l’unica soluzione che abbiamo di fronte è l’abbattimento degli alberi contaminati. Parliamo di migliaia di ulivi secolari, che ogni famiglia di questo territorio ha coltivato e lasciato ai figli, di generazione in generazione. Abbiamo sbagliato ad attendere e a credere ai falsi miti, sulla Xylella aveva ragione l’Unione europea. Oggi non possiamo far altro che iniziare ad abbattere gli ulivi secchi e a programmare la piantumazione dei nuovi alberi, di una specie più resistente al batterio. È un danno incalcolabile per questo territorio, morale, culturale ed economico”.
La parola crisi, che ha origini greche proprio come questa terra, significa “scelta, decisione, opportunità”, quella stessa capacità artigiana di vedere dove gli altri guardano, di trasformare un imprevisto in possibilità. Alessandro Coricciati lo sta facendo con passione e visione imprenditoriale, proprio nell’anno dei festeggiamenti per i cento anni dell’azienda. “Quest’anno festeggiamo il primo secolo di attività, ma siamo comunque molto più giovani di tanti nostri ulivi”, ci dice con una battuta questo simpatico imprenditore quarantenne. Gli ulivi di Olio Alea “sono 20mila in tutto, 12mila giovani e 8mila secolari, tutti nella zona di Martano. Due le varietà di olive, Ogliarola leccese e Cellina di Nardò, autoctone di questa zona”, aggiunge Coricciati con un pizzico di orgoglio salentino. “L’intera filiera di lavorazione è organizzata per valorizzare il gusto e le proprietà organolettiche del nostro olio. In appena due ore le olive passano dagli alberi al frantoio di famiglia”, una struttura moderna, organizzata ed efficiente, dove la spremitura è fatta rigorosamente a freddo a 27°, “per mantenere inalterate le infinite proprietà dell’olio extravergine di oliva, il suo gusto e i suoi sapori”. Alea produce quattro qualità di olio extravergine d’oliva, Deciso e Deciso Bio, Equilibrato e Cortese, capaci di vincere premi e riconoscimenti in ogni parte del mondo. Tradizione ma anche tanta, tantissima innovazione, grazie al design visionario delle bottiglie, agli investimenti su e-commerce, customer care e raccolta meccanizzata delle olive, e alla produzione di un olio speciale, Aul’io, dove la contaminazione tra olivo d’oliva e oro alimentare 23kt dà vita a un tripudio di proprietà benefiche per il corpo. “Aul’io è il prodotto che stiamo portando sui mercati esteri, Russia e Cina sono i nostri riferimenti principali. Per me non c’è dubbio - continua Coricciati - saranno qualità e innovazione a salvare l’olio extravergine di oliva italiano di qualità. La tecnologia digitale per la tracciabilità della filiera, l’innovazione di prodotto, la creazione di una cultura identitaria e le contaminazioni con l’arte e il benessere, sono questi i pilastri del futuro. Esattamente come succede per il vino, anche l’olio di qualità merita un’identità definita, una cultura che ne valorizzi le differenti produzioni territoriali e l’enorme patrimonio nutrizionale”, aggiunge un imprenditore che non ha ancora finito di esplorare nuovi campi. “Il vero olio extravergine di oliva ha numerose qualità benefiche per il corpo, proprietà naturali che valorizziamo con una linea di prodotti per il corpo, Alea Beauty, e con una di prodotti solari, Alea Sun. Vitamine, beta-carotene e acidi grassi insaturi sono sostanze naturali che l’olio di oliva ci offre e che sono perfette per l’organismo e per rigenerare la pelle”.
La prossima sfida sul cammino di Alea si chiama Xylella, quel batterio originario dell’America Centrale che la mosca sputacchina ha diffuso in tutto il Salento, bruciando ettari ed ettari di ulivi secolari. "Questa è già storia, però, ora è il momento di reagire, dovremo abbattere gli alberi secchi e piantarne di nuovi. Non vogliamo perdere questa memoria, però. Per questo abbiamo deciso di trasformare le radici di questi splendidi alberi in cento oggetti di design per l’arredo casa, come tavoli e altri prodotti che stiamo studiando con alcuni designer - spiega Jo Giovi, moglie di Alessandro Coricciati e ideatrice di questa iniziativa - Un regalo che ci sembra il miglior modo per festeggiare i cento anni dell’azienda di famiglia. L’innovazione di una tradizione secolare, nuova vita per un pezzo della storia del Salento”.
Olio Alea
Martano (LE)
www.olioalea.it
Confartigianato Lecce
www.confartigianatolecce.it
Modart
Talento e tecniche artigiane, la creatività firmata Eleonora Pasquali
Tecniche artigiane, passione e creatività sono solo tre delle doti con cui Eleonora Pasquali dà vita, forma e sostanza ai suoi abiti. Creazioni uniche, pensate e disegnate dal talento di una stilista trentenne dal sorriso dirompente e dalla risata contagiosa, che ha studiato le tecniche della tradizione italiana e che non smette di imparare e di esplorare stili e tessuti sempre nuovi. “Da qualche anno ho scoperto i tessuti biologici, fibre naturali come la canapa, la soia o l’ortica, pratici da lavorare e piacevoli per la pelle di chi li indossa, adatti ai più piccoli e a chi soffre di allergie e disturbi della pelle”, ci spiega la stilista che da Borgo Velino, un paese di 800 abitanti perso tra le cime della provincia di Rieti, sta portando avanti una piccola rivoluzione fatta di stile e utilizzo di tessuti naturali. “Ho scoperto questo mondo quasi per caso, collaborando con un negozio del centro de L’Aquila per una capsule collection. È stato amore a prima vista. È un settore che sta crescendo molto, non sono molte le aziende italiane che producono tessuti biologici, a meno che non si tratti di cotone bio, nell'alta moda già si parla di eco fashion - aggiunge - Ora c'è il progetto di disegnare una linea di intimo in fibre naturali, sono tessuti confortevoli e piacevoli al contatto con la pelle”. Biologico e non solo, però, “perché per gli abiti di alta moda del laboratorio utilizzo anche altri tessuti, con cui realizzo produzioni sartoriali e collezioni limitate”.
Modart è un piccolo laboratorio creativo che riesce a sprigionare una fitta trama d’innovazione: di prodotto, con l’utilizzo di tessuti biologici e naturali, di produzione, con le certificazioni di qualità, e di commercializzazione, con l’utilizzo delle piattaforme web e di e-commerce. “Voglio crescere da questo punto di vista - continua Eleonora - Vivo in una realtà piccola ma ben collegata con il resto d’Italia, il web può aiutarmi a trovare clienti, opportunità di crescita e di collaborazioni artistiche”. Borgo Velino, infatti, sorge in quello spicchio d’Italia che nasce dall’incontro di quattro regioni: Lazio, Abruzzo, Umbria e Marche. Una terra che ancora porta i segni del terremoto che ha minato le certezze della popolazione locale. “A Borgo Velino siamo stati fortunati, ma il cratere del terremoto è proprio qui vicino. Lì ci sono stati danni importanti”, racconta mentre ci accompagna alla scoperta dei vicoli di un borgo piccolo e incantevole. Una di quelle perle che soltanto il Centro Italia sa regalare. Tra pochi giorni, nella vicina Antrodoco, ci sarà il “Gastaldato in Festa: Palio della Madonna del Popolo”, la rievocazione medievale del paese. A Eleonora Pasquali è stata affidata la creazione del vestito della dama del rione “La Cona”, che sfiderà le altre dame del borgo. “Una festa che mi dà la possibilità di realizzare abiti storici, come per i costumi del gruppo degli "sbandieratori e musici" di Borgo Velino. Non è la prima volta che confeziono l’abito della dama per il Gastaldato. Il confronto con la sartoria medievale mi stimola. Certo, non è proprio il mio stile…”, ci dice con un sorriso ironico e divertito, mentre fa scivolare le dita lungo le trame intrecciate dell’abito storico. Il suo stile, invece, è il risultato della contaminazione artistica tra due mondi, dell’incontro tra culture diverse. “Mi piace fondere le linee orientali allo stile occidentale - ci spiega - Adattare e rivisitare le forme etniche e orientali alla nostra moda”.
Una propensione alla sperimentazione che la stilista reatina ha imparato “all’Istituto di moda Burgo, uno dei migliori in Italia, che punta molto sulla formazione pratica dei ragazzi. Soltanto lavorando, sperimentando e mettendo in pratica le proprie idee e i consigli dei maestri è possibile far bene in questo mestiere”. Dove servono estro e fantasia, capacità sartoriali, ma anche “passione, empatia con le clienti e tanta, tanta pazienza”, ci dice prima di scoppiare in una fragorosa risata.
Modart
Borgo Velino (RI)
www.instagram.com/eleonora_labioratorio_creativo/
Confartigianato Rieti
www.confartigianatorieti.com
Zerocould Abruzzo
È artigiana la barca a vela ambasciatrice d’Abruzzo in mare
L’Abruzzo non è soltanto neve e splendide montagne che si alternano all’ombra del Gran Sasso, ma anche una delle più affascinanti coste di tutto il Centro Italia, con un mare dalle acque cristalline e spiagge attrezzate e dotate di ogni servizio. Un’offerta turistica di primo livello, che la Regione Abruzzo vuole continuare a promuovere nei mari di tutto il mondo grazie alle virate di ZeroCould Abruzzo, il TP52 di Danilo Falzitti che ha appena conquistato il titolo di campione del mondo di categoria ai mondiali ORC di Trieste. “Siamo davvero contenti del risultato ottenuto a Trieste, abbiamo finito di settare la barca appena qualche giorno prima della partenza - racconta questo armatore e timoniere aquilano mentre stringe a sé il timone a barra dell’imbarcazione, ormeggiata al porto di Giulianova e socia del Circolo Nautico di Pineto - Abbiamo provato la barca appena un paio di volte. Nonostante questo, però, siamo riusciti ad ottenere il secondo riconoscimento importante nel giro di pochi mesi”. Il primo è stato quel titolo di Ambasciatore d’Abruzzo nel mondo, con cui la Regione ha insignito ZeroCloud Abruzzo lo scorso maggio a Giulianova, in provincia di Teramo, durante la “Festa del Mare”. Velista capace e appassionato, Danilo Falzitti è un imprenditore del settore ICT. Dall’unione di questi due mondi, è nata una barca a vela ad altissimo tasso tecnologico, innovativa e alla continua ricerca di soluzioni sempre più performanti. A cominciare dalla pavimentazione di ZeroCould Abruzzo. “È sughero, una soluzione innovativa studiata da una piccola impresa abruzzese, la MarineCork. Ci ha permesso di diminuire la temperatura interna di 12° e di aumentare l’aderenza con le scarpe dell’equipaggio. Il sughero, infatti, più si bagna e più aumenta il grip”, ci racconta con entusiasmo Falzitti, mentre continua a guardare la sua splendida creatura a vela, un 16 metri a scafo nero, che supera i 150 mq di superficie velica. Una barca incantevole, capace di prestazioni eccezionali. Lo stesso scafo, per intenderci, con cui gareggia oggi l’Azzurra dello Yacht Club Costa Smeralda. “Il prossimo inverno la barca tornerà in cantiere per la seconda fase del nostro progetto: la trasformazione di ZeroCould Abruzzo in uno yacht a propulsione elettrica e a bassissimo impatto ambientale - racconta Falzitti - L’idea è sostituire l’attuale motore diesel con uno elettrico, che funzionerà anche da turbina idroelettrica. L’energia elettrica sarà prodotta da pannelli solari e da piccole pale eoliche che installeremo a bordo, per poi essere stoccata in batterie innovative, ad altissima efficienza energetica”. Un refit che porterà ZeroCould Abruzzo nel futuro della vela italiana, che abbatterà il peso dello scafo e l’inquinamento prodotto, a tutto beneficio delle prestazioni in regata. Perché è questo l’habitat naturale di questa barca, irrequieta all’ormeggio in porto. Come un destriero costretto in un recinto. “Vogliamo chiudere la stagione agonistica con altre tre regate: la Trieste - San Giovanni in Pelago, la Veneziana e, soprattutto, la Barcolana”, la festa del mare e della vela italiana, un evento unico al mondo, che raccoglie più di 2mila imbarcazioni tra le boe di partenza. “Per poter gareggiare nelle regate d’altura internazionali, le gare off-shore o quelle del circuito Rolex Cup, la barca deve cambiare completamente settaggio - continua a spiegare Danilo Falzitti - Un obiettivo che ci siamo posti per la prossima stagione: cambiare allestimento e portare ZeroCould a regatare nei mari di tutto il mondo. Un passo alla volta, innovando la tecnologia a bordo e migliorando la sintonia e le prestazioni dell’equipaggio”.
ZeroCould Abruzzo
L’Aquila
www.impavida.com
Confartigianato L’Aquila
www.confartigianatolaquila.it
Omargel
Capacità e materie prime di qualità nella miscela del vero gelato artigiano
“Le giuste capacità per miscelare e dosare gli ingredienti a regola d’arte, materie prime di qualità e tanta passione”. Sono questi gli ingredienti del vero gelato artigianale, parola di Augusto Cestra, maestro gelatiere della Omargel di Frosinone, che produce gelato dal 1983, con un punto vendita in centro e un laboratorio alle porte della città, per rifornire ristoranti, bar e attività commerciali della zona. “Per produrre il nostro gelato utilizziamo soltanto materie prime di qualità, quando possibile del territorio, e altri ingredienti naturali per dargli quel gusto unico e inimitabile che risveglia il palato”.
Un processo preciso e meticoloso, in cui ogni bravo maestro artigiano deve saper miscelare alla perfezione gli ingredienti. Il gelato è una magica alchimia di gusto e sapore, di tecniche che si perdono nella tradizione italiana. Più della pizza e degli spaghetti, è il gelato il vero patrimonio del made in Italy alimentare nel mondo. “Il nostro è un processo artigianale di produzione del gelato: pastorizzazione, omogeneizzazione, raffreddamento a piastre, maturazione della miscela e mantecazione. Un processo naturale, controllato e garantito lungo tutta la filiera”, spiega Cestra. Uno dei paradossi più incredibili dell’Italia di questi anni è il mancato riconoscimento della qualifica professionale del gelatiere. Uno dei mestieri italiani più famosi al mondo, oggi, non ha una certificazione professionale che ne garantisca la formazione e le conoscenze tecniche. Un buco normativo che riempie il mercato di operatori improvvisati e prodotti di bassa qualità, che di artigiano e artigianale hanno ben poco. “La formazione professionale e le conoscenze tecniche sono fondamentali per fare un gelato di qualità. È importante conoscere il dosaggio delle miscele e le varie fasi della produzione del gelato, oltre alle caratteristiche organolettiche degli ingredienti e alle pratiche per evitare il deterioramento dei prodotti”, aggiunge Cestra, che con i suoi due collaboratori produce uno dei migliori gelati di tutta Italia, seguendo le conoscenze del patrimonio italiano e scegliendo le materie prime migliori sul mercato. Formazione professionale e sicurezza alimentare sono due dei punti di forza dell’organizzazione aziendale della Omargel di Frosinone. “Nel processo di produzione tradizionale abbiamo inserito l’omogeneizzazione, che ci aiuta a legare il gusto dei vari ingredienti, e il raffreddamento a piastre, che abbatte drasticamente la temperatura della miscela, passando dagli 85° della pastorizzazione ai 4° con cui si lascia riposare nei tini di mantecazione, annullando così ogni possibilità di proliferazione batterica”. Uno dei nemici peggiori per i laboratori di produzione. “Quello dell’amministrazione dell’azienda, invece, è il fisco, il peso burocratico che lo Stato scarica sui piccoli imprenditori - spiega - Probabilmente è questo l’ostacolo principale per chi lavora in questo settore”. Un problema comune a tutti gli imprenditori italiani, che ogni anno vedono andare in fumo risorse importanti che potrebbero essere investite nello sviluppo dell’impresa. “Un laboratorio di produzione ha macchinari importanti, tecnologici e molto costosi. Avere maggiori risorse finanziarie in azienda permetterebbe di fare investimenti su nuovi macchinari da lavoro o su nuove forme di commercializzazione del prodotto”, conclude Augusto Cestra, uno degli eredi della gloriosa tradizione del gelato artigianale italiano.
Omargel
Frosinone
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Confartigianato Frosinone
www.confartigianato.fr.it